La Voce 49 - Indice

La Voce 49 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII marzo 2015

La nostra opera è grande

Il contributo di ognuno prezioso

Non concepire il Partito come un organismo già compiuto a cui tu non puoi dare niente. Non avere sfiducia in te stesso, non pensare che tu non hai niente da dare al Partito.

Non me la sento di diventare dei vostri, non mi sento pronto. Ma come posso dare una mano al Partito?”: diversi sono i compagni che ci pongono questa domanda esplicitamente o implicitamente (ad es. cercano il contatto con noi, esprimono apprezzamenti per le nostre analisi e la nostra linea, ci segnalano delle iniziative interessanti, ecc.). Valorizzarli al meglio è un tassello fondamentale per lo sviluppo della nostra opera, per il suo rafforzamento. Dobbiamo “fare dei contatti, simpatizzanti e membri una macchina di propaganda e di collegamento e raccolta 1. che porti ovunque e in modo via via più adeguato le nostre parole d’ordine, la nostra linea e la nostra concezione e 2. che stabilisca nuovi contatti e valorizzi le collaborazioni” (La Voce 48, Principi, criteri e metodi d’organizzazione).

Molti sono i modi con cui un compagno può contribuire alla nostra azione pur non candidandosi al Partito (né, più in generale, entrando a far parte di organismi della Carovana del (n)PCI). Ne indichiamo alcuni, per rendere l’idea:

- farci avere il suo indirizzario mail per potenziare la nostra lista di distribuzione,

- aggiornarci sull’andamento della lotta di classe in aziende capitaliste e pubbliche nella sua zona,

- aggiornarci su quanto avviene nella sua zona (smantellamento di industrie, lotte operaie, lotte ambientaliste, ecc.),

- segnalarci iniziative interessanti che si tengono nella sua zona e singoli e/o organismi su cui reputa che è opportuno che noi interveniamo,

- farci avere comunicati, volantini e prese di posizione prodotti da organismi della zona che ritiene utile farci conoscere,

- inviarci resoconti di iniziative e manifestazioni a cui partecipa, segnalandoci le persone interessanti su cui intervenire e i loro recapiti,

- diffondere su Facebook i comunicati del Partito,

- proporre temi da trattare su La Voce e inviarci le sue considerazioni (riflessioni, critiche, proposte) sulla rivista,

- riprodurre e diffondere La Voce nella sua cerchia,

- raccogliere e trasmetterci valutazioni e considerazioni sulla nostra propaganda,

- farci sottoscrizioni,

- metterci in collegamento con persone o organismi,

- dare un sostegno logistico per lo sviluppo dell’attività del Partito (ad es. metterci a disposizione seconde case o affittare a suo nome locali per tenere riunioni clandestine, ecc.).

Non dobbiamo attendere che siano i simpatizzanti ad avanzarci proposte circa il loro impiego: spesso non sanno come potrebbero contribuire e non vedono le possibilità di sviluppo che ci sono nella loro zona. Non dobbiamo attendere che sia il simpatizzante ad indicarci i compagni, gli organismi e le situazioni su cui intervenire: dobbiamo essere noi a capirlo ascoltando quello che egli dice, analizzando le informazioni che fornisce, facendogli domande, riflettendo con lui, ecc. È in questo modo che lo portiamo a “vedere” gli appigli, le fessure, le leve che ci sono nella realtà per lo sviluppo della nostra azione. Vivere in un contesto e descriverlo non significa automaticamente “vedere” le possibilità di sviluppo. Anzi spesso i simpatizzanti dicono (ma ciò avviene anche nelle nostre fila) “in generale è così, come dite voi, ma qui, nella mia zona le cose stanno diversamente, la situazione è particolare, difficile, ecc.”: in questo caso dobbiamo aiutarlo a definire quali sono le particolarità della sua zona, perché ogni zona in effetti ha suoi aspetti particolari.

Dobbiamo essere noi a “vedere” riflettendo su ciò che lui dice, a “portarlo a vedere”, ad indicargli la via (avanzargli proposte tenendo conto delle sue caratteristiche: differenziare le linee e valorizzare tutti), a seguirlo. In sintesi, dobbiamo “ascoltare, vedere, portare a vedere, guidare, raccogliere!”. Per fare questo dobbiamo tener presenti tre aspetti:

- le caratteristiche personali e politiche del compagno (la sua storia, il suo profilo),

- i legami che ha con altri compagni, lavoratori, ecc. ma anche con organismi,

- le caratteristiche dell’ambiente (territorio, contesto) in cui è inserito.

Questo ci serve perché “da uno dobbiamo arrivare almeno a tre!”: questo è il criterio che deve guidarci. Attraverso un simpatizzante dobbiamo arrivare ad altre persone o organismi (utilizzando al meglio l’attività pubblica che svolgiamo ai fini del lavoro clandestino). Un simpatizzante può aprirci, ad es., le porte di una fabbrica presentandoci due o tre (o più) operai attivi e che hanno la falce e martello nel cuore.

Se si tratta di un “primo contatto” che non conosciamo: per impostare bene l’intervento quando si fa il primo incontro con lui (dunque questo orientamento vale in modo particolare per il lavoro che svolgono le organizzazioni pubbliche della Carovana e per quei compagni del (n)PCI che in esse operano) e instradare su basi giuste e positive il rapporto, bisogna combinare quattro aspetti:

1. raccogliere elementi sul suo profilo personale e politico, sui legami che ha e sull’ambiente in cui è inserito (sono tasselli importanti per definire una linea di intervento e i compiti),

2. illustrargli la storia della Carovana del (n)PCI, le tappe fondamentali e il filo logico che le lega (è utile per fargli capire il percorso che abbiamo fatto, l’orientamento che ci ha guidato [dunque il suo senso] e la serietà del lavoro svolto e che conduciamo),

3. illustrargli il nostro preciso piano d’azione (non essere timidi, non aver paura che egli scappi se andiamo a fondo nel ragionamento, smontando anche le sue obiezioni: le persone vengono a noi perché vogliono cambiare le cose e tanto più illustriamo l’analisi della situazione e la strada da seguire per avanzare nella lotta per il socialismo, tanto più le conquistiamo! Bisogna contrastare le tendenza a “dircela tra di noi” pensando che gli elementi avanzati delle masse popolari non possano capire, che “agli operai non interessano la teoria e l’analisi della situazione, a loro interessano solo cose pratiche, concrete, immediate”),

4. affidargli compiti alla sua portata (non limitarsi alla discussione politica, ma “metterlo a contribuzione”, valorizzarlo, testarlo: fargli vedere che ha qualcosa con cui può contribuire alla nostra opera).

Questi sono alcuni principi, criteri e metodi fondamentali per costruire la nostra macchina di propaganda, collegamento e raccolta. Dobbiamo applicarli sistematicamente. Avanzando nella sperimentazione arriveremo ad arricchirli e a rendere la nostra pratica ancora più incisiva.

Le masse popolari sono la nostra risorsa infinita!

Organizzare, organizzare, organizzare e, ancora, organizzare imparando dall’esperienza e dal suo bilancio!

Federico E.