La Voce 53

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - luglio 2016

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Contributo alla rinascita del movimento comunista nel mondo

 

Le nostre forze sono ancora molto ridotte, ma siamo ben coscienti dell’importanza decisiva della rinascita del movimento comunista nel mondo. Vi contribuiamo quindi col massimo delle nostre forze e sollecitiamo ogni membro e ogni organismo del Partito e della Carovana a valorizzare ogni contatto e ogni relazione e occasione per

1. rendere patrimonio del Partito la conoscenza di posizioni, linee e attività di organizzazioni comuniste estere. Sapere quanto sono affidabili e avere da organizzazioni comuniste affidabili informazioni sul corso delle cose nel loro paese ci libera dalla dipendenza dalle agenzie di stampa borghesi e dal sistema di intossicazione, disinformazione e confusione messo in opera dalla borghesia imperialista. L’affidabilità di un’organizzazione comunista estera, in assenza di un’Internazionale Comunista, la misuriamo dalle sue posizioni sul bilancio del movimento comunista internazionale e sulle questioni internazionali: da questo capiamo quanto essa usa il materialismo dialettico e la concezione comunista del mondo per guardare e comprendere il mondo che la circonda e in cui opera;

2. diffondere, far conoscere a organizzazioni comuniste, rivoluzionarie e progressiste estere il nostro bilancio del movimento comunista e le nostre posizioni sulle questioni internazionali e promuoverne lo studio e il dibattito.

Ricordiamo che sul sito www.nuovopci.it vi sono documenti prodotti dalle Edizioni in Lingue Estere (EiLE).

Il nostro Manifesto Programma è disponibile in inglese, in francese e da poco anche in spagnolo.

L’opuscolo I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale è disponibile in inglese e in russo e presto lo sarà anche in spagnolo.

La redazione del sito spagnolo Odio de clase - http://odiodeclase.blogspot.com.es/ - email: odio.de.clase@gmail.com ha recentemente lanciato un appello che riproduciamo qui appresso con, di seguito, la nostra risposta.

Tra l’appello di Odio de clase e la nostra risposta, riproduciamo l’inizio dell’articolo di Rapporti Sociali indicato da Odio de clase. Riteniamo che sia utile a tutti i nostri lettori per un approccio giusto all’analisi degli avvenimenti internazionali relativi a quelli che furono i primi paesi socialisti, sorti nel corso della prima ondata delle rivoluzione proletaria mondiale. Alcuni cercano infatti di capire il loro ruolo attuale senza tener conto del loro passato e così riecheggiano la propaganda borghese. Per il seguito dell’articolo, rinviamo i nostri lettori al sito www.nuovopci.it. Nel sito sono disponibili per lettura e per registrazione gran parte degli articoli della rivista Rapporti Sociali. Abbiamo in corso, in collaborazione con il P.CARC, la scansione anche di quelli non ancora disponibili.

 

Appello di Odio de clase

Domenica, 3 luglio 2016

Dibattito - Le esperienze storiche di transizione al socialismo

 

Presentazione

Viviamo una crisi globale del capitalismo che pone all’ordine del giorno, più che mai, la necessità della rivoluzione socialista. Tuttavia questa crisi globale del capitalismo si sviluppa in un periodo di grande debolezza, confusione e dispersione del movimento comunista. Un compagno che ci ha sollecitato a lanciare questo dibattito ci scriveva che oggi abbiamo urgente bisogno di un Lenin collettivo che faccia una nuova sintesi teorica e pratica del comunismo rivoluzionario, che ci permetta di avanzare.

 Come molto a proposito ci diceva il compagno, “le esperienze storiche di transizione al socialismo di Unione Sovietica, Cina, Vietnam, Corea, Albania, Jugoslavia, Cuba, Repubbliche Popolari dell’Europa Orientale, tutto questo deve essere studiato minuziosamente dai comunisti rivoluzionari del secolo XXI per capire gli errori, i limiti nel campo della teoria e le deviazioni che hanno reso possibile che tutte le esperienze socialiste del secolo XX sono in maggiore o minor misura fallite e tutti i paesi socialisti hanno finito per fare una transizione ... al capitalismo... ”.

Apriamo dunque questo spazio di dibattito e di riflessione e invitiamo tutti gli interessati a partecipare inviandoci al nostro indirizzo odio.de.clase@gmail.com articoli sul tema che pubblicheremo.

Iniziamo questo dibattito con un documento del (nuovo) Partito Comunista Italiano ((n)PCI).

 

Sull’esperienza storica dei paesi socialisti - da Rapporti Sociali n. 11, novembre 1991

La storia dei paesi socialisti copre poco più di settant’anni della storia dell’umanità (dal 1917 a oggi). Per studiare la storia dei paesi socialisti, come in generale quando si studia un fenomeno, occorre conoscere le caratteristiche specifiche delle varie fasi attraverso cui il fenomeno è passato; occorre distinguere le trasformazioni quantitative che costituiscono lo sviluppo di ogni fase dalle trasformazioni qualitative che segnano il passaggio da una fase alla successiva. I settant’anni dei paesi socialisti si dividono in tre fasi qualitativamente diverse.

La prima fase inizia con la conquista del potere da parte del proletariato (prima nell’Impero zarista a seguito dell’abbattimento dell’impero e della vittoria contro l’intervento degli Stati dell’Intesa - in seguito Società delle nazioni, poi nei paesi dell’Europa orientale a seguito della vittoria contro il nazi-fascismo, quindi in Cina, poi in Corea, in Indocina, a Cuba, ecc.) ed è caratterizzata dalla “costruzione del socialismo”.

La prima fase della vita dei paesi socialisti si svolge prevalentemente nel periodo (1910-1945) della prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e della conseguente crisi dei regimi politici dei paesi imperialisti e dell’assetto politico mondiale.

La seconda fase inizia con la conquista del potere nei paesi socialisti da parte dei revisionisti moderni (in URSS e nelle Democrazie popolari dell’Europa orientale negli anni ’50, nella Repubblica popolare cinese negli anni ’70) ed è caratterizzata dall’arresto della costruzione del socialismo (ossia della transizione dal capitalismo al comunismo) e dal tentativo di restaurazione pacifica e graduale dell’economia di mercato, del rapporto di produzione capitalista e dell’integrazione nel sistema capitalista mondiale.

La seconda fase della vita dei paesi socialisti si svolge prevalentemente nel periodo di ripresa e sviluppo (1945 -1975) che il sistema capitalista mondiale ha avuto a seguito degli sconvolgimenti e delle distruzioni attuati nel periodo precedente (periodo del capitalismo dal volto umano nei paesi imperialisti e della trasformazione delle colonie in semicolonie).

La terza fase inizia con il crollo dei regimi politici dei revisionisti moderni nei paesi socialisti a seguito del fallimento del tentativo di restaurazione pacifica e graduale ed è caratterizzata dallo scontro violento tra le classi attorno al problema: restaurazione dell’economia di mercato e del rapporto di produzione capitalista o ripresa rivoluzionaria della transizione al comunismo?

La terza fase della vita dei paesi socialisti si svolge nel periodo della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (iniziata negli anni ’70) e della conseguente crisi dei regimi politici dei paesi imperialisti e dell’assetto politico mondiale (ivi compresa la crisi del sistema semicoloniale nei paesi oppressi).

Percorreremo queste tre fasi della storia dei paesi socialisti cercando di desumere i tratti universali (comuni a tutti i paesi) di ognuna di esse dal bilancio dell’esperienza dei vari paesi socialisti e ricostruendo la storia di essi come teoria,  prescindendo quindi dai tempi e dalle particolarità dei singoli paesi.

 

 

La nostra risposta a Odio de clase

5 luglio 2016

Cari compagni,

plaudiamo all’iniziativa che avete lanciato di un dibattito nel movimento comunista e siamo contenti che avete scelto l’articolo Sobre la experiencia histórica de los países socialista Por el (nuevo) PCI (Rapporti Sociali nº 11, noviembre de 1991).

Teneteci al corrente delle risposte che ricevete. Per quanto ci riguarda, abbiamo segnalato la vostra iniziativa a Yury Weky del Partito Comunista Venezuelano e al suo circolo d’informazione (yuryweky@yahoogroups.com).

Certamente siete al corrente che abbiamo messo in circolazione il nostro Manifiesto Programa in castigliano. Presto contiamo di poter presentare anche la traduzione in castigliano dell’opuscolo I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale che per ora è disponibile solo in italiano, in inglese e in russo.

 

A proposito del dibattito che avete promosso, facciamo solo un appunto. A nostro parere non è giusto affermare che in tutti i primi paesi socialisti si è stabilito o ristabilito il capitalismo, che tutti i primi paesi socialisti si sono reintegrati completamente e nella stessa misura nel sistema imperialista mondiale. Mentre è giusto dire che oggi nessuno dei primi paesi socialisti svolge il ruolo di base rossa mondiale della rivoluzione proletaria (combinazione di rivoluzioni socialiste e di rivoluzioni di nuova democrazia) che per alcuni decenni hanno svolto prima l’Unione Sovietica e poi (fino alla morte di Mao nel 1976) la RPC. È invece sbagliato mettere sullo stesso piano i paesi socialisti formatisi nella prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, dalla Corea, a Cuba, alla RPC, al Vietnam, alla Russia, ecc. fino a ognuna delle Repubbliche Popolari dell’Europa Orientale: sia dal punto di vista delle condizioni e delle forme della lotta di classe in corso nei singoli paesi sia della loro collocazione e del loro ruolo nel sistema internazionale. Solo analizzando la storia e la situazione particolari di un paese, possiamo stabilire in quale delle tre fasi (descritte nell’articolo di Rapporti Sociali n° 11) esso si trova. Ogni partito comunista deve definire la sua tattica, i passi che uno dopo l’altro compie per attuare la strategia con cui avanza verso l’instaurazione del socialismo nel suo paese, tenendo conto del comportamento, delle mosse che ogni attore in campo può compiere, almeno degli attori che hanno maggiore influenza sui risultati di ogni suo passo. A questo deve servire il minuzioso esame che voi auspicate e favorite con il dibattito che avete lanciato. I comunisti non discutono per partecipare a un dibattito accademico, per descrivere il mondo. Noi discutiamo per trasformare il mondo, per comprendere meglio le condizioni, le forme e i risultati della lotta di classe che vogliamo spingere ed effettivamente spingiamo in avanti.

Noi attribuiamo molta importanza al dibattito che voi avete lanciato. Pensare è l’attività più faticosa per gli individui che non sono stati educati a farlo fin dall’infanzia e le classi dominanti escludono sistematicamente e volutamente i membri della classi oppresse dall’apprendimento di questa attività. D’altra parte per instaurare il socialismo nei paesi imperialisti, il partito comunista deve principalmente essere una scuola di pensiero e un laboratorio di elaborazione della “scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia”, per tracciare la linea particolare di avvicinamento all’instaurazione del socialismo nel proprio paese e indurre le molte organizzazioni operaie e popolari a fare ognuna la rivoluzione socialista che è una guerra popolare rivoluzionaria, che ogni organizzazione compie operazione dopo operazione, battaglia dopo battaglia, campagna dopo campagna costruendo via via con le altre organizzazioni un nuovo pote re che finisce per sostituire ed eliminare quello della borghesia. Pensare è un’attività indispensabile del partito comunista, come già ben disse Lenin nell’ormai lontano 1922, in Note di un pubblicista (febbraio 1922) e nella relazione del 13 novembre 1922 al IV Congresso dell’Internazionale Comunista. Invece i partiti comunisti dei paesi imperialisti nati nell’ambito dell’IC si sono prevalentemente applicati a promuovere la partecipazione delle masse popolari alla lotta politica borghese e a promuovere lotte rivendicative.

 

Nello studiare l’esperienza dei primi paesi socialisti è indispensabile avere chiaro che ogni impresa pratica può fallire. Nella pratica entrano in gioco molti fattori e, anche se abbiamo una concezione per l’essenziale giusta della realtà, può capitare che non padroneggiamo alcuni fattori o che non teniamo alcuni fattori in conto quanto necessario. Quello che verifica e conferma che la nostra concezione è per l'essenziale giusta, è che in definitiva abbiamo successo. La nostra storia comporta provare, fallire, correggersi, provare ancora, fallire ancora, correggersi ancora ... e infine vincere.

Certamente i comunisti dei primi paesi socialisti sapevano già che la lotta di classe continuava anche dopo l’instaurazione del socialismo, ma non sapevano che la borghesia nei paesi socialisti è costituita da quei dirigenti dello Stato, delle istituzioni economiche e delle altre istituzioni sociali che tendono a risolvere con metodi borghesi (con i metodi tradizionali delle classi dominanti) i problemi di direzione della società socialista. Nella pratica le epurazioni ai tempi di Stalin hanno riguardato per lo più i dirigenti, come era giusto. La pratica costringeva a seguire la via giusta, ma venne seguita senza una coscienza adeguata, quindi in qualche misura alla cieca.

Non vi era nei partiti comunisti consapevolezza che “la lotta tra le due linee” è un metodo indispensabile per difendere il partito dall’influenza della borghesia o meglio per contenerla, perché è impossibile impedirla in assoluto.

Non vi era una tensione adeguata a persistere nell’elaborare la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, scienza che chiamiamo anche concezione comunista del mondo. Non vi era una tensione adeguata a fare dell’elaborazione e dell’uso di questa scienza la caratteristica principale del partito comunista.

Noi dal bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria nei paesi imperialisti abbiamo tratto la conclusione che il partito comunista deve essere composto dai compagni che accettano di compiere la riforma intellettuale e morale necessaria e che questo partito non si identifica completamente con il partito composto dai compagni che sono alla testa delle lotte della classe operaia e del resto delle masse popolari: sono due partiti che devono essere distinti, benché uniti dalla lotta comune e cooperanti. In pratica siamo arrivati alla conclusione che ci vogliono due partiti comunisti. In Italia abbiamo il (nuovo)Partito comunista italiano ((n)PCI) e il Partito del Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (P.CARC).

È in questo modo che stiamo facendo la rivoluzione socialista. Speriamo quindi di dare un contributo al dibattito che voi avete lanciato. Il corso delle cose è favorevole alla rinascita del movimento comunista.

 

Nicola - Per il CC del (n)PCI