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La Voce 50 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - luglio 2015

 

La concezione comunista del mondo

La scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia

 

Circa 150 anni fa Marx ha studiato la storia dell’umanità come si studia un processo di storia naturale e ne ha ricavato la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, il marxismo che noi chiamiamo anche concezione comunista del mondo.

Questa, come ogni scienza,

1. è sottoposta alla verifica della pratica,

2. si arricchisce di nuove nozioni e di nuovi campi man mano che è applicata e l’elaborazione si estende a nuovi aspetti,

3. più di ogni altra scienza, proprio perché favorisce o lede e comunque tocca non solo gli interessi pratici ma anche i legami e le abitudini intellettuali e sentimentali degli individui, è soggetta a contestazioni, tentativi di revisione, denigrazione, adattamenti e travisamenti. Essa stessa dà ragione anche dell’ostilità che incontra in campo teorico.

Più di altre scienze, è difficile assimilarla: non la insegnano, la ignorano o denigrano e travisano tutte le scuole delle classi dominanti e tanto più dove e da quando sono dirette in conformità con il primo pilastro della controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma cap. 1.3.3. pagg. 46-56). Per la natura del campo di cui tratta, non è facile applicarla. Essa stessa dà ragione di questa difficoltà.

Ma quanto alla verifica della pratica, questa scienza ha avuto una conferma grandiosa e assolutamente convincente.

I promotori e dirigenti della I e II Internazionale che si sono grossomodo ispirati al marxismo, sono approdati alla raccolta di forze importanti con importanti effetti pratici sulla gestione delle vita della società in tutti i paesi che negli ultimi 150 anni sono stati alla testa della storia dell’umanità. Il marxismo ha ispirato o influenzato le classi sfruttate, i popoli oppressi e le donne e ha costretto le classi dominanti sulla difensiva: la condotta di queste è stata in misura crescente determinata dalla necessità di difendere il loro potere dalle classi sfruttate e dai popoli oppressi.

Lenin, Stalin e i loro seguaci, guidandosi con quella scienza hanno scatenato e guidato la prima ondata della rivoluzione proletaria che lungo tutta la prima parte del secolo scorso ha sconvolto e trasformato il mondo approdando alla costruzione dei primi paesi socialisti, alla fondazione delle Repubblica Popolare Cinese, alla distruzione del sistema coloniale e al “capitalismo dal volto umano” con cui la borghesia dei paesi imperialisti è riuscita a contenere il movimento comunista facendo violenza alla sua propria natura.

Nella storia dell’umanità nessun movimento, nessuna religione, nessuna impresa ha mai in così poco tempo sconvolto e cambiato il mondo e inciso sul corso della storia altrettanto profondamente e su scala così vasta. Nessun paese è sfuggito alla prima ondata della rivoluzione proletaria, in ogni paese quanto vi era di più progressista e ribelle all’ordine costituito è confluito in essa, tutte le forze reazionarie in ogni paese si sono coalizzate per farvi fronte e anche dove vi sono riuscite hanno avuto grosse difficoltà a mantenersi al potere.

 

Oggi giustamente dobbiamo verificare la concezione comunista del mondo a fronte dell’esaurimento di quella grande ondata di progresso, di rinnovamento, di organizzazione e di elevazione della coscienza delle classi “da sempre” escluse  o tenute ai margini delle attività che distinguono in campo intellettuale e morale la specie umana da tutte le altre specie. (1)

1. Scientifico qui è da intendere nel senso di metodo analogo a quello usato da tutti gli scienziati: capire come funziona un processo e confermare la verità della comprensione facendolo funzionare: come si fa per ogni scienza, dalla chimica alla pediatria. Non tutta l’attività intellettuale è scienza. L’arte e la scienza sono due campi diversi di attività intellettuale: una delle differenze è che la conoscenza scientifica è trasmissibile, la si può insegnare. Consideriamo un guaritore e un medico. Una delle differenze tra i due è che il guaritore ha capacità e poteri che sono sua dote personale, mentre il medico ha appreso una scienza e compie attività che può insegnare ad altri.

 Ma altrettanto giustamente bisogna osservare che la semplice sconfitta non basta a concludere che la scienza che ha guidato i suoi promotori è sbagliata. Se, a seguito di uno o più fallimenti, quelli che sei secoli fa dall’Europa volevano approdare nelle Indie navigando verso Occidente, avessero concluso che la teoria che la Terra è rotonda era sbagliata, non saremmo mai approdati nelle Americhe. Questo vale per ogni scienza: in ogni campo la scienza procede tramite successi e sconfitte, nel campo della teoria (errori di elaborazione) e nel campo della sua applicazione pratica. Solo entrando nel merito delle cause e della natura dell’esaurimento della prima ondata nella seconda parte del secolo scorso, possiamo capire sia perché si sono avuti grandi successi sia perché si è avuto la sconfitta di cui oggi l’umanità sta pagando gli effetti in ogni campo della sua esistenza (ambientale, economico, politico, intellettuale, morale, della coesione sociale). Tanto più è necessario questo lavoro perché proprio i cultori più eminenti di quella scienza e dirigenti dell’ultima fase della grande ondata, Stalin e Mao Tse-tung, avevano tempestivamente messo sull’avviso, indipendentemente l’uno dall’altro, che se non si risolvevano alcuni problemi, i grandi successi sarebbero sfociati in una sconfitta. Né la sconfitta può essere considerata il risultato della scienza con cui essi si guidavano e la conclusione della loro opera. Infatti la sconfitta è sopravvenuta dopo che i loro successori alla testa dei rispettivi partiti comunisti avevano ripudiato e condannato le loro concezioni: Kruscev e Breznev hanno ripudiato la concezione del mondo a cui si era ispirato Stalin e Teng Hsiao-ping quella a cui si era ispirato Mao. Entrambi sono stati esplicitamente messi da parte da loro avversari e successori (evento la cui possibilità era prevista: la lotta tra due linee è un tratto costante nel movimento comunista) e i loro allarmi trascurati. Per cui gli eventi successivi alla morte dei due vanno attribuiti non alla concezione che essi impersonavano, ma piuttosto semmai al ripudio di essa.

Il nuovo PCI ha studiato ed esposto le cause sia dei grandi successi sia della tragica conclusione della prima ondata della rivoluzione proletaria. Noi oggi stiamo cercando di dimostrare le nostre conclusioni sul terreno teorico (perché il marxismo, come ogni scienza, è una teoria) ma anche sul terreno pratico: la prova della pratica. Il nostro Manifesto Programma e la nostra letteratura (in particolare La Voce e i Comunicati CC) espongono i risultati della nostra elaborazione.

 

Ciò premesso, quali erano a grandi linee le conclusioni cui era arrivato Marx a proposito della storia dell’umanità?

Egli aveva considerato le teorie che nel passato avevano trattato in qualche modo il tema delle condizioni inique in cui il sistema di relazioni sociali basato sulla divisione dell’umanità in classi sociali relegava gran parte della società. In proposito nella lettera a Ruge del settembre 1843 (Opere complete vol. 3, ER 1976 pag. 12) parla del “sogno di una cosa” di cui occorre prendere coscienza, dei “pensieri del passato” che ora si tratta di realizzare (lo ribadirà pochi mesi dopo, nella primavera del 1845 nella 11a delle Tesi su Feuerbach (Opere complete vol. 5, ER 1992 pag. 5), degli obiettivi per cui “effettivamente l’umanità combatte”.

Nella sua lettera a Joseph Weydemeyer del 5 marzo 1852 (Opere complete vol. 29, ER 1972 pag. 537) Marx dirà: “Molto tempo prima di me, storiografi borghesi hanno descritto lo sviluppo storico di questa lotta delle classi ed economisti borghesi la loro anatomia economica. Ciò che io ho fatto di nuovo è stato:

1. dimostrare che l’esistenza delle classi è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione;

2. che la lotta delle classi conduce necessariamente alla dittatura del proletariato;

3. che questa dittatura medesima non costituisce se non il passaggio all’abolizione di tutte le classi e a una società senza classi.”

 Marx aveva concluso che motore della storia umana era stata la lotta degli uomini contro la natura per strapparle di che nutrirsi, proteggersi e riprodursi, che da questa lotta veniva il progresso intellettuale e morale della specie, da questa lotta erano nate le società ma anche la divisione di ogni società in classi, che la lotta di classe era da allora diventata un altro motore della storia umana, che questa sarebbe sfociata in una umanità di tipo superiore di cui la ricerca scientifica indicava e lastricava la strada e le caratteristiche. Egli indicava in specifico nella classe operaia, nei lavoratori che mossa dai propri interessi la borghesia riuniva, sfruttava e inconsapevolmente educava ad un lavoro associato e guidato dalla scienza, i fondatori della nuova umanità. Nell’Indirizzo del 1864 della I Internazionale (Opere complete vol. 20, ER 1987 pag. 12) egli precisava che i lavoratori possedevano un elemento di successo per la loro vittoria nella lotta contro la borghesia per la propria emancipazione, il numero, ma che il numero pesa sulla bilancia dei rapporti di forza (che decidono dell’esito della lotta tra le classi per il potere) solo se gli individui sono uniti nell’organizzazione e guidati dalla coscienza.

Lenin riaffermò questa legge e la tradusse in una precisa concezione del partito comunista.

Da un lato nel suo scritto Socialismo piccolo-borghese e socialismo proletario del 7 novembre 1905 (Opere complete vol. 9, ER 1960 pagg. 416-424) espone la connessione tra i sogni di rinnovamento costantemente emergenti nel corso della storia dell’umanità e la lotta in corso all’inizio del secolo scorso, alla vigilia della prima ondata della rivoluzione proletaria. Egli scrive: “L’umanità già da molto tempo, da molti secoli anzi da molti millenni, sogna di far sparire “senz’altro” ogni forma di sfruttamento. Ma questi sogni sono rimasti sogni fino a quando milioni di sfruttati non hanno incominciato ad unirsi in tutto il mondo in una lotta coerente, tenace e multiforme per trasformare la società capitalista secondo la linea di sviluppo che le è propria. I sogni socialisti si sono trasformati in una lotta socialista di milioni di uomini solo quando il socialismo scientifico di Marx ha legato le aspirazioni di rinnovamento con la lotta di una determinata classe.” Dall’altra nel 1902 nel Che fare? (Opere complete vol. 5) spiega che per la natura stessa delle condizioni in cui la società borghese pone gli operai, coscienza e organizzazione devono loro essere portati dall’esterno. Quelle condizioni li rendono capaci di comprendere e di fare, ma impediscono loro di elaborare la scienza della loro attività che quindi i comunisti devono insegnare loro, con il metodo di insegnamento che è proprio di questa particolare scienza.

Di fronte al catastrofico corso delle cose che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti impongono al mondo, i comunisti non si battono il petto e non gemono al cinematografo dei dolori e delle miserie, né escogitano pannicelli caldi che se applicati aiuterebbero a sopravvivere come è occupazione corrente della sinistra borghese. Ma rielaborano alla luce della concezione comunista del mondo i molteplici aspetti della realtà attuale e costruiscono con gli operai e con le altre classi oppresse la strada della salvezza.

Nicola P.