La Voce 54 - del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XVIII  - novembre 2016

Rivoluzione socialista e sovranità nazionale

Ciò che unisce e ciò che divide noi comunisti
da chi lotta per l’indipendenza e la sovranità del proprio paese

(estratto del saluto del SG del (n)PCI, compagno Ulisse,
all’Assemblea Nazionale dell’Associazione Indipendenza, Roma 11 settembre 2016)


Noi comunisti non escludiamo la lotta delle singole nazioni e dei singoli paesi per la propria indipendenza e sovranità. Al contrario, pratichiamo in ogni paese la linea della “rivoluzione socialista in un paese solo”. Questo significa che per sua natura in ogni paese la rivoluzione socialista è fatta dalle masse popolari che dirette dalla classe operaia e dal suo partito lottano giovandosi dei presupposti materiali e spirituali del loro proprio paese. La rivoluzione socialista per sua natura non è esportabile. Ma sulla base della scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto la propria storia sappiamo che gli Stati e le nazioni sono formazioni derivate dalla lotta di classe e che oggi la lotta per l’indipendenza e la sovranità del proprio paese trionfa solo sulla base della lotta di classe del proletariato.

E in effetti, guardate cosa è avvenuto nel secolo scorso. È il movimento comunista che ha sviluppato su scala mondiale, in tutti i continenti, la lotta di tutti i popoli e di tutti i paesi contro l’oppressione coloniale e imperialista. Come giustamente Stalin ha proclamato alla fine della seconda Guerra Mondiale, la borghesia ha da tempo gettato nella polvere la bandiera dell’indipendenza, della sovranità dei singoli paesi e della libertà dei popoli e delle nazioni. Sta al movimento comunista cosciente e organizzato mobilitare le masse popolari di cui il proletariato è la componente principale a impugnare questa bandiera e portarla alla vittoria sulla base dell’instaurazione del socialismo nei singoli paesi e della conseguente creazione di un sistema internazionale di solidarietà, collaborazione e scambio tra paesi indipendenti. Con il socialismo questo è del tutto possibile, mentre il capitalismo per sua natura contrappone un paese all’altro, come contrappone gli individui tra loro.

Il declino del movimento comunista ha indebolito anche la lotta dei paesi, dei popoli e delle nazioni per la propria indipendenza e sovranità. Il declino del movimento comunista è avvenuto a causa dei limiti propri del movimento stesso, a proposito dei quali qui mi limito a dire che sono del tutto superabili come è successo in tante altre imprese umane e che sta a noi superarli.

Nel mondo attuale proporsi di lottare per l’indipendenza e la sovranità del proprio paese senza contemporaneamente lottare per l’instaurazione del socialismo è un’illusione e uno sforzo velleitario e porta acqua alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Oggi il mondo è stretto nelle catene della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. La CI ha basi militari e agenzie di spionaggio, di controllo, di sabotaggio e di azione e destabilizzazione politica in tutti i paesi del mondo, pubblicamente o clandestinamente. Il primo paese imperialista che romperà le catene della CI mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi. L’Italia può essere questo paese: per la sua storia, per le sue caratteristiche economiche e sociali e anche perché il movimento comunista italiano può e deve usare come elemento di forza quello che è stato il fattore storico della debolezza della borghesia italiana: la “questione romana”, il fatto che l’Italia è sede del Papato, uno dei pilastri del sistema imperialista mondiale, un’autorità che estende i suoi tentacoli in ogni paese grazie a centinaia di milioni di fedeli e alla sua ricca e numerosa gerarchia mondiale. Sta a noi comunisti fare in modo che l’Italia sia il paese imperialista che per primo rompe le catene della CI.

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, l’indipendenza e la sovranità del nostro paese non sono stati liquidati dopo la Seconda Guerra mondiale dal regime DC (travestimento repubblicano del dominio del Vaticano) che le ha cedute agli USA, al FMI, alla NATO e poi alla UE e alla BCE. Se guardiamo al corso reale delle cose, la sovranità del sistema politico italiano è stata ceduta dal fascismo al Vaticano con la Conciliazione e il Trattato del Laterano dell’11 febbraio  1929 e poi con la sottomissione alla Germania nazista con l’Asse Roma-Berlino (22 ottobre 1936) e l’adesione (6 novembre 1937) al Patto AntiComintern della Germania nazista e del Giappone militarista e definitivamente liquidata con il Patto d’Acciaio nazifascista (22 maggio 1939) e con la vergognosa aggressione dell’Italia fascista alla Francia già vinta nel 1940 e la sua partecipazione alla guerra criminale contro l’Unione Sovietica terminata con l’invasione anglo-americana del nostro paese (1943) e la sua occupazione. Questa liquidò anche il movimento partigiano nato per iniziativa del PCI e dell’URSS con la Resistenza al nazifascismo e sacrificò del tutto l’indipendenza del nostro paese sanzionando la sua sottomissione agli USA in forme durature con l’adesione alla NATO (1949), in violazione plateale dell’articolo 11 della Costituzione del 1948. La Repubblica Pontificia è stata il risultato dell’opera compiuta dal fascismo.

Colpa di Mussolini quindi l’attuale sistema di tante basi USA e NATO che occupano e usano il nostro paese e ne abusano in mille modi, il protettorato che gli USA esercitano sulle Forze Armate, i servizi segreti, la diplomazia italiane, la strage di Ustica (1981), Sigonella, il MUOS di Niscemi, le bombe nucleari di Ghedi e Aviano, il nullaosta NATO necessario per accedere a cariche e funzioni importanti della Repubblica Pontificia? Sarebbe sopravvalutare il ruolo personale di Mussolini nella storia del nostro paese attribuire tutta questa disgrazia che avvelena e deturpa l’Italia a lui personalmente e al movimento con cui soffocò a vantaggio della Monarchia, della Chiesa, della borghesia e degli agrari il movimento di insubordinazione e ribellione sviluppatosi nel nostro paese tra le classi sfruttate, in particolare gli operai e i contadini, durante e dopo la prima Guerra Mondiale.

A chi considera con scienza ed acume la storia reale del nostro paese è chiaro che la responsabilità della mancanza di sovranità del sistema politico italiano e di indipendenza nazionale è dovuta alla borghesia che più di 150 anni fa sostanzialmente unificò il paese ma non ha osato, a causa della sua storia segnata dalla sconfitta subita al tempo della Controriforma (secolo XVI), eliminare il Papato, perché per eliminare il Papato allora occorreva sollevare i contadini a fare in tutta Italia come a Bronte: impadronirsi della terra, abolire la proprietà del clero e degli agrari feudali e borghesi sulla terra. Un’operazione che ledeva la proprietà privata e sovvertiva le relazioni a cui gli stessi capitalisti italiani erano legati. Il nuovo Stato creato nel 1861 faceva capo alla Corte dei Savoia, ma si è addossato il debito pubblico, gli oneri e le obbligazioni dei vecchi Stati e il mantenimento dei fasti e dei lussi del clero, della Corte Pontificia e della Chiesa Cattolica e dei loro riti: ha imposto alle masse popolati italiane due Corti e ai contadini il raddoppio dei tributi annuali in natura e in denaro.

Questo fu lo Stato borghese della Monarchia dei Savoia, che negli anni ’20 ha chiamato le bande fasciste spalleggiate dalla Forze Armate regie a garantire l’ordine borghese-clericale nel paese e negli anni ’40, nonostante la Resistenza e la forza raggiunta dal movimento comunista cosciente e organizzato italiano e internazionale, ha lasciato il posto alla Repubblica Pontificia sotto protettorato e occupazione militare USA.

Con questo e la sua putrefazione noi oggi dobbiamo fare i conti. Contro questo sistema di potere noi comunisti italiani siamo impegnati a mobilitare gli operai e le altre classi delle masse popolari a fare la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo. Questo farà del nostro paese un paese libero tra paesi liberi.