La Voce  57 - anno XIX, novembre 2017 - in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

del (nuovo)Partito comunista italiano

Costruire un vasto sistema di Comitati di Partito clandestini

 

Costruire un vasto sistema di Comitati di Partito (CdP) nel nostro paese e promuovere un salto nella rinascita del movimento comunista nei paesi imperialisti: questa parola d’ordine riassume il lavoro che noi comunisti italiani dobbiamo fare ora e nei prossimi mesi.

Alcuni per interesse, altri per disfattismo e ignoranza dicono che la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti non è possibile, che “per arrivare alla rivoluzione” bisogna che “la gente stia ancora peggio di oggi”. In realtà nella prima parte del secolo scorso in Europa e negli USA ci furono anni in cui la massa della popolazione stava molto male e molte furono le rivolte (la rivoluzione finlandese del 1918, la rivoluzione di novembre del 1918-1919 in Germania, l’Estate rossa del 1919 negli USA, la rivoluzione ungherese del 1919, il Biennio rosso del 1919-20 in Italia, le sollevazioni nella Ruhr del 1920, l’insurrezione di Amburgo del 1923, la rivolta delle Asturie del 1934-35) e lotte di resistenza clandestina contro il nazifascismo (in Italia del periodo 1943-45, in Francia, Belgio, nel Paesi Bassi, in Norvegia, in Danimarca), la resistenza contro il regime franchista in Spagna, contro il regime nazista in Germania, contro il regime salazarista in Portogallo). Ma non si arrivò mai a instaurare il socialismo. Per instaurare il socialismo le masse popolari e gli operai devono avere un partito comunista all’altezza del suo ruolo, capace di aggregare attorno a sé gli operai avanzati e farne la nuova classe dirigente, certamente una classe dirigente di tipo speciale, come illustrato in La Voce n. 56.

Noi siamo in una situazione rivoluzionaria in sviluppo. Quindi le nostre forze possono crescere, se impariamo a raccoglierle e formarle. La velocità dell’avanzata e i tempi della vittoria dipendono principalmente da noi. Attori della rivoluzione socialista sono gli operai e le masse popolari, ma la loro combattività cresce man mano che constatano che con la direzione del Partito comunista si rafforzano. Sta a noi comunisti trasformare passo dopo passo lo sviluppo della situazione rivoluzionaria in avanzamento della guerra popolare rivoluzionaria (GPR) che sfocia nell’instaurazione del socialismo. Quindi dobbiamo anzitutto comprendere le forme in cui la GPR si sviluppa e in base a questo lanciare campagne, battaglie e operazioni. La combattività delle masse popolari cresce man mano che si rendono conto, per loro esperienza diretta, che il Partito le dirige in modo giusto.

Oramai la borghesia è prigioniera nella gabbia della crisi del suo sistema di relazioni sociali: alcuni dei suoi esponenti si dimenano come belve furiose, da un capo all’altro del mondo e in ogni paese, minacciosi e disperati; altri si stordiscono nel lusso e nei vizi, come i signori di un tempo sulla tolda del Titanic. I contrasti tra loro crescono perché ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale.

Le masse popolari si difendono e cercano la loro strada e sempre più di fatto si rivolgono a noi comunisti che per lo più ancora non comprendiamo i loro gesti, che da parte delle masse sono ancora gesti “muti” a cui sta a noi comunisti “dare la parola”: gli eventi elettorali sono un esempio della rottura crescente tra le masse popolari e il regime. Nelle masse popolari gli operai sempre più di fatto assumono il ruolo di fattore propulsivo diffuso in tutto il corpo delle masse popolari, un fattore composto di molecole connesse da mille fili ad ogni parte del corpo.

Tra la borghesia e le masse popolari vi è un “mondo di mezzo” abbastanza vasto di persone che padroneggiano gli strumenti della comunicazione e per mestiere sono abituate a pensare (anche se spesso malamente). Oscillano abbagliati dall’illusione di portare ordine e prospettiva nel sistema morente di relazioni sociali e nella borghesia imperialista che lo impersona e capeggia (vedi nel M5S la deriva Luigi Di Maio) e attratti dal fascino che su questo mondo esercita la marcia dell’umanità verso il comunismo.

Noi comunisti siamo quelli che hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati fi nora raggiunti dalla lotta delle classi sfruttate e dei popoli oppressi e su questa base devono spingerla in avanti, rendere i membri delle classi sfruttate e dei popoli oppressi capaci di raggiungere la vittoria e costruire il nuovo ordine, compiere il passaggio epocale che l’umanità deve compiere.

Siamo in una situazione rivoluzionaria in sviluppo. Nostro compito è capire ad ogni passo quale direzione può prendere (gli sviluppi che può avere, quelli generali e quelli particolari e concreti) e farle prendere la direzione che va verso l’instaurazione del socialismo. L’opportunismo oggi consiste in tre cose: nel sottrarsi a questo compito di capire e di agire, nel cercare di essere efficaci senza una linea giusta, nel pretendere di avanzare senza studiare.

Nel campo dell’analisi del corso delle cose, delle previsioni e delle linee d’azione, gran parte degli errori e delle vere e proprie stupidaggini che anche i più quotati tra gli intellettuali della sinistra borghese proclamano con grande e ridicola serietà e pompa di libri, riviste, conferenze e lezioni universitarie (e che sono con grande deferenza citati e ripetuti anche da quelli che si professano comunisti) derivano dal rifiuto del metodo scientifico di ricerca quando si tratta della vita della società umana. Secondo loro chi pretende di avere e usare una scienza dello sviluppo della società umana, trascura o nega la libertà dell’individuo.

Gli intellettuali borghesi rifuggono dalla conoscenza scientifica del percorso seguito dalla specie umana, dalla ricostruzione della logica che a ogni stadio di sviluppo unisce lo stato delle cose a quello che lo ha preceduto e a quello che lo segue (detto terre terra: il legame di un uovo fecondato con la gallina che lo ha fatto e con il pulcino che è nato). Rifuggono perché appena si addentrano nella conoscenza scientifica si scontrano con la fine del loro sistema sociale che per loro è la fine del mondo. John Maynard Keynes, a chi gli obiettava: “Ma a lungo andare con i rimedi che lei propone dove andiamo a finire?”, rispondeva beffardo: “Non si preoccupi del lungo andare; ‘a lungo andare’ noi saremo tutti morti. Il problema è adesso, risolvere i problemi in cui siamo”. Gli intellettuali borghesi sono empiristi, anche quelli convinti di essere realisti.

Gli intellettuali della sinistra borghese sono ideologicamente succubi della borghesia, non si addentrano più di tanto nel “mistero delle cose”, dicono che noi marxisti siamo dogmatici. Sono come persone che pretendono di essere dei chimici ed effettivamente discutono delle combinazioni delle varie sostanze a formarne altre; ma pretendono di spiegare l’andamento delle cose senza occuparsi di elementi, di molecole, di atomi e dei relativi legami, cioè senza addentrarsi nei “dogmi” della chimica, procedendo a naso, impressioni e buon senso. Occupati a esplorare gli ultimi sviluppi della società, il presente, rifiutano di servirsi della scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e fanno la loro storia, scienza scoperta e fondata da Marx ed Engels e sviluppata dai grandi dirigenti del movimento comunista che via via l’hanno anche verificata.

In realtà tutte le grandi opere, dalle guerre di Napoleone alle pitture, sculture e architetture di Michelangelo, si svolgono l’una dall’altra, si succedono l’una all’altra secondo delle leggi (con un filo logico) che chi studia a fondo esse e la loro successione finisce col ricostruire, anche se ciò non implica che Napoleone o Michelangelo ne avessero coscienza. Ciò vale anche per la storia della specie umana, benché anch’essa sia fatta da uomini liberi e fin qui gli uomini l’abbiano fatta senza avere coscienza del risultato della loro attività.

Ogni processo naturale e sociale, compresa l’attività (artistica, politica, militare e di ogni altro genere) di un individuo si svolge seguendo delle costanti e delle leggi, vi è una logica nella connessione degli stati successivi. Quelli che studiano il processo arrivano a rilevarla: essa è anche l’unità interna del processo, la sua natura.

Una volta scoperta, quella logica, se la rilevazione è giusta (cioè se la rilevazione corrisponde alla realtà), permette a chi l’ha rilevata di prevedere gli sviluppi futuri del processo o i distinti sviluppi che può avere e, per quanto riguarda alcuni processi, anche di indirizzarli e governarli, passando dal ruolo di studioso al ruolo di trasformatore, di regista e attore della trasformazione.

La scienza è questo tipo di attività umana: conoscere e agire con cognizione di causa per raggiungere un obiettivo pre fissato, fissando con libertà l’obiettivo da raggiungere tra quelli che il processo comporta (cioè tra quelli compatibili con esso - per dirla terra terra e semplificando: un uovo posso scegliere di farlo diventare una frittata, un pulcino, una torta, uno strumento di critica e protesta… ma, per quanto impegno ci posso mettere, non posso farlo diventare un vitello!): scegliendo con libertà tra i percorsi che corrispondono alla necessità insita nel processo.

Per quanto riguarda i processi sociali e individuali, si tratta di passare dal ruolo di attore spontaneo, proprio di colui che agisce con scarsa o nessuna coscienza dei risultati ed effetti di quello che sta facendo e di dove la strada che sta percorrendo lo porterà, al ruolo di creatore del futuro proprio e di chi cammina con lui. Alcune strade si possono per loro natura percorrere solo in compagnia, quindi bisogna procurarsi una compagnia, bisogna mobilitare altri a fare la stessa strada. Alcune strade si possono percorrere solo rimuovendo gli ostacoli che le sbarrano. Nel caso della società umana, eliminando o sottomettendo le classi che impersonano lo stato presente e si oppongono alla sua trasformazione, perché essa comporta la loro scomparsa.

È in questo senso che tra chi non è soddisfatto del mondo attuale, i comunisti sono quelli che hanno una più profonda comprensione delle condizioni, delle forme e degli effetti della lotta delle classi oppresse e con cognizione di causa la spingono in avanti.

 

Il compito di noi comunisti sta appunto nel portare milioni di individui a formare con le loro libere attività il nuovo sistema sociale di cui hanno bisogno: non limitarsi a descrivere il mondo attuale e a lamentarsene, ma trasformarlo.

La lotta tra marxismo ed empirismo si svolge nelle nostre file, in noi e in seno a quanto di onesto e pensante, generoso e attivo vi è tra le masse popolari e nel “mondo di mezzo”. Essere comunista è essere materialista dialettico, rifuggire dall’empirismo.

Noi da tempo abbiamo definito in termini generali in che cosa consiste la guerra popolare rivoluzionaria (GPR) che promuoviamo (Manifesto Programma cap. 3.3). Da tempo abbiamo definito cosa significa per un Comitato di Partito essere nella sua zona operativa lo Stato Maggiore della GPR: l’articolo Lavoro dei comitati di partito di La Voce n. 8 (luglio 2001) ne dà un’esposizione dettagliata. Ma non abbiamo ancora costruito un vasto sistema di CdP. Hanno frenato il nostro lavoro tre deviazioni presenti anche nelle nostre file, illustrate nell’articolo Le tre deviazioni di La Voce n. 9 (novembre 2001): neorevisionismo (ridursi a fare la sponda delle lotte delle masse popolari nelle istituzioni della Repubblica Pontificia - la teoria della sponda politica), economicismo (ridursi a rivendicare miglioramenti, alle lotte sindacali o movimentiste e alle proteste), militarismo (il culto della lotta armata, la concezione unilaterale della lotta armata, le fede nell’onnipotenza delle armi). Per costruire un vasto sistema di CdP, ognuno dei quali è Stato Maggiore della GPR nella sua zona operativa, dobbiamo combattere queste tre deviazioni, anzitutto nelle nostre file. A causa di esse abbiamo compiuto passi ancora incerti e deboli.

Le tre deviazioni indeboliscono noi e quelli più vicini (come comprensione individuale dei compiti dei comunisti) alle nostre file: le FSRS, la base rossa e gli altri elementi avanzati delle masse popolari, i prigionieri politici.

Il nostro obiettivo è duplice: costruire il corpo degli ufficiali e dei sottufficiali della guerra popolare rivoluzionaria e fare avanzare gli individui e gli organismi delle masse popolari che oggi sono attivi, sulla base del senso comune, nella difesa delle loro conquiste e dei loro diritti acquisiti. Quindi la nostra lotta all’esterno di noi si svolge su due fronti. Dobbiamo distinguerli perché dobbiamo impiegare metodi diversi e darci obiettivi diversi.

? Un fronte è quello degli individui soggettivamente più vicini ad assumersi il nostro compito: FSRS, base rossa ed altri elementi avanzati delle masse popolari, prigionieri politici. Su questo fronte la battaglia è per portarli ad avanzare nella riforma intellettuale e morale necessaria perché assumano (i singoli e a cascata gli organismi di cui fanno parte) compiutamente verso la massa della popolazione il ruolo a cui in qualche modo già tendono, il ruolo di “lievito” della lotta di classe.

 Attenzione che non significa per tutti reclutamento nel Partito. Noi dobbiamo arruolare: la rivoluzione socialista avanza tanto più rapidamente quanto più avanzata è la scienza che il Partito comunista applica nella sua attività e quanto più numerosi sono i membri e gli organismi del Partito. Quindi noi dobbiamo arruolare tutti e solo quelli che sono all’altezza o disposti a mettersi all’altezza del nostro ruolo di Stato Maggiore della guerra popolare rivoluzionaria che sfocerà nell’instaurazione del socialismo. Il nostro obiettivo principale non è portare organismi e individui nelle nostre file (lo è invece per i partiti in cerca di voti per fare la sponda politica nelle istituzioni). Il nostro obiettivo è spingere in avanti organismi e individui, spingerli ad assumere un ruolo superiore nella lotta di classe. Per quanto riguarda i singoli soggettivamente più vicini ad assumersi il nostro compito, significa principalmente portare loro e, tramite loro, gli organismi di cui fanno parte a operare in conformità alla situazione in cui agiscono, secondo la concezione comunista del mondo, secondo il bilancio del movimento comunista e della lotta di classe e l’analisi del corso delle cose che la concezione comunista ci consente di fare. In un certo senso sul modello di quello che fa attualmente il Partito dei CARC.

Su questo fronte i metodi principali sono:

- lotta ideologica per combattere le idee sbagliate (“riprovare”, mostrare e dimostrare che è sbagliato) frutto della divisione tra giusto e sbagliato, della divisione tra nuovo e vecchio (arretrato), dell’influenza delle classi dominanti,

- propaganda della scienza comunista (“provare”, mostrare e dimostrare che è giusto),

- elaborazione (indipendente dall’influenza della borghesia e del clero) dell’esperienza della lotta di massa che crea il nuovo mondo, elaborazione che rafforza e sviluppa la nostra scienza,

- assimilazione del materialismo dialettico.

In sintesi: trasformare le menti e i cuori. È la costruzione del corpo degli ufficiali e dei sottufficiali della guerra popolare rivoluzionaria.

? L’altro fronte è quello delle masse popolari, individui e organismi che avanzano sulla base del senso comune, cioè difendendo dalla borghesia le conquiste e i diritti strappati sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria e cercando di aumentarli, sulla strada del salto epocale. Su questo fronte il nostro compito è fare avanzare individui e gruppi, mostrare a ognuno il primo immediato passo che deve e può compiere, propagandando nel contempo il senso generale della nostra lotta e il salto epocale che l’umanità sta compiendo, attenti a favorire lo sviluppo di quelli che si staccano dalla massa e avanzano più celermente, a fare in modo che diventino fermento (lievito) nella massa. Su questo fronte sta la forza decisiva, quella che deve vincere sul vecchio e costruire il nuovo mondo.

Per costituire un CdP abbiamo già detto (La Voce n. 55, pag. 35) che bisogna darsi un programma di attività ordinarie adeguato al contesto e alle forze e un piano per attuarlo. Salvo casi particolari le attività esterne da cui incominciare sono tre.

1. La propaganda dell’esistenza e di parole d’ordine del Partito. Ogni azione di propaganda è per chi la compie un’operazione di lotta contro il legalitarismo (che è forte anche nelle file di chi aspira ad arruolarsi nel Partito) ed è per le masse a cui è diretta un’operazione di lotta contro la sfiducia in sé stesse e nel comunismo prodotta dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria che giusto un secolo fa la vittoria dell’Ottobre 1917 aveva sollevato nel mondo intero. È la sfiducia che come un male sottile agisce anche nelle nostre file e nelle menti e nei cuori di ognuno di noi già tuttavia acquisiti all’impresa di promuovere il rivolgimento sociale che sfocerà nell’instaurazione del socialismo. Ogni operazione che combatte la sfiducia è importante. Per combattere e vincere, un esercito deve avere fiducia in se stesso e nella vittoria.

2. L’analisi del contesto in cui il CdP deve operare e il contributo al Partito nell’analisi delle condizioni della lotta di classe nel nostro paese e del contesto mondiale della nostra lotta. La comprensione profonda, non solo empirica ma scientifica (cioè della storia che lo ha generato, delle relazioni tra gli elementi che lo compongono e con l’esterno, delle contraddizioni e relazioni che ne alimentano lo sviluppo) dei vari aspetti e organismi economici, politici e sociali del  contesto è la premessa per un’azione efficace sui due fronti di lotta esterna sopra indicati. Facendo l’analisi del contesto si assimila il materialismo dialettico come metodo di conoscenza.

3. Le iniziative (quelle che fa direttamente e quelle che fa tramite organismi e singoli che il CdP orienta in modo più o meno saldo) per promuovere la nascita e la crescita di organismi operai e popolari (OO e OP), per mostrare alla sinistra di ogni organismo il passo in avanti da fare per far fronte agli effetti della crisi e portare l’organismo a compierlo, per portare l’organismo a porsi come Nuova Autorità Pubblica. Qui il CdP misura il suo livello di assimilazione del materialismo come metodo di azione.

Questo è il lavoro che ogni membro del Partito e ogni CdP deve fare nei prossimi mesi per contribuire a costruire il vasto sistema di CdP di cui abbiamo bisogno per far avanzare le masse popolari nella rivoluzione socialista.

Nicola P.