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  La Voce 42 del (nuovo)Partito comunista italiano

Dove va l’umanità?

 

Oggi che la nuova crisi generale del capitalismo è entrata nella sua fase acuta e terminale, chi non è comunista ma riflette, chi non è comunista ma si chiede cosa succede, dove andremo a finire, vede caos e cose pazze. Ai vertici del sistema imperialista domina la mentalità da “dopo di me, il diluvio!” (Re Sole) che Keynes ha tradotto: “non preoccupiamoci del lungo termine, a lungo termine noi saremo tutti morti”.

Perché? Perché la borghesia effettivamente non sa cosa fare. Il tempo della borghesia è finito. Ora sa solo distruggere. I campi dove crea, sono quelli dei mezzi di distruzione, di controllo, di evasione. Oggi se uno lascia fare ma si chiede che cosa succederà, vede nero e finisce nel panico e nella depressione o evade dalla realtà sociale rifugiandosi in sé (hobby, famiglia, sesso, droga, misticismo): la sindrome del Titanic!

Non è possibile porre argine alla follia distruttrice della borghesia: la si deve sostituire alla direzione dell’evoluzione dell’umanità. Solo il movimento comunista è in grado di farlo, ma lo può e deve fare attenendosi alla leggi proprie dell’evoluzione dell’umanità: possiamo costruire una casa, ma per farlo dobbiamo attenerci ai dettami della scienza delle costruzioni. Cosa succederà effettivamente nel futuro? Succederà quello che facciamo succedere noi comunisti, noi lavoratori, noi masse popolari. Succederà quello che vogliamo noi, nel senso che abbiamo i presupposti e i mezzi per instaurare il socialismo, basta che lo vogliamo. Non bisogna chiedersi cosa succederà, ma chiedersi dove l’umanità deve e può andare. Se questo vogliamo che succeda, questo succederà.

Anche alcuni di noi sistematicamente non sanno cosa fare, sistematicamente vedono il caos davanti a loro, sistematicamente vedono nero nel futuro. È un indizio sicuro che la loro concezione del mondo e la loro mentalità sono ancora fortemente sottomesse all’influenza della borghesia. Non siamo abbastanza convinti della nostra causa!

Noi comunisti strategicamente sappiamo cosa fare. La concezione comunista del mondo indica abbastanza bene il nostro obiettivo, l’obiettivo verso cui l’umanità in questa fase può e deve andare. Lo ha ricavato (e lo ricava) dallo studio della storia dell’evoluzione della specie umana e dallo studio del sistema di relazioni sociali proprie della società borghese, lo attualizza con lo studio del presente. I nostri dubbi e le nostre incertezze riguardano principalmente la tattica, i passi particolari e concreti, non la strategia, l’obiettivo della fase.

Benché ne abbiano bisogno, il socialismo non è una cosa che gli uomini raggiungono spontaneamente, cioè senza saperlo. Considerate uomini che dalla campagna dove “da sempre” vivevano sparsi, incominciano ad addensarsi via via formando una città. A lasciare la campagna, ad addensarsi ci arrivano spontaneamente, ognuno sospinto dalle condizioni in cui viene individualmente a trovarsi. Ma per costruire una città con tutto quello che comporta (strade, acquedotti, fognature, servizi, ordinamenti e leggi), ci vuole una scienza che gli uomini vivendo nelle campagne non hanno ancora sviluppato, perché non ne hanno ancora avuto né bisogno né esperienza, la loro esperienza non ci è ancora arrivata. Un salto analogo è quello che l’umanità deve e può fare per passare dal capitalismo al socialismo e al comunismo. Stante la natura del socialismo, è un salto che parte dal Partito e deve coinvolgere le ampie masse. Bisogna quindi rafforzare il Partito, concentrare in un corpo unico quelli che vogliono realizzare la trasformazione: essi partono da se stessi, si basano sulle proprie forze e con i metodi che l’esperienza insegna coinvolgeranno su scala via via più larga le ampie masse nella lotta per instaurare il socialismo.

 

La Voce n. 42
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