La Voce  56 - anno XIX, luglio 2017 - in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

del (nuovo)Partito comunista italiano

consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Messaggio del compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (nuovo)PCI

Ai compagni riuniti per l’assemblea contro la repressione - Milano

 

17 giugno 2017

Cari compagni,

ringrazio i dirigenti della Federazione Lombardia del Partito dei CARC che hanno dato al (nuovo) Partito comunista italiano la possibilità di portare il suo saluto alla vostra assemblea e auguro a ognuno di voi di uscire da questa assemblea con uno slancio maggiore e una coscienza più elevata per meglio resistere alla repressione, per essere solidali con i compagni, i lavoratori e gli organismi colpiti dalla repressione dei padroni e del loro Stato, per rivoltare contro i padroni ogni loro azione repressiva.

 

Nella storia del Partito, nel periodo della sua costituzione e dei primi passi, era diffusa la concezione del CdP come “braccio armato” della lotta di classe. Man mano che venivano meno le condizioni sociali della lotta armata, la concezione del CdP come braccio armato è diventata un ostacolo allo sviluppo del suo ruolo di Stato Maggiore della lotta di classe. Quelli che si sono ostinati nella concezione, alcuni si sono ridotti all’inerzia, altri si sono chiusi nel culto della memoria, altri si sono appiattiti sul lavoro pubblico.

 

I padroni reprimono per far valere i loro interessi contro i lavoratori e prolungare la vita del loro sistema di privilegi, di prepotenze, di ingiustizie e di barbarie. Ma è possibile rivoltare contro di loro la repressione. Essi ingannano le masse popolari, cercano di far credere che il sistema capitalista è un sistema di giustizia, di libertà e di eguaglianza. Denunciare la repressione serve a far conoscere alla massa delle popolazione la realtà che sta dietro la maschera, a incoraggiare alla solidarietà e all’unità, a far comprendere a ogni lavoratore che non è una questione sua individuale di povero disgraziato colpito dai padroni. La solidarietà è un’arma potente. Rivolta la repressione contro i padroni e a chi è solidale fa capire come va il mondo.

Il nucleo di compagni che ha dato origine alla Carovana del (nuovo) Partito comunista italiano è nato nei primi anni ’80 proprio nelle iniziative di solidarietà con i rivoluzionari prigionieri, con i compagni delle Organizzazioni Comuniste Combattenti, in particolare con i membri e simpatizzanti delle Brigate Rosse che in quel periodo i carabinieri e i poliziotti della Repubblica Pontificia imprigionavano, spesso torturavano e rinchiudevano nelle carceri speciali dove ancora oggi alcune decine di loro sono imprigionati. Alcuni di voi certamente conoscono il libro Il proletariato non si è pentito redatto dalla compagna Adriana Chiaia in quegli anni, gli Atti del Convegno contro la Repressione del 1981 alla Palazzina Liberty a Milano o il Bollettino del Coordinamento Nazionale dei Comitati contro la Repressione.

È in quel movimento contro la repressione e contro la dissociazione dalla lotta di classe, che era l’obiettivo della repressione, che è iniziata la ricerca che ha portato a costruire il (nuovo) Partito comunista. È anche a causa di queste origini, che è diffusa l’idea che il Partito è nella clandestinità per sfuggire alla repressione. Cosa che è vera, ma non è il motivo principale. Il motivo principale è che essendo clandestino, il Partito è presente con i suoi membri e i suoi comi tati dappertutto tra le masse popolari e in campo nemico e ovunque anima e orienta le masse popolari a resistere ai soprusi e alle angherie dei padroni e del loro clero e ad attaccare man mano che si danno la forza per farlo.

Alcuni pensano che a causa della clandestinità il Partito è isolato dalle masse popolari. Ma è il contrario. La clandestinità è una forza. Per questo la borghesia ne ha paura e i suoi portavoce odiano la clandestinità. Per questo all’assemblea del 26 marzo a Roma uno dei capi di Rete dei Comunisti, Mauro Casadio, ha intimato ai membri del P.CARC che per essere ammessi all’assemblea di Eurostop dovevano “dissociarsi dalla clandestinità”. Grazie alla clandestinità i membri e i comitati del Partito sono dappertutto. Dappertutto indicano alle masse popolari quello che possono fare con le forze e le condizioni con cui si ritrovano. Certo, non dicono: “questo vi dice di fare il Partito”. Dicono: “questo possiamo e dobbiamo fare per difenderci con successo dalle pretese dei padroni, per conquistare posizioni più avanzate” e i più avanzati tra quelli che li sentono vedono che è proprio così e trascinano gli altri.

Oggi il limite del Partito non è la clandestinità. Il limite è la capacità dei suoi membri e organismi e il loro numero. Oggi sono ancora pochi gli individui che hanno la conoscenza e la comprensione del corso delle cose necessari a capire cosa fare e che hanno la volontà e la generosità necessari per fare.

A tutti quelli che vogliono imparare, il Partito è già oggi in grado di insegnare il corso delle cose e a capire cosa fare. Ma quanto a volontà e generosità, questa è un’altra cosa. In ogni individuo la volontà e la generosità sono frutto di un processo complesso di maturazione. Oggi facciamo ancora i conti con la demoralizzazione causata dall’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria. E la borghesia e il clero fanno l’impossibile per distogliere dal partecipare alla rivoluzione socialista, per spingere a fare altro, per saturare la vita, i sentimenti e la mente degli individui con mille altre occupazioni, idee, immagini, aspirazioni, bisogni. Quanto più il sistema sociale capitalista diventa barbarico e distruttivo di uomini e cose, tanto più la borghesia e il clero si danno da fare per distogliere gli individui dall’abbracciare la causa della rivoluzione che instaurerà il socialismo, per denigrare il socialismo, per distrarre e intossicare menti e cuori, per convincere che non c’è alternativa, che non c’è niente da fare. La depressione, l’abbrutimento e la disperazione sono nell’aria che respiriamo.

Per questo all’inizio parlavo di slancio. Cambiare il corso delle cose è possibile, è necessario. Dipende da noi, da ognuno di voi. Possiamo costruire un futuro bello e felice per noi e i nostri cari. Ma per farlo dobbiamo combattere. Abbandonare le illusioni e le distrazioni e combattere. Di avere il coraggio e la forza di farlo è l’augurio che faccio a ognuno di voi, a nome del Partito comunista italiano, erede della Resistenza, erede di quelli che negli anni ’70 combatterono per la ricostruzione del partito comunista, erede e continuatore della prima ondata della rivoluzione proletaria sollevata cento anni fa dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre.