Ritorna all'indice de La Voce 43 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


  La Voce 43 del (nuovo)Partito comunista italiano

Una lettera alla redazione di La Voce che volentieri pubblichiamo
Solo con una concezione giusta si è capaci di mobilitare quanto di positivo vi è anche dove predominano concezioni sbagliate

 

Cari compagni,

alcune settimane fa un compagno mi ha segnalato come degno di lettura l’opuscolo di Antonio Pagliarone Le lotte dei lavoratori in URSS, edizioni Connessioni, inverno 2012. Voglio esporre a voi, ma spero che le pubblicherete perché faranno bene anche ai vostri lettori tra cui vi è anche il compagno che mi ha segnalato il libercolo, alcune riflessioni a proposito di questo, riflessioni che ho convalidato andando a vedere su Internet il resto della produzione intellettuale fatta o promossa (traduzione e diffusione) dal gruppo a cui Antonio Pagliarone fa parte (non so, né allo stato attuale delle cose mi interessa, con quale ruolo).

Il gruppo è una filiazione dell’ambiente a cui faceva parte anche il gruppo di Paolo Giussani (rivista Plusvalore, anni ’80), un ambiente intellettualmente, culturalmente (come concezione del mondo) connesso al “comunismo di sinistra” (Mattick, Pannekoek, ecc.), al bordighismo, al trotzkismo e altre analoghe correnti. Questa è anche la base della loro (in verità debole - e lo dico per rispetto dei compagni di Operai Contro) connessione con Operai Contro (più che connessione, sarebbe giusto dire non ostilità, reciproca tolleranza, possibilità di dialogo e comunità di linguaggio, ecc.: comunque sono connessi a Operai Contro per ciò di OC che tiene OC lontano da noi e dal comunismo). È una catena di relazioni e influenze in cui invece il gruppo di Pagliarone è infognato fino al collo: il suo opuscolo e tutta la produzione sua e del gruppo e la loro azione culturale vi rientrano.

Allo stesso titolo vi rientrano opuscoli che oggi hanno un certo corso come Graziano Giusti, La rivoluzione del basso, opuscoli sugli Arditi del Popolo, sui consiliaristi, sui IWW (Industrial Workers of the World), su qualsiasi gruppo o personaggio dissidente dal movimento comunista. Tutti opuscoli (e articoli) che usano aspetti e correnti minoritarie del movimento comunista o operaio e sterili deviazioni da esso avvenute nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria o il composito mondo dei gruppi anarchici, per attaccare la corrente principale del movimento comunista, quella che ha mobilitato milioni di oppressi in ogni angolo del mondo a cercare di trasformare il mondo. Cercano persino di strumentalizzare Gramsci contro l’URSS e Stalin (come avete ben denunciato in La Voce n. 41, pagg. 58-60).

Il “comunismo di sinistra” (il bordighismo e il trotzkismo sono sue varianti) è una deviazione dal marxismo. È composto da personaggi e gruppi rimasti ancorati al marxismo della seconda internazionale:

1. determinismo storico: la rivoluzione socialista scoppierà, il socialismo prevarrà per forza dello sviluppo storico, ecc.;

2. comunismo inteso come soddisfazione delle rivendicazioni in termini di beni e servizi (salario, ecc.). Rivendicazioni che gli operai giustamente avanzano nei confronti dei capitalisti, ma che sono ancora all’interno delle relazioni borghesi;

3. emancipazione degli operai come diritto degli operai di associarsi anche loro come si associano i capitalisti, di discutere e parlare, di organizzarsi: in breve come estensione agli operai dei diritti della democrazia borghese. Senza tener conto che la democrazia borghese è fatta su misura dei capitalisti e in più che gli operai sono sistematicamente esclusi dalle condizioni e dai mezzi (le attività specificamente umane - vedi Manifesto Programma del (n)PCI, pag. 249) necessari per partecipare alla democrazia borghese. Quindi in realtà siamo di fronte a portatori di una deviazione (diversione) dalla lotta di classe, di un imbroglio, di una illusione: come il partito legale (che non c’era) che i menscevichi contrapponevano in Russia al partito clandestino di Lenin che aveva difficoltà ad esistere ma c’era. Il  massimo livello di pratica delle attività specificamente umane finora effettivamente raggiunto in massa, in ogni paese gli operai lo hanno raggiunto nelle file dei partiti comunisti (della prima Internazionale Comunista) e delle sue organizzazioni di massa, che è stato anche il massimo livello finora effettivamente raggiunto in massa dalle classi oppresse nella partecipazione all’attività politica (democrazia partecipativa, ossia democrazia proletaria, se la partecipazione riguarda il proletariato);

4. il partito come espressione della classe operaia nel campo della lotta politica (senza neanche distinguere chiaramente tra partecipazione alla lotta politica borghese e lotta per la conquista del potere) anziché come avanguardia (Stato Maggiore) che guida la classe operaia ad adempiere al ruolo storico della soppressione della borghesia e del superamento della divisione dell’umanità in classi, quindi a trasformarsi: sono fermi alla “classe in sé”, non arrivano alla “classe per sé” che quindi (la classe per sé) si supera, donde il loro contrasto antagonista con il leninismo (partito d’avanguardia che porta agli operai la concezione comunista del mondo, li mobilita, organizza e dirige), con Gramsci (il Partito comunista moderno Principe) e peggio ancora con il maoismo e la strategia della GPR (del maoismo al massimo apprezzano il “fuoco sul quartiere generale”, ma in funzione antipartito e anticomunista).

I “comunisti di sinistra” (i bordighisti, i trotzkisti, ecc.) si sono distinti dai socialdemocratici (dalla II Internazionale) in quanto non hanno accettato le conclusioni politiche, pratiche che questi hanno tirato dal loro antileninismo e determinismo: la collaborazione aperta e su grande scala (arrivata fino all’assassinio di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht) con la borghesia imperialista nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria contro l’Unione Sovietica e contro il movimento comunista. I “comunisti di sinistra” si sono quindi ridotti a vivere come sette: né apertamente con la borghesia imperialista né nel movimento comunista.

La particolarità di Giussani (rivista Plusvalore degli anni ’80) era di essere diventato e, per quanto ne so io, essere rimasto un cultore dell’economia politica e aver preso l’economia marxista come “economia politica giusta” (contrapposta alle economie politiche sbagliate), mentre il marxismo è la critica dell’economia politica: il marxismo mostra chiaramente e disvela la logica dell’economia politica dimostrando che è la celebrazione e ipostatizzazione (la presentazione come concezione del mondo, come religione, come metafisica, come assoluto, come natura) delle procedure e dei valori, dell’ideologia e dei comportamenti dei capitalisti e in generale della borghesia. P. Giussani & C costruiscono castelli di categorie marxiste che nella concezione di Giussani & C sono scienza del mondo.

Rispetto all’Unione Sovietica e al “comunismo novecentesco” (e qui veniamo anche a Pagliarone e al suo gruppo, che svolgono le loro elaborazioni in questo campo) essi non considerano l’Unione Sovietica e il ruolo che essa ha avuto nel mondo, il ruolo che poteva avere (di innesco della rivoluzione socialista in Europa) e quindi la questione della misura in cui l’ha avuto e in cui non l’ha avuto, i motivi, cosa ha insegnato al mondo e cosa il mondo non ha fatto e perché. Considerano l’Unione Sovietica nel modo meschino, da sindacalista e da secondointernazionalista. Bordiga e Trotzki negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso espressero chiaramente, l’uno indipendentemente dall’altro, questo atteggiamento economicista.

- La produttività dell’operaio sovietico (la quantità di beni e servizi che produce nell’unità di tempo l’operaio o l’azienda sovietica) è maggiore della produttività dell’operaio dei paesi imperialisti? No, quindi l’Unione Sovietica è più indietro dei paesi imperialisti.

- L’operaio sovietico dispone di beni e servizi in quantità maggiore dei contadini (così la poneva Trotzki) o in generale del resto della popolazione sovietica? No e quindi che classe dirigente è mai quella che vive peggio delle classi che dovrebbero essere da lei dirette?

- In URSS la libertà di organizzazione e di parola dei lavoratori nelle forme come si esprime nella società borghese (cioè, detto tra noi, forme tanto più diffuse e fiorenti quanto meno riguardano la lotta e le relazioni di classe e quanto meno contano nelle relazioni pratiche e politiche, quanto più contribuiscono a deviare dalla lotta di classe: quanto più  sono i pilastri dei regimi di controrivoluzione preventiva) è minore che nelle società imperialiste più ricche, quindi .... ecc.

Non li sfiora la problematica del come le cose si fanno. Non li sfiora perché il fare la rivoluzione, il trasformare il mondo non sono in cima ai loro pensieri, non sono al centro della loro vita pratica e della loro attività intellettuale.

Non concepiscono che la classe operaia minoritaria di un paese semifeudale come l’impero russo, per conquistare e mantenere il potere e quindi guidare la trasformazione del paese e fungere da base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, doveva mobilitare e dirigere i contadini a migliorare la propria vita e a combattere contro le classi dominanti e l’imperialismo. La conclusione cui approdavano Trotzki e i suoi seguaci più o meno consapevoli e  dichiarati (Zinoviev, Bukharin, ecc.) era che in Russia era stato uno sbaglio per i comunisti prendere il potere (guidare la classe operaia a prendere il potere) dato che in Europa non era scoppiata la rivoluzione socialista (“non bisognava prendere il potere”). La rivoluzione di nuova democrazia per loro è incomprensibile.

Non concepiscono che l’operaio si emancipa dal capitalista trasformandosi da venditore della forza lavoro che giustamente ne reclama il prezzo maggiore (quindi da rivendicatore e sindacalista) in organizzatore e dirigente che assume la responsabilità di organizzare e dirigere la produzione dell’intera società. È sulla base di ciò che dirige la trasformazione dell’intera vita della società, nella quale la divisione in classi sociali solo nel corso di questa trasformazione scompare. Per i comunisti la rivendicazione (la lotta sindacale) è una scuola di comunismo oltre che un mezzo per sopravvivere: non è ancora lotta rivoluzionaria, per il potere, per instaurare il socialismo. Invece per i “comunisti di sinistra” la rivendicazione e il movimento sindacale sono il terreno su cui la classe operaia si emanciperebbe.

Non concepiscono che la libertà e l’emancipazione dell’operaio nei paesi socialisti si concretizzano come azione che organizza e dirige, non come chiacchiera a ruota libera: proprio per l’importanza, per il ruolo sociale e pratico che nei paesi socialisti hanno le parole, le idee e le parole d’ordine dell’operaio, degli organismi sociali, delle associazioni, delle masse, proprio per questo esse non possono essere parole, idee e parole d’ordine in libertà, quelle in cui è specializzato il ceto medio dei paesi imperialisti. Chi dirige, non può permettersi di parlare a vanvera. Quelli le cui parole contano poco o nulla, possono dire qualsiasi fesseria.

Giustamente Gramsci & C fecero notare contro Trotzki e Bordiga che essi concepivano il socialismo come la realizzazione anche per l’operaio (e non solo per il borghese e il ceto medio), cioè per “tutti”, delle aspirazioni, dei valori e dei miti della società borghese. In particolare “i sinistri” concepivano il socialismo come la realizzazione anche per l’operaio, cioè per “tutti”, dei valori e dei miti che la società borghese elabora per gli operai, verso cui devia il movimento operaio per distoglierlo dalla lotta di classe. Proposito utopistico, ma l’importante non è che non è realizzabile: l’importante è che devia dalla lotta rivoluzionaria, quindi praticamente è molto importante come arma di battaglia della borghesia contro il movimento comunista. Per Mussolini e i suoi non era importante quello che il bordighista diceva o non diceva: l’importante era che non partecipava alla lotta contro il fascismo.

Da qui l’impotenza politica dei “comunisti di sinistra”, dei trotzkisti, dei bordighisti, ecc. che spesso è diventata indifferenza pratica verso la lotta di classe. Indifferenza ed estraniazione che permise a vari di loro di convivere con il fascismo e con Roosevelt e McCarthy fino, nelle punte estreme, a collaborare (pur continuando a dichiararsi trotzkisti, ecc.) più o meno direttamente come professori, consulenti, ecc.: come quei cinesi contro cui si scagliava Lu Hsun perché guardavano con favore l’invasione giapponese in Cina con il pretesto che il Giappone avrebbe sviluppato il capitalismo in Cina!

Impotenza che cerca di riscattarsi mostrando la sconfitta cui è andato incontro il movimento comunista promosso dai leninisti, dagli stalinisti e dai maoisti, dalla prima Internazionale Comunista, la prima ondata della rivoluzione  proletaria, i primi paesi socialisti; facendosi forte dei nostri innumerevoli errori e delle nostre molte lacune: come don Camillo si faceva forte degli errori di Peppone.

“Sono stati sconfitti: questa è la prova che avevano torto”, questo è il culmine dei ragionamenti di trotzkisti, bordighisti, “comunisti di sinistra”, ecc. contro il “comunismo novecentesco”.

Noi comunisti diciamo: siamo stati sconfitti a causa dei limiti ed errori che non abbiamo superato e corretto in tempo utile, ma i problemi che ci eravamo accinti a risolvere sono ancora là, nessun altro li ha risolti (tanto meno voi: quali successi potete vantare?) e sono i problemi che l’umanità si pone e deve porsi, senza risolvere i quali va alla rovina; l’esperienza della lotta che noi abbiamo suscitato e condotto fornisce a chi la studia con la guida del marxismo-leninismo-maoismo gli insegnamenti necessari per superare i nostri limiti e non ripetere i nostri errori, quindi per vincere. 

I gruppi tipo quello cui appartiene Pagliarone raffazzonano le loro argomentazioni contro l’URSS e i primi paesi socialisti pescando sia nella cronaca sia nelle invenzioni della propaganda borghese e clericale (nell’immondezzaio della propaganda anticomunista del Russicum del Vaticano e di Radio Europa Libera degli imperialisti USA) e amalgamano il tutto con la loro concezione economicista e anticomunista che ha ampie radici nel senso comune diffuso nella società borghese: della diffusione di simile mentalità tra le masse si avvalgono per smerciare la loro mercanzia. Alcuni dei singoli fatti che ricordano sono veri, ma avulsi dal contesto dicono il contrario di quello che sono stati nella realtà.

I loro opuscoli sui primi paesi socialisti e sull’URSS e la RPC fanno il paio con il Libro nero del comunismo e altro simile immondezzaio. Brucia alla borghesia e al clero che l’URSS ha mosso con la sua esistenza, con il suo esempio e con il suo aiuto milioni di uomini e donne, da un capo all’altro del mondo, a volere e a costruire una vita superiore ribellandosi al clero e alla borghesia!

Con gruppi tipo quello cui appartiene Pagliarone, l’incontro possibile è sul piano pratico con quei loro esponenti che si pongono sul piano pratico della lotta di classe (vi è sempre una sinistra, anche nei gruppi di destra!).

Sul piano della teorie e della concezione del mondo, i problemi sono risolti. Non possiamo e non dobbiamo considerare come problemi seri le rimasticature di vecchie giaculatorie. Che cimentino la loro dottrina con la lotta di classe, che smettano di ridursi a dire che le masse sono arretrate e loro sono avanzati e questa sarebbe la ragione per cui loro sono avanzati ma isolati dalle “masse arretrate”. Le loro “sublimi teorie” non servono a trasformare e guidare, ma a tenere le masse lontano dalla lotta: come rispose Lu Hsun ai trotzkisti cinesi che lo sollecitavano ad abbandonare i comunisti di Mao Tse-tung e a unirsi a loro.

Occorre valutare uno scritto come si valuta un discorso e una mossa pratica (una parola d’ordine, ecc.). Cioè alla luce della concezione comunista del mondo e dell’analisi concreta della situazione concreta. La concezione comunista del mondo non contiene verità di dettaglio, ma è un setaccio a cui passare le tesi di dettaglio. Se una tesi di dettaglio è conforme, può darsi che sia giusta: se non posso fare una verifica di dettaglio (analisi concreta della situazione concreta) la lascio passare. Se una tesi di dettaglio contrasta, è probabile che sia sbagliata: se non posso fare una verifica di dettaglio, non la lascio passare, chiedo dimostrazione, prove. Se uno mi dice che c’è un asino che vola, io a priori non gli credo. Ma se insiste, vado a vedere o gli faccio almeno fare le foto! Le tesi che svalutano o denigrano il movimento comunista vanno rigettate. Il movimento comunista è Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao (e Gramsci - lo metto tra parentesi perché è l’unico grande dirigente che il movimento comunista dei paesi imperialisti ha espresso, ma non ha avuto grande influenza sul movimento pratico): la pratica storica ha mostrato che sapevano trasformare la realtà, quindi certamente sapevano capire la realtà. Il movimento comunista non è IWW, Bakunin, i consiliaristi, Trotzki, Bordiga, ecc. ecc.: la pratica storica ha dimostrato che questi non sapevano trasformare la realtà (nonostante lo sconvolgimento prodotto dalla prima crisi generale del capitalismo), quindi non sapevano vedere gli aspetti principali della realtà. Nel  movimento comunista e nei suoi grandi dirigenti vi sono certo errori: ma sono l’aspetto secondario della loro opera. Nei protagonisti delle varie deviazioni dal movimento comunista ci sono certo cose giuste: ma gli errori sono l’aspetto principale della loro opera. Questa in sintesi la differenza.

Abbiamo estremo bisogno che il Partito comunista si consolidi e si rafforzi. La lotta contro le concezioni sbagliate deve essere intransigente, proprio per non essere settari sul terreno politico e mobilitare tutte le forze mobilitabili. Solo con una concezione giusta si è capaci di mobilitare quanto di positivo vi è anche dove predominano concezioni sbagliate.

Non mi resta che ricordare che la guida ideologica di alto livello contro il “comunismo di sinistra”, il bordighismo (e anche il trotzkismo che nell’opuscolo ovviamente non poteva ancora essere nominato) è l’opuscolo di Lenin L’estremismo, malattia infantile del comunismo (1920) reperibile in Opere vol. 31.

Con questo termino e vi invio auguri di buon lavoro.

Aldo S. (Firenze)

 

La Voce n. 43
in formato PDF
in formato Open Office - in formato Word