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La Voce 47

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI

luglio 2014

Cura e formazione degli uomini e delle donne


Sei caduto a terra. Hai ora due nemici da combattere dentro di te


Lettera a un compagno rivoluzionario di professione già dirigente del Partito che ha avuto un grave sbandamento, analogo per gravità a quello che io ho vissuto e di cui ho raccontato in forma logica (vedasi in proposito la manchette Ricostruzione logica e ricostruzione storica di un percorso in La Voce 46 pag. 15) il percorso nella lettera L’autocritica di un dirigente del (nuovo) Partito comunista italiano pubblicata in La Voce 46 pagg. 17-21. Il compagno esita ancora a intraprendere il percorso di riforma intellettuale e morale a cui il Partito lo ha chiamato: riforma intellettuale e morale perché in realtà lo sbandamento del compagno non è che il risultato del contrasto tra la lotta in cui il compagno si è arruolato mosso dallo sdegno per lo stato presente delle cose, dalla ribellione di fronte ad esso e dai migliori propositi di partecipare alla rivoluzione socialista da una parte e dall’altra le caratteristiche intellettuali e morali (le idee, le abitudini e i comportamenti) che il compagno si trascina dietro; del contrasto tra da un lato la concezione del mondo, la vita intellettuale, la condotta che il suo ruolo nella guerra popolare rivoluzionaria promossa dal Partito nel suo caso concreto comporta e dall’altro lato le idee, la mentalità, i gusti e le abitudini a cui il compagno si è formato nel contesto concreto della Repubblica Pontificia in cui è cresciuto: un abito che il compagno non aveva ancora messo radicalmente in questione nonostante la sua adesione al Partito.

Il compagno quindi è un caso particolare dei percorsi che tutti i comunisti, e i rivoluzionari di professione a un livello più alto, fanno: comunisti non si nasce, lo si diventa con la riforma intellettuale e morale che è il tema di questa rubrica. Riforma che, se non è promossa e condotta in maniera attenta e assidua (e il sistema di cura e formazione degli uomini e delle donne elaborato ad oggi dal Partito non è ancora sviluppato e consolidato al punto da farlo su larga scala), comporta gravi sbandamenti, malesseri, ipocrisia, cadute a cui deve seguire la ripresa con un adeguato processo pratico e intellettuale. È una faccia della fase di consolidamento e rafforzamento che il Partito sta ancora attraversando, della fase in corso della rinascita del movimento comunista nel nostro paese, della fase della rivoluzione socialista che il Partito promuove e conduce in Italia, nell’ambito della seconda ondata della rivoluzione proletaria che monta in tutto il mondo e contribuendo ad essa.



Caro compagno,

il tuo processo di trasformazione in comunista è entrato in una fase delicata e decisiva. Sei caduto a terra, hai commesso gravi errori, hai avuto una condotta irresponsabile nei confronti del Centro e dei compagni che dirigi e ora stai decidendo se affidarti o meno al Partito per risalire la china, darti un colpo di reni, giungere ad un livello superiore di legame con la nostra causa e uscire dallo sbandamento che stai attraversando. Sei in una fase delicata e decisiva perché da quello che deciderai di fare in questo momento dipenderà la tua vita nei prossimi anni: nella situazione in cui ti trovi adesso tu, la linea di demarcazione tra la lotta per il socialismo e il suo abbandono si è fatta molto sottile e la strada che imboccherai ti porterà ad intraprendere un percorso di lungo termine perché avrà ripercussioni importanti su te stesso e sul tuo sviluppo ideologico e morale.

Hai timore di quello che penseranno ora di te i compagni: sia il Centro, sia quelli della tua stessa istanza, sia i compagni che dirigevi. Questa è una delle zavorre che ti blocca, uno dei pesi che ti tiene al tappeto. La seconda è la poca condivisione dell’analisi che il Partito fa della tua situazione, per via dello stato confusionale a livello ideologico e morale che attraversi e il velo di ipocrisia che per troppo tempo hai tenuto tra te e il collettivo, scollegandoti da esso e sbandando nella palude del senso comune.

Conosco bene questa situazione, questo timore del giudizio dei compagni, perché anche io l’ho vissuta, dopo la mia caduta e a volte ancora oggi la sento.

Per orientarti in questa situazione devi tener presente i seguenti principi.

1. Il Partito non “crocifigge” nessuna persona ai suoi errori. Al contrario dà anche ai compagni che commettono gravi errori la possibilità di riconquistarsi la sua fiducia: il Partito dà ai compagni la possibilità di rialzarsi, di rettificarsi, di curarsi, di rimettersi in piedi e di imparare di nuovo a camminare e a correre, forti dell’esperienza che hanno fatto e del sostegno del collettivo stesso. Il Partito mira a trasformare la sconfitta in vittoria, la manifestazione della debolezza nell’occasione di diventare più forti.

2. Se tu ti affiderai al Partito e alle sue cure, se ti cimenterai con serietà e trasparenza nell’intraprendere il percorso che il Partito ti indicherà per rettificarti, ne uscirai rafforzato e percorrendo questa strada passo dopo passo riconquisterai la fiducia dei dirigenti, dei compagni della tua istanza e dei compagni che dirigevi. Certo, non sarà un processo immediato, che si compie d’un colpo solo: un grave errore richiede un verifica in termini di affidabilità e di lealtà; la rettifica non è immediata, ma una dura lotta (soprattutto il primo mese e mezzo, in cui la lotta tra vecchio e nuovo è molto acuta, perché il vecchio oggi in te e nella società è prevalente, in una posizione di forza).(1) Ma sarà questo ciò che avverrà.


1. L'articolo pubblicato in La Voce 46 pagg. 31-34, Dirigere e condurre la CAT alla luce del materialismo dialettico. Sulle due fasi e i quattro passi del processo di CAT, fissa bene il percorso che dovrai intraprendere e, anche, la fase in cui ti trovi ora.



3. Tra i compagni esiste una sinistra, un centro e una destra, esistono due linee. Questo è vero anche nel tuo caso. La sinistra sarà quella parte che via via tornerà a fidarsi di te man mano che avanzerai; il centro sarà costituito dai compagni oscillanti, dai dubbiosi (ogni tuo passo li sposterà però sempre più a sinistra); la destra saranno coloro che in un modo o nell’altro, con battute, mezze frasi, critiche sibilline o atteggiamenti spocchiosi ti faranno sentire comunque il peso della caduta che hai avuto, per via delle loro arretratezze e/o di contraddizioni politiche insolute tra te e loro e tra loro e la causa, cosa che alimenta la contrapposizione. Se guarderai la destra, soprattutto all’inizio del percorso, guarderai il vecchio, la parte che meno ti incita ad avanzare perché non crede nella trasformazione. Guardi nella parte sbagliata. Guarda invece la sinistra e troverai compagni che, anche attraverso critiche e un’azione di controllo e costrizione su di te, ti inciteranno ad avanzare e ti sosterranno.

Il nodo di fondo, però, compagno è cosa vuoi fare tu. Se tu sarai deciso a rialzarti e ad avanzare, affidandoti al Partito e alle sue cure, seguendo la strada che esso ti indicherà e percorrendola con impegno, lealtà e serietà, non c’è dubbio che ti rialzerai e ne uscirai rafforzato. Il tuo futuro dipende da quello che tu vuoi costruire e dalla lotta che condurrai per costruirlo assieme al Partito. Ti rialzerai, compagno, anche se sei finito al tappeto: riuscirai a farlo se è questo che vorrai fare, se sarà la cosa a cui più terrai, se sarà il tuo primo ed ultimo pensiero della giornata, se combatterai con tutto te stesso per farlo e se ti fiderai del Partito e dei compagni che ti dirigono.

Ricordati sempre, soprattutto in questa fase in cui hai perso innanzitutto la fiducia in te: la cosa principale, quella che decide del futuro, non è cadere; la cosa principale è rialzarsi e imparare dall’esperienza, uscendone più forte!

Voglio però trattare con te anche un secondo, importante aspetto.

In questo periodo dici sistematicamente: “il Partito mi chiede di fare cose che a nessun altro chiede di fare: questo non è giusto, è accanimento!”.

Anche io ripetevo furiosamente questo ritornello quando sono caduto a terra, per cercare di dare una giustificazione al mio tentativo di diserzione. Inoltre nel corso degli anni ho sentito molti altri compagni e compagne ripeterlo mentre sbandavano o si preparavano ad uscire dal Partito. Certamente anche tu ne hai sentiti diversi, alcuni dei quali tu stesso dirigevi. Non è un caso: ogni compagno in crisi profonda, che si trova a dover fare un passo deciso in avanti nella sua trasformazione e che non ha ancora deciso se farlo o meno, se affidarsi o meno al Partito, innalza questa barriera. Ci sono dei tratti comuni che emergono quasi sistematicamente in queste situazioni e questo è uno di essi.

Da dove nasce questa visione distorta delle cose?


*** manchette ***

Perché avanziamo così lentamente
anche se abbiamo ragione?

Il Segretario Generale del (nuovo)PCI ha risposto a questa domanda che la redazione di Resistenza gli ha posto, dando voce ai dubbi di molti compagni e simpatizzanti della Carovana. La sintesi della risposta è


Per avanzare più celermente,
miglioriamo il nostro
sistema di formazione!


Il testo integrale della risposta è disponibile sul sito del P.CARC

www.carc.it/index.php?wiew=article&id=1942


Indirizzate le vostre osservazioni e critiche a lavocenpci40@yahoo.com

*** ***


Un compagno entra in crisi quando non si alimenta della concezione comunista del mondo (della nostra scienza) e, inoltre, sviluppa un rapporto ipocrita con il collettivo, nascondendo i suoi limiti, mantenendo delle riserve anziché trattare le cose apertamente, assumendo un atteggiamento poco trasparente quanto alla sua vita personale (scissione tra personale e politico). In sintesi, sviluppando un atteggiamento individualista, sempre più concentrato su se stesso.

Il non alimentarsi della nostra scienza e il mettere al centro se stessi (anziché il collettivo) lascia campo libero al senso comune e porta a sviluppare un rapporto malsano con il Partito; un rapporto che oltre a ridurre l’efficacia dell’azione, se non viene curato e superato per tempo, alla lunga porta il compagno in questione a stare stretto nel collettivo, a vivere il collettivo come una gabbia e le sue indicazioni e critiche come dei sacrifici che vengono richiesti solo a lui, come delle vessazioni, come accanimento. Insomma, l’individuo ripiega sempre più su se stesso e sul suo orticello. L’Io diventa sempre più il centro del Mondo. Oggi questo è quanto sta accadendo anche a te. Ragiona su tutti i compagni che hai diretto e che ad un certo punto hanno sollevato queste tue stesse obiezioni. Inoltre, metti i fatti con i piedi per terra: dici che sei l’unico a cui il Partito chiede di fare delle scelte di vita importanti. Nel dire questo dimentichi molte cose, compagno, per confusione o per opportunismo. Dimentichi i compagni del (n)PCI che sono in clandestinità, dimentichi i compagni della Carovana che hanno affrontato il carcere e anche il confino per far avanzare la nostra lotta, dimentichi i compagni che prima di te o assieme a te sono diventati rivoluzionari di professione, dimentichi i compagni che hanno contribuito e contribuiscono in modo significativo alle finanze del Partito facendo sottoscrizioni ingenti in rapporto alle risorse di cui dispongono con sacrifici loro e della loro famiglia (cosa che tu non hai mai fatto), dimentichi i compagni che hanno affrontato o affrontano relazioni di coppia molto più complesse della tua e che in questa situazione lottano per costruire una coppia di tipo nuovo, dimentichi i compagni che lottano per crescere i figli senza fare passi indietro nella militanza, ecc. Insomma, dimentichi molte cose, sembra quasi che la Carovana poggi unicamente sulle tue spalle e che sia iniziata con te. Sai bene però che le cose non stanno così.

La tesi “il Partito mi chiede di fare cose che a nessun altro chiede di fare: questo non è giusto, è accanimento!” in questo momento è la tua principale catena e la principale giustificazione che la tua parte vecchia ha costruito per non farti rialzare e avanzare con il sostegno del collettivo. Sii cosciente di questo e spezzala, usando la ragione, la tua esperienza e avvalendoti della mano che il Partito ti sta tendendo per uscire dalla melma in cui sei finito e tornare a lottare per il socialismo.

Infine, compagno, la cosa più importante. Pensa ai motivi che ti hanno portato ad aderire al Partito, ad abbracciare la nostra causa, a diventare rivoluzionario di professione. Te ne rendevi conto solo fino a un serto punto (per tutti è così), ma è stata una scelta di vita. Diventare rivoluzionario di professione non è un lavoro o un mestiere, anche se il Partito ti dà quanto ti occorre per vivere, qualitativamente il corrispettivo del salario che guadagnavi quando lavoravi in produzione. Ma tu hai abbracciato questa causa, fatto questa scelta di vita per porre fine alla Repubblica Pontificia, per porre fine al capitalismo. Non si tratta di espressioni che uno legge su un libro. In queste espressioni astratte si sintetizzano e concentrano migliaia di persone e situazioni concrete. Pensa ai proletari che conosci e a quelli che non conosci personalmente ma di cui conosci le vicende, pensa allo sfruttamento, alla miseria e alla guerra in cui la borghesia imperialista e il suo clero spingono l’umanità, pensa all’indignazione e al senso di impotenza che ti invadevano quando non sapevi ancora come fare a porvi fine, non avevi ancora aderito al Partito. La decisione che oggi devi prendere è certamente una decisione individuale, ma per decidere in modo giusto, per capire la portata di quello che deciderai, di quello che è in gioco nella tua scelta, devi metterti da un punto di vista più alto di te e della tua vita personale: devi metterti dal punto di vista del contesto umano e storico in cui sei e su cui la tua decisione influirà in senso positivo o negativo. Pensa alle persone che hai amato e conosciuto, la cui condizione ti ha mosso a decidere di aderire alla nostra causa. Tu oggi sei confuso, mille cose ti si affollano nella testa e nel cuore, mille cose contrastanti l’una contro l’altra, mille dubbi e incertezze. Ma una cosa è certa, una cosa la conosci: lo sfruttamento, la miseria, la guerra sono là, la borghesia imperialista e il suo clero ci spingono e affogano dentro. Tu con noi, lottando con noi puoi impedirlo e noi con te porremo fine a questo mondo di sangue e di stenti. Pensa a questo e troverai la fiducia di aprirti la strada nell’intrico di dubbi, sentimenti e idee opposte che ti fa esitare. Lo puoi fare, lo devi fare. Il Partito ti guiderà per mano e tu stesso imparerai ad aprirti nuovamente la strada e a marciare.

Ben tornato, compagno!