La Voce 60 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX - novembre 2018

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I dilemmi dei redattori di La Città Futura
e di altri frammenti di Rifondazione Comunista

 

Fedeli della dea Ragione o trasformatori del mondo guidandosi con la concezione comunista del mondo?

Imprecare contro le masse popolari che votano M5S e Lega o promuovere la mobilitazione e organizzazione delle masse popolari a creare il nuovo potere?

Una lettrice di La Città Futura e di La Voce del (n)PCI ci manda la lettera che ha inviato a Renato Caputo. A quanto ci ha scritto, finora (20 novembre) non ha avuto risposta né da Renato Caputo né da altri redattori di LCF.

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Milano, 7 novembre 2018

A Renato Caputo info@lacittafutura.it - posta@unigramsci.it

 

Caro compagno,

oggi via via che leggevo su La Città Futura 203 l’articolo da te firmato La resistibile ascesa della destra radicale aumentavano in me stupore e perplessità. È vero che ampie parti delle masse popolari, addirittura degli operai e degli altri proletari, hanno votato come tu scrivi, Di Maio e perfino Salvini. Ma, mi chiedevo, dove porta l’atteggiamento di Renato Caputo e degli altri compagni di LCF di fronte a questa rottura delle masse popolari con le loro abitudini elettorali dell’altro ieri? E pensavo a Lenin che rientrato in aprile 1917 in Russia ha trovato che gran parte degli operai e dei contadini, per non parlare del popolo minuto delle città, aveva fiducia nei menscevichi e nei socialisti rivoluzionari che appoggiavano e facevano parte del Governo Provvisorio capeggiato prima dal principe Lvov e poi da Kerenski. E non si indignò per la credulità e l’arretratezza delle masse popolari (operai, contadini, soldati e piccola borghesia cittadina) russe, per il loro sostegno al Governo Provvisorio, non si mise a imprecare contro di esse né si demoralizzò; tanto meno contro il Governo Provvisorio si alleò con i sostenitori dello zar nemici anch’essi del Governo Provvisorio. Apprezzò il fatto che le masse popolari russe avevano rotto con lo zar. Sapeva che le rivoluzioni sociali non sono mai un processo ordinato, “razionale” diresti tu che credi nella Ragione che dovrebbe dirigere il mondo anziché studiare la storia della specie umana come un processo di storia naturale (sbaglio o Marx chiamava ragione l’organo e i relativi procedimenti operativi con cui gli uomini dal concreto reale elaborano il concreto di pensiero con il quale orientano la propria azione e trasformano il concreto reale?). Lenin diresse il suo partito, anche contro l’opinione e le esitazioni di molti dei suoi membri, a svolgere un’attività multiforme che avrebbe portato le masse popolari russe a smettere d’aver fiducia nel Governo Provvisorio e ad appoggiare in ottobre la presa del potere dei bolscevichi e poi a partecipare alla costruzione del socialismo. Non solo, ma quando nell’estate del 1917 il generale Kornilov mosse le truppe su Pietrogrado per rovesciare il governo Kerenski, Lenin sbarrò la strada a Kornilov e di fatto protesse il governo Kerenski mobilitando le masse contro Kornilov fino a disgregare le sue truppe.

Mi sono infine chiesta perché invece tu scrivi un articolo di deplorazione dell’orientamento attuale delle masse popolari ed esprimi nel migliore dei casi l’auspicio che le cose cambino. Infine mi sono data una spiegazione del tuo atteggiamento. Te la espongo e oso sperare che tu mi risponda onestamente.

A differenza di Lenin tu non sei convinto che le masse popolari formate dal modo di produzione capitalista hanno bisogno del socialismo e del comunismo e che compito dei comunisti è portarle, prendendole per mano come sono e dove la storia che hanno alle spalle le ha fatte essere, a mettersi sulla strada per instaurarlo. Cioè Lenin era materialista dialettico, sapeva che la società si sviluppa secondo leggi e sapeva quali leggi valevano nel concreto del momento; sapeva quindi che il Governo Provvisorio non poteva fare e non avrebbe fatto quello per cui le masse popolari russe avevano fiducia in esso e che, se il partito bolscevico le avesse portate a vedere nell’azione promossa dal partito bolscevico un’alternativa conforme alle loro aspirazioni, di fronte al fallimento del Governo Provvisorio le masse popolari avrebbero appoggiato il suo partito che mirava al socialismo e al comunismo. Cioè Lenin faceva un’analisi materialista delle cose e delle masse popolari in movimento, delle potenzialità insite in esse: le masse popolari potevano diventare seguaci del suo partito e come farle diventare.

Vediamo ora la situazione in cui siamo noi oggi. Il governo M5S-Lega non è un “normale governo borghese”, anche se le forze che lo compongono sono forze borghesi. Esso è il frutto dell’indignazione di larga parte delle masse popolari per la politica che i governi borghesi seguono dal tempo di Craxi (governi CAF) e poi dell’alternanza tra Berlusconi e Prodi e i suoi derivati PD. Larga parte delle masse popolari hanno votato M5S e Lega nella fiducia che facessero cose che non faranno perché, al di là che ne abbiano o no la volontà, non hanno le forze per farle. Quindi le masse popolari, considerate nel complesso, hanno mandato all’aria il corso delle cose che proseguiva da anni, da quasi quarant’anni e che ha portato le truppe italiane a fare le truppe mercenarie della NATO nel mondo e condotto l’Italia dalla Resistenza allo stato di oggi. Certo, le masse popolari hanno preso il cavallo che c’era. Ma quel cavallo non può andare nella direzione di quello a cui le masse popolari aspirano, tanto meno di quello di cui hanno bisogno. Perché tu imprechi contro la credulità delle masse popolari, come se condividessero le idee e i propositi di Salvini e peggio? Pensi che era meglio quando Prodi & C governavano e Bertinotti pontificava dalla Camera, anziché indicare cosa fare per portare le masse popolari sulla via dell’instaurazione del socialismo? Sei convinto che moralmente e intellettualmente le masse popolari erano più vicine al socialismo quando votavano Craxi o Andreotti, Berlusconi, Renzi, D’Alema l’Jugoslavo, Prodi il Privatizzatore e il suo “compagno Bertinotti”? Quando erano rassegnate che non c’era alternativa a Woityla, a Thatcher e a Reagan?

Nella speranza di avere risposta, saluti comunisti.

Ludmilla Prandi