La Voce

Indice del La Voce n. 5

Le sorti della sinistra borghese

 

La storia del movimento politico dei paesi imperialisti sembra mostrare alcuni tratti comuni e costanti.

Quando il movimento comunista è debole, la borghesia teme meno le masse popolari. Allora essa agisce più liberamente secondo la sua propria natura, segue con meno freni la legge del massimo sfruttamento della classe operaia e del resto delle masse popolari. La borghesia di sinistra e la sinistra borghese sono poca cosa, in Parlamento e fuori. Le lotte tra le forze politiche della borghesia imperialista sono determinate principalmente dai contrasti di interessi tra i gruppi imperialisti. La corruzione e la decadenza morale e politica sono generali tra la borghesia. La condizione delle masse popolari peggiora. Nell’atteggiamento verso le masse, sinistra e destra borghesi si confondono: la distinzione non ha più senso. Dove vi è una sinistra borghese, essa lo resta solo di nome e di facciata. Quindi non può opporre un grosso ostacolo alla rinascita del movimento comunista.

Quando il movimento comunista diventa per la borghesia una minaccia reale, si forma nella borghesia un’ala sinistra, riformatrice e fautrice di concessioni alle masse per tagliare l’erba sotto i piedi al movimento comunista. La sinistra borghese acquista forza anche nel Parlamento e nelle altre istituzioni: l’autorità sociale della borghesia induce le masse non ancora acquisite al movimento comunista ma già non più ideologicamente del tutto abbrutite (la forza del movimento comunista è anche questo), a votare per la borghesia di sinistra. Per forza di cose nel Parlamento e nelle altre istituzione del regime, la sinistra borghese è di gran lunga più forte del movimento comunista (in caso contrario, il partito comunista si sarebbe trasformato in sinistra borghese, nonostante il suo nome).

Se a questo punto il movimento comunista adotta come propria bandiera l’appoggio alla borghesia di sinistra, se di fatto accetta la sinistra borghese come propria portavoce e rappresentante nel governo del paese, la borghesia di sinistra ha raggiunto il suo obiettivo, la borghesia imperialista ha vinto e il movimento comunista declina.

Se invece il movimento comunista prosegue per la sua strada senza appoggiare la borghesia di sinistra, borghesia di destra e borghesia di sinistra lotteranno accanitamente tra loro. Ciò indebolirà lo sforzo controrivoluzionario della borghesia e faciliterà l’ulteriore sviluppo del movimento comunista.

Quando si arriverà allo scontro decisivo tra movimento comunista (costituitosi come fronte che unisce e organizza tutte le classi e le forze rivoluzionarie) e la borghesia imperialista, la direzione della borghesia imperialista sarà nelle mani della destra borghese, ma la sua azione sarà indebolita dalla sinistra borghese. Allora il movimento comunista a determinate condizioni deve fare alcune concessioni alla borghesia di sinistra: essa è ora costituita dagli elementi che reputano che, almeno per il momento, conviene collaborare col movimento comunista e sottomettersi alla sua direzione.

La forza del movimento comunista in un paese non è data solo dalla quantità dei suoi seguaci dichiarati nel paese, ma anche dalla forza del movimento comunista nel mondo. Questa "pesa" sulla vita politica di ogni paese. Da diversi decenni la politica messa in atto dal governo della Russia non era più sulla strada del comunismo e portava allo sfacelo. Ma la Russia che era nelle teste e nei cuori dei “comunisti” italiani restava socialista: al punto che se andavano in Russia, essi “non vedevano” il marcio che vi era e che montava, vedevano solo ciò che restava di socialista. La Russia che era nelle loro teste e nei loro cuori contribuiva ancora alla forza materiale del movimento comunista in Italia.

Rosa L.

________________