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  La Voce 36 del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Sul ruolo dello SLAI Cobas nella battaglia di Pomigliano

Pubblichiamo la lettera che un compagno di Napoli ci ha inviato. Essa mostra che un sindacato combattivo, anche se piccolo può svolgere un ruolo importante in una grande battaglia e contribuire a una campagna decisiva per l’avvenire delle masse popolari.

E’ necessario ritornare sulla battaglia combattuta con il referendum del 22 giugno scorso alla FIAT di Pomigliano D’Arco (NA) e sul ruolo d’avanguardia svolto dallo SLAI Cobas in tale circostanza.

“Pomigliano ha mostrato, su scala più grande dell’INNSE, che la vittoria dei padroni non è fatale e che i padroni non hanno affatto già vinto. Ha smentito i depressi, i rassegnati e i disfattisti. Gli operai che hanno votato No a Marchionne nonostante il ricatto e la campagna di intimidazione e di criminalizzazione, hanno dato una lezione di coraggio e di forza morale, ma soprattutto hanno mostrato la riserva di forze di cui disponiamo. Hanno dimostrato che quando le organizzazioni e i dirigenti impostano una battaglia giusta, la massa risponde” (da La Voce n. 35, pag. 23: Avanti, verso un governo d’emergenza delle OO e delle OP che faccia fronte alla crisi).

Abbiamo definito una vittoria l’esito di quella battaglia non perché il No degli operai sia prevalso sul Sì, ma perché l’alta percentuale di voti (42%) contrari al piano Marchionne, ha fatto saltare l’obiettivo che l’ideatore di Fabbrica Italia e i sindacati compiacenti (UILM, FIM, UGL e FISMIC) si erano prefissi di raggiungere puntando su un Sì oltre l’80%: pacificare la fabbrica, piegare i lavoratori ai nuovi ritmi di sfruttamento e rendere rassegnati non solo la classe operaia della FIAT di Pomigliano, quelle esternalizzate e dell’indotto (complessivamente oltre 10.000 operai), ma tutta la classe operaia italiana. Infatti nel nostro paese gli operai FIAT sono ancora oggi il più grande concentramento di forze operaie e restano un punto di riferimento autorevole per tutti i lavoratori.

Nella lotta contro il piano Marchionne, la FIOM ha svolto la sua parte positiva non firmando l’accordo e non accettando l’imposizione del referendum. A proposito di questa imposizione i compagni dello SLAI nel loro comunicato stampa del 18 giugno scorso scrivevano: “Marchionne impone il suo referendum ai sindacati e lo gestisce in prima persona: martedì prossimo riapre i cancelli della  fabbrica (era prevista la cigs) e paga i lavoratori senza farli lavorare pur di “obbligarli al voto”… assillato dal pericolo dell’‘assenteismo referendario’”. Ma visto che la FIAT il referendum comunque lo faceva, non era accettabile lasciare carta bianca alla voce del padrone e dei sindacati lacchè. Occorreva scendere in campo e dare battaglia affinché gli operai facessero tutto il possibile per arginare l’offensiva scatenata nei loro confronti e non decretassero con il loro consenso la fine dei diritti conquistati nelle passate lotte. Invece la FIOM, pur non avendo firmato l’accordo capestro, non ha portato a compimento la sua azione scendendo coerentemente in campo per il No al piano Marchionne. Si è limitata ad invitare i lavoratori ad andare a votare al referendum per evitare ritorsioni, ma senza dire ad alta voce di votare No! (lo ha però fatto in modo discreto). In questo modo però ha lasciato maggiore possibilità alla coalizione padronale per stravincere. A questa mancanza della FIOM, dovuta evidentemente al prevalere della destra interna, lo SLAI ha sopperito con una forte propaganda per l’affermazione del No!

Benché il grosso degli aderenti allo SLAI fossero stati da tempo confinati nello stabilimento di Nola e malgrado la repressione padronale che si era abbattuta su di essi in più di un’occasione per le precedenti battaglie contrattuali (diversi dirigenti e membri allo SLAI sono stati licenziati e sono rientrati solo a seguito di ricorso legale), questo sindacato ha dimostrato che mettendo in pratica una linea giusta, una linea conforme agli interessi degli operai, la vittoria è possibile.

Contro il progetto di Fabbrica Italia lo SLAI ha condotto una articolata azione di lotta che si è concretizzata con:

1. la pubblicazione della lettera dell’operaia Anna Solimene (iscritta SLAI e confinata nel reparto di Nola) al proprio figlio, che ha costretto la FIAT a ritirare dalle TV il vergognoso spot pubblicitario su Fabbrica Italia;

2. il lancio di un appello per la mobilitazione generale ai lavoratori e alle altre forze sindacali di base, ai vari frammenti in libertà della sinistra, con l’indizione di riunioni di coordinamento;

3. un’assemblea cittadina (19 giugno a Pomigliano) a cui hanno preso parte diversi organismi politici e lavoratori;

4. il presidio ai cancelli FIAT nel giorno del referendum a cui hanno preso parte numerose forze politiche e di movimento (USB, COBAS, Popolo Viola, CARC, SLL, PCL, studenti, disoccupati, precari, ecc.).

In questa circostanza sono stati diffusi migliaia di volantini tra gli operai che richiamati dalla Cassa integrazione straordinaria rientravano in fabbrica solo per votare. Con comizi e interventi lo SLAI ha spiegato agli operai le ragioni per cui bisognava votare contro il piano Marchionne. Contemporaneamente in fabbrica alcuni operai aderenti allo SLAI presidiavano i seggi del referendum per dissuadere gli attivisti dei sindacati asserviti al padrone dal tentare brogli. Insomma, un’intensa azione di propaganda e di controllo senza la quale non si sarebbe ottenuto il risultato che da tutti è stato considerato uno smacco per l’amministratore delegato di Fabbrica Italia.

La battaglia che il 22 giugno lo SLAI, un sindacato di base piccolo ma determinato e combattivo, ha condotto a Pomigliano, è servita non solo a ridare fiducia agli operai, ma probabilmente anche a salvare la FIOM da un risultato che avrebbe reso ancor più arrogante la pretesa di Marchionne di stravolgere regole e diritti a vantaggio del capitale e avrebbe reso impossibile il rilancio che dopo la FIOM ha fatto fino alla manifestazione del 16 ottobre a Roma. Per questa sconfitta subita la FIAT non ha risparmiato l’ennesima ritorsione contro lo SLAI: Giovanni Musacchio della FIAT di Termoli, reo di essere stato il giorno del referendum fuori dai cancelli della fabbrica di Pomigliano a dare man forte alla battaglia per il No, è stato prontamente licenziato.

Il braccio di ferro tra gli operai e i padroni della FIAT continua. Finita la cigs durata un anno, è stata chiesta una nuova cassa integrazione in deroga, i cui fondi verranno presi da nuove tasse sui lavoratori.

Continua quindi la lunga resistenza degli operai FIAT di Pomigliano. Una soluzione favorevole agli operai certamente non può venire dal governo della banda Berlusconi e dai suoi satrapi Sacconi e Tremonti. Eppure la soluzione della crisi FIAT e della crisi generale che attanaglia milioni di lavoratori c’è. Può essere solo una soluzione politica, ma nessun governo al servizio del padronato e in particolare al servizio di rampanti amministratori delegati alla Marchionne potrà soddisfare le aspettative e i diritti dei lavoratori. L’unico governo che può mettere all’ordine del giorno il soddisfacimento degli interessi della classe operaia e di tutti i lavoratori, è quello costituito dagli stessi operai e lavoratori. Per questo occorre che tutte le Organizzazioni Operaie (OO) e le Organizzazioni Popolari (OP) si coalizzino per costituire un governo di emergenza popolare respingendo qualsiasi altro governo che sia emanazione della borghesia e del Vaticano suo forte alleato e grande pilastro del suo potere nel nostro paese. Un governo di emergenza popolare è di fatto la via per andare verso il nuovo sistema economico e sociale che affosserà per sempre il sistema capitalista e imperialista, il socialismo.

Organizzazioni sindacali anche piccole come lo SLAI Cobas possono svolgere un ruolo decisivo per raggiungere l’obiettivo di un governo di emergenza popolare. Un governo che effettivamente metta in essere senza riserve le misure necessarie agli interessi dei lavoratori e delle masse popolari e che si riassumono in punti essenziali quali: nessuna fabbrica deve essere chiusa, nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ognuno un lavoro dignitoso per vivere, riconversione delle produzioni inutili e dannose per la salute e l’ambiente, distribuzione dei beni e servizi a tutti in base alle necessità, sinergia tra le varie strutture produttive che devono produrre in base alle reali esigenze della collettività, scambio di manufatti e materie prime con i paesi che vogliono affrancarsi dallo sfruttamento dei paesi imperialisti.

Lo SLAI Cobas da un bel po’ si è reso conto che le lotte rivendicative da sole non sono sufficienti per risolvere i problemi dei lavoratori e delle masse popolari. Da un bel po’ alcuni dirigenti di questo sindacato, Delle Donne, Malavenda, Granillo, si sono posti il problema della “sponda politica” a sostegno delle lotte dei lavoratori. Ebbene tale “sponda politica” si costruisce nel dare alle lotte rivendicative un obiettivo politico quale è costituire un governo di emergenza sostenuto da un blocco di forze a base popolare, un governo composto da personalità che vengono dal mondo del lavoro e da una schietta tradizione culturale e politica democratica, un governo sostenuto dalle OO e dalle OP.

A questo scopo occorre creare i presupposti materiali necessari: propagandare un governo di tale fatta, unire le forze e promuovere nuove organizzazioni operaie e popolari. Occorre concretamente ad esempio promuovere il coordinamento dei sindacati di base (USB, COBAS, CUB, SLL, ecc.) come spesso già avviene, ma non promuoverlo in funzione anti FIOM e CGIL, cosa che finisce per mantenere diviso il fronte dei lavoratori a vantaggio del fronte padronale. Bisogna invece unire in un’unica rete di lotta i sindacati di base con la FIOM e la CGIL, facendo leva sulla sinistra di queste organizzazioni che è determinata anche essa a cercare uno sbocco alla crisi. La FIOM-CGIL è ben radicata tra i milioni di lavoratori e il 16 ottobre scorso con la straordinaria manifestazione a Roma ha dimostrato di essere disposta a combattere e a coagulare intorno a sé migliaia di OO e OP. Se lo SLAI e le altre organizzazioni sindacali di base con la combattività che li caratterizza si porranno l’obiettivo di un governo di blocco popolare e di rendere il paese ingovernabile da ogni governo di matrice borghese, daranno un forte contributo a che si creino le condizioni favorevoli alla costituzione di un simile governo e anche la FIOM si convincerà che tale obiettivo politico è la soluzione per uscire dalla crisi.

Biagio C.