La Voce 60 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX - novembre 2018

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Raccolta selezionata di articoli sulla tecnica del lavoro clandestino

  

Presentazione

  

Nel quadro del lavoro di consolidamento e rafforzamento del (n)PCI abbiamo preparato una raccolta selezionata di articoli di La Voce sulla tecnica del lavoro clandestino: principi, criteri, metodi, procedure e strumenti per il lavoro interno, la propaganda e l’organizzazione svolti da Comitati di Partito (CdP), membri singoli e candidati del Partito.

La concezione di fondo su cui poggia e a cui si ispira questa raccolta è quella sintetizzata nell’articolo Orientamento sul funzionamento clandestino pubblicato su La Voce n. 59. Alcuni degli articoli indicati sono più di orientamento generale, altri sono più legati all’attività pratica (operativa).

Non rientrano nella raccolta gli aspetti della tecnica inerenti: 1. i compagni e le strutture del Partito che operano nella clandestinità totale e 2. i compagni e le strutture del Partito che lavorano all’interno di apparati e organizzazioni del campo nemico (uno dei quattro campi del lavoro esterno del Partito illustrati nell’omonimo articolo pubblicato su La Voce n. 59).

Abbiamo preparato questa raccolta per fornire strumenti ai compagni che sono agli inizi dell’attività clandestina oppure che vorrebbero iniziare ma sono frenati dell’inesperienza e, quindi, dalla paura di sbagliare e, in sostanza, concepiscono questa attività come una cosa “fuori dalla propria portata”. Sono loro i principali destinatari di questa raccolta.

Lo studio di questi articoli è utile anche ai compagni di “lungo corso”. Oltre che come “antidoto” contro errori di superficialità nell’adozione di misure di sicurezza, nel loro caso lo studio degli articoli serve per verificare quanto “la propria pratica è al livello della nostra teoria” nel campo della sicurezza e della lotta contro la polizia politica, individuare gli aspetti su cui correggersi e tradurli in misure operative da adottare fino a quando non diventeranno assimilate, “disciplina cosciente”.

La borghesia e i suoi lacchè svolgono un’azione di propaganda sistematica, articolata e “invasiva” per cercare di distogliere e scoraggiare gli elementi avanzati delle masse popolari dal dedicarsi alla lotta rivoluzionaria e dall’arruolarsi nel Partito clandestino. In questo tipo di propaganda rientra quella sulla “onnipotenza”, “onnipresenza” e infallibilità delle sue strutture di controllo e dei mezzi a loro disposizione. Il messaggio che puntano a far passare con film, serie televisive e articoli è all’incirca il seguente: “i Servizi segreti e le Forze dell’Ordine sentono tutto, vedono tutto, seguono tutti, sanno tutto di tutti, a maggior ragione ora che ci sono satelliti che possono individuarti ovunque tu sei e ascoltarti, telecamere dappertutto, telefoni portatili e digitali che sono dei microfoni che hai sempre addosso, la connessione perenne con facebook, whatsapp, ecc. che fornisce informazioni a ciclo continuo su di te, su quello che fai, su chi frequenti e su quello che pensi, le auto con i GPS che localizzano sempre la tua posizione, le carte di credito o le postepay che segnalano tutti i tuoi movimenti finanziari e il cui utilizzo crescerà sempre più sostituendo la moneta cartacea, per non parlare dei mezzi di cui è dotata la polizia scientifica che da un capello o un mozzicone di sigaretta può risalire al DNA di una persona e scoprirne l’identità!”.

Questo tipo di propaganda controrivoluzionaria è combinata (volutamente) con quella altrettanto martellante su un altro punto: prima o poi le Forze dell’Ordine arrivano ad individuare e colpire i rivoluzionari e la repressione che su di essi si abbatte è devastante, non può essere ribaltata contro il nemico (come invece l’esperienza trentennale della Carovana di  mostra che è possibile fare) e inevitabilmente essa stravolge e distrugge la vita di chi è colpito (detenzione, perdita del lavoro, isolamento sociale, famiglie distrutte, rimpianti, depressione, ecc.) e quella dei suoi cari. In questa “narrazione” dalle tinte fosche e angoscianti, alla distruzione della propria esistenza viene unita sistematicamente la presentazione distorta e terroristica del carcere (presentato come un luogo fatto di sistematici stupri, violenze da parte di agenti e anche da parte di altri detenuti, ecc. e unico luogo al mondo del tutto esente da contrasti di classe, contraddizioni, ribellione e solidarietà, pur essendo composto in larghissima parte da elementi delle masse popolari… ingabbiati dallo Stato borghese e spesso provenienti da situazioni sociali caratterizzate da disoccupazione e lotta per la sopravvivenza!).

Tutta questa propaganda se da un lato può scoraggiare (questo è il suo obiettivo) dal cimentarsi nella lotta rivoluzionaria in generale e nel lavoro clandestino in particolare, dall’altro può alimentare anche un’idea distorta della militanza clandestina e portare a concepire il militante del Partito clandestino come una sorta di “super-militante” in grado di sfuggire al controllo del nemico: un compagno dotato di grande astuzia, ingegno e scaltrezza, con sangue freddo sempre e comunque, senza legami sentimentali e affetti, un geniale camaleonte in grado di cambiare con disinvoltura aspetto, identità e “personaggio”, dalla profonda esperienza nella lotta contro la polizia politica e nel campo della sicurezza informatica, fornito (possibilmente) di strumenti tecnologici avanzatissimi e di una logistica potente e sofisticata. Insomma una sorta di Batman, Lupin III, Diabolik o di 007 comunista. Questa idea non corrisponde però alla realtà, è il frutto della propaganda borghese fatta attraverso la diffusione di modelli da romanzo o film tipo quelli appena indicati (“super-uomini” e “super-eroi”) e alimenta a sua volta l’attendismo, il disfattismo e la sfiducia che “persone normali” possano diventare membri del partito clandestino.

I fatti hanno la testa dura. Che la borghesia e i suoi apparati non possano controllare e dirigere tutto è dimostrato in modo plateale dalla situazione di ingovernabilità in cui versa il suo regime in tutti i paesi imperialisti, in Italia dal crescente distacco tra le masse popolari e le Larghe Intese, dalle contraddizioni che si sviluppano all’interno delle stesse Forze dell’Ordine (come mostrano in grande i casi come Snowden e come confermano gli sviluppi nel caso Cucchi con la rottura della regola dell’omertà da parte di alcuni Carabinieri), dalla ribellione che si estende nei paesi oppressi. Inoltre l’esperienza storica dimostra che organizzazioni e partiti comunisti clandestini possono esistere nei paesi imperialisti, sia in situazioni di dittatura aperta e terroristica della borghesia (fascismo e nazismo) che di regime di controrivoluzione preventiva caratterizzato da “strategia della tensione”, repressione feroce (torture, carceri speciali, esecuzioni, utilizzo di fascisti e della criminalità organizzata) e controllo capillare da parte delle Forze dell’Ordine (come negli anni ‘70). Ciò che ha determinato la sconfitta di partiti e organizzazioni clandestine nei paesi imperialisti sono stati i loro errori nel campo della concezione del mondo, dell’analisi della fase, della strategia e della linea politica e non la fantomatica “onnipotenza” e “onniscienza” del nemico di classe o la sua reale ferocia. Chiunque tira un bilancio serio e scientifico (alla luce del materialismo dialettico, del marxismo-leninismo-maoismo) della prima ondata della rivoluzione proletaria, non potrà giungere a differenti conclusioni.

Come ogni attività umana (dalla più semplice alla più complessa) anche la tecnica del lavoro clandestino ha suoi principi, criteri, metodi, procedure e propri strumenti; può essere analizzata e compresa nelle sue diverse componenti; è possibile imparare a padroneggiarla e anche contribuire ad arricchirla (attraverso l’esperienza e il suo bilancio) con la partecipazione alla scuola del Partito e con la formazione teorica e pratica che in esso i militanti ricevono. È, quindi, una materia (una disciplina) da studiare, apprendere e sperimentare, seguendo il processo a spirale di conoscenza, assimilazione e uso. Tutti coloro che si mettono alla scuola del Partito possono impararla.

La tecnica del lavoro clandestino non è dunque un oggetto misterioso e indecifrabile, un “potere soprannaturale”, una “dote innata”, una “qualità” o un tratto caratteriale che o possiedi o non possiedi. Non è un’attività legata al livello della   propria intelligenza o della propria scaltrezza: il militante che opera clandestinamente non è una persona particolarmente furba o intelligente, ma è una persona sveglia, seria e determinata, che si educa (ed è educata dal Partito) a seguire determinati principi, criteri, metodi, procedure e usare determinati strumenti, comprendendo passo dopo passo sempre più e sempre meglio la “logica” che essi sottendono (non è quindi un’assimilazione meccanica e burocratica) e trasformando le proprie abitudini sulla base di essi (farne una “disciplina cosciente”), diventando con il tempo a propria volta formatore di altri compagni.

La tecnica del lavoro clandestino è, quindi, una disciplina che si apprende e si insegna nella scuola del Partito. Questa raccolta di articoli serve esattamente per iniziare a conoscere la materia e avere i primi rudimenti dell’attività clandestina. Il collegamento con il Centro e l’azione di direzione che esso svolge su CdP, membri e candidati anche attraverso i propri fiduciari, orientano e accompagnano questo processo di apprendimento e sperimentazione.

Buono studio e avanti nel consolidamento e rafforzamento del (n)PCI!

Claudio G.

  

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Indice della Raccolta selezionata di articoli sulla tecnica del lavoro clandestino

La Raccolta è consultabile sul sito www.nuovopci.it e scaricabile in pdf, open office, word

  

1. Tecnica per lavoro interno

Gli articoli di questo capitolo sono una combinazione di:

a) articoli che indicano ai compagni poco esperti criteri, principi, metodi e procedimenti da seguire per svolgere l’attività interna con stile da partito clandestino,

b) articoli più di orientamento generale, che quindi vanno oltre la sola “tecnica”.

- VO 04 - marzo 2000 - Costruire l’organizzazione del partito [utile per un fiduciario, nella situazione in cui opera un compagno isolato che vuol costruire CdP, nel rapporto tra questo e fiduciario, ecc.].

- VO 08 - luglio 2001 - Il lavoro dei comitati di partito

- VO 13 - marzo 2003 - Comitati di Partito e centralismo democratico [utile per il funzionamento nel lavoro interno, anche se non strettamente legato alla tecnica].

- VO 30 - novembre 2008 - Applicare sistematicamente la regola del 10%

- VO 30 - novembre 2008 - Clandestinità, lotta al legalitarismo, difensiva strategica e tattica [in particolare i punti 1, 2 e 3].

- VO 48 - novembre 2014 - Costruire CdP di base per iniziare a cimentarvi nell’attività clandestina

- VO 55 - marzo 2017 - Attività ordinarie dei CdP

- VO 59 - luglio 2018 - Clandestinità ed elaborazione

  

2. Tecnica per lavoro di propaganda

Gli articoli di questo capitolo, a differenza di quelli del capitolo precedente, indicano ai compagni poco esperti criteri, principi, metodi e procedimenti per svolgere l’attività di propaganda in sicurezza (sono degli articoli principalmente di tecnica).

- VO 09 - novembre 2001- L’attività di affissione

- VO 10 - marzo 2002 - Esempi di agitazione e propaganda

- VO 33 - novembre 2009 - Un esempio positivo

- VO 33 - novembre 2009 - Rapporto diffusione volantino “Bastoniamo il cane”

- VO 57 - novembre 2017 - La propaganda murale - Criteri e consigli

- VO 57 - novembre 2017 - La propaganda murale - esperienze 

- VO 58 - marzo 2018 - Esperienze di propaganda murale e oltre

- VO 58 - marzo 2018 - Fare il primo passo pensando già al secondo e al terzo

- VO 59 - luglio 2018 - Clandestinità e libertà di pensiero e azione

  

3. Tecnica per lavoro organizzativo

- VO 55 - marzo 2017 - Mobilitare simpatizzanti: la nostra opera è grande, il contributo di ognuno è prezioso (15 forme di collaborazione)

- VO 56 - luglio 2017 - Rafforzare il partito clandestino [utile per il lavoro di reclutamento e per l’intervento sui collaboratori]

- VO 58 - marzo 2018 - Sul reclutamento

- VO 58 - marzo 2018 - Legare la propaganda all’organizzazione: un esempio

- VO 59 - luglio 2018 - Uso del materialismo dialettico

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