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  La Voce 41 del (nuovo)Partito comunista italiano

I movimenti nel mondo sindacale e il lavoro operaio del Partito

 

Nei mesi passati nel nostro paese sono stati fatti grandi passi nella rinascita del ruolo dirigente della classe operaia tra le masse popolari. Bando quindi ai disfattisti che piagnucolano perché non abbiamo già vinto.

Da una parte è il momento di sviluppare su grande scala la capacità di escogitare tattiche adatte alle situazioni concrete per fare nelle inevitabili lotte dei prossimi mesi altri passi avanti in campo sindacale.

In secondo luogo bisogna sviluppare su larga scala il lavoro operaio (La Voce n. 36 (novembre 2010) pagg. 55-59) mettendo in primo piano la propaganda della concezione comunista del mondo (corsi MP e altro).

1.

I sindacati alternativi e di base e i sindacati conflittuali si sono enormemente rafforzati a scapito della destra sindacale di Camusso, Bonanni e Angeletti: essi costituiscono già oggi centri importanti di mobilitazione.

La garanzia del loro orientamento sta nel fatto che si sono formati e si rafforzano nuclei di operai e di delegati operai che si coordinano tra loro, escono dalle fabbriche sul territorio e lottano con crescente autonomia dalla sinistra borghese e dai sindacalisti di regime.

Nei prossimi mesi bisogna consolidare ed estendere i risultati raggiunti nella lotta contro la riforma Fornero, in modo da farne il punto di partenza per condurre a un livello superiore le prossime (inevitabili) battaglie, quindi

- approfittare nella misura più ampia possibile delle mobilitazioni di lavoratori e pensionati che la Camusso e il resto dei nipotini di Craxi dovranno comunque fare, per “contagiare” noi (cioè orientare e organizzare) i lavoratori iscritti alla CGIL. Persino Nicolosi riconosce che “oggi in CGIL la maggioranza dei tesserati sta con chi chiede che le riforme Monti-Fornero siano cancellate”. Non ritirarsi dalla CGIL per protesta contro la Camusso & C. Lasceremmo loro campo libero. Il modo migliore per tagliare l’erba sotto i piedi alla destra CGIL è propagandare e organizzare tra gli iscritti e tra tutti i lavoratori la protesta contro il governo e i padroni;

- organizzare la sinistra CGIL e orientarla 1. a far leva sui lavoratori che si mobilitano (organizzarli, collegarli, estendere i metodi di lotta più efficaci, non limitarsi alla Cremaschi a non dissociarsi da chi li usa o giustificarli in nome dell’esasperazione dei lavoratori, ecc.) e 2. a rompere con i lacci e laccioli delle regole interne che la destra viola tranquillamente. In particolare non concentrarsi sulla denuncia delle malefatte della destra CGIL, ma promuovere direttamente la lotta;

- rafforzare la convergenza dei sindacati di base tra loro, portando a fondo al loro interno la lotta contro le tendenze settarie e contro la convinzione che l’ostacolo al decollo dei sindacati di base sono la CGIL e i confederali; rivolgersi a tutti i lavoratori indipendentemente dalle sigle sindacali (sulla base degli interessi comuni) anziché considerare gli iscritti ai sindacati confederali come “nemico n. 1”;

- avanzare nell’unità d’azione tra sinistra CGIL e sindacati di base: iniziative comuni, promozione della partecipazione ad esse, denuncia pubblica dei provvedimenti disciplinari con cui la destra interna alla CGIL e anche alla FIOM cerca di scoraggiare e ostacolare le iniziative comuni con i sindacati di base, alzare la bandiera della “lotta comune contro il nemico comune, lotta comune per difendere gli interessi dei lavoratori”;

- estendere il coordinamento tra le RSU, i delegati e gli operai che hanno promosso gli scioperi di marzo, sostenere la loro azione diretta e autonoma dai sindacalisti di regime volta a orientare e mobilitare altri operai e lavoratori. Non limitarsi a “rispondere al tentativo di portare a termine la manomissione dei diritti, ma prendere l’iniziativa e riaffermare l’insieme degli obiettivi sociali e politici della classe operaia, nelle singole fabbriche e sul piano nazionale”.

 2.

Uno dei grandi risultati strategicamente decisivi delle lotte dei mesi scorsi è stato lo sviluppo del lavoro operaio del Partito in parallelo con la formazione e la crescita politica di molti operai in fabbriche sparse in tutto il paese. Gli operai hanno bisogno della concezione comunista del mondo. Ecco come recentemente un operaio raccontava la sua particolare esperienza.

Nel mio piccolo e nella mia esperienza di fabbrica, posso dire che le linee indicate nel Manifesto Programma del (n)PCI sono attuabili. Nel 2002 mi hanno trasferito per ragioni politiche dalla sede centrale dell’azienda, una grande fabbrica, in un’officina distaccata con nemmeno 30 operai e un capo reparto. Tre iscritti alla FIM e gli altri niente. Se avevi problemi dovevi parlarne con il caporeparto e ci pensava lui. Lo sciopero? Per carità! Non c’era RSU e non era mai entrato un funzionario sindacale. C’erano operai che non sapevano neanche che c’era un CCNL, men che meno la politica.

Arrivato lì, solo io facevo sciopero. Parlavo ai miei nuovi compagni come parlavo nella vecchia sede, di sindacato, di sciopero, di comunismo, di partito comunista, ecc. Mi rispondevano in maniera volgare e mi guardavano come un extraterrestre. Allora ho capito che forse dovevo cambiare metodo e prassi. Seguendo la linea indicata nel Manifesto Programma (linea di massa, le tre fasi, ma anche la lotta tra le due linee e l'utilizzo delle leve) dopo anni di lavoro costante, con difficoltà, ostacoli da parte del padrone e dei suoi lecchini, ecc., siamo arrivati ad avere in quella stessa officina una RSU tra le più combattive (creare organizzazione operaia), un'adesione agli scioperi della media del 70%, due scioperi bianchi per la sicurezza (uscire dalle regole imposte), quando necessario facciamo assemblee spontanee anche di 15-20 minuti in mezzo al reparto su questioni sindacali, abbiamo formato un gruppo di una decina di compagni che quando necessario ci riuniamo anche fuori in riunioni ristrette. Abbiamo organizzato, contro il parere della segreteria provinciale FIOM, uno sciopero  con l'USB della sede centrale. Abbiamo, con la linea di massa, costretto la segreteria provinciale FIOM, assolutamente contraria, a fare una piattaforma unitaria con l'USB e a riconoscerlo ed abbiamo costretto la FIM di fabbrica a seguire la nostra linea, ecc. dimostrando che la sinistra FIOM e i sindacati di base possono prendere in mano l'iniziativa (nell’ultima assemblea sindacale, quando la segreteria davanti ai miei compagni ha cercato di screditarmi e attaccarmi, si sono alzati in piedi in mia difesa facendo uscire in fretta e furia il segretario provinciale e quello di zona).

Insomma un cambiamento radicale che adesso non è facile mantenere e far crescere, ma solo la prassi lo può dire. È come un esperimento. Fino adesso ho constatato che le linee e i metodi che il Manifesto Programma indica e descrive sono realistici e possibili. È vero che tutto questo lavoro è stato fatto a livello sindacale, ma l'officina è un microcosmo con le sue classi e le sue leggi imposte dal padrone che cerca di impedire l'organizzazione dei lavoratori e la nascita di un sindacato, come la borghesia a livello nazionale ed internazionale impedisce che i lavoratori creino una loro organizzazione e il loro partito comunista.

Non è facile, ripeto, ma con la volontà, guidati dall’obiettivo di creare una società nuova e migliore (il socialismo), si può fare!”

Il compagno come altri operai ha tratto dalla concezione comunista del mondo alcuni insegnamenti di grande importanza per affrontare con successo situazioni e problemi del lavoro sindacale e più in generale del lavoro politico, per diventare classe dirigente. Ne riassumo alcuni.

- organizzare e mobilitare la sinistra, è il modo migliore anche per lottare contro la destra;

- partire dai lavoratori attivi e organizzarli, è il modo migliore anche per trascinare quelli arretrati e non solidali;

- uscire fuori dalla fabbrica, è il modo migliore anche per affrontare su posizioni di maggiore forza la lotta nella fabbrica;

- far leva sui lavoratori, è anche il modo migliore per far muovere i dirigenti della sinistra sindacale;

 - gli operai se si organizzano e si mobilitano, trascinano tutte le masse popolari (è per questo che sono il bersaglio principale di Marchionne, di Monti e dei loro complici): oggi questo ruolo gli operai lo esercitano principalmente nella difesa; quando passeranno all’attacco, la vittoria sarà nostra.

Questi sono esempi di concezione comunista applicata.

Ernesto V.

 

 

 

La Voce n. 41
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