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  La Voce 41 del (nuovo)Partito comunista italiano

L’unità dei comunisti
Far leva sull’orgoglio di essere comunisti e sul prestigio del movimento comunista
 

Nel nostro paese vi sono decine di migliaia di uomini e donne che si dicono e si credono comunisti. Noi non neghiamo a priori la sincerità della loro adesione al comunismo. Il fatto che molti si dichiarano e si credono comunisti è uno dei lasciti positivi della prima ondata della rivoluzione proletaria. A noi offre un aggancio per stabilire una relazione con loro, crea un terreno comune, di unità: si tratta di trasformarlo in forza politica al livello più alto caso per caso compatibile con la natura particolare dell’adesione al comunismo. Infatti vi sono diversi tipi di adesione al comunismo. Non a caso molti di quelli che si dicono comunisti, a seguito dell’opera di corruzione e corrosione per lunghi anni fatta tra i comunisti prima dai revisionisti moderni (G. Napolitano fu un esponente di primo piano di questa mala genia) e poi dalla sinistra borghese, sono divisi in mille rivoli e molti, forse la maggior parte, sono “cani sciolti”.

Per noi comunisti membri del (n)PCI sono un importante campo di lavoro sia che siano “cani sciolti” sia che siano membri di una delle tante “organizzazioni comuniste”. Il numero dei “cani sciolti” e delle “organizzazioni comuniste” è cresciuto dopo lo scioglimento nel 1989 del primo PCI ad opera della sinistra borghese che succedendo ai revisionisti moderni aveva preso la sua direzione. Ancora più è cresciuto dopo lo sgretolamento del PRC a seguito della partecipazione al governo Prodi-D’Alema-Bertinotti (2006-2008) e della sconfitta elettorale con conseguente estromissione dal Parlamento (2008). Il dilagare della crisi del capitalismo e le manovre e contorsioni della borghesia e del clero per prolungare l’esistenza del loro sistema di relazioni sociali provocano enormi sofferenze tra le masse popolari e il numero degli aspiranti comunisti si moltiplicherà.

Cosa fare per valorizzarli, per farli partecipare nella maniera più efficace alla rivoluzione socialista?

 

Il partito comunista (cioè il n PCI) è lo Stato Maggiore che promuove, organizza e dirige la lotta della classe operaia e delle masse popolari per instaurare il socialismo e andare verso il comunismo. Questo implica che ogni membro del Partito deve aderire alla concezione comunista del mondo e usarla come guida della propria attività. Per questo abbiamo fatto il bilancio dell’esperienza del movimento comunista che abbiamo esposto nel nostro Manifesto Programma. La concezione comunista del mondo, al suo attuale livello di sviluppo (è una scienza sperimentale e quindi come ogni altra scienza sperimentale è in continuo sviluppo) è quindi riassunta nel nostro Manifesto Programma. Chi vuole diventare membro del nostro Partito deve apprendere, assimilare ed essere deciso ad applicare la concezione comunista del mondo lavorando in una delle organizzazioni del Partito. Così in definitiva noi costruiamo l’unità dei comunisti: trasformando in comunista ogni aspirante comunista disposto a trasformarsi.

Questo però in definitiva. Non è così che affrontiamo in concreto il fatto concreto delle molte migliaia di uomini e donne che si dicono, si credono, si dichiarano, si sentono, vogliono e si sforzano a loro modo di essere comunisti. Si tratta di decine di migliaia di persone che in qualche modo si sentono e vogliono essere partecipi di quel grande movimento di trasformazione del mondo che è in corso da più di 150 anni, a cui la Rivoluzione d’Ottobre ha dato un impulso potente che ha avuto eco in ogni paese e in ogni angolo del mondo e che oggi rinasce e riflette le aspirazioni di grandi masse. Come favorire la loro partecipazione alla rivoluzione socialista?

La rivoluzione socialista è un movimento pratico, è la guerra popolare rivoluzionaria che il Partito promuove e dirige. È fatta di tante campagne, di molte battaglie e di innumerevoli operazioni tattiche. Si tratta di far partecipare in qualche modo (partecipazione, collaborazione, sostegno, solidarietà) ogni compagno e ogni organizzazione che si dice  comunista a qualcuna delle operazioni, delle battaglie o delle campagne che si svolgono sui 4 fronti di lotta del nostro Piano Generale di Lavoro (MP, pag. 221). La lotta contro la repressione, la lotta contro le prove di fascismo, le proteste e le lotte rivendicative, le campagne elettorali, le irruzioni nelle istituzioni della Repubblica Pontificia, le attività culturali e sportive del Quarto fronte, il sostegno finanziario al Partito, la militanza in organizzazioni della carovana del (n)PCI offrono varie possibilità differenti di unità d’azione, di sostegno, di collaborazione e di adesione. Dobbiamo caso per caso puntare sulle scelte più adeguate alle aspirazioni e alla natura del compagno e dell’organizzazione comunista con cui abbiamo a che fare e avere fiducia che l’esperienza e la “scuola di comunismo” che noi facciamo in ogni lotta (MP nota 30, pag. 262) faranno crescere ogni compagno e ogni organizzazione.

 

Anzitutto dobbiamo fare caso per caso l’analisi concreta della situazione. Dobbiamo caso per caso tener conto di quello che uno dice, ma ancora più di quello che è e che fa, del ruolo che effettivamente svolge nella società, nell’ambiente dove vive, sul suo luogo di lavoro, nel movimento di protesta e di rivendicazione.

 

Il campo degli aspiranti comunisti si divide in alcune grandi parti.

Da una parte ci sono quelli che si dichiarano comunisti, ma in realtà sono sinistra borghese o influenzati dalla sinistra borghese. Rifiutano o addirittura denigrano l’esperienza del movimento comunista: la prima ondata della rivoluzione proletaria, la costruzione dei primi paesi socialisti, l’opera del primo Partito comunista italiano.

Se il loro anticomunismo è tale che a nessun costo accettano di collaborare con noi, dobbiamo sfruttare a nostro vantaggio quello che loro fanno. Studiando la situazione, si trovano sempre alcuni modi per farlo.

Se i loro pregiudizi anticomunisti non sono tali che non vogliono a nessun costo collaborare con noi, la linea da tenere con loro dipende dal loro stato sociale.

Se sono esponenti politici o intellettuali affermati, dobbiamo cercare di mobilitarli nelle attività connesse alla costituzione del Governo di Blocco Popolare, come “seconda gamba”.

Se sono membri delle masse popolari, bisogna puntare sulla costituzione di OO e OP o sul loro ingresso in OO e OP già esistenti.

Dall’altra ci sono invece quelli che si sentono legati all’esperienza del movimento comunista e accettano di imparare da essa. Questa è la parte con cui il comune riferimento ad una grande esperienza storica pratica, crea un comune terreno di verifica delle idee. Ovviamente dobbiamo tener conto che il (n)PCI è un partito clandestino. Dobbiamo quindi sviluppare i nostri rapporti e la nostra azione o passando attraverso le organizzazioni modello della carovana del (n)PCI o agendo anche noi come “cani sciolti”.

Tra i compagni e le organizzazioni di questa seconda parte dobbiamo distinguere

1. quelli che vogliono l’unità dei comunisti per raccogliere voti e contrattare la loro collaborazione con la destra moderata (il Partito Democratico),

2. quelli che vogliono l’unità dei comunisti per raccogliere voti e costituire nelle istituzioni della Repubblica Pontificia un’alternativa di sinistra alla destra moderata,

3. quelli che vogliono l’unità dei comunisti per dare maggiore forza al movimento di protesta e di rivendicazione delle masse popolari,

4. quelli che soprattutto vogliono ricostruire il partito comunista,

5. quelli che sono semplicemente alla ricerca del partito comunista.

Ai compagni del gruppo 5 si tratta principalmente di far capire che il (n)PCI è il vero partito comunista, con cui ogni comunista deve collaborare, se non aderire. A questo fine è importante far conoscere il Manifesto Programma del Partito, i Comunicati del CC, l’analisi, la linea e lo stile di lavoro del Partito e sviluppare quelle attività di propaganda  (scritte murali, diffusione della propaganda del Partito, difesa e illustrazione delle posizioni del Partito, adozione delle sue parole d’ordine, ecc.) che ogni simpatizzante del Partito può fare, per fare le quali non occorre essere membro del Partito. Fino a stabilire il contatto con il Partito nelle forme riservate, protette dall’intrusione della polizia, che il Partito indica.

Ai compagni del gruppo 4 si tratta di porre alcune domande e cercare con loro la risposta aiutandosi con la letteratura del Partito, in primo luogo con il Manifesto Programma: perché nessuno dei partiti comunisti dei paesi imperialisti ha instaurato il socialismo durante la prima ondata della rivoluzione proletaria? Perché la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita? Perché i primi paesi socialisti hanno smesso di esercitare il ruolo di basi rosse della rivoluzione proletaria mondiale e in qualche modo sono confluiti nel sistema imperialista mondiale? Perché i revisionisti moderni hanno preso la direzione dei vecchi partiti comunisti fino a portarli alla rovina? Insomma si tratta di portarli a trovare risposte giuste al bilancio del movimento comunista e sul tipo di partito comunista di cui oggi le masse popolari e la classe operaia hanno bisogno. Bisogna partire dalle domande che ognuno già si pone e tenere conto del suo livello culturale. Un lavoro ben condotto porterà il compagno o ad avvicinarsi al (n)PCI o a scontrarsi con il suo opportunismo (“hanno ragione, ma non me la sento di aderire, di fare come loro”). In questo ultimo caso bisogna incominciare dalle azioni di sostegno e fiancheggiamento del Partito, che sono poco impegnative.

Con i compagni dei gruppi 1, 2 e 3, si tratta di farli partecipare alle attività condotte nel loro campo da alcune delle organizzazioni modello della carovana del (n)PCI. Con l’esperienza e con la “scuola di comunismo” connessa otterremo risultati che permetteranno di fare passi avanti.

Maria P.

 

 

La Voce n. 41
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