La Voce 52

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - marzo 2016

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Bilancio del I corso-ritiro del P.CARC

Estratti

Presentazione

(a cura della redazione di La Voce)

Il P.CARC sta sviluppando seriamente e sistematicamente la linea della formazione e in generale della riforma intellettuale e morale (RIM), della pratica dei processi di critica, autocritica e trasformazione (CAT) e della lotta tra le due linee (L2L) come strumenti indispensabili che i comunisti devono usare 1. per essere all’altezza del loro ruolo e 2. anche ad arricchimento (maggiore concretezza) dei chiarimenti a proposito dei limiti che hanno reso i vecchi partiti comunisti dei paesi imperialisti incapaci di instaurare il socialismo nel corso della prima crisi generale del capitalismo. Un esempio per quanti seriamente aspirano a “ricostruire il partito comunista” (vedi la Lettera aperta del PCdI al PRC pubblicata in il manifesto 27 febbraio 2016). Un esempio anche per noi del (n)PCI, da cui imparare.

Il I corso-ritiro del P.CARC si è tenuto dal 17 al 31 gennaio in Val Brembana (Bergamo) per sei compagni della Federazione Campania. Secondo il regolamento stabilito per il corso, essi si sono ritirati per 15 giorni in un luogo appartato, interrompendo ogni comunicazione con l’esterno (telefonica e via Internet) per dedicarsi allo studio. Pubblichiamo qui di seguito alcuni estratti del bilancio steso dal docente principale del corso. Pubblichiamo inoltre, di seguito, la nota sul metodo della lettura collettiva usato nel corso-ritiro.

 

Premessa

Questo bilancio sul primo corso-ritiro, oltre che dallo studio di alcuni documenti (di un docente e di un assistente) è elaborato sulla base di valutazioni emerse durante una serie di confronti collettivi sulla materia, in particolare:

la sessione di valutazione tenuta il 30 gennaio in Val Brembana dai partecipanti al corso;

la riunione (8 febbraio a Milano) dei quattro docenti del primo corso-ritiro;

la riunione (26 febbraio a Napoli) di due docenti con la Segreteria della Federazione Campania;

l’Attivo di sabato 27 febbraio a Napoli.

 

1. Valutazioni per l’opera complessiva di formazione

1.1 Considerazioni generali sulla formazione

Il contesto generale del corso-ritiro è quello della formazione che la Carovana ha avviato, che a sua volta è aspetto dell’elaborazione scientifica intrapresa fino dagli inizi, strutturale allo sviluppo della Carovana (non è qualcosa che la Carovana fa “a fianco” di altro, dopo aver fatto altro: la lotta, resistenza e solidarietà contro la repressione con cui nasce la Carovana è immediatamente elaborazione scientifica dell’esperienza della lotta di classe, ad esempio).

La formazione è una forma di estensione della concezione comunista del mondo, vale a dire della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia. In questa scienza la formazione ha con il complesso della scienza un rapporto diverso da quello che ha in tutte le altre scienze e questo rapporto è un salto qualitativo nella storia delle scienze in generale.

Nelle società divise in classi, la formazione serve a trasmettere la scienza acquisita tra le generazioni della classe dominante. In questo senso

a)   è relativamente statica: si tratta di un insieme di nozioni da trasmettere da una generazione all’altra (non è nella trasmissione della scienza che la scienza cresce, ma nell’esperienza della lotta contro la natura e della lotta di classe);

b)   si riferisce a una parte limitata della società, cioè alla classe dominante, ed entro la classe dominante ogni scienza  particolare si riferisce a una sua parte (di solito a un corpo di intellettuali e tecnici al servizio della classe dominante, ad esempio a chirurghi, biologi, violinisti, filosofi, ecc.);

c)   non è corpo integrante della scienza, ma una sua appendice (una cosa è lo scienziato, altra il docente che insegna la scienza).

Tutto questo non vale per la concezione comunista del mondo. Qui la formazione è parte integrante dell’elaborazione scientifica.

Infatti non è cosa che riguarda solo una classe o un suo ceto particolare - vedi quanto detto sopra in b). La riforma intellettuale (e morale) dei comunisti è opera che si svolge in ambito ristretto (nel Partito), ma solo per estendersi all’intera società. Compito del partito e della classe operaia di cui il partito è coscienza, è abolire la divisione in classi, e perché questo avvenga è necessario che le classi finora dominate acquistino capacità di dirigersi e di dirigere: gestione completa ed estesa universalmente delle attività specificamente umane. Tutti, quindi, devono diventare scienziati. Nel processo rivoluzionario l’apprendimento delle masse popolari non avviene certo solo tramite la formazione (le masse popolari apprendono soprattutto dalla pratica), ma non può avvenire senza la formazione, cioè senza una padronanza della scienza che dall’embrione (il partito) si estende a tutta la società.

La formazione è quindi un processo, che si sviluppa a partire da un ambito specifico (il Partito, la sua scuola, i suoi laboratori come i corsi ritiro).(1) Parte da questo ambito e riguarda i comunisti, si compie oggi e si basa sulla scelta, volontaria e individuale di chi aderisce al partito comunista, di “sottoporsi” alla riforma intellettuale e morale e ai processi di critica, autocritica e trasformazione e di lotta tra due linee (che sono dolorosi, ripetuti, richiedono disciplina, sono “controcorrente” rispetto all’ambiente circostante e richiedono anche “coercizione” volontariamente accettata) e formano quelli che dirigeranno le masse popolari a fare la rivoluzione socialista e poi la transizione al comunismo.

La formazione non è appendice della scienza - vedi quanto detto sopra in c). Infatti è una forma di sperimentazione della scienza: se nel processo di formazione, ad esempio in una scuola del Partito, gli studenti non comprendono le affermazioni del docente, questo non dipende dal fatto che sono stupidi o intellettualmente pigri, ma dal fatto che o quelle affermazioni non sono valide o i docenti non le hanno comprese, e quindi le hanno esposte male. Prendiamo ad esempio il marxismo-leninismo, che è stato la forma più avanzata del pensiero comunista lungo tutto il periodo della prima ondata della rivoluzione proletaria: chi oggi pretende di formarsi e formare sulla base del marxismo-leninismo resta inascoltato, perché questa forma di pensiero è superata, non risponde alle domande degli studenti che partecipano a un corso sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI, non spiega loro i limiti per cui il movimento comunista ha fatto alcuni passi indietro, non insegna loro come imparare a dirigersi e a dirigere, non accende in loro passione. Prendiamo ad esempio il marxismo-leninismo-maoismo, che è superamento del marxismo-leninismo: un docente che non lo ha compreso, tipo M. Amore, lo insegna male, e il suo cattivo insegnamento è espressione di una linea nel partito, la linea di destra che, individuata, viene combattuta dalla sinistra.

 

1. Quindi il cambiamento del modo di pensare che la formazione produce non avviene da un momento all’altro, come uno scoppio. È come la rivoluzione: non è una cosa che scoppia ma è una cosa che si costruisce. Gramsci spiega che “i mutamenti nei modi di pensare, nelle credenze, nelle opinioni, non avvengono per "esplosioni" rapide e generalizzate, avvengono per lo più per "combinazioni successive" secondo "formule" disparatissime. L'illusione "esplosiva" nasce da assenza di spirito critico. Come non si è passati, nei metodi di trazione, dalla diligenza a trazione animale, agli espressi moderni elettrici, ma si è passati attraverso una serie di "combinazioni intermedie" che in parte ancora sussistono (come la trazione animale su rotaie ecc. ecc.) e come avviene che il materiale ferroviario invecchiato negli Stati Uniti viene ancora utilizzato per molti anni in Cina e vi rappresenta un progresso tecnico - così nella sfera della cultura i diversi strati ideologici si combinano variamente e ciò che è diventato "ferravecchio" nella città è ancora "utensile" in provincia. Nella sfera della cultura anzi, le "esplosioni" sono ancora meno frequenti e meno intense che nella sfera della tecnica.

Si confonde l'esplosione "di passioni" politiche accumulate in un periodo di trasformazioni tecniche alle quali non corrispondono adeguate nuove forme di organizzazione giuridica, con le sostituzioni di nuove  forme di cultura alle vecchie.” (Quaderni del carcere a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, 2001 (prima ed. 1975), Torino, pag. 2269)

 

Dai due esempi si vede come la formazione non è statica - vedi quanto detto sopra in a), corpo di nozioni da trasmettere così come è, ma scienza in progresso, che progredisce se è compresa e fatta propria dai comunisti e che avanza all’interno del partito con la lotta (la lotta tra due linee e la lotta ideologica attiva) e all’esterno del partito nella lotta contro la classe dominante, che alla lotta sul piano ideologico dedica tante e più risorse di quante ne dedichi alla lotta sul piano economico e politico (vedi l’articolo Controrivoluzione preventiva e mondo virtuale in La Voce 51).

Nel nostro contesto presente la formazione, oltre che processo per fare apprendere la concezione comunista del mondo, è processo per farla assimilare, allo scopo di applicarla. Il primo corso-ritiro è una esperienza che unisce apprendimento e assimilazione, perché gli studenti sono quadri intermedi del Partito, e quindi devono

1.  colmare i loro deficit di conoscenza della concezione comunista del mondo,

2.  confrontare il proprio modo di pensare con quello della concezione comunista del mondo.

Il corso-ritiro quindi è un momento in cui alcuni dirigenti nazionali del Partito che hanno raggiunto una comprensione sufficiente della concezione comunista del mondo, la insegnano e imparano a insegnarla a quadri intermedi. La formazione ha quindi a che fare con l’organizzazione nel senso che la scienza viene trasmessa dal centro a chi la deve applicare sul territorio (e nel senso intrinseco che anche questa trasmissione è organizzazione, passaggio da teoria a pratica). Perciò quando diciamo che una volta definita la linea, l’organizzazione è il fattore decisivo del risultato, aggiungiamo che la formazione è aspetto essenziale di passaggio dalla definizione della linea alla sua attuazione, e cioè all’organizzazione, perché i quadri che devono attuare la linea non possono più farlo, ormai, per adesione identitaria, ma devono sapere perché e come farlo, dato il principio che chi non studia non è in grado di dirigere (dirige malamente anche se ci mette buona volontà, dirige sulla base del buon senso e dell’abitudine corrente, senza la scienza specifica dell’attività che dirige).

 

1.2 Considerazioni sul corso-ritiro

1.2.1 Laboratorio

Il corso ha carattere di laboratorio, sia dal punto di vista intellettuale, perché consente di fare lavoro di formazione senza disturbi esterni, sia dal punto di vista morale, perché chi viene deve scegliere. Il compagno Cristian, all’Attivo di sabato 27 febbraio a Napoli, dice che ha imparato che bisogna fare quello che è necessario e non quello che ci piace fare, e che andare in Val Brembana è stata una scelta. Tutti avevano altre cose da fare a casa, ma chi è andato ha scelto, alla luce della volontà di avanzare nella padronanza della concezione comunista del mondo, la scienza che servirà per tradurre in azione pratica la linea del GBP.

Oltre che il distacco dal proprio ambiente di vita, c’è stato anche il distacco da tutti i mezzi che la borghesia imperialista usa per la diversione. La società odierna, del precariato, dell’incertezza, non ci educa ad affrontare le difficoltà, ci fa apparire impossibile rinunciare a una serie di cose che distraggono dallo studio, incompatibili con lo studio. Ci indebolisce, dirà il compagno Cristian nel suo intervento all’Attivo del 27 febbraio, aggiungendo che la vita rigorosa, il divieto di usare Facebook, il camminare, tutto questo ci ha dato insegnamenti utili per fare fronte alla guerra civile che la borghesia imperialista ci prepara, guerra di liberazione che ci dobbiamo addestrare ad affrontare con fermezza morale e addestramento fisico.

Il carattere di laboratorio del corso si è manifestato anche per la capacità di fare emergere problemi e con una certa rapidità anche soluzioni. Stante il fatto che costruiamo un contesto chiuso, non esistono valvole di sfogo e quindi non è possibile che un compagno tenga i suoi problemi da parte o nascosti. Allo stesso tempo il collettivo è teso a individuare i problemi perché persistendo recano danno all’insieme.

  

1.2.2 Imparare a insegnare

Per i vari docenti l’esperienza è servita per assimilare l’idea che la formazione è la chiave per avanzare, come da più parti viene detto. La Carovana ha sviluppato “strumenti onnipotenti” (VO 51, p. 13), ma assimilare questa idea richiede tempo e lavoro, sia per chi insegna sia per chi apprende.

Dobbiamo insegnare a usarli, cioè dobbiamo dare alla formazione l’importanza che non le abbiamo dato fino a ieri, considerato che dovevamo prima elaborare la materia di studio almeno a grandi linee, ma come schema solido, come “basamento di granito” su cui costruire la rivoluzione.

 

Il corso-ritiro è, allo stesso tempo, sia punto di arrivo dell’esperienza sulla formazione che il P.CARC ha iniziato tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 con i corsi MP, sia esperienza in cui siamo avanzati su terreno nuovo: nel senso che è da questa data che iniziamo a portare avanti un processo di formazione con metodo.

In particolare in questa esperienza distinguo i lavori di Babini e di Amore per l’effetto che hanno avuto rispettivamente nella Federazione Toscana e nella Federazione Campania. Entrambi i docenti sono partiti senza esperienza, ma il primo, da un certo punto in poi, ha compreso il carattere scientifico della materia che stava trattando, rendendosi conto, via via, della sua importanza, della sua coerenza, della sua efficacia possibile. Amore, invece, ha sempre considerato la teoria rivoluzionaria in modo superficiale, con sufficienza. Con lo scarto tra i due modi di insegnare ha a che fare lo scarto tra le due Federazioni sul piano della formazione. Da qui emerge la necessità dell’Intervento Straordinario in Campania [ISC], di cui i corsi ritiro sono sintesi.

Oltre a essere sintesi dell’ISC, il corso-ritiro è quindi sintesi di questi anni di esperienza e punto di partenza per condurre il lavoro di formazione con metodo più scientifico. Se fino ad oggi abbiamo imparato provando e imparato molto dagli errori, da qui in avanti iniziamo a maneggiare l’arma con maggiore maestria e con metodo, otteniamo esiti positivi e da questi impariamo: la sperimentazione conferma la scienza.

In questo esperimento di laboratorio sono stati tolti elementi che si presentano in tutti i corsi MP, e a volte in tutte le sessioni, e cioè l’assedio rispetto a chi cerca di conquistare tempo per lo studio, assedio da parte di chi imperversa ponendo come prioritarie le ragioni di lavoro, di famiglia, di studio. È la questione di cui si parla nella Circolare DN 08/5°s 18.02.2016: “Quante volte (…) ci siamo trovati di fronte a un operaio che “non può venire alla manifestazione perché la madre, la fidanzata, ecc…..”, a una lavoratrice che “c’è il presidio però i figli…”, a un delegato sindacale scoraggiato dagli ostacoli che “meglio che mi occupo della mia famiglia”, ecc.?”

Contrastare queste pressioni indica che studiare è una battaglia, e in questa battaglia già si tratta di questioni che hanno a che fare con l’assimilazione della concezione comunista del mondo.

Queste pressioni, se hanno avuto l’effetto negativo di tenere fuori dal corso due compagne che si erano iscritte e che erano state accettate, d’altro lato non si sono fatte sentire durante il corso su chi è venuto, con l’eccezione significativa dell’intervento del padre di un compagno, che è stato utile per evidenziare il problema e per individuarne la soluzione (la questione è stata risolta in giornata, e con uno scambio di mail).

[...]

 

1.2.6 Rapporti familiari

Nel corso-ritiro, come scritto nella Circolare DN 08, abbiamo avuto modo di analizzare in vitro il rapporto tra relazioni familiari e lavoro politico, e più in generale il rapporto tra relazioni personali e relazioni politiche. Si scontrano la concezione di se stessi come individui singoli, secondo le concezioni clericale e borghese del mondo, e il concepirsi come soggetto collettivo, secondo la concezione comunista del mondo. Il nuovo modo di concepirsi si impone  oggettivamente, nel senso che il movimento comunista come movimento oggettivo ci impone di trasformarci. “Il comunismo è il movimento dell’intera umanità che si trasforma in modo da porre alla base della sua vita economica il possesso comune e la gestione collettiva e consapevole delle sue forze produttive da parte dei lavoratori associati. La realizzazione di questo obiettivo implica la trasformazione non solo dei rapporti di produzione, ma anche di tutte le relazioni sociali e quindi anche dell’uomo stesso, la creazione di un “uomo nuovo” per i suoi sentimenti, per la sua coscienza, per il modo di gestire se stesso e le sue relazioni.” (MP, pag. 82)

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