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  La Voce 36 del (nuovo)Partito comunista italiano

Viva il nuovo Partito comunista italiano! - Viva il compagno Marco Proietti!

Il comunismo vincerà!

Risoluzione del CdP Lunga Marcia

Il CdP ha studiato e discusso il Comunicato CC 16/10 - 28 agosto 2010 sulla grave malattia che ha colpito il compagno Marco Proietti. Il CdP rende omaggio al compagno, alla determinazione e alla generosità con cui ha partecipato alla nostra lotta finché il Partito ha deciso che doveva abbandonare il posto che gli aveva affidato perché le condizioni di salute non gli permettevano più di assolvere ai suoi compiti.

Il CdP reputa del tutto alieno dalla posizione dei comunisti commiserare il compagno, piagnucolare sulla sua malattia, accusare il Partito per avergli permesso di partecipare alla rivoluzione socialista finché le condizioni gli hanno permesso di dare il suo contributo, trarre dall’eroica condotta del compagno pretesti per ostacolare il Partito e la lotta che conduce per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Stante la compartimentazione, il CdP non conosce i dettagli dell’attività del compagno e di come il Partito lo ha diretto. Ma ha tutti i motivi di ritenere che il P. abbia diretto il compagno nel modo più giusto per la nostra causa, come ha fatto in altri casi di cui abbiamo diretta esperienza. Ciò che ci divide dai denigratori del Partito è la concezione che noi abbiamo del Partito e della militanza comunista.

Ai compagni indecisi, diciamo: “Perché inneggiamo ai combattenti palestinesi, iracheni e afgani, ai maoisti indiani, a Che Guevara, agli eroi della Lunga Marcia, ai soldati dell’Armata Rossa, agli innumerevoli eroi del movimento comunista, ai nostri Partigiani, se poi quando un compagno dà il meglio che può dare di sé, lo commiseriamo e a priori accusiamo il Partito di averlo mandato al sacrificio?”.

Noi non siamo per mandare con leggerezza i compagni a morire, ma siamo disposti a tutto per vincere. Ogni compagno che aderisce alla nostra causa deve mettere questa al primo posto, essendo anche disposto a morire. Questa è la nostra morale! Questa era la morale di Marco! Per questo è un nostro eroe! Per questo è riuscito a spingere in avanti altri compagni, anche giovani, infondendo in loro passione e slancio! Senza questa morale non avrebbe fatto nulla di tutto ciò! Chi non è disposto a combattere fino in fondo, non crea altri comunisti! Chi non è disposto a combattere fino in fondo, non dà un grande contributo alla vittoria! La grandezza del contributo di un compagno si vede da quello che ha costruito e che sopravvive oltre lui stesso.

Chi si impegna a combattere una guerra, l’unica guerra giusta, quella degli oppressi contro gli oppressori, degli sfruttati contro gli sfruttatori e professa come sua strategia la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, ma nella pratica pone come metro e limite della sua attività la salvaguardia della propria vita, della propria salute e dell’armonia della propria famiglia; i dirigenti dei combattenti di questa guerra sacrosanta che nella pratica pongono come obiettivo principale la salvaguardia della vita e dell’incolumità di ogni combattente e dell’armonia della sua famiglia: tutti questi tradiscono il nostro impegno di comunisti verso gli oppressi e gli sfruttati, verso i nostri compagni. Oppure non l’hanno mai capito, hanno parlato a vanvera, hanno applaudito con superficialità e reso omaggio ipocritamente ai martiri e agli eroi della causa del comunismo e dell’emancipazione dei popoli oppressi e delle classi sfruttate.

Adottare oggi questa posizione di fronte al compagno Marco, significa tradire quello che lui finora ha fatto di meglio nella sua vita e quello che ci ha insegnato. È contro questa superficialità e contro questa ipocrisia che il nostro compagno si è ribellato nella sua vita. Egli ha rotto con quanti piagnucolano e si lamentano che il mondo va male e non vanno più in là. Il compagno Marco per primo, se potesse, si rivolterebbe contro chi rivolta contro il Partito il contributo che egli ha dato al Partito. Chi commisera il compagno anziché onorarlo ed essere concretamente solidale con lui, si chieda piuttosto cosa lui ha dato, cosa lui è disposto a dare per fare dell’Italia un paese socialista e lo confronti con quello che il compagno ha dato e con ciò che occorre per far vincere la nostra causa.

Gli eroi della causa del comunismo, i nostri Partigiani caduti non chiedono pietà, non vogliono pietà. Vogliono compagni che prendano il loro posto. Hanno detto e dicono: “Una causa per cui non vale la pena morire, non è una causa degna di vincere”. Questa è la nostra insegna.

I comunisti non piagnucolano sulle disgrazie proprie, non piagnucolano sulle disgrazie altrui. I comunisti combattono e chiamano alla lotta. I comunisti hanno il coraggio di guardare in faccia la situazione e vi fanno fronte, forti delle lezioni del movimento comunista. Per questo i comunisti vinceranno.

“Chi vuol salvare la sua vita, la perderà”.

“Il sangue dei martiri è seme di cristiani”.