Ritorna all'indice de La Voce 40 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


  La Voce 40 del (nuovo)Partito comunista italiano

Le masse popolari organizzate e le forze intermedie
 

Per promuovere e dirigere la Guerra Popolare Rivoluzionaria, noi dobbiamo distinguere chi sono i nostri amici e chi sono i nostri nemici e definire come trattiamo gli uni e gli altri. La nostra analisi è preliminare alla nostra azione, perché è in funzione della nostra azione: distinguiamo un gruppo sociale dall’altro, un organismo dall’altro, una persona dall’altra certo in base a proprietà sue proprie, ma in funzione e alla luce del ruolo che possono svolgere, che possiamo far loro svolgere nella nostra lotta. D’altra parte la nostra azione, oltre a modificare gruppi sociali, organismi e individui, ci fa capire meglio la loro natura e le loro possibilità. Questo deve essere un aspetto, una parte del bilancio che facciamo di ogni nostra operazione.

Anche nell’analisi dei gruppi sociali, degli organismi e delle persone, dobbiamo combinare il generale e il particolare. Solo alla luce del generale è possibile capire il particolare e il concreto. L’analisi di classe della popolazione del nostro paese esposta nel capitolo 2.2. del Manifesto Programma del Partito è molto sintetica, sommaria, a grandi linee. Ma ci permette di inquadrare tutta la popolazione in base a parametri e caratteristiche rilevanti ai fini dell’attività e del ruolo sociale e politico di ogni gruppo, organismo e persona, benché ogni gruppo, organismo e persona vada analizzato poi nella sua particolarità e nel concreto.

Chi segue una linea di condotta, sviluppa un’attività, ha idee e aspirazioni coerenti con la sua posizione sociale, viene rafforzato in esse dalla sua esperienza. Il contrario di chi segue una linea di condotta, sviluppa un’attività, ha idee e aspirazioni che contrastano con la sua posizione sociale. La nostra azione nei suoi confronti deve tener conto accuratamente di questo.

In ultima istanza i nostri amici coincidono con il campo delle masse popolari (MP 2.2.): il campo su cui la classe operaia può ambire a estendere la sua egemonia nel corso della sua lotta per instaurare il socialismo. Si tratta della parte della popolazione che in definitiva può essere conquistata alla nostra causa, può essere resa partecipe della nostra lotta, perché per un motivo o l’altro è dalla sua stessa condizione predisposta o portata a condividere il nostro obiettivo. Ma è solo l’ultima istanza.

 

Tra le masse popolari già organizzate dobbiamo distinguere come primo livello quelli che appartengono a organismi che già in qualche misura sono aggregati attorno al Partito. Questi sono in prima fila nel processo che porta alla costruzione del Nuovo Potere. Dobbiamo considerare questi organismi e i loro membri già come Nuovo Potere: tra loro il Partito gode di un certo prestigio e di una certa autorità e il Partito ha canali organizzativi per esercitare la sua influenza su di loro. Qui dobbiamo fare la massima opera di orientamento, di direzione, di formazione e di reclutamento. Se non otteniamo risultati, dobbiamo analizzare e rivedere il nostro metodo di lavoro. La quantità dei risultati è in definitiva indice della qualità del nostro lavoro.

 

Oltre questo primo livello iniziano le forze intermedie tra il Nuovo Potere e le organizzazioni costituite da membri delle masse popolari ma egemonizzate o addirittura dirette dalla borghesia imperialista o dal clero. La nostra concezione e la nostra linea è di fare partecipare tutte le forze intermedie alla rivoluzione. Per le loro caratteristiche esse possono partecipare alla rivoluzione, dare un contributo alla rivoluzione, nonostante i caratteri che li distolgono dall’aggregarsi attorno al Partito nel Nuovo Potere. Dobbiamo avere un rapporto di unità e lotta mirando all’unità tramite 1. la valorizzazione delle loro attività attuali nel processo rivoluzionario (costituzione del GBP) che noi comunisti promuoviamo e dirigiamo (quanto otteniamo è indice del livello della nostra iniziativa, del livello della nostra capacità di vedere contraddizioni, occasioni, spiragli e spunti), 2. la loro trasformazione tramite il bilancio della loro esperienza e  la propaganda (in questo campo i risultati sono strettamente legati alla nostra capacità di partire dall’interno della loro esperienza e della loro coscienza).

Nelle forze intermedie dobbiamo distinguere due parti.

La prima parte delle forze intermedie è costituita dalle Organizzazioni Operaie (OO) e dalle Organizzazioni Popolari (OP). La seconda parte è costituita dalle organizzazioni, associazioni, reti, ecc. promosse e in gran parte composte da esponenti dei tre vivai (dirigenti sindacali, esponenti della società civile (professionisti e assimilabili), uomini politici della sinistra borghese) da cui provengono anche i candidati a comporre il GBP.

Dobbiamo distinguere OO e OP dagli organismi e dalle associazioni che si formano nei tre vivai, anche se nella realtà le sovrapposizioni, le combinazione e le transizioni sono numerose. Si tratta di adottare il criterio di quale è il tratto principale, di tener sempre conto della mobilità delle cose, di vedere tutto alla luce degli obiettivi per cui facciamo la distinzione.

Per OO e OP intendiamo strutture dove l’aspetto principale è costituito dal fatto che operai, lavoratori, casalinghe, immigrati, pensionati, studenti, altri semplici membri delle masse popolari, nessuno dei quali ha di per sé, cioè al di fuori dell’organizzazione, alcun potere sociale e quindi non appartengono a nessuno dei tre vivai, si organizzano tra loro per qualche obiettivo. Si tratta quindi di strutture che dipendono principalmente da operai, lavoratori e semplici membri delle masse popolari, di strutture in cui è prevalente la presenza di elementi delle masse popolari (operai ed elementi avanzati delle masse popolari) che si organizzano e che sono protagonisti anche nel processo decisionale dell’organismo.

Simili organismi esistono e sono costituiti alcuni su base aziendale (organismi aziendali), altri su base territoriale (organismi territoriali), altri su singoli temi e questioni (organismi tematici).

Nel caso dei sindacati la situazione è complicata, nel senso che sono strutture di regime (hanno un ruolo istituzionale) anche se alla base e in alcune aziende hanno strutture che sono espressione dei lavoratori che si organizzano per far valere i propri diritti. La FIOM e la CGIL non sono OO e OP, sono strutture sindacali (hanno un corpo di dirigenti, di funzionari, fanno servizi di assistenza, ecc.).

Le RSU sono delle OO solo laddove sono espressione della parte avanzata degli operai e spingono in avanti. Esistono RSU che invece sono da freno, controllo, ecc. In alcune RSU prevale nettamente la natura di elementi designati dagli organismi dirigenti dei sindacati. Nella pratica dobbiamo distinguere e tener conto della differenza, non fermarci alle definizioni, ai nomi e alle forme. La stessa denominazione viene applicata a realtà sostanzialmente diverse. Noi dobbiamo tener conto della realtà.

La seconda parte delle forze intermedie è costituita dalle associazioni, reti e organismi composti, promossi, diretti dagli esponenti dei tre vivai: persone che per il loro ruolo nella società hanno ognuna di esse un certo potere sociale. Sarebbe fuorviante, ai fini della nostra lotta, non fare differenza tra un’associazione di dirigenti sindacali o di avvocati e un organismo di operai o di casalinghe.

Per questa seconda parte delle forze intermedie rimando a quanto detto nel Comunicato CC 7/12 del 5 febbraio 2012 che ne tratta diffusamente.

Infine sempre nelle masse popolari organizzate vi è un terzo livello le organizzazioni costituite da membri delle masse popolari ma egemonizzate o addirittura dirette dalla borghesia imperialista o dal clero per svolgere un’attività contro le masse popolari e in particolare contro il movimento comunista. In queste dobbiamo distinguere quelli che lo fanno per professione (arricchirsi, dirigenti, ecc.), quelli che lo fanno per mestiere (più o meno abbrutiti e corrotti). La differenza tra i due gruppi sta nel vantaggio che ne ricavano, in termini di ricchezza, prestigio sociale, nelle relazioni che hanno, nelle prospettive di carriera che con qualche realismo coltivano. Un funzionario statale di livello medio, un magistrato, un professore ha relazioni, reddito, prospettive e aspettative diverse da quelle di un poliziotto o un  carabiniere. Bisogna anche vedere la situazione di ogni gruppo e persona nel suo divenire: che prospettive ha. Un esempio: quanto più la repressione si acuisce e diventa di massa, tanto più un poliziotto è posto di fronte alla scelta se abbrutirsi e diventare un criminale o ribellarsi agli ordini.

 

Noi cerchiamo di far lavorare tutti nei ranghi delle forze rivoluzionarie e di valorizzare, per quelli che non riusciamo a far lavorare nei ranghi delle forze rivoluzionarie, quello che fanno di positivo e di neutralizzare quello che fanno di negativo. In questo modo li facciamo lavorare almeno parzialmente per noi, mobilitiamo la sinistra al loro interno (i loro lati positivi) e promuoviamo la loro trasformazione. Al limite, nei casi peggiori, valorizziamo ai nostri fini le loro attività come valorizziamo quelle dei nostri nemici.

Noi non dobbiamo dipendere dalle forze intermedie. Tanto meno dai nostri nemici. Tanto meno ne dipendiamo, quanto più siamo capaci di tener noi in mano l’iniziativa e usare le loro mosse ai nostri fini, nel nostro piano di lavoro, per conseguire i nostri obiettivi di fase (costruzione del GBP) o nelle singole operazioni.

 

Dobbiamo essere materialisti. Non giudicare una persona o un organismo principalmente dalle sue intenzioni. Non giudicare un avvenimento principalmente per le aspirazioni e i propositi dei suoi promotori. Non giudicare principalmente in base a criteri di questo o quel codice morale del senso comune o in base a criteri scolastici e idealisti. Bisogna esaminare e valutare principalmente il ruolo che la persona, l’organismo, le sue singole attività svolgono nel contesto in cui agiscono o avvengono (cosa determinano). E siccome noi non siamo principalmente giudici e osservatori, ma pretendiamo di svolgere il ruolo di trasformatori del mondo, dobbiamo di conseguenza principalmente considerare ogni persona, ogni organismo, ogni avvenimento per il ruolo che possiamo fargli giocare con la nostra iniziativa, come possiamo valorizzarlo ai fini della guerra popolare rivoluzionaria che stiamo conducendo contro la Repubblica Pontificia.

Di fronte a un avvenimento, come ad esempio la decisione della FIOM di rinviare lo sciopero del 18 febbraio e di fare un’assemblea di Delegati il 18 e uno sciopero generale dei metalmeccanici con manifestazione nazionale a Roma il 9 marzo, dobbiamo principalmente chiederci come possiamo approfittarne per sviluppare il nostro lavoro, quali opportunità ci offre.

Consideriamo il caso di Susanna Camusso. Chiedersi di fronte ad una iniziativa di Susanna Camusso o della CGIL che essa dirige, se è giusta o sbagliata, è il modo di porsi degli opportunisti (per cui in generale le iniziative di Camusso sono buone) e degli estremisti (per i quali in generale le iniziative di Camusso sono cattive). Sono entrambi modi di porsi di persone che valutano Camusso alla luce della questione se lei è o no una buona dirigente, la dirigente che ci vuole per le masse popolari italiane, per i lavoratori, per la CGIL. Sia gli opportunisti sia gli estremisti considerano Camusso come una possibile loro dirigente, i primi per confermare che l’accettano, i secondi per confermare che la rifiutano. Il nostro punto di vista è che, anche se non ci piace, Susanna Camusso ha un ruolo socialmente rilevante data la posizione che occupa alla testa della più grande e più autorevole organizzazione sindacale del paese. Ogni sua iniziativa ha un ruolo nel movimento della società. Noi comunisti cerchiamo tutte le vie perché l’iniziativa di Camusso serva alla nostra causa, che lei lo voglia o no, che nelle sue intenzioni lei si sposti a destra o si sposti a sinistra.

Se le iniziative di Camusso bastassero a rendere per noi impraticabile o anche solo difficile la strada che seguiamo, sarebbe un indice che siamo fuori strada. Se la nostra vittoria dipendesse dalla buona condotta dei nostri nemici, saremmo nei guai. In linea generale dobbiamo trovare in noi stessi le risorse per far fronte vittoriosamente alle attività dei nostri nemici, migliorare nella capacità di usare le loro stesse attività contro di loro.

Rosa L.

 

La Voce n. 40
in formato PDF
in formato Open Office - in formato Word