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La Voce 45 del (nuovo)Partito comunista italiano

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Note per una discussione necessaria

Sugli sviluppi in corso nel sistema di relazioni internazionali e nel mondo

Man mano che si accentuano le difficoltà di valorizzazione del capitale e quindi si acuiscono i contrasti tra capitalisti, ognuno dei quali lotta per la sua sopravvivenza, diventa attuale il problema di quale uso i capitalisti cercheranno di fare delle loro istituzioni politiche nell'ambito della guerra economica intestina.

Il mondo è politicamente frammentato e instabile. La rinascita del movimento comunista avanza ancora lentamente. Solo la rinascita del movimento comunista può dare anche a livello mondiale un indirizzo unitario all’attività di gruppi, movimenti e Stati che oggi invece si agitano all’impazzata nell’arena mondiale e nei vari paesi.

Dopo l’inizio della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (anni ’70 del secolo scorso), l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale che era iniziata con la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre in Russia, il passaggio (nel 1976) della Repubblica Popolare Cinese alla seconda delle tre fasi vissute dai primi paesi socialisti e l’ingresso (nel 1989-1991) delle democrazie popolari dell’Europa Orientale e dell’Unione Sovietica nella terza delle tre fasi,(1) gran parte del mondo (ma non tutto: ne resta escluso in qualche misura più di un terzo dell’umanità) si è via via ridotto a un territorio aperto alle scorribande dei capitalisti dell’industria e del commercio e degli uomini della finanza (i padroni e i dirigenti delle istituzioni finanziarie) della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Gli Stati nazionali sono ridotti ad essere principalmente agenzie addette ad estorcere soldi soprattutto per soddisfare le pretese delle istituzioni finanziarie e per sopperire alle spese pubbliche residue (alcune voci di spesa sono in costante crescita: riarmo, aggressioni, repressione, controllo, prebende per imbonitori), i loro governi e le loro pubbliche amministrazioni si occupano sempre meno dei servizi e degli affari pubblici (ivi compreso il sistema sociale dell’economia reale), i patrimoni pubblici residui sono venduti (e spesso persino svenduti) perché i capitalisti sono alla ricerca forsennata di terreni di investimento per i loro capitali e per lo stesso motivo crescono i debiti pubblici, lo Stato federale USA e alcuni altri Stati e centri di potere esercitano il ruolo di polizia e di giustizieri senza frontiere e con azioni all’impazzata (“spedizioni umanitarie”, “spedizioni antiterrorismo”, “omicidi mirati”, ecc.) usando basi e agenzie che hanno installato in tutto il mondo (tolti i paesi di cui si diceva sopra), l’uso ereditato dal passato e radicato nel senso comune di avere periodiche votazioni a suffragio universale (democrazia borghese) ha fatto sorgere in ogni paese e a livello internazionale una macchina gigantesca di diversione, di disinformazione e di intossicazione delle coscienze e dei sentimenti. L’espressione “Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti” dà la fotografia più fedele del mondo (di ciò che si dà a vedere) che si possa dare con una breve espressione.

 

1. Per le tre fasi attraversate dai primi paesi socialisti vedasi Manifesto Programma cap. 1.7.3 (http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/indicmp.html)

 

Il corso delle cose che si determina porta a una crescita continua di conflitti e di guerre intestine e tra Stati. Ogni ribellione ha sue buone ragioni, ma nessuna ha prospettive di soluzioni che si compongano a formare un vitale sistema di relazioni sociali e internazionali. Il movimento comunista non ha ancora raggiunto un grado tale di rinascita da essere nuovamente un protagonista delle relazioni internazionali (in particolare non ha ancora basi rosse). I gruppi imperialisti non riescono più (stante la crisi generale del capitalismo in corso) a creare in alcun paese ordinamenti politici stabili, riescono solo a distruggere quelli che ancora trovano come ostacolo. Il variopinto movimento islamico non ha prospettive di svilupparsi in un nuovo sistema di ordinamento sociale e di relazioni internazionali. Il mondo è come un formicaio che è stato buttato in aria e tutte le formiche si muovono all’impazzata.

In questo contesto noi comunisti abbiamo la chiave di interpretazione delle condizioni e delle forme del corso generale delle cose e di eliminazione della causa prima di esso. Dobbiamo farla valere con la propaganda ma soprattutto con un’efficace azione politica (a partire da alcuni paesi) fino a farla diventare coscienza diffusa di un numero sufficiente di persone e principio ispiratore di un nuovo sistema di relazioni sociali e di un nuovo sistema di relazioni internazionali. Per questo dobbiamo usare con individui, gruppi e partiti che si dichiarano comunisti I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale. Ma soprattutto dobbiamo perseguire la costituzione del GBP in Italia. Il primo paese imperialista che romperà le catene che la “Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti” (CI) impone al mondo, aprirà la via e mostrerà la strada in cui si metteranno anche gli altri.

 

Perché quando noi parliamo di nemici contro cui conduciamo la GPR parliamo di Comunità Internazionale dei gruppi europei, americani e sionisti e non delle altre potenze politiche, finanziarie ed economiche (Cina, Russia, Iran, il movimento islamista in primo luogo)?

Non perché non esistano, non perché non ne conosciamo l’esistenza e l’attività internazionale, ma perché la CI e non alcuna di esse è il puntello decisivo della Repubblica Pontificia. La loro concorrenza con la CI, la loro ostilità nei confronti di essa ci può anzi servire. A condizione che noi ci basiamo sulle nostre forze, che non ci mettiamo nelle loro mani, che non ci mettiamo al loro seguito. Se lo facessimo, la nostra partita sarebbe persa. Perché in definitiva non hanno niente da darci di meglio di quello che abbiamo con la CI e diventeremmo moneta di scambio nei loro traffici, manovre e lotte con la CI. Al contrario, se ci basiamo sulle nostre forze, quando in Italia si sarà costituito il GBP potremo giovarci di queste potenze contro la CI, per condurre con successo la lotta che dal GBP porterà all’instaurazione del socialismo.

 

I contrasti UE (Germania) - USA si accentuano (la messa in scena del DATAGATE per frenare i gruppi imperialisti USA è un indizio: punture di spillo tra complici concorrenti, come i celebri ladri di Pisa che la notte andavano insieme a rubare e di giorno litigavano). Così pure i contrasti all’interno delle UE (le elezioni europee, se le cose continuano come sono in corso, porteranno a Bruxelles un gran numero di antiUE e l’esito delle elezioni europee avranno ripercussioni antiUE in ogni singolo paese, ma i gruppi dominanti dei singoli paesi sono già allo sbando: lo vediamo bene in Italia). Il progetto (accarezzato da François Mitterrand, Jacques Delors & C) di costruire sotto l’ombrello militare della NATO comandata dagli USA, il polo imperialista europeo indipendente dall’imperialismo USA e quindi ad esso contrapposto, fa acqua. La politica mercantilista (esportare il più possibile e importare meno possibile come linea guida) e monetarista (il pareggio di entrate e uscite contabili, la stabilità dei prezzi e del cambio come regole) della borghesia tedesca è traduzione pratica della consunzione del progetto.

Poco importa tuttavia speculare su quale via concretamente seguiranno in Italia i vertici della RP e a livello internazionale i gruppi imperialisti europei, americani e sionisti allo sbando, in contrasto e collaborazione con gli altri centri mondiali di potere, se nessun paese (in concreto, per quanto ci riguarda, se l’Italia non) rompe di sua iniziativa e per iniziativa delle masse popolari con la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Quello che interessa è rompere, prendere l’iniziativa in mano: allora saremo noi a determinare la situazione in Europa e nel mondo, la via che i gruppi imperialisti dovranno seguire. Il primo paese che romperà da sinistra con la CI mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi, comprese le masse popolari degli USA.

L’euro e l’UE naufragano: è inevitabile perché l’UE imperialista poteva esistere solo come polo alternativo al polo USA, ma aveva bisogno di un contesto e di forme e istituzioni che la borghesia imperialista non è in grado di costruire. Il problema è di costruire il dopo UE: mobilitazione reazionaria (sotto l’ombrello dei gruppi imperialisti USA e sionisti la cui forza posa sempre più sull’apparato militare) che la CI dei gruppi imperialisti allo sbando di fatto promuove, oppure rottura (tramite abolizione del Debito Pubblico italiano) con il mondo finanziario euro-americano e “guerra” contro la CI che cercheranno di stritolarci: una guerra che solo un governo d’emergenza delle OO e OP può sostenere e condurre con successo poggiando sulla propria forza e sulla collaborazione con tutte le forze e gli Stati che nel mondo si oppongono all’ordine che quella CI impone.

 

Quanto alle relazioni interne alla CI, si rimanda all’articolo Le contraddizioni tra Stati imperialisti nel futuro tratto da Rapporti Sociali n. 4 (luglio 1989) che appositamente ripubblichiamo. Oltre che per il merito, l’articolo merita un’attenta lettura perché mostra che il materialismo dialettico e storico è un potente metodo di conoscenza.

 

I BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) sono un progetto più che una realtà, ed è difficile se non impossibile che il progetto diventi realtà. Esso ha meno possibilità di vita di quante ne avessero l’Unione Europea o l’OPEC. Del tutto sbagliato è pensare che i BRICS o i suoi singoli membri (in particolare la Cina) svolgano un ruolo in qualche misura paragonabile a quello svolto dalla URSS, base rossa della rivoluzione proletaria mondiale prima e concorrente degli USA (campo socialista contro campo capitalista) dopo. Ognuno di questi paesi, anche quelli non già infeudati alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (come invece già lo sono l’India e il Sud Africa), non sono né organizzativamente né ideologicamente un sostegno alla rinascita del movimento comunista. Il sistema di relazioni sociali vigente accentua in ognuno di essi contrasti regionali e nazionali che li espone alle manovre di destabilizzazione messe in opera dalla CI (manovre già in corso da anni per quanto riguarda la Cina e la Russia). Spezzare i grandi paesi non sottomessi in molti staterelli (come già fatto in Jugoslavia) è una linea seguita dalla CI in ogni parte del mondo e in particolare da Israele contro i paesi arabi e musulmani.

 

È sbagliato considerare i paesi ex socialisti, dalla Cina, al Vietnam, alla Russia, ecc. per quanto integrati nel sistema imperialista mondiale, alla pari degli altri paesi. La storia che hanno alle spalle ha impresso in ognuno di essi tratti che giocano un ruolo importante ancora oggi e lo avranno anche nel futuro.

 

I paesi che nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale sono stati protagonisti più o meno attivi del movimento antimperialista di liberazione nazionale oggi per il ruolo che svolgono e il percorso che seguono sono divisi in vari gruppi. Alcuni sono diventati paesi neocoloniali, altri mantengono una notevole grado di indipendenza e sono dotati di strutture politiche abbastanza forti: lo era la Libia, lo sono Siria, Zimbabwe, Sudan, Iran e altri paesi. In questi paesi la CI fomenta rivolte e guerre civili approfittando dei contrasti sociali, di lingua, di regione, tribali, ecc. che i regimi al potere non sono in grado di trattare.

 

I paesi come Cuba, Venezuela, i paesi dell’America Latina e dei Caraibi con governi progressisti e altri svolgono oggi nel mondo un ruolo importante di resistenza alla CI e a favore del sistema rivoluzionario antimperialista. Bisogna denunciare e combattere le manovre della CI contro di essi e appoggiare in ognuno di essi la tendenza ad andare avanti. È sbagliato invece assumerli come modello per il movimento comunista internazionale e contrapporli all’esperienza del movimento comunista internazionale durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale (al “comunismo del Novecento”).

 

In tutti i paesi la crisi generale del capitalismo provoca tra le masse popolari atroci sofferenze e cancella diritti e conquiste. Questo suscita tra le masse popolari malcontento e alimenta movimenti di ribellione e gruppi d’opposizione. In nessun paese gli imperialisti riescono a creare regimi stabili e sottomessi e approfittano del malcontento e dei movimenti di ribellione per ricattare e rovesciare Stati e governi che ostacolano i loro affari. Questo costituisce un terreno favorevole alla rinascita del movimento comunista, mentre è sbagliato considerare ogni gruppo d’opposizione e movimento di ribellione come già portatore del futuro. La negazione del presente non è di per se stessa creazione del futuro. È però il terreno su cui i comunisti possono e devono sviluppare il futuro. La dimostrazione che un gruppo o partito comunista è guidato dalla concezione comunista del mondo e la usa come metodo di conoscenza e di trasformazione, è data in definitiva non dalla denuncia che esso fa dei suoi avversari e dei mali del mondo, ma dall’efficacia della sua azione politica.

Anna M.