La Voce 49 - Indice

La Voce 49 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII marzo 2015

Risposte ad alcune lettere alla redazione

Certamente molti compagni cercano di imparare dalla Grecia. Alcuni ci scrivono, fanno considerazioni sugli avvenimenti e pongono domande. Qui di seguito riportiamo stralci di alcune lettere e risposte della redazione.

 

1. “Purtroppo il governo greco ha dovuto chinare la testa alla Troika”

Non è che il governo greco ha dovuto chinare la testa. Le istituzioni dell’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, le autorità degli Stati dell’UE non hanno fatto niente di diverso da quello che hanno fatto nel passato e da quello che c’era da attendersi da loro. Sbagliava chi si attendeva che cambiassero condotta solo perché prima delle elezioni SYRIZA aveva promesso alle masse popolari greche di porre fine alle privazioni a cui i precedenti governi su direttiva della Troika le avevano sottoposte e proprio per questo il 25 gennaio aveva avuto molti voti.

Noi non abbiamo una conoscenza sufficiente della lotta di classe in Grecia per dare un’interpretazione esauriente dell’esito delle elezioni del 25 gennaio. Ma abbiamo una conoscenza sufficiente per affermare che SYRIZA ha avuto il voto di una larga parte delle masse popolari che “hanno creduto l’incredibile”: che SYRIZA fosse capace, non solo avesse sinceramente la volontà ma fosse anche in grado di fare quello che prometteva, benché il Partito comunista greco (KKE) sostenesse che non l’avrebbe fatto. Gli avvenimenti confermano che SYRIZA non mantiene le sue promesse.

Tsipras e gli altri esponenti del nuovo governo non si erano preparati a lottare contro l’UE, contro i gruppi imperialisti che comandano e sfruttano le masse popolari greche tramite l’UE e la varie istituzioni politiche e finanziarie internazionali e nazionali. Che mezzi si era dato SYRIZA per far fronte ad essi?

La lezione da trarne è che quando Vendola, Ferrero, gli altri capi della sinistra borghese italiana chiedono voti e fanno promesse, propongono una nuova politica, dobbiamo guardare non solo se la linea che propongono ci va bene, ma se si danno i mezzi per attuarla nonostante l’opposizione feroce delle istituzioni UE e del sistema imperialista mondiale: queste impongono la politica attuale non per errore, ma perché non possono fare altro e ne traggono profitto.

In politica, quando si definisce una linea, bisogna darsi i mezzi per attuarla, altrimenti o si è degli opportunisti che dicono una cosa e ne fanno un’altra o si è degli sprovveduti e illusi (e quindi bisogna crescere). Chi vuole sottrarre le masse popolari del nostro paese ai soprusi e allo sfruttamento, deve usare il prestigio e le risorse di cui dispone per mobilitarle e organizzarle a costituire il Governo di Blocco Popolare e a far fronte con esso ai gruppi imperialisti internazionali e nazionali. Cosa questi faranno, è del tutto prevedibile: useranno tutti i mezzi di pressione, di corruzione, di ricatto e di aggressione per costringere anche il nuovo governo a collaborare alla valorizzazione del capitale di cui loro sono titolari o cercheranno di eliminare il nuovo governo: così hanno fatto negli anni ’50 in Iran contro il governo Mossadeq, negli anni ’70 in Cile contro il governo Allende, così cercano di fare ora in Venezuela contro il governo Maduro.

Cosa avrebbero fatto le autorità europee se il governo Tsipras invece che chiedere a loro di continuare a versare “aiuti”, avesse incominciato lui col prendere in mano le banche greche, avesse ordinato alle banche greche di sospendere ogni pagamento e trasferimento di danaro all’estero, avesse fatto appello ai funzionari e agli impiegati delle banche greche perché controllassero l’esecuzione dei suoi ordini e decreti, impedissero violazioni e le segnalassero, avesse stabilito regole per i prelievi dai conti correnti e dai depositi nelle banche greche, avesse emanato direttive per il commercio interno e sottoposto a controllo governativo il commercio estero, avesse subito avviato le riforme che aveva promesso in campagna elettorale, avesse chiamato le masse popolari a organizzarsi per incominciare i lavori necessari e avesse preso altre misure del genere?

Sarebbe toccato alle autorità europee e in particolare agli amministratori e fiduciari dei gruppi imperialisti franco-tedeschi chiedere alle autorità greche che per favore fossero realiste, che ritornassero sui loro passi. Perché il sistema finanziario dell’euro e dell’UE (BCE, ecc.) profitta principalmente ai gruppi imperialisti franco-tedeschi (non genericamente “alla Germania”, sia detto tra parentesi, perché gran parte delle masse popolari tedesche vivono in condizioni precarie o schiavistiche: solo chi crede che il governo tedesco rappresenti il popolo tedesco, cioè solo le persone affette da cretinismo parlamentare, gridano contro “la Germania” per le malefatte del governo tedesco!), è uno strumento delle loro egemonia mondiale: la Grecia per loro è importante perché è un tassello del sistema finanziario che hanno creato per imporsi a livello mondiale. Perché l’esempio del governo Tsipras avrebbe fatto scuola negli altri paesi europei: avrebbe accresciuto la mobilitazione delle masse popolari contro le autorità, dato forza ai governi, di sinistra e di destra, di altri paesi che mal sopportano le imposizioni della Troika e li avrebbe costretti ad agire, avrebbe messo in difficoltà i governi, come quello spagnolo e portoghese, che collaborano attivamente con la Troika contro le masse popolari del loro paese.


2. Se il governo greco non avesse obbedito, non fosse ritornato sui suoi passi, le istituzioni dirette dalla Troika non avrebbero forse cercato di strangolarlo bloccando i versamenti dei fondi che già avevano previsto di versare?

Poco male, perché i fondi che versano al governo greco, il governo greco non li vede neanche: li deve girare alle stesse istituzioni finanziarie o ad altre loro soci in affari che sono titolari del Debito Pubblico greco che ora è arrivato a circa 320 miliardi di euro. Solo per interessi sul Debito Pubblico, il governo greco versa ogni anno più di 10 miliardi alle banche e ad altre istituzioni finanziarie. Poi ci sono le rate delle scadenze per la restituzione e le commissioni per i nuovi prestiti. Non è un caso che in tutti questi ultimi anni il Debito Pubblico greco ha continuato ad aumentare, nonostante tutti gli “aiuti” (più di 200 miliardi di euro, dicono) che le istituzioni dirette dalla Troika hanno accordato ai governi precedenti, in cambio dell’austerità che questi governi imponevano alle masse popolari greche. Il Debito Pubblico greco, il pagamento degli interessi, delle rate di restituzione e delle commissioni sono una manna per i gruppi imperialisti e un terreno per investimenti redditizi. Per loro diventano un problema solo se il governo greco non paga. Quanto più paga, tanto più aumenta il Debito Pubblico greco e tanto maggiore è il terreno per investire il capitale finanziario che anche i pagamenti del governo greco hanno fatto aumentare. Invece per le masse popolari greche il Debito Pubblico greco, il pagamento degli interessi, delle rate di restituzione e delle commissioni sono un problema solo se il governo greco paga.


3. Ma come avrebbe fatto il governo SYRIZA-ANEL a pagare fornitori, funzionari, impiegati, militari, poliziotti e tutti gli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione. E, più ancora, a trovare i soldi per mettere in moto le riforme che SYRIZA aveva promesso?

In Grecia c’è uno stock di euro (e in misura minore di altre valute estere) nelle banche, nelle società finanziarie, presso i privati ricchi. Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze del governo Tsipras, nei giorni scorsi ha dichiarato che dall’inizio di dicembre 2014 erano usciti dalle banche greche circa 20 miliardi di euro trasferiti all’estero (mentre solo martedì 24 febbraio, dopo che lunedì 23 la Troika aveva dato il suo benestare al governo greco, a dire di Varoufakis circa 700 milioni di euro erano stati nuovamente depositati nelle banche greche). Non ci possiamo fidare delle parole del ministro vanesio e salottiero, ma possiamo ragionevolmente assumere che lo stock di euro e di altre valute estere in Grecia ammonta a qualche decina di miliardi di euro (a fronte di un PIL di circa 180 miliardi).

Il governo poteva e doveva bloccare banche e società finanziarie e riservarsi di decidere l’uso dei depositi e dei loro averi. Mobilitare i funzionari e gli impiegati delle banche e delle finanziarie per fare osservare le decisioni. Trattare chi le trasgrediva come tratta i peggiori criminali e terroristi. Pagare funzionari e fornitori greci con buoni di sua produzione che lo Stato a sua volta accettava a pagamento di imposte, bollette e tariffe e ordinare che tutti in Grecia dovevano accettarli in pagamento di beni, servizi, affitti, ecc. Usare gli euro e le riserve di valuta solo per scambi internazionali approvati. Ristabilire subito i servizi tagliati (elettricità, telefoni, acqua, ecc.) alle famiglie, assumere in lavori utili tutti i disoccupati disposti a lavorare dando loro un salario dignitoso. Assegnare le case vuote della Chiesa, delle immobiliari, delle assicurazioni, delle banche e dei ricchi alle famiglie che erano state sfrattate e che comunque sono senza casa, assicurare assistenza sanitaria, istruzione e servizi a tutti assumendo il personale necessario: queste e altre simili misure assicuravano l’appoggio dei lavoratori al governo e la loro collaborazione contro sabotatori e boicottatori. Mobilitare le Forze Armate per far fronte a calamità naturali, lavori pubblici, servizi socialmente utili, ecc. ed epurare gli ufficiali che non obbedivano. Isolare la destra: eleggere un presidente di destra è stato rafforzare i propri nemici cercando di conquistare la loro benevolenza, nemici che appena potranno daranno il benservito a SYRIZA.

Nel frattempo la BCE, le istituzioni europee, il FMI, i gruppi imperialisti che non ricevevano i pagamenti che pretendono dal governo greco, avrebbero fatto il diavolo a quattro per evitare che in Spagna, in Portogallo, in Italia, in Croazia, in Slovenia, in Ungheria, in Francia e altrove, in un paese le masse popolari, in un altro i governi di sinistra o di destra imitassero la Grecia. Avrebbero fatto il diavolo a quattro per mobilitare in Grecia la borghesia imperialista, i reazionari e la parte più arretrata delle masse popolari.

In Grecia la Chiesa Ortodossa ha una forza di poco inferiore e un ruolo sociale paragonabile a quelli che ha la Chiesa Cattolica in Italia. Non paga tasse, come in Italia, ma fa elemosine e gestisce opere di carità. Per questo e per la forza della tradizione ha un seguito importante anche tra le masse popolari.

Gli armatori di navi sono un gruppo economico potente in Grecia e essi pure non pagano tasse e sono legati a doppio filo imperialisti internazionali.

Le Forze Armate greche hanno una tradizione di forze reazionarie antipopolari e sono strettamente legate alle forze armate USA e della NATO e largamente infiltrate dai sionisti d’Israele.

Le istituzioni europee, la BCE, il FMI, i gruppi imperialisti avrebbero fatto leva su questi e altri centri greci della reazione per rendere difficile la vita al governo greco e mobilitare la popolazione contro di esso.

Stava quindi al governo greco e alla parte già avanzata e organizzata delle masse popolari

1. di conquistare la parte arretrata delle masse popolari facendo leva sui benefici (lavoro e salario, case, servizi, dignità) che la fine dell’austerità portava loro,

2. di isolare e soffocare la destra e i centri della reazione, complici interni degli aggressori dall’esterno, traditori del loro stesso paese,

3. di giovarsi nel modo più efficace dell’appoggio che sarebbe venuto loro dall’estero: sia dalle masse popolari degli altri paesi, sia dagli “Stati canaglia” messi al bando dalla Comunità Internazionale di gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, sia dai gruppi imperialisti ostili al progetto di egemonia mondiale perseguito dai gruppi imperialisti franco-tedeschi.


4. Non esagerate a dare per scontato che SYRIZA fallirà? Non siete accecati dai vostri pregiudizi sulla sinistra borghese in generale?

Tsipras e i suoi soci di SYRIZA fanno parte di quella schiera di persone che sospirano, aspirano e promettono anche quello che non sono in grado di fare e che non si danno i mezzi per fare. Una schiera di persone che in Italia uniamo sotto l’unica denominazione di sinistra borghese. In questa schiera si mescolano individui in buona fede e autentici imbroglioni e profittatori delle aspirazioni e dei bisogni dei lavoratori, dei pensionati, delle masse popolari in generale.

Ovviamente niente impedisce a Tsipras e ai suoi di fare oggi quello che avrebbero dovuto e potuto fare ieri. Di usare l’autorità, i mezzi e la forza di cui dispongono come membri del governo per mobilitare le masse a organizzarsi e prendere in mano il paese. Oggi hanno a proprio favore anche la dimostrazione pubblica che con i lupi è sbagliato fare le pecore. Per di più potrebbero mettere alla prova e forse trarre vantaggio dalle promesse e dagli interessi di gruppi imperialisti e autorità americane, cinesi, russe, iraniane, ecc. In questo supponiamo che avrebbero l’appoggio anche del Partito comunista greco (KKE). Potrebbero stabilire alleanze, costituire un Fronte Popolare.


5. Voi dite che SYRIZA fallirà e sarà spazzata via o perché si svilupperà la rivoluzione socialista (dal febbraio 1917 anche in Grecia passeranno all’Ottobre 1917), oppure si svilupperà la mobilitazione reazionaria della masse popolari (con Alba Dorata o con altri gruppi fascisti). Non può darsi che invece SYRIZA apra alla Grecia un periodo di capitalismo dal volto umano, come avvenne con la DC in Italia dopo il 1945?

Vi è una grande differenza tra SYRIZA e la Democrazia Cristiana che 70 anni fa nel nostro paese riuscì a turlupinare le masse popolari italiane fino a instaurare la Repubblica Pontificia sulle ceneri della Resistenza. Una grande differenza riassumibile in tre punti.

1. Il Partito comunista greco (KKE) non è diretto come lo era invece il PCI nel 1945 da una banda di revisionisti camuffati che non osavano ancora dichiarare la loro natura (osarono solo nel 1956, dopo l’avvento di Kruscev che aveva indebolito la sinistra del PCI), che ostentavano opposizione e praticavano collaborazione con la DC e i suoi mandanti. Già nel 1945 il PCI era finito nelle mani di Togliatti e della sua cricca di uomini: alcuni convinti che in Italia era impossibile, non c’erano le forze ed era impossibile suscitare le forze necessarie per instaurare il socialismo; altri contrari all’instaurazione del socialismo per la classe da cui provenivano e per formazione. Recentemente su il manifesto (10 gennaio, pag. 15) Aldo Tortorella ha avuto la spudoratezza di ricordare che lui e il suo amico e maestro Quinto Bonazzola (lasciamo a Tortorella la responsabilità del fango che ha gettato su Bonazzola che era appena morto a inizio gennaio) già durante la Resistenza non volevano “fare come la Russia” benché ai Partigiani dicessero “faremo come la Russia” e pubblicamente professassero verso Stalin venerazione (servile perché in cuor loro lo consideravano un brutale tiranno).

2. La DC era un partito che raccoglieva ampio consenso nella parte più arretrata delle masse popolari ma non era questa la fonte principale e tanto meno unica della sua forza. La DC aveva alle sue spalle la Corte Pontificia, le curie e le parrocchie della Chiesa Cattolica Romana e i gruppi imperialisti americani: era il partito popolare della reazione, un’arma nelle mani della reazione creata dalla reazione per turlupinare il popolo. SYRIZA al contrario ha contro gran parte delle forze reazionarie greche (compresa la Chiesa Ortodossa e le Forze Armate) e se i gruppi imperialisti americani appoggeranno il suo governo, lo faranno solo come manovra di guerra contro i gruppi imperialisti franco-tedeschi. SYRIZA non è il partito della reazione greca e internazionale. Quindi quanto prima le farà il servizio che le sta facendo, tanto prima sarà scaricata. Per diventare il partito della reazione, dovrebbe trasformarsi analogamente a come si sono trasformati il vecchio PCI e poi il PD, dovrebbe anche dividersi. Quindi è del tutto possibile che almeno una parte di SYRIZA finisca con il ribellarsi al destino cui il servizio alla reazione la condanna. Certamente SYRIZA non è il promotore della rivoluzione socialista in Grecia, ma sarà in vari modi usato da chi promuove la rivoluzione socialista in Grecia: questa è la prova del fuoco per il KKE.

3. Nel 1945 il sistema imperialista mondiale aveva davanti a sé, a livello mondiale, un periodo di ripresa e sviluppo dell’accumulazione del capitale. Questo contribuì fortemente al successo dell’operazione messa in atto nel nostro paese dalla reazione tramite la DC e la destra che dirigeva il PCI. La sinistra del PCI, quella parte dei dirigenti del PCI che mirava all’instaurazione del socialismo e almeno in una certa misura si occupava della strategia del Partito (Pietro Secchia e compagni) era certa che, terminati gli affari della guerra, la crisi economica del capitalismo avrebbe ripreso il suo corso distruttivo. La ripresa della crisi, che allora anche quasi tutti i gruppi imperialisti davano per scontata, avrebbe scombussolato i piani dell’imperialismo americano, della Corte Pontificia e della destra che al momento dirigeva il PCI. La non comprensione della natura della crisi generale del capitalismo fu uno dei limiti del vecchio movimento comunista.

SYRIZA non ha davanti a sé niente di questo. Miseria, guerra, abbrutimento morale e intellettuale e disastro ambientale compongono il futuro che SYRIZA dovrebbe imporre alle masse popolari greche a favore della reazione greca e internazionale. SYRIZA non è il partito adeguato a farlo. Quindi passerà presto la mano o al Partito comunista se esso sarà capace di far avanzare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari o in caso contrario alla destra reazionaria.

Proprio questi tre fattori fanno sì che abbiamo e avremo molto da imparare dalla Grecia: dalla sorte di SYRIZA e dall’attività del Partito comunista greco (KKE).


6. Lenin in un’occasione ha affermato che a volte bisogna dare spazio per prendere tempo. È quello che ha fatto SYRIZA.

Ma Lenin non ha detto ai suoi e al pubblico che aveva vinto. Ha detto che si ritirava perché era necessario guadagnare tempo per raccogliere forze e lasciare crescere i contrasti in campo nemico. E in questi casi il dire la verità non è questione di buona condotta personale, rispondente a una norma eterna di dio (“non dire il falso”). In questi casi il dire la verità da parte dei dirigenti è un procedimento necessario per suscitare e indirizzare la concorde attività di massa necessaria per vincere battaglie come quelle di cui stiamo parlando. Tsipras invece spara annunci di vittoria, appunto perché non è teso a mobilitare le masse, orientarle e organizzarle perché concorrano all’opera che solo masse popolari organizzate possono compiere. Tsipras (SYRIZA) si è ritirato perché non si era dato i mezzi per fare quello che prometteva avrebbe fatto. E anziché fare ora quello che non ha fatto prima, neanche ora sta dandosi i mezzi della propria politica, cerca la benevolenza della destra (vedi elezione del nuovo presidente della repubblica) e dei creditori dello Stato greco.

Quali forze sta raccogliendo Tsipras (SYRIZA) per far fronte alle istituzioni politiche e finanziarie dei gruppi imperialisti franco-tedeschi? Su quali contrasti in campo nemico conta?

Noi abbiamo fatto notare proprio questo: Tsipras (SYRIZA) né si è dato i mezzi per realizzare il suo programma, né sta dandoseli. Ti risulta il contrario? Spiegacelo.

SYRIZA ha preso tempo per fare cosa? In attesa di cosa? Sta forse dandosi i mezzi della politica che aveva proclamato? Pensa che la NATO, i sionisti d’Israele, le forze reazionarie greche, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti si ritireranno per benevolenza o per rispetto del voto? Nel 1973 Kissinger disse: “Che forse noi dobbiamo perdere il Cile perché i cileni si sono sbagliati a votare?”. Nel 2015 Juncker dice: “Neanche il voto di un popolo intero può cambiare i trattati!”.


7. Posso certamente essere d’accordo con le vostre critiche a SYRIZA. Ma c’è qualcos’altro che non mi quadra molto: come si può spiegare il grosso aumento dei consensi popolari a SYRIZA proprio dopo che si è “arreso” alle pretese dell’Ue?

Sia i dati che indichi tu (www.agi.it), sia quelli riportati da Argiris Panagopoulos in il manifesto 01.03.2015 pag. 5 provengono da sondaggi di Metron Analysis. Si direbbe che quelli citati da il manifesto sono più aggiornati (danno SYRIZA al 47.6% delle intenzioni di voto, mentre www.agi.it la dà ancora solo al 42%).

Questi dati secondo Argiris Panagopoulos sono da confrontare (sia Argiris Panagopoulos sia www.agi.it li confrontano) con le percentuali di voti raccolti il 25 gennaio sui voti validi (che il 25 gennaio erano il 62.3% degli elettori aventi diritto: arrotondando, 6.2 milioni su 9.9 milioni - risulta quindi che 1% di voti validi corrisponde circa a 62 mila voti). Procedimento grossolano e forse del tutto fuorviante, perché nel campione del sondaggio ci sono elettori di gennaio e astenuti tutti confusi. Se anziché tener conto solo dei 6.2 milioni di elettori del 25 gennaio, si tiene conto di tutti gli elettori aventi diritto, l’aumento delle intenzioni di voto a favore di SYRIZA è ancora maggiore, mentre minore o inesistente è la diminuzione delle intenzioni di voto di altri partiti.

Confrontando le percentuali del sondaggio riportati da Argiris Panagopoulos con quelle del 25 gennaio, risulta che nelle percentuali di voti validi SYRIZA è salito da 36.3 a 47.6% (+ 11.3, che corrisponderebbe a circa 700 mila voti in più che a gennaio se ci riferiamo ai voti validi di gennaio, ma corrisponderebbe addirittura a 2 milioni e 450 mila voti in più che a gennaio se riferiamo la nuova percentuale al totale degli elettori aventi diritto, più dei 2 milioni 250 mila voti che SYRIZA ha avuto in gennaio). Questo per mostrare che i dati dei sondaggi, se si vuole capire e non schiamazzare e imbrogliare, bisogna capirli.

Nea Demokratia secondo il sondaggio è scesa da 27.8 a 20.7% (- 7.1). Gli altri punti SYRIZA li avrebbe guadagnati da PASOK (- 1.3), KKE (- 0.8) e dagli ALTRI (oltre SYRIZA, l’unica altra lista che guadagnerebbe in percentuali è TO POTAMOS + 0.4).

Ma gli astenuti del 25 gennaio erano 3.7 milioni di elettori, di gran lunga il “partito” più grosso e nei sondaggi “votano” anche loro. I sondaggi non dicono nulla quanto all’evoluzione di questa parte della popolazione. Quindi le percentuali dei sondaggi, non è detto che riguardano i 6.2 milioni di elettori di gennaio: potrebbero riguardarne di più. Quindi le conclusioni sulle perdite di voti tratte solo dai dati dei sondaggi (dal calo delle percentuali) sono incerte. Anche se il numero degli elettori di X resta stabile o addirittura cresce, le percentuali del partito X calano se la massa degli elettori aumenta.

Conclusioni approssimative. Se la massa degli elettori non è aumentata rispetto a gennaio, SYRIZA guadagnerebbe voti: da Nea Demokratia (che continua la perdita di voti già subita tra le elezioni del 2012 e quelle del 2015), dal PASOK (che continua la sua frana), dal KKE, dagli ALTRI. Il KKE perderebbe gran parte dei voti in più che nelle elezioni del 25 gennaio 2015 aveva preso rispetto alle elezioni del 2012 (ma prenderebbe 130 mila voti più che a gennaio se riferiamo la percentuale data dal sondaggio al totale degli elettori aventi diritto). Riferendo le percentuali del sondaggio ai soli voti validi di gennaio, deriva che continua la crisi delle larghe intese (ND e PASOK) che (insieme o alternandosi, ma facendo la stessa politica) ha governato la Grecia per più di dieci anni e continua ancora a favore di SYRIZA. La massa della popolazione non ha ancora realizzato quello che sta succedendo, SYRIZA ha guadagnato dal fatto che non ha rotto con l’UE (i voti di quelli che hanno paura di uno scontro con l’UE più che di ogni altra cosa) più di quanto ha perso per non avere (ancora) tenuto le sue promesse (i voti di quelli che sono propensi o almeno disposti a battersi anche contro l’UE): avrebbe cioè guadagnato voti “a destra” più di quanti ne avrebbe persi “a sinistra”. I tempi della crisi politica greca sono questi. Come evolverà la crisi (in che senso e con che tempi) dipende dal KKE, da SYRIZA e dalle altre forze (politiche e sociali, rivoluzionarie e reazionarie) in campo. La partita è ancora in corso perché i motivi per cui le masse popolari protestavano sono ancora là, la crisi continua.


8. Secondo me per fare in Grecia quello che dite voi, ci voleva altra gente, mica Tzipras…se avesse avuto le palle per fare quello che auspica il nPCI saremmo già al cambiamento, alla cosiddetta “svolta”…

La questione solo secondariamente è del carattere e delle capacità degli individui. L’aspetto principale sono la situazione, la concezione del mondo e la linea del partito, la struttura organizzativa del partito.

La situazione è favorevole alla rivoluzione socialista. Il corso generale della storia del mondo si sviluppa come un processo di storia naturale (inteso nel senso indicato nella nota 2 del nostro Manifesto Programma, pag. 237) e gli avvenimenti mondiali, di tutti i paesi lo confermano. L’avvento del comunismo fa parte di esso e questa è l’epoca.

Ogni partito rivoluzionario può contare sul fatto che la situazione della borghesia imperialista è disperata. Le contraddizioni nel campo della borghesia imperialista sono tante (la lotta dei gruppi imperialisti franco-tedeschi per strappare a quelli americani la preminenza nel sistema finanziario mondiale, la lotta dei gruppi imperialisti emergenti (in particolare BRICS) contro la CI dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, la resistenza che alcuni Stati oppongono alla penetrazione, al dominio e agli affari della CI: vedi Siria, Iran, Corea del Nord, ieri la Libia, l’Iraq, ecc.) e insanabili. La borghesia non può prescindere dalla valorizzazione del capitale. Negli stessi paesi imperialisti la crisi generale del capitalismo le impedisce di fare su grande scala riforme e concessioni generalizzate alle masse popolari per contendere il terreno delle masse popolari alle forze rivoluzionarie. Può al massimo promuovere la mobilitazione reazionaria, mobilitare una parte delle masse popolari contro il resto. Ma deve mobilitare le masse, quindi crea un terreno favorevole per l’azione delle forze rivoluzionarie: o la rivoluzione previene la guerra, o la guerra genera la rivoluzione. Anche nel campo della borghesia, non è questione di individui: un capitalista, un amministratore, un esponente politico che non fa l’impossibile per valorizzare il capitale, viene sostituito da altri più capaci e più cinici e feroci.

Quanto al campo della rivoluzione, la concezione del mondo e la linea politica di un partito non sono cose che si improvvisano, ma certamente possono trasformarsi. Una struttura di Partito adeguata a essere stato maggiore della rivoluzione socialista non la si improvvisa. Tuttavia la rivoluzione cubana in proposito ci ha offerto un’esperienza interessante. Il partito riunito attorno a Fidel Castro negli ultimi anni ’50 del secolo scorso, nella rivolta contro Batista, non era un partito comunista, ma messo dalle circostanze nell’alternativa o mantenere il proprio paese sotto i piedi dei gruppi imperialisti USA o confluire nel movimento comunista, seppe scegliere questa via, con i risultati che si conoscono. Vero è però che allora il movimento comunista era ancora forte nel mondo: nonostante l’avvento nel 1956, con il XX Congresso del PCUS, dei revisionisti moderni al potere in Unione Sovietica, la decadenza dell’Unione Sovietica era solo all’inizio e il Partito comunista cinese con altri partiti comunisti allora teneva alta la bandiera della rivoluzione nel mondo. Oggi nel mondo il movimento comunista è ancora debole, ma ...

Ma la rinascita del movimento comunista è in corso. Abbiamo le grandi lezioni della prima ondata e il suo lascito. Rivoluzioni di nuova democrazia guidate da partiti maoisti sono in corso in India, nelle Filippine e in altri paesi. La rivoluzione bolivariana antimperialista e per il socialismo coinvolge tutta l’America Latina, con una linea fatta su misura delle condizioni e tradizioni specifiche dei paesi dell’America Latina. Noi comunisti italiani abbiamo un piano d’azione ben preciso e giusto per portare le masse popolari del nostro paese (sede del Papato che è un pilastro importante della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti) a rompere le catene del sistema imperialista mondiale. In Grecia il Partito comunista greco (KKE) ha una grande e gloriosa tradizione rivoluzionaria. Il sistema imperialista mondiale non è in grado di fornire alla borghesia greca e alla Chiesa Ortodossa i mezzi per corrompere su grande scala le masse popolari greche, anche se si tratta di meno di dieci milioni di persone: la loro liberazione dai sacrifici imposti dalla crisi generale del capitalismo alimenterebbe la lotta delle masse popolari di tutti gli altri paesi dell’Unione Europea.