La Voce  57 - anno XIX, novembre 2017 - in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

del (nuovo)Partito comunista italiano

consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano 

Con il materialismo dialettico impariamo a lottare e vincere

 

Nell’azione pratica con cui facciamo valere l’orientamento che “anche in un contesto di crisi generale del capitalismo è possibile, in una certa misura e con risultati precari, vincere singole lotte” dobbiamo tenere presente la differenza tra situazioni che possono trovare soluzione a livello locale e situazioni per cui questo non è possibile: situazioni come ad esempio l’Alitalia, l’Ilva o l’Aferpi (ex Lucchini), per le quali, non a caso, viene agitata la parola d’ordine della nazionalizzazione. Riportiamo quanto ha messo a punto sulla questione il Settore Lavoro Operaio e sindacale del nostro partito fratello, il P.CARC (Comunicazione LOes n. 3 – 2017 del 22 maggio 2017).

 

Ci sono situazioni, come quella dell’Alitalia, ma anche della ex Lucchini di Piombino, che non possono essere risolte localmente come quella della Rational. In queste situazioni noi spesso opponiamo all’obiettivo della nazionalizzazione agitato da gruppi di operai e dai sindacati, soprattutto quelli alternativi e di base, il fatto che per nazionalizzare occorre un governo che sia deciso a farlo, che questo governo non può essere un governo espressione dei vertici della Repubblica Pontificia e che quindi occorre costituire un governo popolare di emergenza. A questo punto ci troviamo in difficoltà a indicare quali passi fare nell’immediato, a differenza di quando c’è in ballo l’obiettivo dell’autogestione della produzione che sembra essere più “a portata di mano” e rispondere all’esigenza di combinare l’immediato con la prospettiva. Per questo motivo in passato siamo quasi diventati i paladini dell’autogestione (come ad esempio alla Irisbus di Grottaminarda). Poi abbiamo aggiustato il tiro anche grazie alla critica e all’orientamento del (n)PCI sulle “quattro vie attraverso cui le OO e OP riaprono le aziende che i capitalisti hanno chiuso, tengono aperte le aziende che i capitalisti vogliono chiudere o ridurre, aprono nuove aziende”, orientamento sintetizzato nell’articolo di La Voce n. 44 Mobilitare le OO e OP in mille iniziative di base per prendere nelle proprie mani l’attuazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, pagg. 11-24.

Adesso dobbiamo affinare il nostro orientamento rispetto alla nazionalizzazione. Il (n)PCI nell’articolo di La Voce n. 44 sopra citato, indicava che la nazionalizzazione “presuppone un governo che voglia nazionalizzare, quindi con un governo dei vertici della Repubblica Pontificia la nazionalizzazione può essere solo un’eccezione; come via generale la nazionalizzazione finché non avremo costituito il GBP non esiste: quelli che la lanciano non per denunciare l’inerzia e la complicità delle Autorità della Repubblica Pontificia, ma come misura pratica, in realtà vogliono solo cavarsi d’impaccio, non sanno cosa fare”. Cosa significa? Significa che di fronte a chi agita l’obiettivo della nazionalizzazione, noi non dobbiamo dire “no alla nazionalizzazione perché solo il GBP…”, ma “costringere il governo a nazionalizzare facendone un problema di ordine pubblico”, cioè praticando le condizioni per vincere (vedi A certe condizioni, in una certa misura, con risultati precari in ogni lotta è possibile vincere e farne una battaglia che contribuisce a vincere la guerra, su RE09/2014) e facendo scuola di comunismo. Non è detto che in un caso o due non si possa spuntare la nazionalizzazione (in particolare in questa situazione in cui le strade praticate da capitalisti e governo per Alitalia sono state fallimentari), anche se come soluzione generale non sta in piedi perché attualmente il capitalismo va e non può che andare in tutt’altra direzione.

 In generale per il risanamento del paese e per fermare la deriva verso la guerra occorre instaurare il socialismo e il primo passo in questa direzione può essere il GBP, ma adesso in ballo abbiamo il problema di tenere aperta l’Alitalia, l’ex Lucchini e l’Ilva e di farle lavorare decentemente, quindi sosteniamo l’obiettivo della nazionalizzazione del trasporto aereo e dell’acciaio. Alla massa di lavoratori non andiamo a dire “costituire il GBP”, ma indichiamo le cose da fare per costringere il governo a nazionalizzare. A chi dice che “il governo Gentiloni non ha intenzione di nazionalizzare”, bisogna dire che se non riusciamo a costringere il governo Gentiloni a nazionalizzare, faremo un altro governo unendoci a tutti quelli che hanno dei buoni motivi per combattere il governo Gentiloni (sindaci a cui taglia fondi, lavoratori che rende precari e a cui peggiora salari, pensionati, studenti, ecc.). E a chi obietta che “la UE non permetterà di nazionalizzare”, dobbiamo domandare “ma il governo è della UE o del popolo italiano?” e indicare che ci vuole un governo del popolo italiano.

La questione è combattere la battaglia immediata in modo da avere le forze per lanciare e vincere la successiva. Non dobbiamo fare come i bordighisti che non parteciparono alla Resistenza antifascista in nome del fatto che “non bastava battere il fascismo”: è vero che non bastava battere il fascismo, ma è combattendo e vincendo il fascismo che si accumulavano forze e si creavano le condizioni per fare il passo successivo.

Non c’è un obiettivo giusto di contro a obiettivi sbagliati: anche l’autogestione della produzione, per quanto sembri un risultato più “rivoluzionario”, se non è la base per alimentare il movimento di trasformazione generale del paese, diventa una nicchia che lascia il tempo che trova e prima o poi va a scontrarsi con le leggi del capitalismo. Ogni singolo obiettivo, ogni singola mossa, ogni singola lotta, ogni singola iniziativa “sta in piedi e produce principalmente effetti positivi solo se combinata con le altre. Se la attuiamo da sola, prevale il lato negativo che comunque ogni iniziativa ha in sé nel contesto attuale e l’iniziativa non sta in piedi a lungo. L’insieme delle nostre iniziative reggerà solo se ne approfitteremo per creare le condizioni della costituzione del GBP e le OO e OP lo costituiranno effettivamente. Come a sua volta la costituzione del GBP, anche se effettivamente realizzata, sarebbe destinata a sicuro fallimento di fronte alle contraddizioni che la sua opera susciterà e al ritorno in forza della borghesia e del clero, ai loro sforzi di rivincita e alle loro iniziative di boicottaggio e sabotaggio, se la costituzione del GBP non fosse concepita e gestita da un crescente movimento di masse popolari organizzate e dirette dal partito comunista come una tappa sulla via dell’instaurazione del socialismo, come un aspetto e una fase della rivoluzione socialista” (La Voce n. 38, Un Piano del Lavoro per ogni Amministrazione Locale).

 

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Perdita della proprietà del mestiere o liberazione di energie creatrici?

Le macchine distruggono l’uomo o, una volta eliminata la proprietà del capitalista, permettono finalmente anche ai lavoratori di praticare le attività specificamente umane e di goderne?

Quando trattano dell’evoluzione tecnologica, in particolare dell’applicazione dell’informatica ai processi produttivi e quindi del più alto livello di automazione del processo produttivo (l’industria 4.0), molti esponenti della sinistra borghese attirano l’attenzione sul fatto che il lavoratore viene privato del suo mestiere.

Per chi non vede oltre l’orizzonte del capitalismo e della lotta rivendicativa, l’operaio che padroneggia un mestiere è più forte dell’operaio che compie solo gesti già previsti su un macchina già predisposta per quel gesto. E certamente il padrone può sostituire questo operaio con un altro, più facilmente di quello che poteva farlo con l’operaio ancora affine a un artigiano o addirittura a un artista. Ma consideriamo ora la cosa mettendo a confronto il proletario costretto per avere di che vivere a concentrare, formare e deformare la sua mente, la sua sensibilità quando non anche il suo fisico su un mestiere del cui risultato sociale non deve curarsi perché si deve curare solo o principalmente che il padrone sia soddisfatto del risultato e lo paghi bene, con il membro della società comunista la cui in telligenza e sensibilità possono dispiegarsi in tutte le attività che gli uomini praticano e goderne, perché grazie all’automazione della produzione diminuisce il tempo che deve dedicare alla produzione di beni e servizi. Vediamo allora che il terrorismo che l’esponente della sinistra borghese spande a proposito dell’automazione è proporzionale allo zelo con cui nasconde, quindi protegge il rapporto di produzione capitalista.

Il nemico del proletario non sono né l’informatica né la macchina, è il capitalista. Eliminato il capitalista, con la macchina e l’informatica i lavoratori si liberano dall’asservimento intellettuale e fisico al mestiere, pur godendo dei suoi risultati.

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