La Voce 51

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - novembre 2015

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Alcune massime amare

Ancora sul materialismo dialettico e la rivoluzione socialista

 

Insegna il materialismo dialettico che le cause esterne sono la condizione della trasformazione, le cause interne sono la base della trasformazione e le cause esterne operano attraverso le cause interne. A una temperatura adatta un uovo si trasforma in un pulcino, ma non c’è temperatura che possa trasformare una pietra in un pulcino, perché le basi dell’uovo e della pietra sono diverse. Se le cause interne non ci sono, le cause esterne sono inefficaci, non producono risultati. Ma vale anche che quando le cause interne ci sono, se le cause esterne non agiscono, agiscono malamente, un po’ sì e un po’ no, un giorno sì e un giorno no, quando gira sì e quando non gira no, una sì e una no, le cause interne non danno risultati.

Noi comunisti siamo le cause esterne della trasformazione delle masse popolari. Se non ci fossero nelle masse popolari, negli operai del nostro paese i presupposti perché esse si trasformino e diventino classe dirigente del paese, cioè di se stesse e del resto, il nostro lavoro sarebbe inutile. Ci sono o non ci sono nelle masse popolari del nostro paese?

Perché abbiamo scoperto e confermato che ci sono (e questo è stato il lavoro preliminare, principalmente di testa), noi diciamo: “dipende da noi se le masse si mobiliteranno, si organizzeranno, se le loro OO e OP costituiranno il GBP con gli esponenti dei tre serbatoi che godono della loro fiducia (immeritata o meritata, lo vedranno quando il GBP sarà costituito e l’aggressione della CI dall’estero e le manovre dei vertici della RP dall’interno cercheranno di rendere inutile se non controproducente l’opera del GBP e allora il ruolo di noi comunisti diventerà evidente)”.

Quando noi diciamo così, noi sottintendiamo che le masse popolari sono capaci di trasformarsi, che le condizioni interne della loro trasformazione ci sono. Cento volte in varie salse abbiamo detto che quelli che (alla Sergio Bellavita, alla Giorgio Cremaschi, ecc.) si lamentavano che le masse popolari sono poco combattive, che le masse popolari sono passive, ecc. dovevano fare loro un passo avanti e capire e dire se nelle masse le condizioni per mobilitarsi c’erano o no e se la loro azione per mobilitarle era quello che ci voleva.

La spontaneista trascura la sua azione, reputa che la sua azione è inutile, non sottopone se stesso a critica razionale, si flagella ma non si critica, non analizza la sua opera e se stesso. Nella sua mentalità le masse si muovono di per se stesse e lui partecipa, si mostra in bella posa, cerca di fare bella figura, di gesticolare bene e di essere nominato capo. Il comunista sa che le cause interne sono la base e le cause esterne la condizione. Con la testa (riforma intellettuale) si chiede, indaga per capire se ci sono le cause interne, per capire quali sono le cause esterne necessarie. Trenta anni fa, quando stampavamo Rapporti Sociali, lì scrivevamo di questo: ne discutevamo, non lo davamo per scontato e sottinteso. Se conclude che le cause interne ci sono, mette in moto le cause esterne nel modo e della qualità adeguate. E nei risultati verifica la sua analisi.

Lo sfaticato, il rivoluzionario della domenica, vent’anni dopo aver aderito dice (trascrivo dalla lettera con cui Massimo Amore si è dimesso dal P.CARC, quindi ha abbandonato la Carovana del (n)PCI): “Ognuno di noi che viene dalle masse popolari e che vuole diventare comunista, deve avviare la RIM [cioè, intenderebbe una persona onesta e sensata, deve imparare a pensare, pensare e comportarsi coerentemente a quello che professa: questo vuol dire “avviare la RIM” per chi non usa le parole per fare bella figura ma per dire onestamente quello che fa] e nello stesso tempo [quindi la RIM sarebbe qualcosa di diverso!] migliorarsi nell’adeguare la sua pratica alla teoria del Partito [sottinteso, teoria degli altri: io non penso, non elaboro, non provo; altri lo fanno e io mi ammanto delle loro idee, professo, dichiaro adesione alle loro idee e fedeltà a loro: sono il loro portavoce, aderisco e in cuor mio sto a vedere cosa succede e mi tengo aperte  alcune vie di ritirata; se le loro idee sono sbagliate peggio per loro, io comunque mi salvo]. Per fare questo [avviare la RIM e nello stesso tempo migliorarsi nell’adeguare] è necessario avere la convinzione di cosa sta facendo, la convinzione di quale deve essere il cammino che dobbiamo percorrere per avanzare nella creazione delle condizioni della rivoluzione socialista, in sintesi si deve condividere coscientemente la teoria che il Partito va elaborando”. Da dove gli nasce la convinzione? Dalla pancia? Dal consenso dei suoi familiari e amici? Noi diciamo che l’ordine logico delle cose è 1. che un compagno pensa e prova e 2. che quello che pensando e provando capisce, lo convince che ... Non che se è convinto allora pensa e prova. Se non pensa e non prova, la sua convinzione deve dire lui da dove gli viene e perché oggi è convinto e domani no. Di certo non gli viene dal suo aver pensato e provato!

Io no, “ma voi avete adottato la linea del GBP e sono sette anni che la sperimentate ...” aveva scritto qualche riga prima “e in me il dubbio si è allargato e si è trasformato nella convinzione che non combinerete nulla” parafrasiamo noi. Effettivamente per anni noi abbiamo sperimentato e quello che abbiamo ricavato lo ha esposto in questo stesso numero di La Voce la compagna Tonia N. e non sto a ripeterlo. Quanto all’allora compagno Massimo Amore, ben prima che disertasse, per anni gli è stato fatto notare che non faceva quello che poteva fare e che si era impegnato a fare per trasformare gli ampi legami e le simpatie di cui godeva e il prestigio che il Partito riscuoteva e di cui lui si giovava, in un lavoro tenace, assiduo, responsabile, coerente e onesto di costruzione di una organizzazione proletaria e di una coscienza comunista; per passare dalla retorica rivoluzionaria che si ammanta di belle frasi, all’analisi di classe e delle relazioni che legano nel movimento classi, organismi e individui e costruire su questo una direzione comunista fatta di influenza in alcuni casi, di orientamento in altri e di vera e propria direzione in altri ancora. Che lamentarsi degli scarsi risultati di un’attività condotta in contrasto con le indicazioni o a sprazzi o facendo una cosa e omettendone un’altra era disonesto, come un pescatore che si ostina a usare una rete sbrindellata e si lamenta che sono pochi i pesci che restano impigliati. Se bisogna fare tre cose e ne fai due, è disonesto lamentarsi che le due non hanno dato risultati: se a una sedia gli fai due gambe anziché quattro, non è mezza sedia, pressappoco una sedia!

 

**** MANCHETTE ****

Il lavoro di massa del Partito

In questa fase il nostro obiettivo è portare le masse popolari a organizzarsi e a costituire un loro governo d’emergenza. È la via più diretta e meno distruttiva per far fronte al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone e un passo avanti nella rivoluzione socialista. È l’unica alternativa alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari, alla mobilitazione delle masse popolari sotto la direzione dei gruppi più reazionari e criminali della borghesia e del clero per fare la guerra all’esterno e la guerra civile all’interno del paese.

Per raggiungere il nostro obiettivo ogni membro del Partito, ogni Comitato di Partito e ogni simpatizzante del Partito deve darsi un preciso piano d’azione,

1. per promuovere - a partire dai contatti esistenti e stabilendone di nuovi - azienda per azienda (in ogni azienda capitalista, in ogni azienda pubblica che produce merci (Finmeccanica, ecc.), in ogni azienda pubblica che produce servizi non destinati alla vendita (scuola, ospedale, ecc.)) e in ogni zona d’abitazione la costituzione di Organizzazioni Operaie (OO) e Popolari (OP) prendendo pretesto da ogni emergenza, da ogni problema che i lavoratori, l’organismo o le masse popolari devono risolvere;

2. per intervenire in ogni OO e OP e orientarla (con direzione diretta, per vie varie di influenza, con il metodo delle leve, ecc.) a promuovere la costituzione di altre OO e OP servendosi ognuna dei suoi contatti e della sua influenza, a coordinarsi con altre OO e OP, a comportarsi come nuova autorità pubblica locale che sostituisce quelle della Repubblica Pontificia e indica alle masse cosa fare, a stabilire rapporti con esponenti della “seconda gamba” (esponenti dei “tre serbatoi”) e stringere con essi rapporti in vista di costituire il GBP;

3. per reclutare gli elementi più avanzati individuandoli e facendo per ognuno di essi un preciso piano di reclutamento.

Questo lavoro deve essere sostenuto da un vasto e articolato lavoro di propaganda del comunismo. Può farlo un partito clandestino? Certamente. Per diffondere idee e confutarne altre, non occorre dichiarare che si è membri o simpatizzanti del Partito. Basta avere un orientamento giusto (e a questo fine basta leggere la rivista del Partito e i Comunicati) e  conoscere le idee e i problemi del pubblico a cui si parla (saper pensare).

La sinistra borghese ci offre pretesti e appigli per spiegare il ruolo delle varie classi, le leggi della società borghese, il ruolo della prima ondata nello strappare le conquiste che ora la borghesia e il clero stanno eliminando, la natura della crisi in corso che la sinistra borghese (quella di vecchio stampo nata e vissuta alla sinistra del sistema politico borghese, nel teatrino della politica borghese (PRC, PCd’I, Sinistra per Tsipras, Sinistra Italiana, SEL, ecc.) composta dai frammenti e rimasugli del vecchio movimento comunista e della sua putrefazione) e quella di nuovo tipo che riflette la rivolta al sistema politico borghese ed è una alternativa all’astensionismo (M5S, liste civiche)) sistematicamente ignora nelle sue denunce e nelle sue proposte.

I comunisti tradizionalisti (Partito Comunista di Marco Rizzo, gruppi trotzkisti staccatisi dal PRC o ancora nella sua galassia) ci offrono appigli per spiegare il ruolo della prima ondata della rivoluzione proletaria e i suoi insegnamenti, perché i partiti comunisti dei paesi imperialisti non hanno instaurato il socialismo, quali sono le lezioni da tirarne, cosa dice il nuovo Partito comunista italiano.

Ogni occasione è buona per spiegare la concezione del mondo, l’analisi del corso delle cose e la linea che i comunisti e i lavoratori avanzati devono seguire. Basta conoscerle (e a questo serve lo studio della letteratura del Partito) ed esporre gli aspetti che meglio rispondono alle caratteristiche particolari del pubblico a cui ci si rivolge.

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Ovviamente il problema non riguarda solo l’ex compagno Massimo Amore. Se così fosse, non sarebbe durato così a lungo, facile che si sarebbe corretto, migliorato. Si tratta di una malattia diffusa, più grave in alcuni (i compagni della domenica) e meno in altri. La tendenza a dire, a professare (cioè inalberare e lanciare) parole d’ordine e concezioni più “rivoluzionarie” dell’attività che effettivamente si compie, è ampiamente diffusa nel nostro paese. È radicata nella prassi della Chiesa (fate quello che dico, non quello che faccio) e i revisionisti moderni l’hanno recepita e rilanciata, adattata alle masse popolari: per decenni Togliatti ha parlato di rivoluzione e promesso il socialismo mentre praticava la collaborazione con la DC e l’integrazione nella Repubblica Pontificia. Ci si è abituati a sentire (e alcuni anche a dire) cose che non erano.

Più di un compagno ha aderito alla Carovana del (n)PCI per la nostra vicinanza alle Brigate Rosse (che in realtà era pratica e propaganda della solidarietà di classe verso compagni che con coraggio e generosità avevano tentato una strada per far fronte a problemi che erano di tutti noi, compagni che erano deragliati verso cui praticavamo schieramento di classe, discriminante di classe di fronte al nemico delle masse popolari) e per la nostra attività e concreto impegno a scoprire e mettere in luce le basi della rinascita del movimento comunista (bilancio della prima ondata, spiegazione del motivo per cui non avevamo instaurato il socialismo, analisi marxista del corso delle cose, indicazione dell’instaurazione del socialismo come nostra linea e sola soluzione delle contraddizioni in cui la società attuale è incagliata, incatenata e marcisce). Lo spunto per l’adesione è diverso da compagno a compagno e spesso del tutto casuale. L’importante è poi trasformare questa adesione in pratica di costruzione da cui si impara e su cui si riflette. Chi è rimasto all’adesione casuale, a un certo punto può capitare che “non mi piace” più, è diventato “troppo difficile”. Ma chi ha lavorato, costui ha riscontrato nella sua pratica cosa andava e cosa non andava. La traduzione nella pratica significa traduzione nel particolare e attuazione concreta della linea generale. È questo che porta avanti, permette la verifica e la messa a punto, porta a risultati che comunichi, discuti, ben diversi dal “non mi piace” più, non sono più convinto.

Questa malattia è ancora diffusa, dobbiamo ancora debellarla. E i tempi stringono, il corso delle cose non lascia alibi, la crisi economica, l’emigrazione, la disgregazione sociale, la guerra premono alle porte.

Esistono o non esistono le condizioni per la rivoluzione socialista (causa interna)?

È o non è adeguata la nostra attività (causa esterna)?

Cullarsi a non dare risposte a queste domande aggrava il disfacimento morale e intellettuale.

Nicola P.