La Voce 51

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - novembre 2015

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Controrivoluzione preventiva e mondo virtuale

Appunti per un discorso da sviluppare sul sistema di idee, sentimenti, immagini e sensazioni con cui la borghesia cerca di occupare le menti, i cuori e i corpi di una parte importante delle masse popolari dei paesi imperialisti, soprattutto dei giovani, per distoglierli dal partecipare alla rivoluzione socialista.

 

Nel capitolo 1.3.3 del nostro Manifesto Programma (MP) abbiamo illustrato il regime di controrivoluzione preventiva (RCP). Esso ha avuto un grande sviluppo nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria e ha subito una trasformazione particolare in questi ultimi decenni con lo sviluppo della seconda crisi generale del capitalismo.

Nella prima parte del secolo scorso la rivoluzione russa ha confermato alla borghesia imperialista che essa non è in grado di stroncare dall’esterno la rivoluzione socialista una volta che questa si è affermata.(1) Una volta che la rivoluzione socialista era diventata un movimento pratico di milioni di uomini organizzati sotto la direzione del partito comunista, era risultato impossibile attuare il programma lanciato nel 1918 da Churchill: soffocare il bambino finché è ancora nella culla. Bisognava quindi prevenirne la nascita. Da qui ha preso il via lo sviluppo su larga scala e con dovizia illimitata di mezzi e risorse il regime di controrivoluzione preventiva: l’insieme di istituzioni e operazioni messe in atto dalla borghesia imperialista per prevenire la rivoluzione socialista, per distogliere le masse popolari dei paesi imperialisti dalla rivoluzione socialista.

1. In questo contesto non ci occupiamo dell’azione della borghesia sulle contraddizioni interne della rivoluzione socialista, le sette grandi contraddizioni dei paesi socialisti.

 

Nel MP abbiamo descritto i cinque pilastri su cui regge il RCP principalmente con l’occhio a come la borghesia li ha costruiti quando nel mondo il corso delle cose era caratterizzato dalla prima ondata della rivoluzione proletaria, nel periodo che nei paesi imperialisti fu quello del capitalismo dal volto umano. Dobbiamo ora comprendere meglio come si modifica il RCP quando nel mondo il corso delle cose è caratterizzato dalla seconda crisi generale del capitalismo.

L’opera della borghesia nel secondo pilastro (le condizioni economiche delle masse popolari, i rapporti di produzione in senso stretto) è vincolata da presso dalle leggi del suo modo di produzione (le leggi della valorizzazione del capitale e dello sfruttamento della forza lavoro) a cui in definitiva la borghesia non può sfuggire. La crisi generale sgretola questo pilastro. Reddito e diritti delle masse popolari vengono sistematicamente ridotti in ogni paese imperialista.

Nei pilastri terzo (la partecipazione delle masse alle lotte del sistema politico borghese) e quarto (le relazioni della società civile, in particolare le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, la politica economica dei suoi Stati verso le masse popolari) i margini di manovra della borghesia sono ristretti dai risultati che ottiene col primo e col secondo pilastro e dalla conflittualità che cresce tra i gruppi imperialisti stessi (ognuno deve valorizzare il suo capitale anche a spese degli altri gruppi, bisogna impedire che un gruppo faccia leva sulle masse popolari contro gli altri: quindi la borghesia deve ridurre il ruolo delle masse popolari nel suo sistema politico).

Quanto all’ultimo pilastro, il quinto, la repressione, esso è strettamente determinato dai risultati ottenuti con i primi quattro ed è un’arma pericolosa e allarmante per la borghesia, perché sfocia nella guerra in termini militari. Se la repressione supera un certo limite, non è più prevenzione ma scontro tra rivoluzione e controrivoluzione, alimenta la rivoluzione.

È nel primo pilastro che la libertà di manovra della borghesia è massima. Per questo pilastro del RCP la borghesia gode di un ampio margine di manovra, di grande libertà di sviluppare la potenza creatrice di cui dispone, perché esso riguarda le idee, i sentimenti, le immagini e le sensazioni: le menti, i cuori e i corpi (i sensi) degli uomini. Qui il RCP ha avuto il  massimo del suo sviluppo, tanto più ampio e articolato quanto meno efficaci diventano gli altri pilastri.

Il primo dei cinque pilastri è di tipo squisitamente spirituale. Esso è particolarmente importante come arma contro il movimento comunista, perché il comunismo è nella storia umana il primo sistema di relazioni sociali che gli uomini possono fare solo se ne hanno coscienza, se lo pensano prima di farlo, mentre tutti i sistemi sociali finora gli uomini li hanno costruiti senza rendersene conto. Le classi oppresse erano addirittura per loro natura escluse dalle attività specificamente umane, si trovavano ad aver costruito un sistema di relazioni sociali di cui non avevano avuto e, anche a cose fatte, non avevano coscienza. La separazione e il contrasto tra la loro esperienza diretta e la loro coscienza del mondo, la loro immagine del mondo, le idee, i sentimenti e le sensazioni di cui era popolato il loro spirito, erano già condizione corrente delle classi oppresse e sfruttate. Si trattava per la borghesia imperialista di perpetuare questo stato delle cose che si era affermato nei secoli, ma dirigerlo in modo adatto a un contesto (la società borghese) che per sua natura spinge le masse oppresse a superarlo. Si trattava per la borghesia di mantenere e alimentare negli individui delle classi oppresse idee, sentimenti, immagini e sensazioni che li distogliessero dal mettere mano a cambiare il sistema di relazioni sociali, cosa a cui li spingevano le caratteristiche che distinguevano la società borghese da tutte le società del passato anch’esse basate sulla divisione in classi. La sostituzione del mondo virtuale al mondo reale è il punto di arrivo attuale di quest’opera.

 

Negli anni successivi alla Comune di Parigi (1871) la borghesia aveva fatto pace con la Chiesa Cattolica e in generale con le vecchie istituzioni religiose cristiane europee e le loro dottrine, per avere il sostegno dei loro residui seguaci nella lotta contro il movimento comunista.(2) Ma le vecchie religioni non bastavano e lo sviluppo della società borghese e della lotta di classe restringeva irresistibilmente il loro campo: i credenti cristiani non possono che diminuire come percentuale della popolazione dei paesi imperialisti. Le vecchie religioni cristiane riflettevano un sistema di relazioni sociali che la borghesia stessa aveva intaccato, che non poteva ripristinare, che anzi continuava a distruggere. Le vecchie religioni avevano aiutato gli uomini a vivere in un mondo che aveva un suo ordine definito e immutabile basato su rapporti di dipendenza personale. Finché i sistemi di relazioni sociali avevano questa caratteristica, le religioni erano state adeguate al loro compito. La borghesia aveva demolito quell’ordine sociale e con ciò essa aveva intaccato anche la sua raffigurazione religiosa nelle menti, nei cuori e nei sensi. La vecchie religioni svolgevano un ruolo di contrasto al movimento comunista, ma non avrebbero retto allo scontro in atto. Bisognava creare un mondo di idee, di sentimenti, di immagini e di sensazioni più efficace di quello delle vecchie religioni cristiane, più duttile e più adatto a un mondo in cui la borghesia stessa aveva emancipato l’individuo dai legami familiari, comunitari e più in generale dai rapporti di dipendenza personale. Nacque allora l’industria culturale borghese che divenne nel corso degli anni anche un altro grande terreno di valorizzazione del capitale e dette luogo allo sviluppo di strumenti e di mezzi che costituiscono altrettanti rami di industrie.

2. Le relazioni tra la borghesia imperialista e le istituzioni religiose dei paesi oppressi (islam, ecc.) sono un capitolo di cui in questo scritto non ci occupiamo, anche se esso è di grande attualità ed è assolutamente fuorviante trattare delle religioni dei popoli dei paesi oppressi senza tener conto dell’oppressione a cui il sistema imperialista li sottomette.

 

Uno dei caratteri che la distinguono dalle vecchie istituzioni religiose fu che partiva dalle iniziative, istituzioni e procedure con cui la borghesia aveva dato il via alla conoscenza scientifica del mondo, anche se essa deve distogliere gli uomini dal capire se stessi e il mondo in cui vivono. Al contrario costruisce negli uomini un’immagine del mondo sostitutiva del mondo reale in cui però gli uomini continuano a vivere. È mistificazione e intossicazione e comunque diversione dal mondo reale.

Le scienze naturali che la borghesia aveva creato su grande scala rendevano gli uomini capaci di disfare e rifare il  mondo. Ma la trasformazione che la borghesia portava e ammetteva nel mondo aveva un limite: il proprio dominio di classe. Il sistema di relazioni sociali doveva mantenersi nell’ambito del suo dominio di classe, attenersi alla divisione della società in classi e assecondare la valorizzazione del capitale.

Il movimento comunista invece personifica la scienza delle attività con cui gli uomini avevano fatto e fanno la loro storia. Esso porta alle estreme conseguenze quello che la borghesia aveva messo in moto: non solo trasformare la natura secondo scienza, ma trasformare anche il sistema di relazioni sociali. Esso trasforma la società capitalista secondo la linea di sviluppo che le è propria. Questa linea va all’eliminazione delle divisioni della società in classi di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori e delle altre divisioni (le sette grandi contraddizioni dei paesi socialisti) che hanno carattere di classe. Quella linea va verso l’emancipazione dei proletari che per attuarsi comporta l’eliminazione di ogni oppressione di classe e l’instaurazione del comunismo: “l’associazione nella quale il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti” (Manifesto del partito comunista, 1848).

È quello che la società capitalista non può tollerare. Gli apprendisti stregoni avevano messo al mondo la loro negazione e ora dovevano trovare un rimedio. Il rimedio è sostituire nella mente e nel cuore degli uomini un mondo fittizio al mondo reale: creare un mondo virtuale che sostituisce il mondo reale. È il lavorio che la borghesia ha messo in moto già a partire dalla nascita del movimento comunista, nella prima parte del secolo XIX, a partire dalle scienze economiche con il passaggio dall’economia classica che studiava i rapporti sociali di produzione all’economia volgare che studia il mercato, le relazioni aziendali, il denaro e le banche, le borse, ecc. Quando nei paesi più avanzati la borghesia ha raggiunto il suo limite storico, essa ha incominciato a contrastare la conoscenza scientifica delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, perché la conoscenza di questa storia, sviluppata dagli esponenti stessi della borghesia (David Ricardo in particolare) mostrava il limite della borghesia stessa e la sua fine. Il passaggio dall’economia classica all’economia volgare è la prima manifestazione su grande scala di questa svolta. Passaggi analoghi sono stati fatti in altri campi fino alla creazione di un mondo virtuale dalle mille varianti: ogni individuo trova quello che gli si adatta meglio e fin che resta nel mondo virtuale è libero di passare da una variante a un’altra. Quello che hanno in comune tutte le varianti, è di non essere riproduzioni del mondo reale, di non essere scienza. La borghesia, piangono gli esponenti della sinistra borghese, “si è impadronita dei corpi, delle menti e dei cuori e si è presentata come priva di alternative” (Carlo Galli, il manifesto 17.11.2015 pag. 15).

L’informatica ha fornito i supporti e gli strumenti all’industria culturale borghese che fabbrica e impone il mondo virtuale, come le tecniche monetarie hanno fornito i supporti di cui il capitale finanziario aveva bisogno.

 

Il nichilismo, la negazione di ogni valore, era già una corrente largamente diffusa nel mondo intellettuale all’inizio del XX secolo. Oggi caratterizza tutta una serie delle varianti del mondo virtuale. La borghesia non ha valori da proporre, il nichilismo è una variante dei suoi sistemi di intossicazione.

La tesi che gli uomini non sono in grado di conoscere il mondo in cui vivono è un’altra variante, per lo più solo sottintesa. La negazione che la conoscenza desse all’uomo una rappresentazione veritiera, efficace, servibile del mondo era già costituita in corrente filosofica (il neokantismo) all’inizio del secolo XX ed è contro questa corrente che Lenin scrisse Materialismo ed empiriocriticismo - Note critiche su una filosofia reazionaria (1908, Opere vol. 14).

Il mondo andava conosciuto, il mondo era una realtà che preesisteva alla attività conoscitiva dell’uomo e della società umana oppure andava inventato, era un prodotto dell’uomo, della sua attività conoscitiva?

L’umanità è effettivamente giunta a un punto del proprio sviluppo tale che può consapevolmente disfare e rifare il mondo. Il movimento comunista è la manifestazione e la personificazione di questa possibilità in azione. Ma lo può fare combinando libertà e necessità, trasformando la società borghese secondo la linea di sviluppo che le è propria. Il marxismo ha studiato la società borghese e ha messo in luce la linea di sviluppo che le è propria. Il movimento  comunista ha iniziato a trasformarla in conformità a quella linea.

Gli esponenti della sinistra borghese dicono che il movimento comunista è risultato soccombente in questa fase storica. Ma la borghesia imperialista condivide così poco questa tesi, è così poco convinta che la sconfitta è definitiva, che procede su grande scala alla sostituzione del mondo virtuale al mondo reale nelle menti, nei cuori e nei corpi della popolazione dei paesi imperialisti, in particolare dei giovani. Né la sinistra borghese si attarda a spiegare perché e in che senso il movimento comunista è risultato soccombente in questa fase. Solo noi comunisti abbiamo analizzato cause e forme dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e ne abbiamo ricavato le armi per la rinascita e il catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone nel mondo reale conferma che della rinascita del movimento comunista l’umanità ha bisogno. La sinistra borghese non se ne occupa, tanto è la fretta di seppellirlo e grufolare nelle aspirazioni e narrazioni del mondo virtuale. Non fa analisi ben fondate delle contraddizioni del presente ma si associa alla borghesia imperialista sostituendo al mondo reale le sue varianti di mondo virtuale di cui riempie “i corpi, i cuori e le menti”.

 

Ma proprio qui sta il punto debole del mondo virtuale e di tutto il primo pilastro del RCP. La borghesia imperialista non è in grado di cambiare il mondo reale perché il cambiamento dell’attuale sistema di relazioni sociali consiste nell’eliminazione del modo di produzione capitalista. Essa deve impedire che le classi sfruttate e oppresse conoscano il mondo reale. Lo deve sostituire con varianti di mondo virtuale.

Quanto a noi comunisti, noi dobbiamo anzitutto sbarazzare la nostra mente, il nostro cuore e il nostro corpo del mondo virtuale per rappresentarci il mondo reale che i proletari e le masse popolari devono trasformare perché è in quello che vivono, con cui si scontrano e confrontano.

In proposito esiste un problema che riguarda noi comunisti e un altro che riguarda le masse popolari.

Per quanto riguarda noi comunisti, è indispensabile che noi assimiliamo la scienza del mondo reale e che la usiamo come guida della nostra attività. La riforma intellettuale e morale è già una questione ampiamente trattata nel Partito. Ovvio che la sinistra borghese e la borghesia lottano, oggi come all’inizio del secolo scorso i fondatori e seguaci dell’empiriocriticismo contro cui si è scagliato Lenin, contro la “pretesa” dei comunisti di aver elaborato e di elaborare la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia e di applicarla alla trasformazione della società borghese. Per i revisionisti e in generale anche per la sinistra dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, la cosa non poneva problema neanche allora perché i primi rinnegavano essi stessi il marxismo e i secondi lo studiavano e proclamavano, ma quanto all’attività politica anche loro lo ignoravano (non lo usavano come guida per l’azione) e se la sbrogliavano affrontando empiricamente o pragmaticamente il mondo regolandosi secondo il senso comune alimentato dalla borghesia. Che essa sia pragmatica, è ovvio e non può evitarlo perché non ha domani, non può che tirare a campare: “a lungo andare noi saremo tutti morti” si consolava Keynes. I comunisti invece usavano il marxismo come guida della loro azione e dovevano venire a capo della contestazione fatta dagli empiriocriticisti (che si vantavano di appoggiare le loro argomentazioni sugli “ultimi e più avanzati risultati delle moderne scienze naturali” dell’epoca), come noi oggi dobbiamo tra le nostre fila venire a capo di ogni contestazione del carattere scientifico della conoscenza della società.

Quanto al mondo virtuale con cui la borghesia intossica le masse popolari, il fatto che la mente è occupata da una mistificazione del mondo reale anziché dalla riproduzione del mondo reale nel pensiero, una mistificazione che si urta a ogni passo con l’esperienza pratica in cui gli individui si confrontano invece con il mondo reale, fa vivere agli individui e ai gruppi sociali le mille situazioni da vicolo cieco e da incubo in cui sono impigliati e spiega sia le diffuse malattie mentali sia i comportamenti (criminali e no) apparentemente assurdi. Infatti la mistificazione non cambia il mondo reale mentre è proprio con esso che nell’esperienza gli uomini si confrontano e scontrano: i fatti hanno la testa dura. Le istituzioni che costituiscono il primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva nutrono gli individui di un  insieme di idee, immagini, sensazioni, relazioni e sentimenti immaginari. Droghe e psicofarmaci sono ingredienti necessari. Proprio questo rende quegli individui disadattati: incapaci di vivere nel mondo reale, tendenti alla schizofrenia, allo sballo, all’emarginazione, al suicidio. I postmoderni dicono che il mondo virtuale ha sostituito il mondo reale, che abbiamo superato il mondo reale. In realtà quelli la cui mente, il cui cuore e il cui corpo sono occupati dalla mistificazione si ritrovano impotenti, incapaci di trasformare il mondo reale e subiscono le conseguenze (pratiche, intellettuali e morali) della loro impotenza perché è tuttavia nel mondo reale che anch’essi vivono. Quanto più sono immersi nel mondo virtuale, quanto meno il mondo reale è presente nella loro mente, nel loro cuore, nel loro corpo, tanto meno sono capaci di trasformarlo e tanto più lo subiscono. Le cellule di soccorso psicologico e la repressione sono le armi con cui la borghesia li adatta ad esso visto che essi non lo trasformano e la borghesia per sua natura non può trasformarlo.

È possibile rompere la sottomissione delle masse al mondo virtuale, all’intossicazione, alla mistificazione e alla diversione che impedisce o comunque ostacola e frena, rende difficile la loro partecipazione alla rivoluzione?

L’idea che il sistema di intossicazione, di mistificazione e di diversione è invincibile perché grandi sono le risorse che la borghesia vi dedica, è una concezione reazionaria. Proprio il fatto che la borghesia imperialista vi dedica tante risorse è invece un indice dell’instabilità del suo potere. Il mondo virtuale è debole perché le menti, i cuori e i corpi degli uomini sono formati non solo dal mondo virtuale che il regime di controrivoluzione preventiva impone con i sistemi di comunicazione e intossicazione di massa, ma anche dall’esperienza del mondo reale. Gli incubi suscitati dal mondo virtuale e la conoscenza scientifica del mondo reale si contrastano. Quando il movimento comunista rappresenta il mondo reale in modo adeguato anche nelle menti, nei cuori e nei corpi, questo prevale sul mondo virtuale.

Marco Martinengo