La Voce 49 - Indice

La Voce 49 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII marzo 2015

Le elezioni del 25 gennaio e la lotta di classe in corso in Grecia

L’importanza della costituzione del governo Tsipras sta principalmente nella lezione che esso dà e darà al mondo.

Noi comunisti italiani dobbiamo comprendere questa lezione e farla conoscere su grande scala, in particolare

- tra quella parte delle masse popolari del nostro paese che è ancora influenzata dalla sinistra borghese,

- tra i compagni dei gruppi e delle organizzazioni che proclamano di voler riprendere e continuare la linea della sinistra del vecchio PCI incuranti del fatto che quella sinistra durante la prima ondata della rivoluzione proletaria non è riuscita a dirigere il PCI perché instaurasse il socialismo nel nostro paese; incuranti del fatto che proprio grazie ai limiti di quella sinistra la destra prese la direzione di quei partiti comunisti. Parlo di gruppi e organizzazioni come il Partito Comunista di Marco Rizzo (già Comunisti Sinistra Popolare - Partito Comunista), il Fronte della Gioventù Comunista, i gruppi residui del movimento marxista-leninista e altre analoghe organizzazioni.

Più la lezione data dal governo Tsipras sarà conosciuta, meglio sarà per il progresso della rivoluzione socialista in Italia e negli altri paesi imperialisti dove la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti ha le sue basi e opprime e abbrutisce nella miseria, nella droga e nel servilismo le masse popolari non ancora mobilitate dai comunisti per la seconda ondata della rivoluzione proletaria.

 

Il governo Tsipras e la sinistra borghese italiana

Non a caso in Italia SYRIZA e il governo Tsipras sono molto esaltati. Molti personaggi e gruppi vorrebbero fare qualcosa di simile anche nel nostro paese. Le persone che professano la linea di raddrizzare a favore delle masse popolari il corso delle cose restando però nell’ambito del modo di produzione capitalista (cioè la sinistra borghese e i suoi seguaci), che siano illuse che sia possibile o che sordidamente approfittino delle illusioni altrui per fare i propri interessi, vorrebbero fare SYRIZA anche in Italia. Si meravigliano che in Grecia SYRIZA è riuscita a prendere molti voti mentre in Italia i gruppi della sinistra borghese non ci riescono più. Alcuni di loro pensano che questo succeda perché in Italia la sinistra borghese è frammentata e lanciano a ripetizione progetti di unificazione (che uno dopo l’altro falliscono: la fortuna di SYRIZA l’ha fatta la persistente attività di un influente Partito comunista, il KKE). Altri pensano che questo succeda perché in Italia la sinistra borghese non ha un “capo carismatico” e sono alla ricerca di esso, sondano Landini, Cofferati e alcuni guardano speranzosi perfino a Bergoglio (papa Francesco).

La sinistra borghese ha ancora molta influenza sulle masse popolari italiane. Dopo la triste esperienza dell’Ulivo non ha più consenso elettorale, ma alimenta ancora illusioni e sfiducia, ingombra il terreno, a torto si ammanta dell’eredità del vecchio partito comunista che condusse la prima ondata della rivoluzione proletaria e che i revisionisti moderni, da Togliatti in qua, corruppero, disgregarono e infine dissolsero. In Grecia SYRIZA è oggi l’espressione della sinistra borghese. L’azione del governo Tsipras in Grecia illustrerà quello che per sua natura potrebbe fare in Italia la sinistra borghese se avesse ancora il potere che non ha più. Quindi mostrerà alla luce del sole la natura della sinistra borghese in tutta la sua impotenza e la sua ambivalenza: l’attrazione sua propria verso la destra borghese e l’uso che il movimento comunista può farne, il vantaggio che può trarne. L’opera del governo della coalizione SYRIZA-ANEL e il futuro di SYRIZA saranno tanto più istruttivi per le masse popolari del nostro paese quanto più noi li faremo conoscere: ma in questo ci aiuteranno anche i nostri avversari e nemici.

 

Il Partito comunista greco (KKE) e gli aspiranti imitatori della sinistra del vecchio PCI

Ma sarà molto importante per il progresso della rivoluzione socialista in Italia anche conoscere e far conoscere il ruolo che giocherà in Grecia il KKE, il Partito comunista greco: vedere in che misura e come sarà capace di condurre la lotta e di orientare e dirigere la mobilitazione delle masse popolari greche in modo da trarre profitto dalla crisi che sconvolge il sistema politico borghese greco fino a instaurare il socialismo. Giustamente il KKE sostiene che solo con l’instaurazione del socialismo è possibile porre fine agli effetti catastrofici della crisi generale del capitalismo sulle masse popolari greche. Ma per condurre con successo la lotta per instaurare il socialismo nelle condizioni della seconda crisi generale del capitalismo ora in corso, i comunisti dei paesi imperialisti devono comprendere in modo preciso e scientifico perché nessuno dei partiti comunisti dei paesi imperialisti ha instaurato il socialismo nel proprio paese nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, nella prima parte del secolo scorso, durante la prima crisi generale del capitalismo. Devono comprendere e applicare le lezioni che ne vengono.

Il KKE non ha seguito la via della disgregazione e della dissoluzione dei partiti comunisti nati nei paesi imperialisti nel quadro della prima Internazionale Comunista. Non ha seguito la via promossa e praticata in Italia, in Francia, in Spagna e in altri paesi europei dai revisionisti moderni (eurocomunisti e affini). In Grecia i seguaci degli eurocomunisti si sono scissi dal KKE e quelli di loro che partecipano ancora alla vita politica oggi fanno per lo più parte di SYRIZA. Il KKE ha difeso la gloriosa tradizione di lotta che ha alle spalle: la lotta contro la reazione borghese e clericale subito dopo la sua fondazione nel 1919, poi la resistenza contro il nazifascismo italiano e tedesco (1940-1945), infine le guerre ripetute contro l’imperialismo americano e i suoi manutengoli greci, i colonnelli della NATO.

Il KKE conserva una grande influenza nelle masse popolari greche: nel movimento di protesta e rivendicativo e anche sul terreno elettorale. Su questo terreno il 25 gennaio ha recuperato anche una parte del consenso elettorale che aveva perso dopo l’inizio della fase acuta e terminale della crisi generale del capitalismo: da circa 580 mila voti nel 2007 era sceso a solo 280 mila nelle seconde elezioni del 2012 (a tutto vantaggio di SYRIZA), ma è risalito a quasi 340 mila il 25 gennaio 2015.

D’altra parte il KKE non ha superato i limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe che hanno reso tutti i partiti comunisti dei paesi imperialisti incapaci di instaurare il socialismo sull’onda dello slancio che la Rivoluzione d’Ottobre 1917 e la costituzione dell’Unione Sovietica avevano impresso alla lotta delle classi sfruttate e dei popoli oppressi di tutto il mondo (durante la prima ondata della rivoluzione proletaria). In sintesi il KKE non ha fatto proprio il maoismo come terza superiore tappa della concezione comunista del mondo, dopo il marxismo e il leninismo. Non ha fatto propri gli insegnamenti che il maoismo ha tratto dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e che il nuovo Partito comunista italiano ha esposto nel suo Manifesto Programma (marzo 2008), nell’opuscolo I quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale (marzo 2012 – www.nuovopci.it/scritti/i4temi/index.html) e nell’articolo L’ottava discriminante (La Voce 41, luglio 2012 – www.nuovopci.it/voce/voce41/ottavad.html).

Riuscirà il KKE a condurre gli operai e il resto delle masse popolari greche a instaurare il socialismo? La crisi del sistema politico borghese mette il KKE di fronte a questo compito più direttamente di quanto in questo momento lo sia qualunque altro partito comunista europeo. Se in Grecia esiste SYRIZA, è anche grazie al KKE: la sua attività ha costretto la sinistra borghese a far proprie le rivendicazioni delle masse popolari anziché correre dietro alla destra (come è avvenuto in Italia). Esso quindi è chiamato a dare una lezione di decisiva importanza ai comunisti europei e di tutti i paesi imperialisti. I comunisti di ogni paese devono sostenerlo e imparare in positivo (per quello che il KKE è riuscito e per quello che riuscirà a fare) o in negativo (per quello che il KKE non riuscirà a fare) dalla sua attività, per fare la rivoluzione socialista nel proprio paese.

 

Grecia - Elezioni politiche nella fase acuta e terminale della crisi generale


7 marzo 2004

Elettori iscritti 9.897.626 / Voti validi 7.404.934 - 74,8%


16 settembre 2007

Elettori iscritti 9.918.917 / Voti validi 7.159.006 - 72,2%

Partito

Voti

%

Seggi


Partito

Voti

 %

Seggi

 Nuova democrazia (ND) 

3.359.058 

45,4 

165 


 Nuova democrazia (ND) 

2.994.979 

41,8 

152 

 Mov. soc. panellenico (PASOK)

3.002.531 

40,5 

117 


 Mov. soc. panellenico (PASOK)

2.727.279 

38,1 

102 

 PC di Grecia (KKE)

436.573 

 5,9 

12 


 PC di Grecia (KKE) 

583.750 

8,2 

22 

 Synaspismos (SYN) 

241.539 

 3,3 


 Coaliz. sin. radicale (SYRIZA)

361.101 

5,0 

14 

 Altri (liste con meno del 3% cad.)

365.233 

 5,1 


 Raggr. pop. ortodosso (LAOS)

271.809 

3,8 

10 






 Altri (liste con meno del 3% cad.)

220.088 

3,1 



4 ottobre 2009

Elettori iscritti 9.929.065 / Voti validi 6.858.421 - 69,1%


6 maggio 2012

Elettori iscritti 9.945.859 / Voti validi 6.324.136 - 63,6%

Partito

Voti

%

Seggi


Partito

Voti

%

Seggi

 Mov. soc. panellenico (PASOK)

3.012.542 

43,9 

160 


 Nuova democrazia (ND)

1.192.103 

18,9 

108 

 Nuova democrazia (ND) 

2.295.719 

33,5 

91 


 Coaliz. sin. radicale (SYRIZA)

1.061.928 

16,8 

52 

 PC di Grecia (KKE) 

517.249 

7,5 

21 


 Mov. soc. panellenico (PASOK)

  833.452 

13,2 

41 

 Raggr. pop. ortodosso (LAOS) 

386.205 

5,6 

15 


 Greci Indipendenti (ANEL) 

  671.324 

10,6 

33 

 Coaliz. Sin. radicale (SYRIZA)

315.665 

4,6 

13 


 PC di Grecia (KKE) 

  536.105 

8,5 

26 

 Altri (liste con meno del 3% cad.)

331.041 

4,8 


 Alba dorata (XA) 

  440.966 

 7,0 

21 






 Sinistra Democratica (DIMAR)

  386.394 

 6,1 

19 






 Altri (liste con meno del 3% cad.)

1.201.864 

19,0 



17 giugno 2012

Elettori iscritti 9.947.876 / Voti validi 6.155.464 - 61,9%


25 gennaio 2015

Elettori iscritti 9.911.495 / Voti validi 6.181.274 - 62,4%

Partito

Voti

%

Seggi


Partito

Voti

%

Seggi

 Nuova democrazia (ND)

1.825.497 

29,7 

129 


 Coaliz. sin. radicale (SYRIZA)

2.246.064 

36,3 

149 

 Coaliz. sin. radicale (SYRIZA)

1.655.022 

26,9 

71 


 Nuova democrazia (ND)

1.718.815 

27,8 

76 

 Mov. soc. panellenico (PASOK)

  756.024 

12,3 

33 


 Alba dorata (XA)

  388.447 

 6,3 

17 

 Greci Indipendenti (ANEL) 

  462.406 

7,5 

20 


 Il Fiume (To Potami)

  373.916 

 6,0 

17 

 Alba dorata (XA) 

  426.025 

 6,9 

18 


 PC di Grecia (KKE)

  338.138 

 5,5 

15 

 Sin. Democratica (DIMAR)

  384.986 

 6,3 

17 


 Greci Indipendenti (ANEL) 

  293.406 

 4,7 

13 

 PC di Grecia (KKE)

  277.227 

 4,5 

12 


 Mov. soc. panellenico (PASOK)

  289.482 

 4,7 

13 

 Altri (liste con meno del 3% cad.)

368.277 

 6,0 


 Altri (liste con meno del 3% cad.)

532.736 

 8,6 


Solo imbroglioni e sciocchi sostengono che nei paesi a regime democratico borghese i risultati delle elezioni esprimono la volontà popolare. In paesi in cui la massa della popolazione è disorganizzata, sottoposta allo sfruttamento e all’oppressione e tenuta lontana dalla conoscenza e dagli strumenti e mezzi della conoscenza, l’espressione volontà popolare ha un significato ben diverso da quello che il senso comune le attribuisce.

Ma altrettanto da sciocchi è non tenere conto che i risultati elettorali esprimono in qualche misura il grado di controllo e orientamento che le classi dominanti hanno sulla mente, sui sentimenti e sui comportamenti della popolazione. Quindi i risultati elettorali sono utili se interpretati alla luce del corso generale delle cose.

L’evoluzione dei risultati delle elezioni politiche greche mostra la crisi del sistema politico greco sotto l’incalzare dell’esperienza pratica della crisi generale del capitalismo e grazie alla mobilitazione promossa dal Partito comunista di Grecia (KKE), dalla sinistra borghese (SYN e SYRIZA) e dai gruppi fascisti (XA).


I limiti di SYRIZA e del suo governo di coalizione con la destra nazionalista di ANEL

Noi oggi non siamo in grado di dire se il KKE sarà all’altezza del suo compito e del suo obiettivo: instaurare il socialismo. In altre parole, non siamo in grado di dire se il KKE supererà i limiti che gli hanno impedito di instaurare il socialismo in Grecia nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, nella prima parte del secolo scorso, nonostante i miracoli di eroismo di migliaia e migliaia dei suoi membri. Siamo invece in grado di affermare senza tema di smentita che SYRIZA data la sua natura non manterrà le promesse in nome delle quali ha chiesto il voto e per cui più di 2 milioni di lavoratori greci [i voti di SYRIZA sono stati circa 2.250.000 ma di questi assumiamo come lavoratori (masse popolari) solo il 90%] (su un totale di quasi 6.200.000 voti validi e di 9.900.000 adulti aventi diritto di voto) il 25 gennaio l’hanno votata: le promesse di porre fine alla disoccupazione, al lavoro precario e alla miseria, al degrado e all’eliminazione dei servizi pubblici, alla persecuzione degli immigrati. Di mettere fine all’asservimento della Grecia alla NATO e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e di trarre la Grecia dal vortice di guerre che la CI alimenta nel mondo, SYRIZA non ha neanche osato parlarne.

Perché siamo in grado di affermare che SYRIZA non manterrà le sue promesse?

Perché le masse popolari greche fanno fronte a problemi che quanto alle forme sono la manifestazione particolare della storia, della collocazione internazionale e della crisi politica della borghesia greca e della Chiesa Ortodossa che la sostiene, ma quanto alla sostanza sono quelli che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti impone in tutti i paesi imperialisti per prolungare il suo dominio nonostante la crisi generale del sistema di relazioni sociali e internazionali di cui quei gruppi imperialisti sono alla testa: dagli USA alla Germania, dal Portogallo alla Gran Bretagna, dalla Francia all’Italia. Questi problemi in sintesi sono l’eliminazione delle conquiste di civiltà e di benessere strappate durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, la miseria del lavoro salariato spogliato dei diritti e dei salari raggiunti (riportato alle forme ottocentesche precedenti la prima ondata della rivoluzione proletaria, in condizioni sociali e ambientali che lo rendono peggiore di quanto lo era nell’Ottocento: nell’Ottocento anche in Europa e negli USA proletari erano solo quei lavoratori che non avevano la terra e i mezzi necessari per mettere su una loro fattoria - ora proletari sono tutti i lavoratori salvo quei pochi che hanno ancora i mezzi necessari per fare una propria azienda) e l’asservimento intellettualmente e moralmente degradante alle prestazioni militari e criminali richieste dalle misure che la borghesia imperialista e il suo clero prendono nei paesi imperialisti e nei paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale. La CI porta la guerra, la distruzione e la sovversione in tutto il mondo, usa a questo scopo le masse popolari dei paesi imperialisti (la guerra, il riarmo, la ricerca e la produzione militari, le attività diversive dalla lotta di classe, il controllo sulla massa della popolazione, la repressione degli immigrati e dei comunisti sono una parte crescente delle attività a cui la borghesia e il clero costringono le masse popolari). Le guerre tra poveri e la persecuzione degli immigrati sono il terreno della mobilitazione reazionaria delle masse promossa dalla borghesia imperialista e dal suo clero. L’afflusso di emigranti dai paesi oppressi e ricolonizzati verso i paesi imperialisti continuerà e crescerà irresistibilmente perché esso è determinato

1. dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, esaurimento che ha interrotto e rovesciato il cammino di progresso in corso in gran parte dei paesi oppressi,

2. dal nuovo sviluppo della colonizzazione (la ricolonizzazione) che distrugge anche le condizioni di una vita primitiva (l’economia naturale, patriarcale) imponendo miniere, coltivazioni di beni a uso industriale e per l’esportazione, grandi opere e in ogni paese divide in misura superiore che nel passato la popolazione in una maggioranza di miserabili da una parte e dall’altra un pugno di privilegiati, di nuovi ricchi e di agenti civili e militari dei gruppi imperialisti,

3. dallo sviluppo delle guerre che i gruppi imperialisti con truppe proprie o mercenarie promuovono in gran parte dei paesi oppressi per spartirsi i benefici dello sfruttamento e perpetuare l’oppressione, per disgregare i vecchi Stati che si oppongono alla ricolonizzazione e dalle forme inconcludenti e arretrate (guerre endemiche) della resistenza alla ricolonizzazione che si sviluppa nonostante la debolezza del movimento comunista,

4. dal bisogno nei paesi imperialisti di manodopera a basso prezzo che faccia concorrenza alla manodopera locale e la rimpiazzi,

5. dai vantaggi economici e politici che la borghesia imperialista trae dalle guerre tra poveri che riesce a sviluppare nei paesi imperialisti.

La persecuzione degli immigrati e la mobilitazione delle masse popolari contro gli immigrati sono già in ogni paese imperialista (dalla Germania agli USA, dalla Francia all’Italia) uno strumento rilevante di diversione dalla lotta di classe promosso dalla borghesia imperialista e dal suo clero (in Italia dai governi delle Larghe Intese prima ancora che dalla Lega Nord e dai gruppi fascisti). Lo saranno ancora tanto più quanto più lento sarà lo sviluppo della rivoluzione socialista ed esse si combineranno con la crescita nei paesi oppressi della resistenza alla ricolonizzazione.

Per cambiare il corso delle cose, far fronte alla catastrofe in cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti le sprofonda, le masse popolari greche dovranno organizzarsi più strettamente attorno al Partito comunista. Infatti si tratta di sottrarsi al corso della crisi generale del capitalismo. Non si tratta semplicemente di disobbedire a questo o a quel memorandum. Non si tratta solo di non pagare rate e interessi dei debiti che le autorità e le istituzioni borghesi greche hanno contratto con le istituzioni finanziarie del resto del mondo. Si tratta di porre le banche e le altre istituzioni finanziarie greche sotto la direzione di un governo delle masse popolari organizzate, di impedire l’esportazione di denaro e regolare l’uso dei depositi delle banche greche, di finanziare l’attività economica reale che per forza di cose è in gran parte commerciale e monetaria e crearne una pubblica, di finanziare il commercio interno e di allargare la distribuzione non monetaria di beni e servizi. Solo con queste e altre analoghe misure prese dal loro governo e fatte valere capillarmente dalle masse popolari organizzate, la Grecia potrebbe far fronte alle pressioni e ai ricatti dell’UE e del resto della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti che sarebbero invece appoggiati dai gruppi capitalisti e clericali greci. Quindi, in definitiva, per far fronte agli effetti della crisi generale del capitalismo le masse popolari devono darsene i mezzi e spezzare le catene della CI fino a instaurare il socialismo.

Alcuni nostri lettori, quelli più influenzati dalla sinistra borghese, storceranno il naso e alzeranno gli occhi al cielo, chiamandolo a testimone del nostro dogmatismo e schematismo. Effettivamente noi siamo dogmatici e schematici come lo è chi dice che per finire di essere esposti alle intemperie bisogna costruire una solida casa o chi dice che per far fronte alla disidratazione bisogna bere, che per far fronte alla fame bisogna mangiare. SYRIZA non si propone di rompere con il capitalismo e con la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti che lo impone, non ha i mezzi per farlo e non se li dà. Quali che siano le dichiarazioni di buona volontà e di buoni propositi dei suoi esponenti, non crea le premesse di mobilitazione e di organizzazione delle masse popolari necessarie per poterlo fare. Quindi non si tratta di stare a vedere cosa farà: SYRIZA non potrà che conformarsi alle esigenze della CI, anche se questa non si chiamasse più Troika. Per uscire dalla crisi del capitalismo, non basta la crisi del sistema politico borghese. Occorre che le masse popolari si diano i mezzi per ricostruire il paese e farlo vivere. Il capitalismo è in crisi, ma non basta per vivere senza il capitalismo: per liberarsi dal capitalismo, bisogna instaurare il socialismo.

 

Le ragioni del successo elettorale di SYRIZA e le radici del suo futuro

SYRIZA è lo sbocco della crisi del sistema politico borghese greco. Il KKE ha indicato a grandi linee nel Comunicato che il suo Comitato Centrale ha diffuso dopo le elezioni del 25 gennaio il percorso di questa crisi e già nel suo 19° Congresso [11-14 aprile 2013] aveva segnalato la prospettiva di un cambiamento nella formula della gestione borghese della crisi in Grecia precisando anche che il cambiamento di governo in Grecia sarebbe stato usato da quelle forze politiche borghesi greche e da quelle forze politiche borghesi europee e a livello internazionale i cui esponenti e portavoce assicurano (chi in buona fede, vale a dire a causa delle cecità che colpisce chi non vuole vedere, chi perché non sa a che altro santo votarsi, chi perché da una più blanda politica monetaria e fiscale ha da guadagnarci) che una politica monetaria e fiscale più blanda è la via maestra per uscire dalla stagnazione produttiva.

Il risultato delle elezioni del 25 gennaio nel suo insieme riflette il corso della trasformazione del sistema politico borghese greco iniziato con le due elezioni del 2012, nel contesto della profonda crisi dell’economia capitalista. Si tratta di una trasformazione che si è resa necessaria per mantenere il potere politico dei capitalisti.

La grande ondata di disoccupazione e di povertà ha indebolito fortemente anche in Grecia, analogamente a quanto avvenuto in altri paesi imperialisti, la capacità della socialdemocrazia tradizionale e del partito borghese liberale (i partiti delle Larghe Intese che nei paesi imperialisti applicano il programma comune della borghesia imperialista) di manipolare le masse operaie e popolari. In Grecia questo corso è stato particolarmente accelerato e caratterizzato dall’attività del KKE. Proprio la propaganda indomita degli interessi popolari condotta dal KKE e la determinazione delle lotte rivendicative che esso ha animato, hanno costretto una parte degli attori del teatrino della politica borghese greca, della quale SYRIZA è il raccoglitore, a fare le promesse che SYRIZA ha fatto. Queste promesse che facevano intravedere come possibili e facili i rimedi agli effetti disastrosi della crisi generale del capitalismo hanno tagliato l’erba sotto i piedi ai due partiti che si alternavano al governo della Grecia e alle loro Larghe Intese realizzate dopo le elezioni del 2012. Il KKE non riconosce di aver fatto la fortuna di SYRIZA, ma questo è un limite del KKE: la realtà è dialettica anche se i suoi protagonisti non ne hanno una comprensione dialettica, anche se nelle loro analisi fanno errori di dialettica. Il KKE ha svolto un ruolo importante nel determinare la crisi del sistema politico greco, un ruolo di cui però pare non tener conto, come se la crisi del sistema politico greco fosse stata determinata solo da fattori economici.

Il risultato della crisi del teatrino della politica borghese greca è stato che non ha più funzionato la rotazione tra i due grandi partiti borghesi (il socialista PASOK e il democratico liberale NEA DEMOKRATIA [ND]) che formavano governi monocolori. La loro combinazione dopo le seconde elezioni del 2012 ha dissolto il consenso del PASOK (da 3 milioni di voti nel 2009 a meno di 300 mila nel 2015). La trasformazione della socialdemocrazia è avvenuta rapidamente: SYRIZA ha preso il posto del PASOK come partito di governo, anche se non ha raggiunto l’influenza che aveva il PASOK (nelle “trionfali” elezioni del 25 gennaio SYRIZA è arrivata solo a circa 2 milioni e 250 mila voti di contro ai 3 milioni raccolti dal PASOK nel 2009) e lo ha fatto a costo di promesse che il PASOK non aveva osato fare né poteva fare perché era già al governo. La trasformazione della corrente borghese liberale invece è ancora in corso (ND è calata da 3 milioni di voti nel 2004 a circa 1 milione e 800 mila voti nelle seconde elezioni del 2012 e a un milione e 700 mila voti il 25 gennaio), benché forze nazionaliste e fasciste se ne siano già staccate in misura notevole.

Con la sua vittoria elettorale del 25 gennaio e la coalizione governativa con la destra nazionalista di ANEL (poco più di 290 mila voti) è incominciata la crisi di SYRIZA. Ora è al governo e deve mantenere le sue promesse e non ha la forza di farlo né si dà i mezzi per averla. Ovviamente noi non siamo in grado di dire quanto durerà questa crisi e quale sarà il passo successivo: ma il percorso è quello che abbiamo indicato. Esso sarà quindi ricco di insegnamenti per noi e per tutti i comunisti. La lotta che conduciamo per instaurare il socialismo nel nostro paese è la migliore forma di sostegno che noi possiamo dare al KKE e alle masse popolari greche perché avanzino nella rivoluzione socialista, cioè nella guerra popolare rivoluzionaria che sfocerà nell’instaurazione del socialismo.

Nicola P.