La Voce 53

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - luglio 2016

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Governo di Blocco Popolare, rivoluzione socialista, Guerra Popolare Rivoluzionaria

 

Che legame c’è tra la costituzione del GBP e la rivoluzione socialista? In che senso la creazione delle condizioni per la costituzione del GBP e la sua costituzione fanno parte della GPR che state promuovendo? Queste e altre simili domande ci vengono poste spesso.

Già Engels aveva ricavato (1895) dall’esperienza del movimento comunista nel secolo XIX che la rivoluzione socialista non è una rivolta popolare che scoppia e di cui i comunisti, alla testa degli operai, approfittano per prendere il potere. La prima crisi generale del capitalismo (1900-1950) e la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale (1917-1976) hanno confermata la tesi di Engels. La rivoluzione socialista è un processo di accumulazione di forze che si sviluppa fino a rovesciare il rapporto di forza tra il campo delle masse popolari e il campo della borghesia imperialista (intesi come indichiamo nel nostro Manifesto Programma (MP) cap. 2.2.) e culmina nell’instaurazione del socialismo: a ragion veduta abbiamo chiamato (MP cap. 3.3.) questo processo Guerra Popolare Rivoluzionaria. Ogni comunista degno di questo nome si pone quindi la questione di quale piano di avvicinamento all’instaurazione del socialismo deve attuare nel suo paese, qual deve essere la strategia dei comunisti.

È giusto, è possibile, è necessario che i comunisti abbiano un piano d’azione, che non avanzino a naso e a buon senso cogliendo via via le opportunità che si presentano? Lenin ha battezzato strategia-processo la concezione, sostenuta da alcuni menscevichi, di avanzare a naso cogliendo le occasioni e a partire dal 1903 ha più volte polemizzato con i suoi sostenitori. Noi siamo pienamente d’accordo con Lenin e sosteniamo che elaborare un piano d’azione è giusto, possibile e necessario. I comunisti che non hanno un piano d’azione, anche se sono tanto poco avvezzi a elaborare teorie da non parlare neanche di strategia, di fatto seguono la concezione della strategia-processo, cioè trattano l’intera lotta da oggi fino all’instaurazione del socialismo come trattano uno scontro concreto.

In uno scontro concreto, cogliere l’occasione, approfittare di appigli e spiragli, l’imprevisto e l’imprevedibile, il casuale, l’accidente e l’incidente hanno (possono avere) un ruolo determinante. Per questo l’esito di uno scontro concreto, per quanto chi dirige si applichi a prepararlo in modo da vincere, è incerto per la natura stessa della cosa. E un dirigente accorto a fronte di ogni scontro concreto prepara le cose in modo che la sconfitta nello scontro non si trasformi in una rotta generale, prepara un piano di riserva con la cura con cui prepara il piano per sfruttare il successo nello scontro.

Trattare la strategia allo stesso modo in cui si tratta uno scontro particolare, vuol dire non avere strategia, votarsi alla sconfitta sicura, è arretratezza. L’esperienza della prima ondata lo ha confermato: senza un piano d’azione che arriva all’instaurazione del socialismo e oltre, i comunisti sono sorpresi dai loro stessi successi e vanno alla sconfitta. È stata l’amara esperienza degli anni 1918-1921 in Europa Orientale e Occidentale (ma allora il problema riguardò principalmente l’esistenza stessa dei partiti comunisti, più che la loro strategia), dei Fronti Popolari in Spagna (1936-1939) e in Francia (1936-1938), della Resistenza in Grecia, in Francia, in Belgio e in Italia nel corso della II Guerra Mondiale. Ognuno dei partiti comunisti interessati ha affrontato la vittoria iniziale del Fronte Popolare senza avere una strategia per sfruttare la vittoria per cui si batteva e avanzare (beninteso neanche i trotzkisti, gli anarchici e gli altri gruppi anticomunisti che denigrano l’Internazionale Comunista e i singoli partiti comunisti per la condotta che hanno tenuto in quegli anni, avevano una strategia e per di più non hanno saputo fare neanche quello che i partiti comunisti hanno fatto: quindi di loro non parliamo neanche). In questo numero di La Voce riportiamo il bilancio del Fronte Popolare in Spagna steso da Togliatti, che fu in Spagna dal luglio 1937 alla fine della guerra come consigliere dell’IC presso il PCE (Partito Comunista Spa gnolo). Ogni lettore vedrà che di tante cose Togliatti parla, ma non della strategia che il PCE seguiva né si chiede come il PCE intendeva valorizzare e trasformare gli altri membri del FP. Ma sarebbe sbagliato attribuire la cosa a un difetto personale di Togliatti o a questo o quel dirigente del PCE. In effetti, con quale strategia il PCI si proponeva di valorizzare la Resistenza che condusse vittoriosamente alcuni anni dopo? Fa parte del limite comune di tutti i partiti comunisti dei paesi imperialisti di quel periodo. Il grave è che ancora oggi molti che si dicono comunisti persistono e non si danno una strategia.

È possibile tracciare un piano strategico. Una volta definito l’obiettivo della rivoluzione che promuoviamo (l’instaurazione del socialismo) e quindi le sue forze motrici, i loro alleati e lo schieramento delle varie classi, è possibile definire a grandi linee la strada che seguiremo per raggiungerlo. Infatti (ed è uno del principi della concezione comunista del mondo) le classi sono i principali attori della storia e le classi non cambiano ad ogni stagione: solo il successo della rivoluzione cambierà i rapporti di produzione e la composizione di classe del nostro paese. Il sistema dei rapporti sociali è più mobile dei rapporti di produzione, ma poggia su di essi. Gli schieramenti politici, le forze politiche, i partiti, le frazioni e i personaggi cambiano più rapidamente ma secondo leggi: le strade che ognuno di essi può seguire (tra cui può scegliere) sono in ogni momento un numero limitato e noi comunisti le possiamo conoscere. Quale ognuno sceglierà, dipende da condizioni interne e dalle condizioni esterne: tra queste ci siamo anche noi con la nostra più avanzata comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e la nostra scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia. Che la nostra comprensione sia davvero più avanzata lo verifichiamo e confermiamo appunto nel successo della nostra azione: in quello che facciamo noi e in quello che induciamo gli altri a fare. Non a caso i gruppi e i personaggi che non accettano la concezione comunista del mondo sono invece nel migliore dei casi per la strategia-processo: “impossibile prevedere cosa succederà, bisogna cogliere le opportunità che la situazione via via offre”, questo è il massimo della loro saggezza.

È con queste premesse che, entrati (2008) nella fase acuta e terminale della crisi, abbiamo concluso che due erano le strade che si aprivano alle masse popolari (mp) del nostro paese: la mobilitazione rivoluzionaria promossa da noi comunisti e la mobilitazione reazionaria (avente come bersaglio principale gli immigrati, le donne, gli emarginati, i popoli dei paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale). Abbiamo quindi elaborato il piano della costituzione del GBP e anzitutto della creazione delle condizioni necessarie per costituirlo (per un’illustrazione di dettaglio rinviamo all’Avviso ai naviganti 7 del 16 marzo 2012).

Per sommi capi le premesse principali del nostro piano sono le seguenti.

La borghesia imperialista (bi) non è in grado di porre fine alla crisi generale del capitalismo e dar luogo a un altro periodo come quello del “capitalismo dal volto umano”: esso non era frutto della bi ma era frutto (degenere) della prima ondata della rivoluzione proletaria e si avvaleva del periodo (i “trent’anni gloriosi”) di ripresa dell’accumulazione del capitale (dei “buoni affari” dei capitalisti) seguito alla II Guerra Mondiale.

Quanto più attivamente i gruppi imperialisti e i loro governi si agitano per porre fine alla crisi generale del capitalismo, tanto più allargano e aggravano la miseria, l’abbrutimento, la disoccupazione, la riduzione dei servizi e delle condizioni di vita, la guerra; quindi tanto più spingono le mp verso la mobilitazione rivoluzionaria (verso di noi) e verso la mobilitazione reazionaria (contro gli immigrati e contro i paesi coloniali, verso la guerra tra imperialisti).

L’unica soluzione che pone fine alla crisi generale e al catastrofico corso delle cose è l’instaurazione del socialismo.

Per instaurare il socialismo occorre che il grosso degli operai sia organizzato e segua il partito comunista e che il resto delle mp sia in una certa misura organizzato e in larga misura disposto a seguire gli operai quando questi si mobilitano (quindi siano contro il governo della Repubblica Pontificia e contro i promotori della mobilitazione reazionaria).

Noi abbiamo proposto, proponiamo, promuoviamo la costituzione del GBP perché

1. oggi gli operai sono organizzati solo in piccola misura e solo in minima parte gli operai organizzati seguono noi co munisti,

2. la sinistra borghese è politicamente impotente ma ancora forte (ben più di noi comunisti) come influenza, prestigio e seguito tra gli operai e le mp;

3. combinando operai e masse popolari organizzati (OO e OP) con sinistra borghese non legalitarista contiamo di arrivare a costituire il GBP, in gara con i promotori della guerra agli immigrati e della guerra contro i “cattivi tedeschi” che vogliono tutto loro, contro i “cattivi cinesi” che ci spogliano, contro altri cattivi di turno (mobilitazione reazionaria); gli esponenti e gruppi della sinistra borghese che non assumeranno il ruolo a cui OO e OP li chiameranno, andranno sempre più a destra e perderanno seguito, prestigio e influenza tra le mp;

4. la bi ingoierà la costituzione del GBP: non è in grado di reprimere su larga scala, cerca di evitare la guerra civile, è già impantanata con la guerra in Asia, Africa e America Latina e con le guerre sotterranee, fredde ma “non si sa mai”, tra gruppi imperialisti;

5. la bi cercherà di corrompere e sabotare il GBP: impedire che operi in conformità col suo programma (le Sei Misure Generali), screditarlo presso le mp, isolarlo dalle mp, infiltrarlo, abbatterlo a furor di popolo, creare un’opinione pubblica favorevole e poi attaccarlo con colpi di Stato;

6. noi comunisti animeremo le OO e OP a fare in modo che il GBP dia forma e forza di legge alle loro decisioni, lo obblighino a farlo; operai e mp in numero crescente verranno a noi, noi educheremo e organizzeremo su ogni terreno (rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato), saremo alla testa della lotta perché il GBP operi in conformità con il suo programma, perché si liberi di infiltrati e sabotatori rinnovandosi, perché combatta con energia gli attacchi interni e dall’estero; gli esponenti e organismi della sinistra borghese che non si trasformeranno in fautori accaniti e generosi della nostra lotta, perderanno seguito, prestigio e influenza;

7. con questa lotta si creeranno le condizioni per costituire un governo di organizzazioni operaie e popolari strette attorno al partito comunista e instaurare il socialismo.

Chi è contro il nostro piano, non deve dire che ci crede o non ci crede, al modo seguito da Massimo Amore quando nell’autunno scorso si è dimesso dal P.CARC. Una strategia non è né un articolo di fede né uno stato d’animo di euforia o depressione. È una questione di testa. Chi è contro la nostra strategia, deve smontare uno dopo l’altro o almeno uno dei gradini indicati. Provateci, diciamo noi: impareremo tutti qualcosa! E imparando, avanzeremo.

Ernesto V.