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  La Voce 41 del (nuovo)Partito comunista italiano

Sui resoconti

 

Raccogliendo riflessioni, domande e critiche avanzate da alcuni compagni a seguito dello studio dell’articolo Come intervenire nelle assemblee pubblicato sull’ultimo numero di La Voce, mi sono reso conto che la parte di questo scritto inerente ai resoconti alimenta una certa confusione e non orienta i compagni in maniera adeguata.

Data l’importanza dell’argomento, ritengo necessario intervenire per correggere l’errore e sviluppare ulteriormente il discorso inerente ai resoconti.

Il principale limite dell’articolo consiste nel non indicare che esistono quattro tipi di resoconti, ognuno dei quali ha degli obiettivi specifici e sue caratteristiche; quindi vi sono criteri e principi che ne guidano la stesura. Analizziamoli.

1. I resoconti stesi per le istanze superiori, per i propri dirigenti, per il Centro.

Questi resoconti hanno l’obiettivo principale di informare i propri dirigenti su come è andato l’intervento in una data iniziativa. Nell’articolo Guida per la stesura dei rapporti pubblicato in Problemi di Metodo 1 edito dalla Casa Editrice Rapporti Sociali sono fissati in maniera organica e chiara i criteri e principi che devono guidare la stesura di questo tipo di resoconti. Rimando dunque a questo articolo e in questa sede fisso, in estrema sintesi, alcuni punti su cui ritengo opportuno richiamare l’attenzione.

Il resoconto per i propri dirigenti deve essere molto dettagliato, deve fissare l’insieme del lavoro svolto (la preparazione dell’intervento nell’iniziativa, il contesto in cui essa si colloca, lo svolgimento dell’iniziativa, le dinamiche prodotte dal nostro intervento, le decisioni prese nella parte conclusiva dell’iniziativa), le proprie considerazioni sull’iniziativa e le proposte per proseguire l’intervento sull’organizzazione, rete o coordinamento che l’ha promossa e/o su singoli individui che ne fanno parte. Deve essere quindi dettagliato ma, allo stesso tempo, non deve essere solo la ricostruzione degli interventi: i compagni devono “metterci del loro”, inserire le loro riflessioni ed elaborazioni, contrastando la tendenza alla delega (“altri sono pagati per pensare”).

È importante non dare per scontato che i compagni a cui è destinato il rapporto conoscano i soggetti protagonisti dell’iniziativa. È quindi importante: 1. fornire più elementi possibile sui promotori e partecipanti (la loro storia politica, l’organizzazione di appartenenza, la loro concezione, il progetto che perseguono, la loro influenza su altre OO, OP, reti e tre serbatoi, le zone in cui operano, il loro legame con le masse popolari, la loro capacità di mobilitazione, i loro recapiti email) e 2. non essere eclettici, ossia evitare tassativamente di chiamare i vari soggetti una volta per nome, qualche riga dopo per cognome e, magari, qualche riga dopo ancora per nomignolo. Questo è un errore molto frequente, che ostacola la comprensione da parte dei dirigenti di quanto scritto nel resoconto. È importante fissare nome, cognome e se occorre nomignolo all’inizio del resoconto, per esteso e senza utilizzare sigle, e utilizzare sempre lo stesso nominativo quando si parla di loro nel corso del resoconto.

2. I resoconti stesi per i compagni della propria istanza.

Questi resoconti hanno l’obiettivo principale di informare i compagni della propria istanza su come è andato l’intervento in una data iniziativa e sviluppare un ragionamento collettivo per tracciare linee di sviluppo.

La differenza sostanziale tra questi resoconti e quelli per i propri dirigenti consiste nel fatto che l’intervento è stato costruito insieme ai compagni a cui il resoconto è destinato. Questi quindi conoscono l’aggregato in cui siamo intervenuti, il contesto in cui l’intervento si colloca, gli obiettivi che ci prefiggevamo tramite l’intervento, la divisione dei compiti e il ragionamento d’insieme fatti per definire obiettivi e divisione dei compiti.

Il livello di dettaglio a cui quindi si deve scendere nello spiegare 1. come è stata preparata l’iniziativa, gli obiettivi e 2.  la storia, le caratteristiche, il radicamento tra le masse, ecc. dei vari soggetti e aggregati che hanno promosso o partecipato ad essa, è minore rispetto a quando si scrivono resoconti per i propri dirigenti, poiché i compagni della propria istanza conoscono già questi aspetti. Se invece si valuta che i compagni della propria istanza non hanno chiari questi punti o se si considera che nel corso dell’iniziativa sono emersi elementi nuovi rispetto alle informazioni già in possesso dall’istanza rispetto alle forze che vi hanno partecipato, allora occorre essere dettagliati ed illustrare i vari aspetti.

Su un dato intervento, su un dato organismo o singolo, sulla linea da adottare possono esserci diverse valutazioni, vedute, analisi all’interno dell’istanza. In questo caso questi resoconti servono anche per sviluppare il DFA nell’istanza oppure per sviluppare una superiore analisi della realtà da parte del collettivo, per giungere ad una migliore comprensione della situazione, del collettivo o singolo individuo e delle linee con cui intervenire per trasformare lo “stato presente delle cose”.

In sintesi: questi resoconti sono strumenti di lavoro collettivo, per sviluppare il bilancio dell’esperienza e l’elaborazione di linee di intervento e sono estremamente importanti per elevare la qualità del lavoro condotto dall’istanza, la sua coesione e la direzione collettiva.

3. I resoconti stesi dai dirigenti e indirizzati ai compagni che essi dirigono.

Questi resoconti sono stesi da un dirigente e sono indirizzati ai compagni diretti che hanno o non hanno preso parte con lui ad una data iniziativa. Essi hanno l’obiettivo di fissare gli elementi principali emersi nel corso dell’iniziativa, di indicare la linea da adottare per proseguire l’intervento nell’aggregato in questione e definire in maniera chiara i compiti che devono svolgere i compagni a cui è destinato il resoconto.

Sono quindi strumenti di formazione e di direzione, che il dirigente utilizza per orientare il processo di elaborazione dell’esperienza da parte dei compagni e, inoltre, per indicare come proseguire il lavoro.

Il dirigente deve valutare il livello di dettaglio a cui scendere nel resoconto in base al seguente criterio: “Questo livello di dettaglio è funzionale per formare i compagni che dirigo e indicare loro la strada da seguire? Oppure mi sto dilungando in particolari che sono secondari, inutili, che fanno perdere di vista gli aspetti principali e il lavoro da fare? Oppure sto inserendo troppi dati che i compagni non sono in grado di comprendere poiché gli manca un quadro d’insieme dell’aggregato in questione e questo gli crea solo confusione e gli fa sembrare il lavoro da svolgere più complesso di quello che realmente è? Oppure sto inserendo particolari che non competono loro stante il ruolo che ricoprono nel Partito (deviazione assemblearista, da gruppo di amici, secondo cui tutti sono uguali e tutti devono sapere tutto)?”.

In sintesi: il livello di dettaglio di questi resoconti deve essere calibrato in base agli obiettivi principali che ci prefiggiamo con questo strumento, ossia formare i compagni diretti e dare loro indicazioni precise e chiare di lavoro. Questi resoconti devono chiarire il mondo e il lavoro da fare e non alimentare confusione, chiacchiericcio, assemblearismo.

4. I resoconti-comunicati, per orientare esponenti di OO, OP, reti, tre serbatoi.

Questi resoconti sono una recente innovazione creata dalla Direzione Nazionale del P.CARC e costituiscono una scoperta importante e dalle grandi potenzialità per lo sviluppo della lotta ideologica tra le OO, OP, reti e tre serbatoi per avanzare nella creazione delle 3+1 condizioni per il GBP.

Questi resoconti, a differenza dei tre tipi precedenti, non sono riservati all’interno del Partito. Al contrario sono destinati ad essere diffusi all’esterno, sono pubblici. Il loro principale obiettivo consiste nel ricostruire un’iniziativa a cui l’estensore ha partecipato e dare le sue valutazioni sotto forma di comunicato che viene inviato agli esponenti delle OO, OP, reti e tre serbatoi che hanno promosso o preso parte all’iniziativa e a coloro che sono interessati alle tematiche in essa trattate, anche se non hanno partecipato all’iniziativa.

 I resoconti di questo tipo servono per creare dinamiche all’interno dell’ambito a cui sono indirizzati. Possono servire per fare inchiesta sulla base delle reazioni che suscitano. Possono servire ad allacciare nuovi contatti oppure a rafforzare contatti già esistenti. Possono servire a rafforzare una posizione e a isolarne un’altra. Possono servire per porre all’ordine del giorno un tema che riteniamo centrale per lo sviluppo dell’aggregato in questione tenendo conto delle sue caratteristiche e della sua contraddizione principale interna e che non è ancora trattato o sviscerato bene. Possono servire a guidare l’elaborazione del bilancio di una iniziativa.

In sintesi: sono strumenti di orientamento, ma anche di raccolta delle forze.

Questi resoconti possono essere utilizzati anche a seguito della riunione interna di un coordinamento a cui partecipiamo (ad es. il Comitato No Debito di Milano, il gruppo promotore della manifestazione Rivoltiamo il Sud di Napoli, ecc.), inviandoli alla mailing list interna del coordinamento in questione per promuoverne lo sviluppo, elevarne la combattività, rafforzare i legami con gli elementi più interessanti.

Sono certo che la definizione dei quattro tipi di resoconti permetterà di superare la confusione creata con il precedente articolo e, inoltre, di fare un salto in avanti rispetto a come fare i resoconti e a come utilizzarli. Fin qui, infatti, non avevamo mai distinto in maniera chiara i quattro tipi, indicandone inoltre finalità e caratteristiche. Le ulteriori elaborazioni della nostra linea, dei nostri criteri e principi, non sono solo rettifiche e correzioni di quanto fin qui elaborato e/o fatto, ma anche sviluppo della nostra elaborazione e dei nostri criteri e principi grazie al lavoro fin qui svolto e al suo bilancio e analisi. La politica rivoluzionaria è una scienza sperimentale e noi avanziamo nella nostra impresa inedita aprendoci la strada.

Avanti nella trasformazione in classe dirigente!

Avanti nella GPRdiLD!

È possibile vincere, dobbiamo vincere, dipende da noi!

Claudio G.

 

 

 

La Voce n. 41
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