La Voce 54 - del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XVIII  - novembre 2016

Introduzione allo studio di Questioni del leninismo di Stalin

Nella rivoluzione socialista e nella costruzione del socialismo il partito comunista deve dirigere la classe operaia e tramite la classe operaia il resto delle masse popolari. La natura di questa direzione è il tema principale di Questioni del leninismo.

In questo opuscolo Stalin continua la ricostruzione della storia iniziata con l’opuscolo La Rivoluzione d’Ottobre e la tattica dei comunisti russi (terminato nel dicembre 1924) ed espone i fondamenti della linea generale che il partito aveva fissato nel suo XIV congresso (18-31 dicembre 1925). Stalin terminò questo opuscolo il 25 gennaio 1926, nel pieno della lotta all’interno del Partito Comunista (b) dell’URSS contro la linea nera capeggiata dalla “nuova opposizione” i cui maggiori esponenti erano Trotzki, Kamenev e Zinoviev. Secondo la loro concezione, in sostanza, dato che il movimento comunista non era riuscito a instaurare il socialismo nei paesi imperialisti (in particolare in Europa) né grazie ai movimenti rivoluzionari sviluppatisi nei vari paesi a seguito della guerra mondiale né grazie all’avanzata dell’armata rossa sovietica in loro aiuto vagheggiata da Trotzki [vedi Storia del PC(b)URSS, cap. 8.4], era impossibile costruire il socialismo in URSS: questa doveva reintegrarsi nel sistema imperialista mondiale. Secondo loro, la NEP [la Nuova Politica Economica messa in opera nel 1921, X Congresso del PC(b)URSS] era stata il segnale della rinuncia alle conquiste della Rivoluzione d’Ottobre. Alla linea nera Stalin contrappone la linea rossa dell’egemonia della classe operaia che con alla testa il suo partito comunista mobilita e guida tutte le masse popolari (e in particolare i contadini che in URSS costituivano gran parte della popolazione) a costruire il socialismo.

- L’opuscolo fa parte quindi di una lotta tra due linee nel partito comunista, diremmo oggi noi marxisti-leninisti-maoisti. Stalin non la chiama così, perché la lotta tra due linee nel Partito non era ancora entrata a far parte della concezione comunista del mondo, come strumento indispensabile per difendere il Partito dall’influenza delle classi nemiche e rafforzarlo. Il movimento comunista non aveva ancora elaborato la teoria della sua pratica. Ma di questo si tratta. Il ritardo nell’elaborazione della teoria porterà proprio nel corso di questa lotta anche Gramsci (che nella pratica, nel partito italiano, stava conducendo contro la linea nera impersonata da Bordiga una lotta analoga a quella di Stalin) a prendere una posizione centrista: vedi la lettera ottobre 1926 al CC del partito russo, il documento su cui i revisionisti e la sinistra borghese hanno imbastito la menzogna di Gramsci antistalinista.

- Nello stesso tempo lo scritto di Stalin è un esempio particolare, preciso, di come la sinistra difende e porta alla vittoria la linea rossa, conquistando il grosso del Partito. Quindi lo scritto costituisce anche una confutazione pratica della denigrazione di Stalin imposta dalla borghesia ieri e oggi. Stalin non si limita ad attaccare i suoi avversari, ma espone e illustra apertamente e dettagliatamente le posizioni contrapposte della linea rossa e quelle della linea nera sulle principali questioni all’ordine del giorno dell’attività del Partito, si appella all’esperienza dei suoi lettori, fa una critica “dall’interno”: mostra che le idee e le proposte degli esponenti della linea nera contrastavano con l’esperienza e le aspirazioni dei suoi lettori e sviluppa la coscienza di questi.

 

***** Manchette

Lo svolgimento della lotta tra due linee di cui tratta Questioni del leninismo è narrato in forma logica in Storia del PC(b)URSS, capitoli 9 e 10.1 e 10.2, pagg. 269-315 Edizioni Servire il Popolo 1970 - reperibile c/o Edizioni Rapporti Sociali (ERS).

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Quali erano le principali questioni all’ordine del giorno?

1. Il potere sovietico è dittatura del proletariato. Con questa espressione indichiamo che una sola classe, la classe  operaia, detiene il potere. Bando quindi alla concezione che nel socialismo il regime politico è o possa essere un “perfezionamento della democrazia” borghese: estensione reale a tutto il popolo dei diritti politici che la democrazia borghese proclama di tutti ma in realtà riserva solo a una ristretta parte della società facente capo ai capitalisti. Nel mondo moderno l’umanità è ancora divisa in classi di sfruttati e classi di sfruttatori, in ogni paese il potere o appartiene alla borghesia (paesi imperialisti) o appartiene alla classe operaia (paesi socialisti).

Lo Stato è l’istituzione che ha il monopolio della violenza e il compito di imporre la direzione della classe dominante al resto della popolazione. Questo vale quale che sia la forma (armata o non armata) in cui si svolge la lotta tra le classi. Indicare il regime politico dei paesi socialisti come dittatura del proletariato sta a indicare in particolare che l’esercizio del potere non è limitato da leggi e regolamenti che sanciscono parità di diritti tra sfruttati e sfruttatori, che ostacolano la repressione degli sfruttatori che si oppongono al potere della classe operaia e cercano di riprendere il potere.(1)

 

1. In proposito rimando all’opuscolo I primi paesi socialisti di M. Martinengo, ERS, in particolare pagg. 26-35.

 

Ma la dittatura del proletariato non è solo violenza, coercizione, imposizione.

È principalmente violenza e coercizione nei confronti delle classi spodestate che cercano la rivincita, ma è principalmente conquista della fiducia e del consenso nel rapporto tra partito e classe operaia e nel rapporto tra classe operaia e le altre classi delle masse popolari.

È principalmente convinzione, consenso delle masse popolari con la classe operaia, della classe operaia con la sua avanguardia, il partito comunista e di converso capacità del partito di darsi una linea giusta, di unirsi attorno a una linea giusta; capacità del partito di portare la classe operaia a convincersi sulla base della sua esperienza che la linea del partito è giusta; capacità della classe operaia di portare le masse popolari a convincersi sulla base della loro esperienza che la linea della classe operaia e del suo Stato è giusta, corrisponde agli interessi delle classi oppresse e sfruttate, alla loro emancipazione.

Questa capacità il partito la acquisisce con l’assimilazione e l’applicazione della concezione comunista del mondo, con l’esperienza, con lo studio dell’esperienza. Il partito impara dalle masse e deve dare ascolto alle masse. In ogni fase deve partire da quello che le masse già capiscono e sentono come loro interesse e portarle a combattere una lotta nel corso della quale capiranno il passo successivo a cui il partito le chiamerà. In breve Stalin illustra la linea di massa, diremmo oggi noi marxisti-leninisti-maoisti. Ma non la chiama con questo nome perché nel movimento comunista la linea di massa non era ancora consapevolmente affermata e sancita come metodo principale di direzione del partito.

La dittatura del proletariato quindi combina coercizione e convinzione. Un partito che non è capace di guidare gli sfruttati ad esercitare una coercizione efficace sugli sfruttatori non è capace di conquistare il consenso e la fiducia degli sfruttati e li perde se li ha (sarà in sintesi la storia del vecchio PCI nella Resistenza e nei decenni successivi).

2. È possibile costruire il socialismo in Russia anche se la rivoluzione socialista in Europa non ha ancora vinto e non vincerà a breve termine? Stalin spiega che è possibile avanzare e resistere, ma che l’URSS deve essere la base rossa della rivoluzione mondiale perché solo la vittoria della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti garantirà che la vittoria in Russia è irreversibile. Questa parte del discorso di Stalin è particolarmente importare e attuale per due versi.

Da una parte ancora oggi siamo “assediati” da personaggi e organismi della FSRS e della sinistra borghese che dicono

- alcuni che non esistono ancora le condizioni oggettive per instaurare il socialismo (cioè per la vittoria della rivoluzione socialista) e comunque non hanno un piano di guerra che porta a instaurare il socialismo, mestano e rimestano il malcontento delle masse popolari e le mobilitano unicamente a iniziative senza risultati,

- altri che la vittoria della rivoluzione socialista è sì possibile ma solo se è il risultato di una rivoluzione internazionale (cioè di una rivoluzione che vince simultaneamente almeno nei più importanti paesi). Neanche questi hanno un piano di guerra che porta a instaurare il socialismo. In sostanza anch’essi dicono che la vittoria della rivoluzione socialista è  impossibile dato che tutti constatano che la lotta di classe avanza in modi e con tempi molto differenti da paese a paese, che la rivoluzione socialista reale è tutto fuorché un movimento sincronizzato tra i vari paesi.

In conclusione vale ancora oggi la tesi sostenuta da Stalin che per sua natura la rivoluzione socialista di regola arriva alla vittoria paese per paese. È la linea che la Carovana del (n)PCI segue.

Dall’altra giustamente Stalin distingue tra vittoria della rivoluzione socialista (instaurazione del socialismo) e sicurezza che è impossibile la restaurazione del capitalismo, che gli sfruttatori non riprenderanno il sopravvento (vittoria definitiva del socialismo). Stalin giustamente dice che finché la rivoluzione socialista non avrà vinto nei principali paesi del mondo, non vi è garanzia contro la restaurazione del capitalismo. Anche per questo l’Unione Sovietica deve sostenere il movimento rivoluzionario nei paesi imperialisti e nei paesi oppressi (base rossa della rivoluzione mondiale): una linea che i revisionisti moderni (alla Kruscev) si affrettarono a rinnegare.

Ma nell’argomentare la sua tesi, Stalin fa dipendere costantemente la restaurazione dall’aggressione delle potenze imperialiste, come se la restaurazione potesse avvenire solo a seguito di una aggressione vittoriosa delle potenze imperialiste. Sistematicamente omette di considerare la possibilità della restaurazione ad opera principalmente di forze interne: quello che invece più tardi effettivamente è avvenuto in Unione Sovietica con l’avvento dei revisionisti (Krusciov & C.) alla direzione del PCUS nel 1956 e la lenta trasformazione e corrosione che essi imposero in URSS fino alla sua dissoluzione all’inizio degli anni ’90, circa 35 anni fa. Nel movimento comunista era scontato che la lotta tra le classi continuava nella fase del socialismo, ma non si era ancora consapevolmente affermata la concezione maoista che nel socialismo sorge una nuova borghesia, costituita dai dirigenti del partito, dello Stato, delle istituzioni economiche e delle altre istituzioni sociali che tendono a risolvere i problemi che nascono nella costruzione del socialismo con i collaudati metodi capitalisti e di fatto gradualmente trasformano la natura del sistema politico ed economico del paese. Come visto sopra, Stalin pratica la lotta tra le due linee nel Partito, ma è come se questa lotta servisse solo a rafforzare il Partito, non servisse anche a difenderlo dall’influenza della borghesia. Questo avrebbe significato riconoscere, comprendere che la borghesia esercita la sua influenza nel Partito, che quindi esistono portatori di questa influenza e che, in regime di dittatura del proletariato, dall’esito della lotta tra le due linee nel Partito dipende l’affermazione o meno della borghesia nel paese (mentre finché la rivoluzione socialista non ha ancora vinto, per un partito che non è ancora al potere, dall’esito della lotta tra le due linee nel partito dipende la sua capacità di promuovere la rivoluzione socialista).

- Da ultimo nel suo scritto Stalin sostiene che fattore decisivo della vittoria della causa della costruzione del socialismo dopo la conquista del potere è la granitica fiducia dei comunisti nella causa e che questa fiducia è fondata, deve e può essere fondata solo sulla comprensione scientifica della connessione tra fatti ed eventi, della loro sinergia e della loro concatenazione nel tempo e sull’attività guidata da questa comprensione che fa evolvere di conseguenza fatti ed eventi. È la lezione principale per noi: l’avanzamento della rivoluzione socialista fino alla vittoria, la vittoria della rivoluzione che noi oggi promuoviamo è e deve essere fondata non sugli stati d’animo, non sull’istinto generoso e sulla ribellione spontanea di singoli e di gruppi, ma principalmente sulla scienza della storia dell’umanità, delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, del modo di produzione capitalista e sulla scienza della particolare formazione economico-sociale (2) del nostro paese: in breve sulla conoscenza del corso delle cose alla luce del materialismo dialettico.

Questo scritto di Stalin e La Rivoluzione d’Ottobre e la tattica dei comunisti russi sono di grande aiuto per comprendere i fondamenti scientifici della linea seguita in questi anni dalla Carovana del (n)PCI.

Umberto C.

 

2. Formazione economico-sociale è categoria specifica del marxismo. Indica il sistema dei rapporti di produzione e degli altri rapporti sociali propri di ogni particolare società, sistema la cui evoluzione è un processo di storia naturale (vedi Lenin, Cosa sono gli amici del popolo, OC vol. 1 pagg. 131-133].

 

Nota redazionale
a
Questioni del leninismo di Stalin

Stalin Questioni del leninismo

I  - Definizione del leninismo

II - L’essenziale nel leninismo

III - La questione della rivoluzione “permanente”

IV - La rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato

V - Il partito e la classe operaia nel sistema della dittatura del proletariato

VII - La questione della vittoria del socialismo in un solo paese

VII - La lotta per la vittoria dell’edificazione del socialismo