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La Voce 50 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - luglio 2015

 

Altro che “superamento della forma partito”

Il partito comunista è il motore della rivoluzione socialista

Per instaurare il socialismo occorre
un partito comunista marxista-leninista-maoista

 

La principale ragione del fallimento dei comunisti nell’instaurare il socialismo nei paesi imperialisti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, nella prima parte del secolo scorso, è la concezione del partito che avevano i comunisti stessi e con cui essi hanno guidato la propria attività. Le teorie circa il “superamento della forma partito” oggi sono largamente diffuse in tutti i gruppi della sinistra borghese, fino a Rete dei Comunisti, ai gruppi in qualche modo ispirati alla vecchia “Autonomia Organizzata” di cui Toni Negri è il portavoce più sguaiato e più chiassoso, ai gruppi eredi dichiarati o no del vecchio anarchismo e anarcosindacalismo. Agli esponenti che negano quello che diciamo dei loro raggruppamenti, obiettiamo il semplice e inconfutabile fatto che non hanno posto la ricostruzione del partito comunista alla cima dei loro obiettivi, se mai se la sono data come obiettivo. Queste teorie sono armi del primo pilastro della controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma (MP) cap. 1.3.3. pagg. 46-56). Infatti senza partito comunista nessuna rivoluzione socialista è possibile. Le teste d’uovo del sistema della controrivoluzione preventiva per avvalorare le loro teorie sul “superamento della forma partito” e diffonderle su larga scala, hanno fatto e fanno leva anche sul fallimento dei partiti comunisti dei paesi imperialisti. Noi comunisti invece da quel fallimento traiamo insegnamento per superare i limiti che hanno impedito a quei partiti comunisti di adempiere al loro ruolo storico, nonostante i tesori di eroismo profusi da decine di migliaia di comunisti e da milioni di proletari e nonostante il grande contributo che quei partiti hanno dato in altre forme alla prima ondata della rivoluzione proletaria.

A quelli che nel nostro paese si dicono, si sentono, vogliono essere comunisti e si propongono di seguire le orme del vecchio PCI (al PC di Marco Rizzo, a membri dell’Associazione per la ricostruzione del Partito Comunista che il 12 luglio hanno tenuto a Roma l’Assemblea di lancio della Costituente Comunista, agli altri gruppi che nutrono lo stesso proposito) noi diciamo: attenzione che non è a caso che il vecchio PCI non ha instaurato il socialismo, che è finito sotto la direzione dei revisionisti moderni prima e della sinistra borghese poi, che si è disgregato, corrotto e infine dissolto. Per instaurare il socialismo occorre un partito che superi i suoi limiti che proprio la sua lotta e il suo fallimento hanno messo in luce e che abbiamo indicato nel nostro Manifesto Programma cap. 2.1.2.

Che il partito comunista sia il motore indispensabile della rivoluzione socialista è una tesi imprescindibile della concezione comunista del mondo. Essa consegue dalla natura stessa della rivoluzione socialista ed è stata confermata dall’esperienza del movimento comunista: non solo dalle vittorie conquistate ma anche dalle sconfitte che abbiamo subito. Quanto alla concezione che del partito comunista hanno avuto i comunisti dei paesi imperialisti, essa è una branca della concezione comunista del mondo, una sezione di questa scienza. Come ogni scienza essa non cala dal cielo, né sorge bell’e fatta d’incanto, come nell’antica mitologia greca si diceva che Minerva era sorta dal cervello di Giove. I comunisti la elaborano “provando e riprovando”, facendo il bilancio dell’esperienza propria e degli altri comunisti: la prova della bontà di una teoria è in definitiva il suo successo nella pratica. I comunisti russi guidati prima da Lenin e poi da Stalin hanno costruito molto anche per i comunisti europei e nordamericani. I comunisti cinesi guidati da Mao Tse-tung hanno costruito molto anche per i comunisti dei paesi imperialisti. Ma sia i comunisti russi che i comunisti cinesi hanno costruito ognuno nelle condizioni del suo paese, usando i mattoni disponibili nel suo paese. Lo stesso e a maggior ragio ne vale per i comunisti di altri paesi che erano oppressi o addirittura colonie del sistema imperialista mondiale.

La concezione del partito comunista ha quindi una storia sia in quanto struttura e attività oggettive, sia come coscienza di esse. Sta a noi giovarci di essa per rendere il nostro Partito adeguato al suo compito.

 

I paesi imperialisti sono derivati più di un secolo fa dai paesi in cui il capitalismo si era più sviluppato: aveva su scala più larga instaurato il rapporto di capitale nelle attività umane (sussunzione formale nel capitale) e le aveva trasformate in coerenza ad esso (sussunzione reale nel capitale) con i conseguenti benefici effetti: quindi erano i paesi più maturi per l’instaurazione del socialismo. Proprio perché noi comunisti non abbiamo fatto la rivoluzione socialista nei paesi capitalisti più avanzati, questi sono diventati paesi imperialisti (MP cap. 1.3.1. pagg. 36-42). Per lo stesso motivo la prima ondata della rivoluzione proletaria messa in moto dalla Rivoluzione d’Ottobre si è esaurita e oggi la borghesia imperialista impone al mondo intero il catastrofico corso delle cose di cui tanti si lamentano e che “tutti” deplorano, perfino il capo della Corte Pontificia e molti altri esponenti e portavoce del sistema imperialista.

Giusto un secolo fa la prima crisi generale del capitalismo precipitò gran parte del mondo nella prima Guerra Mondiale (largamente prevista - il congresso straordinario della Seconda Internazionale e la Dichiarazione di Basilea 25 novembre 1912 lo testimoniano pienamente). In Europa e nell’America del Nord i partiti socialisti della Seconda Internazionale avevano largo seguito tra gli operai e presso altri lavoratori. Molti di essi per alcuni aspetti si ispiravano alla concezione comunista del mondo elaborata da Marx ed Engels nella prima metà del secolo precedente (Manifesto del partito comunista, 1848). Ma proprio la prima Guerra Mondiale mostrò che quei partiti non erano capaci di approfittare degli avvenimenti. Peggio ancora, tutti i partiti socialisti dei paesi imperialisti furono travolti dagli avvenimenti e molti loro esponenti collaborarono con la borghesia imperialista per trascinare le masse popolari nella guerra.

Sull’onda della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre sia in Europa che in America del Nord si costituirono i partiti comunisti, sezioni dell’Internazionale Comunista (IC). Essi raccolsero anche quella parte dei vecchi partiti socialisti che, che per un motivo o l’altro, era trascinata dall’entusiasmo diffuso tra i proletari e altre classi delle masse popolari a “fare come in Russia”, cioè prendere il potere e instaurare il socialismo.

I partiti costituitisi nell’ambito dell’Internazionale Comunista sono stati un salto in avanti rispetto ai partiti socialisti della Seconda Internazionale per la concezione che li ha guidati e per l’opera che hanno svolto. Ma non hanno saputo elevarsi fino all’altezza del loro compito: di conseguenza prima o poi sono degenerati o si sono dissolti. Ai comunisti spetta oggi non solo ricostruire partiti comunisti, come nel nostro paese ancora oggi molti aspirano a fare, ma costruire partiti comunisti all’altezza del compito di instaurare il socialismo.

Le due trappole in cui rimasero impigliati i partiti rivoluzionari dell’Europa occidentale

da Antonio Gramsci La situazione interna del nostro partito e i compiti del prossimo congresso relazione al Comitato Centrale del PCd’I del 11-12 maggio 1925, pubblicata su l’Unità del 3 luglio.

Per alcuni aspetti, i partiti rivoluzionari dell'Europa occidentale si trovano solo oggi nelle condizioni in cui i bolscevichi russi si erano trovati già fin dalla formazione del loro Partito.

In Russia, non esistevano prima della guerra le grandi organizzazioni dei lavoratori che invece hanno caratterizzato tutto il periodo europeo della II Internazionale prima della guerra. In Russia, il Partito, non solo come affermazione teorica generale, ma anche come necessità pratica di organizzazione e di lotta, riassumeva in sé tutti gli interessi vitali della classe operaia, la cellula di fabbrica e di strada guidava la massa sia nella lotta per le rivendicazioni sindacali come nella lotta politica per il rovesciamento dello zarismo. Nell'Europa occidentale invece si venne sempre più costituendo una divisione del lavoro tra organizzazione sindacale e organizzazione politica della classe operaia.

Nel campo sindacale andò sviluppandosi con ritmo sempre più accelerato la tendenza riformista e pacifista; cioè andò sempre più intensificandosi l’influenza della borghesia sul proletariato.

Per la stessa ragione nei partiti politici l'attività si spostò sempre più verso il campo parlamentare, cioè verso forme che non si distinguevano per nulla da quelle della democrazia borghese.

Nel periodo della guerra e in quello del dopoguerra immediatamente precedente alla costituzione dell'Internazionale comunista ed alle scissioni nel campo socialista, che portarono alla formazione dei nostri Partiti, la tendenza sindacalista-riformista andò consolidandosi come organizzazione dirigente dei sindacati. Si è venuta così a determinare una situazione generale che appunto pone anche i Partiti comunisti dell'Europa occidentale nelle stesse condizioni in cui si trovava il Partito bolscevico in Russia prima della guerra.

 

Dall’alto della situazione in cui siamo oggi, ripercorrendo alla luce della concezione comunista del mondo la storia dei decenni passati, è facile capire perché i partiti, socialisti prima e comunisti dopo quanto alla loro denominazione e quindi indipendentemente da essa, non si elevarono all’altezza del ruolo che dovevano svolgere.

Marx ed Engels avevano personalmente partecipato con la Lega dei Comunisti alla rivoluzione borghese europea del 1848 perseguendo l’obiettivo che essa eliminasse quanto più le riusciva delle istituzioni e relazioni del mondo feudale. Essi ne hanno tirato il bilancio in Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 (Opere complete vol. 10, ER 1977 pagg. 41-145) e nell’Indirizzo del comitato centrale alla Lega del marzo 1850 (Opere complete vol. 10, ER 1977 pagg. 277-288). Il significato di questo Indirizzo, per quanto riguarda il ruolo del partito comunista nella rivoluzione borghese è ben illustrato da Lenin nei due articoli Sul governo rivoluzionario provvisorio del giugno 1905 (Opere complete vol. 8, ER 1961 pagg. 423-443). La rivoluzione del 1848 aveva segnato la vittoria definitiva della borghesia in Europa e la sconfitta della classe operaia, con i molti compromessi della borghesia con le vecchie classi feudali e le loro istituzioni dettati alla borghesia dalla minaccia oramai incombente del proletariato. La sconfitta della classe operaia nella rivolu zione borghese del 1848 portò anche alla dissoluzione del primo partito comunista della storia, la Lega dei Comunisti: essa aveva posto le basi della concezione comunista del mondo ma lasciava irrisolti i problemi della forma della rivoluzione socialista e della natura del partito comunista.

Conclusa questa fase, Marx ed Engels si dettero con i migliori esponenti della Lega alla lotta per portare la concezione comunista del mondo nel movimento di massa degli operai dei paesi capitalisti. La rivoluzione socialista poteva essere fatta solo dalla classe operaia alla testa delle altre classi delle masse popolari. Risultato di questa lotta e strumento del suo rilancio fu la fondazione nel settembre 1864 dell’Associazione Internazionale degli Operai (la Prima Internazionale). L’Indirizzo inaugurale dell’ottobre 1864 (Opere complete vol. 20, ER 1987 pagg. 5-13) concludeva indicando gli sforzi simultaneamente in corso nei principali paesi europei per ricostituire il partito comunista come partito della classe operaia e affermava che la classe operaia “possiede un elemento di successo, il numero, ma i numeri pesano sulla bilancia solo in quanto sono uniti nell’organizzazione e guidati dalla coscienza”.

La sconfitta della Comune di Parigi (marzo-maggio 1871) confermò che le forze rivoluzionarie del proletariato erano ancora immature per l’instaurazione del socialismo (Marx, La guerra civile in Francia). La sconfitta della Comune portò nel giro di poco tempo (nel 1874) alla dissoluzione della Prima Internazionale e a riversare gli sforzi dei comunisti europei nella creazione di partiti operai di massa nei singoli paesi. Nel 1875 (Congresso di Gotha) venne fondato il Partito socialdemocratico tedesco che fu il partito che diede il contributo maggiore all’orientamento dei partiti che fondarono (1889) e costituirono la Seconda Internazionale fino al suo fallimento nel 1914.

Engels nel 1895 nella Introduzione alla riedizione dell’opuscolo di Marx Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 (Introduzione di cui la Carovana del (n)PCI ha trattato più volte a partire dall’opuscolo del 1995 Federico Engels 10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del Partito comunista) mise in luce i grandi avanzamenti prodotti dai partiti operai di massa, ma anche i loro limiti come promotori della rivoluzione socialista e mise in luce che la storia dimostrava che questa non poteva avere la forma di una insurrezione popolare vittoriosa in cui i comunisti prendono il potere.

Il problema della natura del partito comunista ebbe una soluzione nella dottrina e nell’attività di Lenin e dei comunisti russi. La loro dottrina è esposta negli scritti di Lenin Che fare? (1902), Un passo avanti e due indietro (1904), Due linee della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica (1905) e nell’opera di Stalin Storia del Partito comunista (bolscevico) dell’URSS (1938). I comunisti russi fecero tesoro dell’esperienza del movimento rivoluzionario russo e della concezione comunista che ricevettero dall’Europa. Date le condizioni sociali russe essi sfuggirono alle due trappole in cui rimasero invece vittime i partiti socialisti europei: il riformismo rivendicativo delle organizzazioni sindacali e il riformismo parlamentare della democrazia borghese. A illustrazione di questa combinazione di condizioni in cui i comunisti russi trovarono la loro strada, abbiamo riprodotto il brano Le due trappole tratto da La situazione interna del nostro partito ed i compiti del prossimo congresso di Antonio Gramsci (maggio 1925).

Per l’illustrazione della incapacità rivoluzionaria dei partiti socialisti della Seconda Internazionale rimandiamo invece  allo scritto di Gramsci relativo al PSI, Per un rinnovamento del Partito socialista (maggio 1920) reperibile sul sito www.nuovopci.it.

I partiti comunisti dei paesi imperialisti nacquero dopo la prima Guerra Mondiale come scissione dei partiti socialisti sull’onda della Rivoluzione Sovietica e del programma “fare come la Russia” che voleva dire prendere il potere e instaurare il socialismo. La riforma che essi avrebbero dovuto compiere è indicata in termini generali nelle Risoluzioni dei Congressi dell’Internazionale Comunista e del suo Comitato Esecutivo. Per il caso concreto del partito italiano essa è ben illustrata nei documenti di A. Gramsci La situazione interna del nostro partito ed i compiti del prossimo congresso (maggio 1925) e Cinque anni di vita del partito (febbraio 1926).

Da essi risulta chiaramente che erano ancora irrisolti i problemi della forma della rivoluzione socialista e della natura del partito (la qualità dei suoi membri e dei suoi organismi, le relazioni tra essi e le relazioni loro e del partito nel suo complesso con la classe operaia e le altre classi delle masse popolari). Né il PCI li risolse negli anni successivi sulla base della concezione comunista del mondo: si limitò a dare ad essi soluzioni empiriche che contribuirono alla prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale finché il PCI poté giovarsi dell’Internazionale Comunista e del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.

Per questo il primo numero di La Voce (marzo 1999) iniziò con la pubblicazione dell’articolo Quale partito comunista? che riannoda il filo con quella storia.

Anna M.