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La Voce 50 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - luglio 2015

 

Il ruolo insostituibile del partito comunista nella storia che dobbiamo fare

 

Sono gli uomini che fanno la loro storia, ma non possono farla arbitrariamente. Da quando sono maturate le condizioni oggettive del socialismo, l’umanità è entrata in una fase qualitativamente diversa della sua storia. Oggi l’umanità non può più andare avanti spontaneamente, cioè senza aver prima concepito nel pensiero la strada da fare: come è impossibile costruire un grattacielo senza averlo prima progettato e senza aver prima riunito il materiale (questo non si trova in natura, a portata di mano), mentre una capanna, perfino alcune scimmie la costruiscono con quello che si ritrovano a portata di mano.

Il mondo (e con esso l’Italia) può andare avanti solo andando verso il comunismo, come un bambino può andare avanti solo diventando uomo. Quelli che immaginano un avvenire diverso, di loro fantasia, fanno della fantascienza e infatti nella pratica non combinano niente (Tsipras ne sta dando la dimostrazione pratica, mentre è difficile che abbiano l’occasione di darla anche gli Iglesias, i Vasapollo, i Landini e il resto della sinistra borghese europea). Dopo il capitalismo, per progredire gli uomini devono andare verso il comunismo. Dopo che un embrione si è sviluppato in un bambino, l’ulteriore progresso è il progresso di un bambino. Il progresso di un bambino può consistere solo nel diventare un adulto. Sembra banale, ma nel caso della società umana da millenni essa si sviluppa tramite la lotta tra le classi e le classi dominanti si oppongono con tutte le forze e risorse dell’intera società, di cui esse dispongono, all’ulteriore progresso della società, perché questo progresso è la negazione del loro mondo e di loro stesse. Tanto più si oppongono oggi, che il progresso del mondo comporta non la sostituzione di una classe dominante a un’altra (niente si opponeva, ad esempio, a che il feudatario, che ne aveva personalmente le attitudini, diventasse un capitalista), ma la fine di ogni classe dominante.

Marx e i comunisti suoi seguaci e successori hanno studiato la storia della specie umana come si studia un processo di storia naturale, hanno studiato in modo scientifico (1) le attività con cui gli uomini hanno fatto le loro società: in particolare di come si è formato il capitalismo e la società borghese. Le classi dominanti non solo sono restie alla studio e allo sviluppo di questa scienza, ma vi si oppongono con determinazione. Impedire la diffusione di questa scienza e il suo sviluppo, deformarla e denigrarla è uno dei settori più importanti del primo pilastro della controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma cap. 1.3.3. pagg. 46-56). Ad esso collabora e di esso è vittima la sinistra borghese con i suoi seguaci e fedeli al seguito.

1. Scientifico qui è da intendere nel senso di metodo analogo a quello usato da tutti gli scienziati: capire come funziona un processo e confermare la verità della comprensione facendolo funzionare: come si fa per ogni scienza, dalla chimica alla pediatria. Non tutta l’attività intellettuale è scienza. L’arte e la scienza sono due campi diversi di attività intellettuale: una delle differenze è che la conoscenza scientifica è trasmissibile, la si può insegnare. Consideriamo un guaritore e un medico. Una delle differenze tra i due è che il guaritore ha capacità e poteri che sono sua dote personale, mentre il medico ha appreso una scienza e compie attività che può insegnare ad altri.

Da sempre i portavoce delle classi dominanti dicono vagamente che “la storia è maestra di vita”, ma da quando Marx e i comunisti hanno tradotto questa espressione vaga nello studio della storia dell’umanità per trarne gli insegnamenti di come fare la storia, cioè trarne una scienza guida del movimento di trasformazione della società borghese nella società comunista, le classi dominanti non ne vogliono sapere (da qui il discredito e il disprezzo per “l’ideologia” diffuso nella cultura corrente): a ragione, perché la scienza fondata da Marx ed Engels è la scienza della loro fine.

Il mondo attuale a prima vista sembra un gran marasma. In realtà c’è una logica nell’attività con cui gli uomini lo hanno fatto e lo gestiscono. Si tratta di capirla e poi usarla. Il compito è grande, ma passo dopo passo, se ci si applica, si avanza.

Per la natura del capitalismo, gli uomini delle società capitaliste non possono progredire che dando vita al comuni smo. (2) Il comunismo è, nella storia dell’umanità, il

2. Seguendo l’uso introdotto da Marx in Critica al programma di Gotha (1875) chiamiamo socialismo lo stadio iniziale del comunismo, quando le tracce della divisione in classi, propria del capitalismo, sono ancora evidenti: la massa della popolazione non è ancora organizzata e cosciente al punto da dirigersi con le istituzioni in cui consiste la sua propria organizzazione.

primo sistema di relazioni sociali che deve essere pensato prima di essere realizzato, perché solo se lo pensi riesci a farlo. I precedenti sistemi di relazioni sociali con il relativo modo di produzione su cui ognuno di essi era fondato, sono stati formati dalle masse, ma senza che fossero consapevoli di quello che stavano facendo. Si sono, per così dire, formati alle loro spalle perché le masse erano dirette da una classe dominante.

Il comunismo invece è gestione della vita sociale da parte dell’associazione nella quale il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti gli individui. Quindi per sua natura non può che essere frutto di individui coscienti e organizzati. È il sistema delle relazioni che i membri di una popolazione cosciente e organizzata hanno tra di loro. Coscienza e organizzazione non possono però nascere nelle masse popolari finché sono soggette allo sfruttamento di una classe sfruttatrice che a ragion veduta sistematicamente le esclude dalle attività propriamente umane del pensare (quelle che il nostro Manifesto Programma indica nella nota 2 pag. 249-250).

Come possono masse popolari a cui la classe dominante sistematicamente impedisce di accedere a coscienza e organizzazione, acquisire la coscienza e l’organizzazione di cui hanno bisogno per fare la rivoluzione socialista fino a costruire la società comunista?

La soluzione del paradosso è il partito comunista: esso è parte delle masse popolari ma è libero dalla classe dominante ed è organo dell’elaborazione della coscienza e della creazione dell’organizzazione del proletariato: coscienza e organizzazione che trasfonde nelle masse tramite il suo legame con esse che il partito guida alla loro emancipazione.

Il partito comunista è distinto dalle masse popolari e dalla classe operaia, ma è nello stesso tempo parte integrante della classe operaia, suo reparto cosciente e organizzato, forma suprema di organizzazione della classe operaia nel senso che dirige tutte le altre sue organizzazioni, incarnazione del legame dell’avanguardia con le grandi masse che fanno parte del campo della rivoluzione, su cui la classe operaia esercita la propria egemonia e che dirige a emanciparsi da ogni classe dominante. (3)

3. La prima chiara esposizione di questa dottrina del partito comunista è stata data da Lenin nelle fondamentali opere Un passo avanti e due indietro (maggio 1904) e Due linee della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica (luglio 1905). Un’efficace sintesi della concezione esposta da Lenin nelle due opere citate, la si trova nel cap. 2 punto 4 e cap. 3 punto 3 di Stalin, Storia del Partito comunista (bolscevico) dell’URSS, Edizioni Rapporti Sociali.

 

4. Gramsci, Quaderni del carcere: Q8 § 21, Q 12 § 1 e Q 11 § 12, in www.nilalienum.com/Gramsci/.

 

5. Pensare non è come cagare - Avviso ai naviganti 22 del 4 agosto 2013.

Il partito comunista così concepito e costruito è quello che Gramsci nei Quaderni del carcere chiamò l’intellettuale organico. (4) Pensare è una delle attività umane. I prodotti di questa attività sono idee, concezioni, ecc. che gli uomini impiegano anche come guida per altre attività. Come per ogni altra attività, anche per pensare gli uomini elaborano metodi e strumenti specifici per questa attività. Non è una attività spontanea, come abbiamo a ragione ricordato qualche mese fa ad alcuni compagni che non vogliono darsene per inteso. (5) Di conseguenza ogni società nel corso della sua storia accumula un patrimonio di metodi e strumenti propri di questa attività e un patrimonio di idee e concezioni prodotti di questa attività: tutto questo (metodi e strumenti impiegati per pensare e i prodotti del pensare) costituisce il patrimonio intellettuale della società. Ogni individuo in qualche modo e in qualche misura pensa. Ma alcuni sviluppano in modo particolarmente ampio e ricco questa attività e danno un contributo particolarmente importante al patrimonio intellettuale della società: li indichiamo con il nome di intellettuali. In tutta la storia dell’umanità divisa in classi, gli intellettuali erano individui singoli che costituivano un ceto della classe dominante (preti, filosofi, scienziati e artisti di vario genere). Ogni classe dominante per dirigere la società ha usato suoi intellettuali.

Nella società borghese anche l’attività intellettuale, come ogni altra attività, è diventata via via più sociale, cioè svolta da una rete di individui (scuola, istituto di ricerca, università, casa editrice, ecc). Nella nostra epoca, nell’epoca della rivoluzione proletaria, la classe operaia deve diventare classe dirigente e ha bisogno di suoi intellettuali: l’intellettuale della classe operaia è il suo partito comunista, quindi si tratta di un intellettuale collettivo. È e deve essere un collettivo, cioè un insieme di individui legati l’uno all’altro da relazioni d’organizzazione e di divisione del lavoro. Proprio perché è un collettivo, la scienza che elabora e di cui è depositario, via via diventa patrimonio di parti crescenti della popolazione: non è più dote personale di un individuo né patrimonio solo del partito comunista. Il Partito è portatore di una scienza a cui, in linea di massima, tutti a determinate condizioni possono accedere. Il socialismo è la fase transitoria in  cui creeremo quelle condizioni per la massa della popolazione.

 

Oggi, sotto l’oppressione della borghesia, diventare comunista, membro del Partito comunista, richiede una volontà, un’ispirazione e una dedizione particolari che contrasta con le condizioni in cui la borghesia costringe le classi oppresse. Per questo solo un numero limitato di individui entra a far parte del Partito comunista che è l’intellettuale delle classi oppresse, in particolare della classe operaia.

Questo intellettuale collettivo elabora la scienza che serve a trasformare la società, la impiega e guida le masse a impiegarla. Così come, ad esempio, la scienza ingegneristica serve a costruire ponti, questa scienza nuova, che è la concezione comunista del mondo, serve a fare la rivoluzione socialista e costruire la società comunista. La guerra la fanno i soldati, ma i soldati non fanno la guerra senza un generale, uno stato maggiore e un corpo di ufficiali. La nostra guerra è però come l’occupazione stabile di un territorio disabitato, la colonizzazione di un nuovo paese: sono i soldati che ne usufruiscono.

Instaurare il socialismo è possibile e anche necessario. Ma per farlo ci vuole un partito comunista che lo voglia fare e che lo sappia fare, quindi moralmente e intellettualmente all’altezza del suo ruolo. Instaurare il socialismo in un paese imperialista è possibile. Ma ci vuole un gruppo dirigente moralmente determinato a farlo e intellettualmente capace di pensare.

Durante la prima ondata della rivoluzione proletaria i partiti comunisti dei paesi imperialisti non hanno instaurato il socialismo perché (con l’eccezione di Antonio Gramsci che diresse il PCd’I dall’autunno del 1923 al novembre del 1926) nessuno dei loro dirigenti (quindi nessun gruppo dirigente nel suo insieme) si è dedicato a elaborare la via alla instaurazione del socialismo, nessuno è stato moralmente e intellettualmente all’altezza dell’opera. Nelle storie delle attività di ognuno di essi trovate tante cose, ma non trovate un piano per instaurare il socialismo nel proprio paese; il piano di una rivoluzione che parte dal “triste presente” e attraverso una concatenazione di eventi e passaggi, arriva al socialismo; un percorso che si fonda sulle condizioni presenti e traccia anche solo a grandi linee il percorso da compiere per arrivare a instaurare il socialismo. Il socialismo è l’orizzonte che viene descritto, proclamato e invocato. Ma la strada, i passi da fare a partire dal “triste presente” per arrivare all’orizzonte, non sono indicati neanche a grandi linee. La cima della montagna è meravigliosa, ma della strada per arrivarci manca l’idea. Prima o poi ci ritroveremo in cima. Nella storia di ognuno di questi partiti trovate le lotte per resistere ai soprusi e alle angherie dei padroni, per strappare loro qualcosa: non trovate il progetto e la condotta di una guerra per instaurare il socialismo.

Da questo punto di vista la storia del PCI è una storia amara. Per questo diciamo con fermezza e passione ai compagni che vogliono ripercorrere oggi la strada del vecchio eroico PCI: compagni, non basta l’eroismo, ci vogliono la concezione comunista del mondo, la riforma intellettuale e morale dei comunisti, il marxismo-leninismo-maoismo.

La fondazione dell’Unione Sovietica e la sua opera avevano impresso uno slancio di attività e di progresso alle classi e ai popoli oppressi di ogni angolo del mondo, a milioni di uomini di ogni angolo della terra, anche nei paesi imperialisti. Ognuno di essi aveva scoperto un obiettivo da perseguire, un obiettivo che per ognuno risolveva le difficoltà specifiche in cui si dibatteva e lo univa agli altri in vista di un’opera concorde.

Ma i partiti comunisti dei paesi imperialisti non furono capaci di sfuggire alla trappola delle lotte puramente rivendicative e alla trappola della partecipazione alla procedure e alle istituzioni della democrazia borghese. In questi campi ottennero grandi risultati finché nel mondo il resto del movimento comunista procedeva nel suo slancio, ma in definitiva affogarono nello stesso pantano delle lotte rivendicative e della democrazia borghese in cui erano affogati i partiti socialisti. E lo slancio della prima ondata si è esaurito senza raggiungere il suo obiettivo.

Siamo quindi caduti in un periodo di grande attivismo e di continue innovazioni (per questo aspetto il periodo attuale non è un ritorno al passato), ma di un attivismo e di innovazioni di cui non è compreso il senso, caotici, di cui la classe  dominante confonde e travisa il senso in mille modi contrastanti tra loro (per questo aspetto il periodo attuale è analogo ad altri del passato). Ma riusciremo a riprendere la strada, perché ne abbiamo bisogno. È una questione di sopravvivenza. Questa è l’opera a cui è dedito il (n)PCI.

L’Italia è un paese imperialista abbastanza importante, anche perché sede del Papato, perché l’instaurazione del socialismo nel nostro paese faccia scuola a livello internazionale.

Rosa L.