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La Voce 46

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI - marzo 2014

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Unione Europea ed elezioni europee

L’internazionalismo dei comunisti e la rivoluzione socialista

 

L’unica realistica via d’uscita dalla crisi generale del capitalismo, per porre fine a questa grande crisi che coinvolge e sconvolge tutto il mondo, è l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti.

Il primo paese imperialista che romperà le catene politiche e finanziarie della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, indicherà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi che ne hanno bisogno. La rivoluzione socialista è per sua natura un processo internazionale, nel senso che la transizione dal capitalismo al comunismo può completarsi solo a livello mondiale: solo degli imbroglioni e buffoni alla Kruscev hanno proclamato la creazione del comunismo in un solo paese. Ma alla conquista del potere è nella natura delle cose che ci arriviamo paese per paese, date la diversità nello sviluppo nella lotta politica e la relativa indipendenza di ogni paese.

*** manchette

Con l’espressione “linea del Comitato di Salvezza Nazionale (CSN)” indichiamo tutto il lavoro (fatto di propaganda e di operazioni organizzative) che noi comunisti facciamo per portare esponenti e organismi della seconda gamba (i tre serbatoi: esponenti democratici della società civile e delle amministrazioni locali, sinistra dei sindacati di regime e sindacati alternativi e di base, esponenti della sinistra borghese non accecati dal loro anticomunismo) a usare l’autorità, il prestigio, le relazioni che già oggi hanno tra le masse popolari per promuovere l’organizzazione di queste, per suscitare nelle masse popolari slancio e fiducia che sfocino in costituzione di OO e OP.

 

Dalla tesi che la rivoluzione socialista è un processo mondiale, alcuni compagni deducono che la rivoluzione socialista sarà un rivolgimento politico, la conquista del potere da parte della classe operaia organizzata, che avverrà contemporaneamente in tutti i paesi. Questi compagni sono completamente fuori strada: saltano dalla natura del processo complessivo, alla forma in cui si produrrà un suo aspetto. In alcuni compagni è dovuto al dogmatismo (non distinguere l’uno dall’altro gli aspetti della realtà, scambiare il processo storico con il processo logico). In altri all’opportunismo. In effetti si riducono a parlare con fantasia della rivoluzione mondiale futura (a fantasticare della rivoluzione internazionale) e a praticare oggi, “per ora”, linee riformiste (elettoraliste in alcuni casi e rivendicative in altri). Proprio l’errore iniziale impedisce loro di studiare, scoprire e praticare le via alla rivoluzione mondiale che è sotto il loro naso: la rivoluzione socialista nel loro paese.

Quale paese avrà l’onore di dare il via alla rivoluzione socialista, alla seconda ondata della rivoluzione proletaria, è impossibile predirlo, perché non è definito a priori: dipende da fattori oggettivi, ma soprattutto dipende dalla rinascita del movimento comunista. Il movimento comunista sta rinascendo ovunque, ma per molti versi in ordine sparso e a una velocità diversa da paese a paese. La rinascita è anzitutto un fatto soggettivo: comunisti che fanno un giusto bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria, comprendono i limiti per cui il movimento comunista non ha instaurato il socialismo in nessun paese imperialista, si organizzano e superano quei limiti. Per l’esposizione in dettaglio della questione, rimando all’opuscolo I quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale.(1)

 

1. I quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale, 2010, reperibile in www.nuovopci.it/scritti/i4temi/index.html .

 

L’Italia, grazie anche alla Corte Pontificia che qui ha la sua sede, è uno dei paesi imperialisti abbastanza grandi e importanti per assumersi questo ruolo. È quindi chiaro il compito internazionalista che noi comunisti italiani possiamo e dobbiamo assolvere. Adempierlo dipende principalmente da noi e il nostro Partito è impegnato a farlo.

Alcuni obiettano che il corso delle cose nel nostro paese viene oramai deciso “in Europa”. Secondo questi compagni la fonte dei mali presenti non sarebbe la crisi generale del capitalismo, ma l’UE, l’appartenenza all’UE, l’euro o, ancora più semplicisticamente, le cattive politiche della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e delle altre istituzioni dell’UE, della Germania. Questi compagni scambiano le forme e i sintomi della crisi per la malattia: questa non è una malattia europea, infatti imperversa anche fuori dai confini dell’UE. Politicamente essi evitano di affrontare, eludono il problema reale che ci sta di fronte: cambiare il corso delle cose nel nostro paese e sfruttare il vincolo che la borghesia imperialista ha creato tra il nostro e gli altri paesi europei, per sovvertire l’intera Europa.

La rotta che può e deve seguire il nostro paese la si decide in Italia. Il futuro del nostro paese si decide in Italia. Lo possono e devono decidere le masse popolari organizzate costituendo il Governo di Blocco Popolare (GBP). Lo possiamo e dobbiamo decidere noi comunisti con l’orientamento che siamo capaci di portare (direttamente e indirettamente tramite la linea del Comitato di Salvezza Nazionale) 1. tra le masse popolari (mp) perché si organizzino, costituiscano Organizzazioni Operaie (OO) in ogni azienda capitalista e Organizzazioni Popolari (OP) in ogni azienda pubblica e in ogni zona e 2. tra le OO e OP perché costituiscano il GBP.

 

Il futuro del nostro paese non si decide in Europa (negli ambienti e nelle istituzioni dell’UE e della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti): da questo lato verranno e possono venire solo manovre e misure che sprofondano ancora più il nostro e gli altri paesi nella catastrofe della crisi generale del capitalismo e nelle guerre imperialiste e lo coinvolgono nella guerra fredda che monta in seno stesso alla CI.

La tesi contraria, che il futuro del nostro paese si decide in Europa, implica che il futuro dell’umanità è in mano alla borghesia imperialista (bi) e al clero, che le masse popolari non sono in grado di giocare un ruolo politico indipendente dalla bi e dal clero, che ogni trasformazione passa attraverso le istituzioni della bi e del clero. Chi la sostiene, è rassegnato al predominio della bi e del clero, rinuncia a lottare per instaurare il socialismo, attende che la rivoluzione scoppi. È la tesi comune dei rassegnati, dei disfattisti, degli agenti nemici nelle file delle masse popolari e dei traditori.

È in grado di ricavare quanto è possibile ricavare dalle istituzioni della bi e del clero e di sfruttare le contraddizioni interne a bi e clero, solo chi lavora alla mobilitazione delle masse popolari e in questo lavoro costruisce le basi e raccoglie le forze per un corso delle cose che ha come protagoniste le masse popolari organizzate. Quindi l’onestà delle dichiarazioni di chi si propone di “andare in Europa” per sovvertirla, per lavorare a favore del corso delle cose che noi promuoviamo e la sua capacità di farlo effettivamente, dobbiamo valutarle e misurarle dal lavoro che svolge già oggi in Italia.

Al contrario, è in Italia (o in qualcuno degli altri grandi paesi imperialisti) che possiamo e quindi dobbiamo decidere il futuro dell’UE (e in seconda istanza della CI e del mondo).

 

Questi sono i principi sulla base dei quali decidiamo caso per caso le singole linee nelle prossime elezioni europee e in generale nei confronti delle iniziative e manovre sul piano europeo. Criterio decisivo di quello che situazione per situazione dobbiamo fare non è la composizione del futuro Parlamento europeo, ma in ogni situazione concretamente promuovere la guerra popolare rivoluzionaria (attuare il nostro preciso piano d’azione) e raccogliere forze. Noi siamo fautori di una politica di principi, la nostra azione politica è basata sui principi. Non è basata né sui desideri, né sulle “idee condivise” (se sono sbagliate sono solo ostacoli da rimuovere per proseguire il cammino necessario), né sui sondaggi d’opinione, né sulle manipolazioni e intossicazioni promosse dalle classi dominanti, né su intese d’affari e favori.

Che il primo paese imperialista dove le masse popolari romperanno le catene politiche e finanziarie della CI sia in grado di indicare la strada e aprire la via alle masse popolari degli altri paesi e come possa far fronte alle difficoltà del suo nuovo cammino, sono cose già ampiamente illustrate nella letteratura del nostro Partito e quindi non insisto in questa sede.

Nicola P.