Ritorna all'indice de La Voce 39 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


  La Voce 39 del (nuovo)Partito comunista italiano

Il lavoro del CdP, Stato Maggiore locale della guerra popolare rivoluzionaria

 

Ogni Comitato di Partito è lo Stato Maggiore d’azienda, di zona o di settore della guerra popolare rivoluzionaria con cui instaureremo il socialismo e diamo il nostro contributo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo (siamo internazionalisti e contribuiamo a costruire la nuova umanità internazionale).

Un CdP deve tradurre la linea generale del Partito nel particolare della sua zona o settore e applicarla concretamente. Un organismo locale non deve mai scrivere solo quello che può scrivere e scrive già un organismo di livello superiore che non conosce quanto lui la situazione che lo circonda. Un documento locale che riporta solo il generale, che potrebbe essere scritto dal Centro, non è un buon documento. Un conto è copiare da un documento centrale tal quale una frase o un periodo che esprime in modo compiuto e chiaro (in modo “classico”) un concetto, una teoria. Questa è una pratica giusta, aiuta a imparare e a propagandare la nostra concezione del mondo (bisogna solo fare attenzione ad adattarsi nel modo più efficace al linguaggio e alle immagini del pubblico a cui ci rivolgiamo). Tutt’altra cosa è redigere un documento locale copiando pari pari un documento centrale: questa è una pratica sbagliata, parassitaria, burocratica.

L’organismo locale deve metterci del suo, quello che ricava dalla sua più dettagliata conoscenza della zona, della composizione di classe della zona, della lotta di classe, tradizione e mentalità della zona, ecc. Un suo documento deve contenere dettagli, proposte, indicare iniziative, piani di lavoro, direttive per l’attuazione, bilanci, piani di un lavoro a un dettaglio a cui chi non conosce in dettaglio la zona o il settore, chi non è impegnato nell’attività nella zona o nel settore, non arriva. Per questa via l’organismo locale arricchisce la linea generale. Per arricchire la linea, bisogna prima applicarla, cioè passarla alla scuola della pratica.

Di fronte a ogni documento che redige, ogni organismo o compagno deve porsi la domanda:

cosa c’è in questo testo che non avrebbe potuto scrivere anche il dirigente (o l’organismo) di livello superiore al mio che non conosce la situazione come la conosco io, non può tradurre il generale che mi ha trasmesso nel particolare in cui devo tradurlo io? Se si pone sistematicamente questa domanda, ogni organismo e ogni compagno fa passi in avanti.

 

Il Partito non chiede a un organismo o a un compagno di essere almeno di livello x per incominciare a operare. Sbaglieremmo a pretenderlo: veniamo dalle masse popolari che sono dalla borghesia e dal clero sistematicamente e accuratamente, in modo palese o tramite sotterfugi, escluse dall’apprendimento e dalla pratica di funzioni quali quelle che un comunista, e tanto più un dirigente comunista deve esercitare. Decenni di revisionismo hanno disperso buona parte dell’esperienza accumulata dal movimento comunista in questo campo e comunque nessuno di noi ha avuto modo di ereditarne granché per esperienza personale. Quelli di noi che ne hanno appreso un po’ alla scuola della classe dominante, devono trasformarsi perché i metodi e criteri non si possono trasferire direttamente dalle classi sfruttatrici e dominanti alla classe che promuove l’emancipazione delle masse popolari dalle classi dominanti e sfruttatrici.

Il Partito a un organismo, a un compagno (e a un dirigente di livello inferiore) chiede:

1. di imparare il generale (la linea generale, l’analisi generale) proposto dal Centro del Partito;

2. di tradurre il generale nel particolare della sua azienda, zona o settore operativo e di applicarlo concretamente (cioè caso per caso facendo l’analisi concreta della situazione);

3. di riportare al Centro del Partito le esperienze che compie e le informazioni, il bilancio e le riflessioni che ne trae;

4. di essere disponibile alla critica e all’autocritica.

Come si vede in questo giro di 4 passaggi il livello non compare. Questo giro un organismo o un compagno può percorrerlo a ogni livello a cui si trova, a condizione che il Centro a cui è connesso (l’organismo che lo dirige: lo chiamo Centro perché di regola dirige un certo numero di organismi di livello inferiore ed eguale tra loro: quindi rispetto ad essi è il Centro a cui tutti fanno capo, di cui essi sono la periferia) adempia al proprio compito.

 

Adempiere al proprio compito da parte del Centro su questo terreno si articola in due compiti (si compone di due distinti interventi o attività del Centro). Di uno dico immediatamente (del secondo dirò poche righe sotto).

Il primo dei due compiti del Centro è che esso dia il generale (la linea generale, l’analisi della situazione in termini generali, ecc.) e recepisca e usi la risposta particolare (che riceve dalla periferia), la elabori (1. con le proprie superiori conoscenze, 2. combinandola con i particolari che riceve da altri organismi che dirige, 3. servendosi dei legami di partito di cui dispone che sono di livello superiore di quelli di cui dispone un organismo della periferia) e restituisca alla periferia il nuovo generale di livello superiore al precedente (da cui era partito il giro di 4 passaggi appena compiuto). Se un organismo o un compagno percorre il giro dei 4 passaggi, il Centro si rende conto del suo livello ed è in grado di assegnargli compiti adeguati al suo livello.

 

Si potrebbe obiettare che il secondo dei 4 passaggi richiede un certo livello. Certo che lo richiede, ma nel senso che è compiuto ad un livello tanto superiore quanto più grande è l’esperienza, quanto maggiori sono le doti, quanto più alto è il livello dell’organismo o del compagno. Ma ciò non toglie che può essere fatto a ogni livello (deve essere fatto a ogni livello): solo che la direzione del Centro sull’organismo o sul compagno che compie il passaggio deve essere tanto più di dettaglio quanto minori sono l’esperienza, le capacità e il livello del compagno.

Cosa vuol dire “direzione più di dettaglio”? Qui interviene il secondo dei due compiti (del Centro) di cui ho parlato sopra.

Il secondo dei due compiti del Centro consiste in questo. L’organismo o compagno che il Centro dirige, è già capace di fare alcune cose, ma non altre. Tra le cose che sa fare, il Centro deve individuare (l’organismo o compagno diretto non lo sa ancora fare da solo) quelle che se compiute nel giro in corso, sviluppano (fanno crescere di livello) l’organismo (il compagno) e mobilitano la sinistra dell’ambiente in cui questi opera. Il Cento deve indicarle all’organismo (al compagno) diretto, perché questi le faccia.

Questo è il dettaglio a cui deve arrivare la sua direzione. [Se arriva a un dettaglio maggiore, toglie autonomia, non fa crescere, spreca le sue energie, ostacola la crescita dell’intero partito: ma questo è un altro discorso]. Se resta a un dettaglio minore (cioè se resta più sul generale) la sua direzione è inutile (l’organismo o il compagno non fa). Se resta a un dettaglio minore la direzione può essere addirittura dannosa: l’organismo o il compagno fa male e si scoraggia, perde fiducia in sé o nella direzione; oppure non fa e si conferma nell’inerzia, nell’evasione dai suoi compiti, si corrompe moralmente, perde fiducia in sé e nella direzione.

 

Diventa quindi un problema di opportunità, di efficacia, di convenienza, immediata e nella prospettiva, accordare o meno una certa autonomia a un gruppo di compagni, farne cioè un CdP, dirigerli come in generale dirigiamo un organismo (ma arrivare al dettaglio di cui l’organismo particolare ha bisogno che la direzione arrivi), o inglobarli individualmente in altri organismi. Quanto più la direzione è di dettaglio, tanto più risorse, tempo e inchiesta richiede che il Centro faccia.

 

Un organismo o un compagno che si trova in difficoltà a tradurre il generale che ha ricevuto dal suo dirigente o dall’organismo di livello superiore, deve

1. fare la migliore traduzione di cui è capace,

2. trasmettere quella traduzione al dirigente o all’organismo di livello superiore chiedendo aiuto.

Un compagno (un organismo) che non si rivolge al dirigente o all’organismo di livello superiore per richiesta d’aiuto o per trasmettere il suo bilancio dell’esperienza, non ha spirito di partito. Il partito deve intervenire e rieducarlo. È la sua concezione del partito a proposito del rapporto centro-periferia che deve essere corretta.

Un compagno (un organismo) che non fa, non cerca di fare la traduzione del generale nel particolare, non ha una giusta concezione del ruolo del partito nel costruire la rivoluzione socialista o del ruolo che egli deve svolgere. Il partito deve intervenire e rieducarlo. È la sua concezione della rivoluzione socialista che si costruisce (e non scoppia), della strategia della guerra popolare rivoluzionaria che deve essere corretta.

 

Chi chiede l’opinione dell’organismo che lo dirige (del Centro) il quale non è presente sul terreno particolare su cui l’organismo o il compagno opera o a cui si riferisce, ma lo fa senza esporre la traduzione del generale nel particolare e le condizioni concrete di attuazione a cui si riferisce il documento o l’operazione su cui chiede il parere del Centro, trae in inganno il Centro o nel migliore dei casi fa sprecare energie e risorse al Centro. Un dirigente periferico che chiede al Centro di lanciare un’operazione o una battaglia, deve spiegare il contesto ed esporre una proposta di piano. Questo criterio non riguarda il membro di un CdP, il compagno che si rivolge all’organismo di cui fa parte, che è presente anch’esso sul terreno. Anche nei confronti degli organismi non presenti sul terreno, questo criterio va comunque applicato con buon senso e con precauzione. Applicato sistematicamente e dogmaticamente priva chi dirige di idee e impressioni suggerite dalla pratica e che il diretto interessato non è capace di elaborare, di idee e impressioni che il Centro è in grado di combinare con informazioni o altro proveniente da altre parti, di elaborare grazie alla sua superiore conoscenza. Potremmo dire che un organismo dirigente che riceve una proposta senza adeguate motivazioni, più che criticare deve esso stesso chiedere le motivazioni, in particolare se non è in grado di fare direttamente un’inchiesta sul terreno. In questo modo educa a fare inchieste.

 

Lottando con questo spirito, noi supereremo i nostri limiti attuali, correggeremo i nostri errori e promuoveremo la guerra popolare rivoluzionaria fino alla vittoria.

Claudio G.

 

La Voce n. 39
in formato PDF
in formato Open Office - in formato Word