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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX - novembre 2018

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Imparare dall’esperienza
Imparare ad intervenire in ambiti fin qui nuovi per noi e che la crisi fa emergere

  

A sostegno di questo ragionamento sulla Lega è utile ricordare tre esperienze fatte dalla Carovana del (n)PCI nel corso degli ultimi anni 7-8 anni, diverse tra loro ma che hanno presentato una “problematica” analoga. “La concezione comunista è una scienza” significa anche non ripartire ogni volta da zero quando affrontiamo situazioni nuove, ma utilizzare gli insegnamenti ricavati dalle esperienze precedenti tenendo conto delle particolarità della situazione concreta in cui interveniamo (quindi non dogmaticamente).

- M5S. Qualche anno fa un dibattito analogo a quello in corso ora rispetto alla Lega si è sviluppato nelle nostre file a proposito del M5S. Anche in quel caso emerse la tendenza ad analizzare questa forza alla luce del “bianco o nero”, a considerarla come “buona o non buona”, “positiva o negativa”, “progressista o reazionaria”. Solo mettendo le “mani in pasta” e andando nei meetup, molti di questi discorsi sono stati superati: l’esperienza pratica ha infatti mostrato (o meglio: confermato) il carattere contraddittorio di questa forza, la presenza al suo interno di numerosi elementi avanzati delle masse popolari (spesso persone deluse dalla sinistra borghese di vecchio tipo), la volontà di essere parte attiva del cambiamento della società, la spinta a elaborare misure e soluzioni che sembrano facili da adottare (e in proposito il governo M5S-Lega sta mostrando il contrario), le idee sostanzialmente (principalmente) progressiste al suo interno e, anche, la confusione sulla strada da seguire, l’interclassimo (come se la società non fosse divisa in classi) e il legalitarismo di fondo che è normale in chi non ha assimilato la concezione comunista del mondo.

- Forconi-movimento 9 dicembre. Con essi avvenne una cosa sostanzialmente analoga: mettendo le “mani in pasta” abbiamo avuto la conferma del carattere contraddittorio anche di questo movimento, composto ed espressione principalmente di lavoratori autonomi colpiti e messi in ginocchio dalla crisi; persone che anziché uccidersi avevano deciso di ribellarsi contro le banche e contro lo Stato (borghese) che li tartassa con le imposte e che al contrario tutela (pensare ad esempio all’agricoltura) i grandi capitalisti italiani e stranieri (anche se ovviamente i Forconi non adottavano questi termini e non avevano questa precisa coscienza delle cose). Non era un movimento reazionario e fascista, come la sinistra borghese non tardò ad etichettarlo: era una ribellione di lavoratori autonomi, si esprimeva a colpi di problemi di ordine pubblico e si traduceva in discorsi e parole d’ordine variegate, una miscela confusa di anticapitalismo e senso comune reazionario, espressione di una classe sociale allo sbando a causa della crisi e alla ricerca di una via d’uscita.

- De Magistris. Oggi il sindaco di Napoli gode di un certo prestigio e riconoscimento tra la sinistra borghese di vecchio tipo, il “movimento” e le organizzazioni operaie e popolari. Nel 2011, in occasione della sua prima elezione, una parte della sinistra borghese e del “movimento” lo additava invece come uno “sbirro”, uno di destra, un reazionario, ecc. da combattere e basta (tra questi Rete dei Comunisti che fece la lista “Napoli non si piega” e anche l’ex OPG che come gran parte del movimento napoletano almeno pubblicamente “restò a guardare”: solo negli anni successivi si legò all’Amministrazione Comunale De Magistris). Anche in questa occasione nella Carovana ci fu un dibattito sulla strada da seguire e solo con il tempo (e il sostegno dato a De Magistris dalle masse popolari) si costruì una condivisione ampia sull’uso che potevamo e quindi dovevamo fare della “giunta arancione” ai fini della lotta per il GBP.

Sono tre esperienze diverse, ma esse hanno due tratti comuni utili per affrontare anche la questione “intervento sulla Lega”:

1. la tendenza iniziale tra le nostre fila ad etichettare organismi e gruppi come “reazionari” o comunque “non interessanti” ai nostri fini, sulla base 1. di quello che dicono, oppure 2. degli obiettivi immediati che propongono. Non comprendevamo quindi il carattere sostanzialmente anti-Larghe Intese che essi esprimevano (anche se mossi da una concezione riformista), non consideravamo il “blocco sociale” (le classi) di cui erano espressione e non analizzavamo perché raccoglievano consenso tra le masse popolari (in particolare per il M5S e De Magistris) che fino allora avevano votato la sinistra borghese, le due possibili vie di sviluppo che ognuno di essi aveva in sé. Non tenevamo conto che oggettivamente queste forze contribuivano al nostro piano d’azione, perché intaccavano di fatto il sistema politico delle Larghe Intese;

2. ci siamo trovati in contrasto con le posizioni della sinistra borghese di vecchio tipo (che a sua volta era per mille versi al carro delle Larghe Intese). Questo è importante fissarlo e tirarne le dovute conclusioni, dato il “timore” ancora presente in alcuni compagni della Carovana di essere “isolati” dalla sinistra borghese di vecchio tipo.

In sostanza queste tre esperienze ci hanno posto davanti alla necessità di elevare la nostra autonomia ideologica e politica dalla sinistra borghese di vecchio tipo: imparare ad analizzare non dogmaticamente ma con il materialismo dialettico ciò che avveniva in classi sociali e correnti politiche in cui non avevamo già in corso un intervento e che conoscevamo poco e a farle contribuire meglio al nostro piano d’azione. Il loro sommovimento era il frutto e anche la rappresentazione del “vecchio mondo” che cade a pezzi, contrastava il disfattismo di tanta parte della sinistra di vecchio tipo (“in Italia non si muove niente”) e mostrava nuove forze su cui intervenire per far avanzare la rivoluzione socialista: comici che organizzano movimenti politici e raccolgono ampio seguito contro la “casta”, magistrati silurati dai vertici della Repubblica Pontificia che diventano sindaci mettendosi contro le Larghe Intese, lavoratori autonomi che si ribellano a banche e Stato.

Maria P.