La Voce 55 - del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XIX - marzo 2017

Introduzione allo studio di
La Rivoluzione d’Ottobre e la tattica dei comunisti russi di Stalin

 

Questo scritto di Stalin è suddiviso in quattro capitoli.

Nei primi tre capitoli Stalin illustra rispettivamente

- 1. tre condizioni esterne e sei condizioni interne che nel 1917 hanno reso in Russia la vittoria della rivoluzione socialista più facile che negli altri paesi europei;

- 2. due particolarità della costruzione del socialismo in Unione Sovietica:

2.1. in Russia la dittatura del proletariato è un potere sorto dall’alleanza del proletariato con le masse lavoratrici contadine dirette dal proletariato, è il potere di due classi alleate tra le quali è la classe operaia che dirige,

2.2. la dittatura del proletariato si è imposta in Russia grazie alla vittoria della rivoluzione socialista in un paese solo e capitalisticamente arretrato, mentre il capitalismo continua a sussistere nei paesi capitalisticamente più avanzati;

- 3. quattro particolarità della tattica seguita dai bolscevichi per passare dall’abbattimento dello zarismo nel febbraio 1917 alla vittoria della rivoluzione socialista nell’ottobre successivo.

Nel quarto capitolo Stalin illustra la tesi che la vittoria della rivoluzione socialista in Russia e la costruzione del socialismo in Unione Sovietica sono l’inizio e il prodromo della rivoluzione nel mondo intero, che l’URSS quindi era e doveva essere la base rossa (cioè il retroterra, fonte di sostegno e ispirazione) della rivoluzione proletaria mondiale. Fu il ruolo che l’URSS svolse dalla sua nascita fino agli anni ’50.

Fu il ruolo che abbandonò esplicitamente con la svolta del XX Congresso del PCUS (febbraio 1956) che segnò l’avvento al potere dei revisionisti moderni capeggiati da Kruscev.(1) Essi a questo ruolo sostituirono la competizione economica e politica tra il campo socialista e il campo capitalista, in sostanza tra l’Unione Sovietica e gli USA.

 

1. L’Unione Sovietica smise di appoggiare i partiti comunisti e le lotte di liberazione nazionale non di colpo, ma gradualmente. Continuava, cioè, ad appoggiarli economicamente e militarmente (anche come strumento della competizione con gli USA), ma senza favorire l’assimilazione e l’uso del marxismo-leninismo (della concezione comunista del mondo) e senza promuovere la formazione di partiti comunisti guidati dal marxismo-leninismo, cioè senza quello che è il motore indispensabile della rivoluzione socialista e in generale della rivoluzione proletaria. Con il risultato che, anche dove le lotte di liberazione nazionale sono state vittoriose (Rodesia, Zambia, Zimbawe, Mozambico, Angola, SudAfrica e altri), non hanno portato alla creazione di paesi di nuova democrazia avviati verso il socialismo, ma di governi e Stati che sono rimasti o poco per volta sono rientrati nel sistema imperialista mondiale e sono approdati allo stato di neocolonie. Anche le rivoluzioni in altri paesi risentirono negativamente della linea kruscioviana seguita dall’Unione Sovietica. L’esempio più clamoroso è il Cile dove il partito comunista nel 1973 si ritrovò incapace di mobilitare le masse in un’efficace resistenza al colpo di Stato di Pinochet - basta considerare al confronto la risposta del Fronte Popolare e del Partito comunista spagnolo al colpo di Stato di Francisco Franco nel 1936 in Spagna. Effetti analoghi si sono avuti in vari paesi dell’America Latina e dell’Asia.

 

Questa sostituzione fu uno dei tre aspetti fondamentali della svolta del 1956; gli altri due furono 1. che in Unione Sovietica la dittatura del proletariato non era più necessaria: venne proclamato il “potere di tutto il popolo”, in realtà venne instaurato il potere dell’elite dirigente culturalmente ed economicamente privilegiata; 2. che per porre fine al capitalismo nel mondo non era più necessaria la rivoluzione socialista, la superiorità del socialismo si sarebbe imposta spontaneamente: in realtà venne avviata l’integrazione graduale dei paesi socialisti nel sistema imperialista e dei partiti comunisti nei sistemi politici borghesi dei rispettivi paesi. La svolta del 1956 fu l’inizio della fine dell’Unione Sovietica.

  

Cosa insegna a noi lo scritto di Stalin

Nel 2008 la crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata negli anni ’70 è entrata nella sua fase acuta e terminale, si è accelerato il catastrofico corso delle cose che per far fronte alla crisi la borghesia imperialista e il suo clero impongono al mondo. Allora noi comunisti italiani abbiamo adottato la linea tattica (valida cioè per la fase, per avanzare verso il nostro vero obiettivo, l’instaurazione del socialismo) della costituzione del Governo di Blocco Popolare.(2)

 

2. La linea tattica del Governo di Blocco Popolare è illustrata in vari documenti del (n)PCI e del P.CARC. Rimandiamo i nostro lettori all’Avviso ai naviganti 7 - 16 marzo 2012 del (n)PCI e all’eccellente opuscolo Governo di Blocco Popolare edito dal Settore Agitazione e Propaganda del Partito dei CARC. Questi documenti sono reperibili sul sito www.nuovopci.it.

 

Vi sono alcuni aspetti importanti di questa linea tattica che molti compagni, perfino membri e simpatizzanti del P.CARC (il partito fratello che pure ha fatto di questa linea tattica la sua insegna) hanno difficoltà a capire. Lo studio di questo scritto di Stalin, se compiuto con la tensione a capire i principi di tattica che esso illustra, quindi i principi che hanno presieduto agli specifici concreti passaggi della rivoluzione socialista russa che esso illustra e non semplicemente i fatti per come concretamente si sono svolti nelle specifiche circostanze russe, aiuterà questi compagni a capire quegli aspetti. Ben inteso, alla condizione che vogliano pensare con la loro testa, quindi che leggano Stalin pensando alla lotta di classe in corso attorno a loro nel nostro paese e nel mondo.

Con la nostra tattica (costituzione del GBP) miriamo a due obiettivi: 1. alla rinascita del movimento comunista, in concreto al consolidamento e rafforzamento del partito comunista (concetto illustrato a pag. 184 e a pag. 222 del nostro Manifesto Programma) e 2. all’aggregazione della classe operaia e, al suo seguito, delle altre classi delle masse popolari, attorno al partito comunista. Quindi con la nostra tattica non miriamo a creare né un’alternativa al socialismo né un sistema sociale intermedio tra capitalismo e socialismo. La costituzione del GBP è una tappa della rivoluzione socialista, in altre parole una tappa della guerra popolare rivoluzionaria contro la borghesia imperialista e il suo clero che si concluderà con l’instaurazione del socialismo.

Noi perseguiamo i due obiettivi di questa fase partendo dalle condizioni in cui ci trovavamo nel 2008 e sostanzialmente ci troviamo ancora: 1. il partito comunista ha ancora pochissimo seguito e scarsa influenza tra la classe operaia e 2. la sinistra borghese (intesa in termini generali, come l’insieme degli oppositori sinceri ma non comunisti delle Larghe Intese) ha tra le masse popolari più seguito e più influenza di noi. Con la linea del GBP noi puntiamo a creare una situazione in cui gli oppositori sinceri ma non comunisti delle Larghe Intese governano il paese per conto delle masse popolari organizzate (delle OO e OP), contro le Larghe Intese e in generale contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (concretamente contro l’UE, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO, che sono istituzioni della Comunità Internazionale).

Ovviamente la nostra tattica 1. sottintende, implica il ruolo centrale, ai fini della rivoluzione socialista, del proletariato concentrato nelle aziende capitaliste e nelle aziende e istituzioni pubbliche e 2. rompe con la linea da anni seguita dagli oppositori sinceri ma non comunisti delle Larghe Intese, linea che consiste nel protestare, nel denunciare, nel rivendicare dai governi delle Larghe Intese che smettano di applicare il “programma comune della borghesia imperialista”.

Questo è il primo insegnamento che ricaviamo dallo scritto di Stalin.

 

Un altro importante insegnamento di questo scritto di Stalin lo ricaviamo dall’enunciazione che Stalin fa delle condizioni che nel 1917 avrebbero reso più facile la vittoria in Russia che negli altri paesi europei. Stalin non prende  neanche in considerazione, nel 1924, l’eventualità che i partiti comunisti dei paesi imperialisti europei si rivelassero incapaci di fare la rivoluzione socialista. Lo stesso limite nella comprensione dei problemi della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti sarà confermato più di due decenni dopo, nel 1947, dallo sdegno espresso da Zdanov nella riunione del Kominform (l’organizzazione dei partiti comunisti dell’Unione Sovietica, delle democrazie popolari dell’Europa Orientale e di Francia e Italia costituita nel 1947) dopo che i partiti comunisti di questi due paesi si erano lasciati cacciare dai governi dei rispettivi paesi costituiti alla conclusione vittoriosa della Resistenza contro il nazifascismo. Eppure fu quello che avvenne.

La prima ondata della rivoluzione proletaria ha messo in luce la necessità che i partiti comunisti dei paesi imperialisti assumano la responsabilità di diventare capaci di svolgere il loro ruolo. Da questa constatazione è partita negli anni ’80 la ricerca che il (n)PCI e la sua Carovana hanno condotto a proposito della natura del Partito e del suo rapporto con la classe operaia e con il resto delle classi oppresse, ricerca che continuiamo mentre verifichiamo via via nella pratica i suoi risultati. I partiti comunisti dei paesi imperialisti devono fare la rivoluzione socialista in un contesto sociale più avanzato di quello in cui l’ha fatta il partito di Lenin e di Stalin e hanno di fronte un compito superiore a quello dei partiti dei paesi oppressi. Questi si sono giovati del confronto con i paesi imperialisti e dell’apporto del movimento comunista cosciente e organizzato dei paesi imperialisti. Questo spiega anche l’atteggiamento di deferenza che Lenin e il suo partito mantennero nei confronti della II Internazionale, benché fin dall’inizio del secolo emergessero contrasti tra la linea che i bolscevichi seguivano nella costruzione del partito e nel lavoro di massa rispetto a quella seguita dai partiti della II Internazionale e in particolare dal Partito Socialdemocratico della Germania (SPD) che era il più avanzato dei partiti della II Internazionale. L’umanità deve darsi un sistema sociale superiore al capitalismo, il comunismo ed è proprio nei paesi imperialisti che il modo di produzione capitalista ha dispiegato tutte le sue potenzialità e sopravvive a se stesso: è storicamente superato ma non l’abbiamo ancora sepolto. È l’impresa che caratterizzerà la seconda ondata della rivoluzione proletaria.

 

Questo scritto di Stalin contiene anche vari altri insegnamenti. Tra l’altro sfata la propaganda borghese e clericale di Stalin tiranno e intollerante. Al contrario il lettore incontrerà in Stalin un dirigente, un maestro saggio e paziente. Certo uno scienziato, non un perdigiorno o un demagogo secondo cui “tutte le opinioni pari sono, ognuno ha diritto di tenersi le sue” (è il motivo ricorrente in tanti discorsi che si presentano come favorevoli alla “unità dei comunisti”). Ma è mai immaginabile che nel pieno di un’epidemia si pratichi la linea che “va bene qualunque cura”, che la cura del medico e quella del ciarlatano “pari sono”? Nella vita reale, chi agisce ha bisogno della verità, non di opinioni e la verità, se non la si ha ancora, la si cerca e la si verifica nella pratica.

Sugli altri insegnamenti non insistiamo: ogni lettore che vuole avanzare, vi troverà quello che più fa al caso suo.

A ogni lettore raccomandiamo di leggere questo scritto avendo ben presente Questioni del leninismo, pubblicato nel numero precedente della nostra rivista, che in realtà è la continuazione dello scritto pubblicato in questo numero. Infatti in Questioni del Leninismo Stalin 1. mostra come il partito comunista russo ha difeso il suo ruolo dalla destra interna al partito e ha elevato il proprio livello, 2. illustra i metodi con i quali il partito comunista dirige le masse popolari a fare la rivoluzione socialista e a costruire il socialismo. I due scritti sono complementari.

Ernesto V.