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La Voce 46

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI - marzo 2014

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Cura e formazione degli uomini e delle donne

 

Dobbiamo imparare a pensare

 

Nella rivoluzione socialista quello che pensiamo, decide di ciò che facciamo. Essa non è un processo spontaneo: è il risultato dell’azione condotta dal Partito comunista. Un’azione che il Partito conduce tanto meglio quanto più ha un piano d’azione ben definito che tiene conto delle condizioni particolari (locali, nazionali e internazionali) in cui opera (le condizioni, i risultati e le forme della lotta di classe) e lo applica tenendo conto delle condizioni concrete. Attuando il suo piano, il Partito avanza tappa dopo tappa nella costruzione del Nuovo Potere e nel sovvertimento della Repubblica Pontificia fino a giungere all’instaurazione del socialismo. L’instaurazione del socialismo aprirà una fase nuova e diversa del lavoro del Partito: da quel momento in poi il Partito si gioverà degli strumenti del potere e in generale degli strumenti della società che esso dirige in quanto componente del nuovo Stato. Il suo compito si riassumerà in mobilitare l’intera popolazione a porre fine all’inquinamento e alla devastazione dell’ambiente in cui viviamo; a risolvere le sette grandi contraddizioni sociali ereditate dalla società borghese; (1) ad accedere in massa alle attività specificamente umane (vedere Manifesto Programma pagg. 249-250 nota 2); a riorganizzare l’intero sistema delle relazioni sociali fino all’estinzione dello Stato e a fare della società “un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti” (Manifesto del partito comunista, 1848). Ora invece il compito del Partito si riassume in mobilitare la classe operaia e il resto delle masse popolari a organizzarsi e a conquistare il potere, vale a dire fare la rivoluzione socialista.

 

1.  Le sette grandi contraddizioni da trattare nella fase del socialismo:

1. tra sfruttati e sfruttatori,

2. tra lavoro manuale e lavoro intellettuale,

3. tra lavoro esecutivo e lavoro di progettazione e direzione,

4. tra donne e uomini,

5. tra giovani e adulti,

6. tra campagna e città,

7. tra settori, regioni e paesi arretrati e settori, regioni e paesi avanzati.

 

Costruire la rivoluzione socialista è un’opera che richiede non solo un lavoro di analisi ed elaborazione, ma un lavoro di alto livello. Il Partito e i suoi organismi dirigenti devono analizzare le condizioni, i risultati e le forme della lotta di classe in corso nel paese e le leggi del suo sviluppo (le contraddizioni che la fanno muovere), definire linee per intervenire nella lotta di classe in corso e per avanzare nella costruzione della rivoluzione (costruzione del Partito e del Fronte delle forze rivoluzionarie attorno ad esso). La costruzione della rivoluzione socialista è un processo inedito nella storia dell’umanità: mai il socialismo è stato instaurato nei paesi imperialisti. Richiede pertanto un approccio da scienziati: partire dalla concezione del mondo che ereditiamo dal movimento comunista (il marxismo-leninismo-maoismo), su questa base analizzare la situazione particolare (del nostro paese, della nostra zona), definire linee e orientamenti, fare esperienze-tipo e ricavare dall’esperimento insegnamenti, superiori principi e criteri, orientamenti, linee di sviluppo, metodi e strumenti.

È un processo che richiede testa. Non è possibile costruire la rivoluzione socialista se i dirigenti e i membri del Partito non pensano, non si sforzano di pensare, non imparano a pensare.

Pensare, pensare in modo scientifico, costruire una scienza è un mestiere, un’arte, un’attività che bisogna imparare per non partire sempre dai primi vagiti, in un eterno partire senza seguito. È un’attività che gli uomini hanno imparato a fare nel corso dei secoli, accumulando da una generazione all’altra strumenti e procedure. È un’attività che le classi dominanti limitano a pochi e fidati. Berlusconi e Moratti proclamano a gran voce e con arroganza che nelle scuole e nelle università bisogna insegnare una professione, un mestiere, ma non insegnare a pensare; ma non è la linea solo della destra estrema, è anche la linea della destra moderata: era anche la linea del ministro Luigi Berlinguer & C. [Luigi Berlinguer fu ministro dell’Istruzione Pubblica del governo Prodi e promotore per l’Italia della Dichiarazione della Sorbona (1998) che diede il via al Processo di Bologna, progetto di uniformazione dei sistemi di istruzione superiore dei paesi europei per renderli conformi all’obiettivo dell’Unione Europea, ndr]. È un aspetto del programma comune della borghesia imperialista contro il movimento comunista, inteso a spremere profitti dalle masse popolari e contrastare la rinascita del movimento comunista.

 

*** manchette

Generale, particolare e concreto

Il generale e il particolare, il particolare e il concreto, nel senso in cui noi intendiamo i tre termini, non sono poli di due contraddizioni dialettiche. Fanno capo a principi diversi.

Il generale fa capo al principio del monismo, dell’unità della realtà. La realtà è costituita di parti in relazione tra loro e grazie a queste relazioni costituiscono un’unità. Non esistono monadi. L’umanità costituisce un’unità. Gli individui e i paesi hanno una storia comune. Fanno fronte a problemi comuni. Ogni parte è influenzata dalle altre. Per operare su un gruppo, un organismo o un individuo, bisogna conoscere la sue relazioni con il resto: bisogna quindi partire dal generale.

Il particolare fa capo al principio della divisione della realtà in parti costitutive. Ogni cosa è divisibile. La società umana è costituita di parti distinte, ognuna contraddistinta da caratteristiche proprie. Tradurre la nostra linea generale nel particolare significa tener conto delle caratteristiche del gruppo sociale (del collettivo) o dell’individuo su cui operiamo.

Il concreto fa capo al principio che ogni cosa si trasforma, la società ha una storia, ogni sua parte ha una storia, non è la stessa da un momento all’altro. Applicare la nostra linea nel concreto significa tener conto di quali sono le condizioni del collettivo o dell’individuo nel momento in cui operiamo su di lui.

Combinare generale, particolare e concreto è il contrario, nel campo del pensiero e della conoscenza, dell’eclettismo e nel campo dell’azione, del pragmatismo.

 

Non ci si improvvisa pensatori: si impara a pensare, si diventa pensatori, come si diventa compositori, scultori, ecc. ecc. Imparare a pensare è possibile. Tutti sono in grado di imparare a elaborare in concetti le proprie esperienze e la realtà percepita con i sensi, connettere i concetti in affermazioni usando la logica formale e formulare teorie generali usando la logica dialettica. È possibile come è stato possibile imparare a leggere, a scrivere e a far di conto, benché i preti sostenessero che era contro l’ordine delle cose stabilito da dio. Ma bisogna imparare, fare uno sforzo, da cui la borghesia e il clero distolgono per mille vie le masse popolari, che confinano in relazioni sociali in cui ‘non sono pagati per pensare, altri sono pagati per farlo!’” (dall’Avviso ai Naviganti 22 - 4 agosto 2013).

Il Partito deve essere formato da dirigenti e da compagni che hanno la volontà di diventare comunisti, che vogliono imparare a pensare e che accettano di frequentare la scuola necessaria per diventarlo, la scuola che il Partito mette a loro disposizione. È una scelta volontaria, ma imprescindibile.

I dirigenti devono anzitutto:

1. pensare, elaborare l’esperienza (fare inchiesta e bilancio), fare analisi del corso delle cose e tracciare linee di lavoro per la loro zona operativa e il loro settore,

2. dirigere individui e organismi ad applicarle nel concreto guidandoli fino al livello di dettaglio caso per caso necessario (quello che rende il compagno diretto 1. capace di agire in modo conforme alla linea del partito, ma 2. di agire con la massima autonomia in modo che facendo impari a fare e cresca),

3. insegnare a pensare e a dirigere a tutti i compagni che hanno la volontà di imparare, a tutti i compagni che essi riescono a infiammare a volerlo.

Il nostro obiettivo è la democrazia proletaria, la partecipazione universale alla gestione e alla direzione della società, l’accesso di tutti agli strumenti intellettuali, morali e materiali necessari per partecipare alla gestione e alla direzione della vita sociale. È quello che realizzeremo nell’intera società dopo l’instaurazione del socialismo; oggi lo possiamo praticare solo nel Partito (sia per le nostre forze limitate, sia perché solo i membri del Partito assumono gli impegni necessari). Il Partito è democratico nel senso proletario del termine: il Partito dà (deve dare) a ogni membro la possibilità di appropriarsi degli strumenti intellettuali, morali e materiali necessari e ogni membro ne deve approfittare: chi non lo fa non è degno di essere membro del Partito. Al Partito sono ammessi solo compagni che fanno gli sforzi necessari per imparare quanto necessario a partecipare all’attività del Partito.

Chi non studia non può dirigere. Senza la conoscenza, l’assimilazione e l’uso della nostra scienza (del marxismo-leninismo-maoismo applicato alle condizioni particolari del nostro paese) non è possibile dirigere la costruzione della rivoluzione socialista. Il senso comune porta alla disfatta. A idee abborracciate, corrisponde un’attività movimentista, pressappochista, spontaneista, il fare per fare qualcosa, l’andare a rimorchio della sinistra borghese: non un piano preciso, fondato su principi giusti e fermi. La scienza richiede idee e un linguaggio precisi e la precisione nell’opera richiede scienza. Senza scienza, non c’è attività rivoluzionaria che vada oltre un livello elementare.

Chi non elabora non può dirigere. Rifiutarsi di analizzare le condizioni, i risultati e le forme della lotta di classe e di ricavare insegnamenti dalla propria esperienza, significa di fatto sabotare il processo di costruzione della rivoluzione. Il Partito non chiede ai dirigenti e ai propri membri di fare cose che non sanno fare. Chiede loro di imparare e di elaborare, partendo dalla loro situazione specifica di partenza. Non è una questione legata dunque al livello del contributo che un compagno è in grado di dare nell’immediato: incamminandosi sulla strada dello studio e dell’elaborazione e combinandoli con la pratica, passo dopo passo avanzerà: dove arriverà, lo si vedrà. Il Centro sostiene (con il lavoro di formazione, di direzione e i percorsi CAT) coloro che si pongono in quest’ottica effettivamente, non solo facendo dichiarazioni d’intenti.

Senza scrivere non è possibile andare molto lontano nel pensare. È possibile scrivere senza pensare, ma pensare senza scrivere non è possibile. Questo punto è lungi dall’essere compreso, per via della forte tendenza movimentista e praticona ancora presente nelle nostre fila. Il pensiero è materia (una materia di una natura particolare) che si trasforma ed evolve attraverso appositi procedimenti e processi di lavorazione. Lo studio è il principale. Ad esso segue subito dopo la scrittura. La scrittura spinge ad organizzare il proprio pensiero, a costruire un’organicità e sistematicità nel ragionamento, ad elaborare il proprio ragionamento in modo logico, a sottoporlo a verifica attraverso l’analisi di quanto scritto. Nella storia dell’umanità la scrittura ha segnato un profondo salto di qualità nel processo di differenziazione degli uomini dagli altri mammiferi. È stata un’evoluzione che ha rivoluzionato la storia dell’umanità e, quindi, del mondo. Ha permesso lo sviluppo delle attività prettamente umane e dell’aspetto spirituale dell’uomo. Ha aperto il campo allo sviluppo della scienza e delle arti. Nessuna scienza sarebbe potuta svilupparsi senza la scrittura (pensate ad es. alla matematica, all’algebra, alla fisica, alla chimica). Chi oggi pensa di poter costruire la rivoluzione e imparare a pensare senza scrivere, è come un muratore che vuol costruire una casa senza cemento e malta.

Tutto questo nel lavoro di massa che i membri del Partito devono condurre, si traduce nella costante e sistematica ricerca e nella cura costante e sistematica di compagni disposti a imparare a pensare e a dirigere: bisogna approfittare di ogni mezzo ed occasione per accendere in ogni uomo e donna la fiamma della volontà di fare la rivoluzione, di imparare a pensare, a dirigere, a fare; spingerli in avanti usando a questo scopo le risorse intellettuali, morali e materiali del Partito e definendo per ognuno linee e progetti specifici di formazione, cura, organizzazione e mobilitazione (anziché voler “vestire ognuno con lo stesso abito”), reclutando i compagni migliori nella fila del Partito.

Questo è il lavoro che dobbiamo condurre nel campo della cura e formazione degli uomini per avanzare.

 

*** manchette

Analizzare la realtà, conoscere la realtà

È inevitabile che la realtà ci appaia come un insieme caotico di parti e di agenti (individui, gruppi sociali, istituzioni). Con l’intervento pratico nella lotta di classe e nella produzione e con lo studio condotti applicando la concezione comunista del mondo come metodo per conoscere e metodo per trasformare, passo dopo passo arriveremo a individuare la natura di ogni parte e agente e le sue relazioni con gli altri. Alla fine, la realtà comparirà nella nostra coscienza non più come un insieme caotico, ma come un sistema di oggetti, istituzioni, gruppi sociali e individui legati tra loro da relazioni ben conosciute. Avremo costruito nella nostra coscienza il “concreto di pensiero”. Quanto più avremo raggiunto questo livello, tanto più la nostra azione sarà efficace.

Storicamente partiamo dall’agire sulla realtà per come la conosciamo e con gli strumenti che abbiamo e passo dopo passo arriviamo al “concreto di pensiero”. Nell’esporre facciamo il percorso contrario: partiamo dal “concreto di pensiero” (quale lo abbiamo raggiunto) ed andiamo al concreto reale.

Marx, Il metodo dell’economia politica - da Lineamenti per la critica dell’economia politica (Grundrisse), Opere complete vol. 29, pagg. 33-41 e in www.nuovopci.it/classic/marxengels/ecopol.html .