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La Voce 46

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI - marzo 2014

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Avanti con la costruzione della rete clandestina dei Comitati di Partito

perché le lotte delle masse popolari divampino sempre più forti alla luce del sole!

 

Per fare la rivoluzione socialista in Italia è indispensabile che i comunisti costituiscano una rete di Comitati di Partito diretti dal Comitato Centrale. Senza Partito comunista non è possibile fare la rivoluzione socialista. Aspetto chiave del socialismo è il Nuovo Potere, il potere le cui istituzioni locali sono gli Organismi Operai e Popolari aggregati attorno al Partito comunista. Proprio perché questo assetto non esiste ancora e per formarlo, oggi pratichiamo la linea del Governo di Blocco Popolare.

Il Partito comunista deve essere clandestino anche nei paesi imperialisti: lo dimostrano la storia della prima ondata e l’esperienza della lotta di classe in corso. Solo il Partito clandestino è indipendente dalla borghesia e dal clero, opera liberamente quali che siano le misure di repressione a cui ricorrano la Repubblica Pontificia e i suoi padrini della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, forma membri e organismi capaci di condurre la lotta in ogni circostanza. Il Partito clandestino educa gli esponenti avanzati delle masse popolari e in particolare della classe operaia all’indipendenza morale e intellettuale dalla borghesia e dal clero: a non sentirsi vincolati da obblighi di lealtà e obbedienza nei confronti di nessuna istituzione degli sfruttatori del popolo, a essere capaci di pensare e vedere oltre il caos della concezione borghese del mondo e le immagini fisse di quella clericale, a essere capaci di scoprire in ogni situazione la via per avanzare verso il comunismo.

Chi dice che è possibile promuovere la rivoluzione socialista senza che il Partito comunista sia clandestino o è un imbroglione opportunista e irresponsabile o è un ingenuo. Un ingenuo che non tiene conto né delle lezioni della storia, né dei metodi di lotta correntemente impiegati dalla borghesia imperialista e dal clero, né delle prospettive del corso futuro della rivoluzione socialista. Si fida delle promesse di democrazia e di libertà fatte dai padroni e dal clero e smentite continuamente dalla pratica. Già oggi solo grazie alla clandestinità è possibile essere presenti dove la borghesia e il clero non tollerano la presenza di comunisti, sfuggire a intimidazioni, ricatti, sabotaggi e omicidi mirati, discutere con libertà e svolgere una propaganda veramente libera. Solo se il Partito è clandestino è il Partito stesso e non la borghesia e le sue autorità a stabilire cosa fare pubblicamente e cosa fare nella clandestinità, i confini tra il pubblico e il clandestino.

È possibile sfuggire al controllo esercitato dalle autorità della Repubblica Pontificia e dalle agenzie segrete italiane, americane e sioniste operanti in Italia? Può esistere un Partito comunista clandestino? Far parte del Partito clandestino non è facile, richiede una formazione ideologica oltre che tecnica, ma non è impossibile. Proprio perché è difficile, la clandestinità non si improvvisa. È una scuola che i compagni decisi a diventare comunisti devono frequentare fin da oggi.

Negli anni scorsi il (n)PCI ha mosso i primi passi in questa direzione. Agli operai che difendono le loro aziende che i capitalisti smantellano, ai lavoratori che si ribellano contro la precarietà e contro la privatizzazione e lo smantellamento dei servizi pubblici, alle donne che si ribellano alla duplice oppressione, ai giovani che vogliono un futuro dignitoso, agli immigrati che si ribellano al razzismo e alle elemosine, a tutti gli esponenti delle masse popolari che vogliono lavoro, diritti e dignità, il (n)PCI propone di imparare a combattere, di arruolarsi a formare la nuova leva dei comunisti che faranno dell’Italia un nuovo paese socialista, di imparare a fare di ogni lotta una scuola di comunismo.

Maria P.