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  La Voce 36 del (nuovo)Partito comunista italiano

Rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia

 

Perché le OO e le OP costituiscano il GBP, oltre al loro orientamento e alla loro volontà, alla loro quantità e forza e al loro coordinamento (le 3 condizioni della costituzione del GBP che stiamo creando), occorre anche che le OO e le Op rendano il paese ingovernabile da ogni governo che sia emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia: solo a questa condizione la classe dominante si rassegnerà alla costituzione del GBP in attesa di creare le condizioni per riprendere in mano la situazione.

Situazioni in cui il governo in carica non riusciva più a governare il paese, nella storia dei paesi imperialisti ne abbiamo già conosciute. Pensiamo al Biennio Rosso (1919-1920) in Italia o al Maggio 1968 in Francia. Si tratta di creare situazioni analoghe dal punto di vista delle relazioni campo delle masse popolari/campo della borghesia imperialista, del clero e delle loro autorità, ma questa volta con la sapiente regia del partito comunista nel campo delle masse popolari. Infatti la debolezza del campo delle masse popolari in ognuna delle situazioni verificatesi, ciò che impedì alle masse popolari di andare oltre e creare un nuovo governo (e almeno in una certa misura anche da subito un nuovo sistema politico e legale) e le portò invece ad esaurire il loro slancio o a subire la reazione, non fu la forza militare e l’autorità del campo nemico, ma principalmente la mancanza di unità, di organizzazione e di direzione nel campo delle masse popolari. Qui i centri più autorevoli erano o contrari al movimento o si astenevano (quando non collaboravano sottobanco con il nemico). 

 

Rendere il paese ingovernabile da ogni governo che sia emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia è la condizione indispensabile per indurre con le forze di cui disponiamo oggi gli stessi vertici della Repubblica Pontificia e i suoi padrini a ingoiare il rospo della costituzione del GBP, a rassegnarsi alla costituzione del GBP benché dispongano ancora delle forze armate, della polizia e di altri numerosi corpi di repressione, ufficiali e non ufficiali. Si rassegneranno perché la costituzione del GBP apparirà loro come una possibile via d’uscita, una misura temporanea in attesa che si creino nel paese e a livello internazionale le condizioni per riprendere in mano la situazione.

Il paese sta diventando ingovernabile anche per i dissensi che si moltiplicano e si acuiscono negli stessi vertici della Repubblica Pontificia. Berlusconi se ne andrà solo quando sarà cacciato: fino allora creerà sconquassi anche nei vertici della Repubblica Pontificia. Se ne andrà solo dopo aver fatto guasti ben maggiori di quelli che ha già fatto. Se ne andrà con un generale sconquasso della legalità, delle procedure tradizionali e dei rapporti gerarchici instauratisi nei 60 anni della Repubblica Pontificia. Il ruolo assunto dal Presidente della Camera (Fini) nella vita politica del paese farà scuola. Vari altri personaggi si arrogheranno ed eserciteranno poteri insoliti approfittando dell’impotenza a cui si condannano i loro avversari ancora ligi alle procedure e alle regole. Berlusconi e il suo seguito (Masi, Ghedini, ecc.) fanno scuola e mettono i loro avversari, interni essi pure alla classe dominante e ai vertici della RP, nell’alternativa di o arrendersi e sottostare o rompere anch’essi regole e procedure, approfittare del potere che di fatto riescono ad esercitare.

Questo caos nei vertici della RP sarà un vantaggio per le masse popolari se da parte delle OO e delle OP monterà con forza il movimento per la costituzione del GBP, perché minore sarà la resistenza che quei vertici potranno opporre, più numerosi i nostri alleati nel costituire il GBP. Ma diventerà invece una minaccia tanto più grave per le masse popolari quanto minore sarà la forza del movimento delle OO e delle OP per la costituzione del GBP, perché dell’aggravarsi dei contrasti e del caos nei vertici della RP cercano di approfittare anche i gruppi più reazionari e più criminali della borghesia e del clero per imporre loro un loro governo d’emergenza, che contro la parte più avanzata delle masse popolari, farebbe valere con il selvaggio furore dei criminali e con la violenza le ragioni che oggi i Marchionne, i Berlusconi, i Sacconi, i Maroni e i Tremonti proclamano.

 

Cosa devono fare le OO e le OP per rendere il paese ingovernabile da ogni governo che sia emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini?

Per comprendere meglio il compito che dobbiamo svolgere, bisogna considerare quattro aspetti.

1. Rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia tramite lo sviluppo ondata dopo ondata, lotta dopo lotta su scala crescente, delle rivendicazioni, delle richieste alla borghesia, al clero, alle autorità, delle proteste per costringerli a fare questo o quello, dell’insubordinazione alle autorità, della disobbedienza alla loro leggi e ai loro ordini. In questo campo possiamo e dobbiamo giovarci anche dell’opera dei riformisti e fare sistematicamente leva sui limiti della loro opera che non raggiunge i risultati che indicano, ma cogliendone i frutti: la coscienza dei diritti delle masse e dell’ingiustizia del sistema.

2. Rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia tramite lo sviluppo ondata dopo ondata, lotta su lotta, delle azioni dirette a soddisfare ogni bisogno di una parte anche piccola delle masse popolari a cui il governo della RP non provvede: con l’appropriazione gratuita di beni e servizi (le spese proletarie) e con iniziative dell’economia alternativa a quella capitalista per la produzione di beni e di servizi. In questo campo possiamo e dobbiamo giovarci anche dell’opera dei promotori di economie alternative. Le loro sono iniziative utopiste e quindi restano frammentarie al di fuori dell’ordinamento generale creato dal GBP: proprio per questo possiamo usarle come forze ausiliarie della sua costituzione, perché loro ne hanno bisogno.

3. Rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia tramite lo sviluppo dell’organizzazione capillare delle masse popolari, aggregandole tra loro e attorno al Nuovo Potere e al Partito Comunista. Rafforzamento del PC e reclutamento sono complementari all’espansione dell’organizzazione della classe operaia e del resto delle masse popolari.

4. Diffondere tra le masse popolari, a partire dalla parti più avanzate, una morale moderna, adeguata alle condizioni sociali del presente, basata sulla solidarietà tra gruppi, categorie e classi delle masse popolari, contro la marcia morale primitiva e individualista diffusa dalla Chiesa Cattolica e dalla borghesia.

 

1. Le rivendicazioni, le proteste e l’insubordinazione

Le OO e le OP devono promuovere la mobilitazione più organizzata di cui sono via via capaci perché nessuno accetti pacificamente, con rassegnazione, senza opporre accanita resistenza, le restrizioni e costrizioni che la borghesia, il clero e le loro autorità cercano di imporre alle masse popolari, perché la solidarietà delle masse popolari sorregga ogni proletario e ogni lavoratore che si ribella. Bando a ogni egoismo!

Moltiplicare nella forma più organizzata di cui siamo capaci l’insubordinazione e la disobbedienza, le proteste, le dimostrazioni, gli scioperi, le occupazioni, le espropriazioni dei ricchi, le spese proletarie nei supermercati, la sospensione del pagamento di bollette, imposte, multe, mutui bancari, pedaggi, tickets, affitti delle case delle immobiliari, della Chiesa e di capitalisti. Organizzare le masse popolari a usufruire gratuitamente dei servizi. Moltiplicare le azioni di solidarietà con i disoccupati, con i lavoratori minacciati di licenziamento, con gli immigrati, con i precari. Moltiplicare le attività alternative di produzione e di distribuzione e le attività culturali autorganizzate.

La nostra linea generale oggi è creare le tre condizioni del GBP e rendere il paese ingovernabile da un governo borghese ordinario, investito dal Vaticano e dagli altri padrini della Repubblica Pontificia. Tradurre il generale nel particolare agendo su casi concreti, per ogni organismo della carovana, a partire dai CdP, significa che deve diventare capace di indicare e far fare di volta in volta a ogni classe, gruppo, personaggio quello che esso deve fare per realizzare le sue proprie aspirazioni. Questo renderà il paese ingovernabile (nel caso e nella situazione, nel settore, nella zona particolare, caso dopo caso: la quantità fa la qualità, l’impossibilità di governare in dieci, cento, mille casi, fa il paese ingovernabile) dalle autorità della Repubblica Pontificia: proteste, manifestazioni, ribellioni, espropri, occupazioni, ecc. ecc.

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reperibili sul sito

http://www.nuovopci.it

In La Voce n. 35 (pag. 13) diciamo “il potere è anzitutto capacità di progettare le azioni delle masse popolari, di indicare alle masse popolari cosa fare e avere con esse una relazione tale che esse effettivamente facciano quello che noi indichiamo”. Questo zona per zona, settore per settore, caso per caso: la quantità farà la qualità. Questo è oggi costruire il Nuovo Potere.

Nel nostro paese ogni giorno individui e gruppi sociali sono coinvolti in conflitti. Apparentemente ogni conflitto è un caso a sé, con una sua storia particolare: origine, causa immediata (spunto), corso, conclusione. In realtà vi è un senso generale di cui ognuno di questi conflitti partecipa, vi è un nesso tra ognuno di questi avvenimenti e altri avvenimenti. Chi si fa portavoce di questo senso generale e su questa base stabilisce una relazione con ognuno degli individui e dei gruppi sociali, forma con essi una forza politica. Questo ha fatto il gruppo dirigente della FIOM con la manifestazione di Roma del 16 ottobre. Se il senso generale è adeguato e se la sua rappresentazione politica sufficiente (ed è qui che ancora non ci siamo), si creano le basi per instaurare un nuovo ordine politico.

Un gruppo può agitarsi e poi finire a chiudersi in sé, vittorioso (vedi INNSE) o sconfitto. Ma può invece fare della sua agitazione il punto di partenza per un’azione che si espande a macchia d’olio, coinvolge altri individui, organismi, masse e costringe i nostri nemici a fare mosse, di fronte a cui è possibile rilanciare una nuova azione, in un succedersi di azione e razione che si protrae finché nel processo interviene un salto di qualità.

Le misure restrittive messe in opera della borghesia, dal clero e dalle loro autorità e la lotta contro le misure restrittive possono formare una concatenazione di eventi, di azione e reazione che porta lontano, se impediamo che sia interrotta da diversioni (come ad esempio lo fu la proposta di Commissione Parlamentare d’Inchiesta che Bertinotti con la forza (di allora) del PRC lanciò per frenare la crescita della risposta di piazza al colpo portato nel luglio 2001 a Genova da polizia e CC, con Fini in Questura in sala di regia). Manifestazione, repressione, manifestazione contro la repressione, repressione superiore, manifestazione di protesta superiore, ecc. Come abbiamo più volte visto ad esempio nel biennio 1968 e 1969.

La sinergia e la concatenazione tra due cose, tra due avvenimenti hanno una base reale, nella natura delle cose (degli avvenimenti) e nelle relazioni di ognuno di essi con il contesto in cui avviene. Ma non si sviluppano spontaneamente, non diventano spontaneamente un fattore di lotta politica. Le generano e le stabiliscono quelli che vedono che per la natura delle cose (eventi, ecc.) o per le circostanze, sinergia e concatenazione sono possibili e agiscono in modo adeguato: come fece ad esempio Mario Capanna quando nel 1968 condusse gli studenti della Statale a incontrare gli operai dentro l’AlfaRomeo del Portello, nonostante i fulmini lanciati dall’amministratore delegato Luraghi.

Ovunque la classe dominante opprime, è possibile trasformare l’oppressione in rivolta: ma è possibile anche che con l’oppressione la classe dominante produca una maggiore sottomissione, inculchi timore, produca un maggiore abbrutimento degli oppressi. In ogni episodio e caso di oppressione, noi comunisti dobbiamo sistematicamente, con una crescente abilità che si acquisisce con la pratica, portare gli oppressi a ribellarsi.

In ogni campo, in ogni scontro noi comunisti non dobbiamo attutire i contrasti, sminuire o assopire il contrasto, calmare, disperdere, isolare gli elementi più combattivi. Non dobbiamo dare fiato e forza ai conciliatori, ai fautori di un accordo che non soddisfa le richieste e della conclusione dello scontro in cambio di promesse. Solo con scontri di livello superiore, più organizzati e con obiettivi più elevati, le masse popolari avanzano verso la vittoria. Non dobbiamo assopire i contrasti, ma al contrario approfondire i contrasti, far risaltare più nettamente lo scontro sociale, l’inconciliabilità degli interessi. Dobbiamo organizzare la parte più attiva (questa è la sinistra) e trasformarla in una forza politica, sulla base di essa costruire una nuova superiore fase dello scontro (concatenazione). 

Per questo ad esempio dobbiamo sempre sistematicamente esaltare e additare come esempio ogni comportamento di insubordinazione e di ribellione alla borghesia, al clero e alle autorità da essi costituite. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, le appropriazioni collettive, ma non condannare quella individuale: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in collettiva. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, le appropriazioni organizzate, ma non condannare quella spontanea: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in organizzata. Dobbiamo condurre ogni gruppo sociale, ad ogni livello, dai piccoli ai grandi, attraverso un processo che porta dalla sottomissione alla rivolta, dall’istintivo al progettato e consapevole, dallo spontaneo all’organizzato. Quanto più la rivolta collettiva e organizzata si dispiegherà su larga scala, tanto più assorbirà in sé, valorizzerà e rieducherà i comportamenti e le tendenze alla rivolta individuale ed estemporanea.

La trasformazione dell’oppressione in rivolta è un’arte complessa ma indispensabile: noi comunisti possiamo e dobbiamo apprenderla. È un aspetto essenziale della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. È una parte della direzione che dobbiamo imparare ad esercitare esercitandola, indicando a ogni gruppo sociale, in ogni circostanza cosa fare e cercando di stabilire con esso, di avere in esso un ruolo tale che le nostre indicazioni siano assimilate, riconosciute giuste e attuate.

 

2. L’espropriazione di beni e servizi e l’economia alternativa

Molte delle cose dette nel punto precedente valgono anche trattando dell’espropriazione gratuita organizzata di beni, dell’uso gratuito organizzato di servizi.

Man mano che la crisi si aggrava, la borghesia, il clero e le loro autorità privano una parte crescente delle masse popolari di beni e di servizi entrati nell’uso corrente, socialmente necessari. Dobbiamo portare le masse popolari dell’Italia a essere sempre meno succubi e docili alla borghesia, al clero e alle autorità che questi mettono in carica. Che l’insubordinazione, la rivolta, le manifestazioni e gli scioperi si moltiplichino, si diffondano e diventino cronici. Che di fronte alla mancanza di lavoro, di abitazioni, di beni e di servizi, di fronte al rincaro di essi e alla crescente difficoltà di goderne, si moltiplichino le espropriazioni e le appropriazioni, che queste siano compiute in forma organizzata, in misura ampia e crescente. Bisogna che invece di piegare sempre più la schiena, rassegnarsi, demoralizzarsi e abbrutirsi sotto i colpi che i padroni, il clero e le loro autorità moltiplicano senza fine giorno dopo giorno mossi dai loro propri interessi e dalle loro abitudini che la crisi rende sempre più incompatibili con il benessere della massa della popolazione, una parte crescente delle masse drizzi sempre più indomita la schiena, si ribelli e organizzi la propria ribellione.

È possibile questo?

Che le masse popolari del nostro paese prendano questa piega è possibile quanto è ancora possibile che prendano la piega contraria. Solo chi è pessimista per inveterata abitudine al servilismo o per educazione alla concezione che l’uomo tende per natura al male (concezione propagandata da un largo spettro di personaggi, da Benedetto XVI a Costanzo Preve, ma smentita dal percorso di civiltà e di progresso morale e intellettuale compiuto dall’umanità nei secoli e nei millenni e accentuato dalla prima ondata della rivoluzione proletaria: perché ogni classe dominante lo ripropone, lo ha ben spiegato l’ideologo nazista Carl Schmitt) o chi  non concepisce altro mondo oltre il mondo in cui è cresciuto e a cui è legato dai suoi interessi e dai privilegi di cui gode, sostiene a priori e a spada tratta il contrario.

Da cosa dipende che in massa gli uomini e le donne prendano l’una piuttosto che l’altra strada? Dipende dalle prospettive e dalla possibilità che gli individui si trovano di fronte, che la parte più lungimirante e più organizzata delle masse, i comunisti, sanno fare brillare ai loro occhi, dalle strade che sanno aprire davanti a ognuno di essi. Avviene in ogni campo, che di fronte a un maestro prepotente, a un poliziotto o a un padrone si riesca con una attività adeguata a portare passo dopo passo fino alla rivolta un gruppo che lo ha a lungo subito. Ma l’oppressione non si trasforma spontaneamente in ribellione: lo vediamo ogni giorno. Cosa dobbiamo fare per trasformare su larga scala l’oppressione in ribellione? Per far sì che anziché piegare ancora più la schiena sotto i colpi delle classi dominanti una parte crescente delle masse popolari si levi fieramente a combattere? Per fare di ogni scontro, di ogni lotta rivendicativa, di ogni protesta, di ogni iniziativa di economia alternativa una scuola di comunismo anziché una valvola di sfogo o una diversione?

Dare nel particolare e nel concreto risposta a queste domande e attuarla è il ruolo di noi comunisti.

Molte delle cose dette nel punto precedente valgono anche per quanto riguarda l’integrazione nella nostra lotta, come forze ausiliarie, di tutte le iniziative di produzione di beni o di fornitura di servizi promosse su basi volontarie, realmente cooperative, ecc. (economia alternativa). Senza GBP le proposte avanzate ad esempio da Guido Viale, da Pierluigi Sullo e da una folla di altri restano sogni utopistici o ispirano tante piccole iniziative concrete, come già ve ne sono migliaia e migliaia (i GAS, le opere del Partito Sociale del PRC, ecc., ecc.). Proprio per questo gli operatori di queste iniziative possono diventare fautori del GBP.

Ai fini della costituzione del GBP, importano relativamente poco le intenzioni e le concezioni con cui partono i singoli promotori e operatori: se la pratica si rivelerà incompatibile con idee e intenzioni (e in molti casi, probabilmente nella maggioranza dei casi proprio questo avverrà), ogni singolo operatore o abbandonerà la pratica (e, il ché è lo stesso, devierà verso “normali” relazioni mercantili come nel passato hanno fatto tante cooperative e Case del Popolo tirate dai revisionisti) o cambierà idee, intenzioni e compagnia. Quando questo bivio si presenterà, l’opera di noi comunisti farà la differenza. Ma quest’opera deve essere preparata nella nostra concezione e nelle relazioni tra quelle iniziative e le iniziative direttamente già partecipi del movimento per la costituzione del GBP. Quando le idee sono arretrate (tanto meglio se arretrate ma generose) ma danno luogo ad iniziative o accompagnano azioni che vanno nel senso giusto, se il movimento al contorno va nel senso giusto, sono le idee arretrate che perdono. 

3. Promuovere l’organizzazione e trattare le contraddizioni in seno al popolo

Rendere il paese ingovernabile significa promuovere, moltiplicare ed estendere in ogni terreno l’insubordinazione alle autorità e alla classe dominante, con azioni volte a soddisfare gli interessi e i bisogni anche contrastanti di ogni parte, gruppo e membro delle masse popolari. Questo di per sé porta all’esplosione di mille contraddizioni in senso al popolo: il posto di lavoro è per me o per te? La casa è per me o per te? La fabbrica si costruisce da noi o da voi? La produzione delle nuove Panda si fa a Pomigliano, a Tychy o a Kraguievac? E milioni di casi di questo genere.

Non possiamo evitare le contraddizioni in seno al popolo. Non possiamo regolarci assumendo come principale e tanto meno come unico criterio dirigente quello di evitare le contraddizioni in seno al popolo. Non si fa la rivoluzione con la paura dei lati negativi e dei rischi delle attività rivoluzionarie. Bisogna volgere in positivo il negativo e affrontare i rischi con linee appropriate al caso.

Anche la destra fautrice della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, i gruppi che, essendo ancora in competizione tra loro e ognuno di loro ancora con poca credibilità presso il grosso della classe dominante, compiono le prove di fascismo ognuno per mettersi alla testa della mobilitazione reazionaria (Forza Nuova, Casa Pound, ecc.), cercano di approfittare della crisi, fomentano e fomenteranno la ribellione alle sciagure che colpiscono le masse popolari. Sarà utile a noi l’opera della destra, l’opera che la destra farà a favore della mobilitazione reazionaria delle masse popolari? La rivolteremo a favore della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari se saremo capaci di evitare che si crei la sensazione diffusa del caos a cui un Salvatore deve porre rimedio, la sensazione che non ci sono beni e servizi per tutti, che non ci sono case per tutti, che la popolazione è troppa, che non c’è posto per tutti e quindi bisogna sacrificare gli altri per salvare noi, bisogna fare la guerra agli altri (come predica Marchionne), la sensazione del tutti contro tutti per cui ci vuole un Ordine-quale-che-sia. Ma creeremo invece la coscienza, la convinzione e la sensazione (il diffuso buon senso) che è necessario e possibile costituire il GBP che attui le sei misure generali.

La nostra differenza dalla destra fascista, il ruolo che è solo nostro incomincia nel come trattiamo le contraddizioni tra le masse popolari che esplodono nella mobilitazione e nelle lotte. Dove gli altri vedono e i promotori della mobilitazione reazionaria fanno vedere solo sfacelo, il partito deve imparare a vedere e ad essere il lato costruttivo del nostro nuovo ordine, che oggi si concretizza nella costituzione del GBP e nell’attuazione del suo programma (le sei misure generali).

Trattare correttamente (correttamente vuol dire “in senso e con effetto pratico favorevole alla causa della costituzione del GBP, dell’instaurazione del socialismo e della rinascita del movimento comunista”) le contraddizioni interne al popolo diventerà uno dei terreni decisivi della nostra vittoria.

Certamente riusciremo a trattare correttamente le contraddizioni interne al popolo

1. se saremo abbastanza radicali negli obiettivi e nel contenuto della lotta, se non resteremo nell’ambito in cui la mentalità prevalente limita la lotta: ad es. non nazionalizzare solo le imprese che falliscono e chiudono, ma anche quelle che prosperano ancora, in modo da avere da subito e con più facilità posti di lavoro più abbondanti; non occupare solo case abbandonate, ma occupare le case dei ricchi che sono in buone condizioni e quindi abitabili da subito senza lavori di restauro; ecc.;

2. se applicheremo su vasta scala una linea di classe: indirizzare le appropriazioni, le occupazioni, ecc. contro i ricchi, il clero e le aziende capitaliste (i supermercati, le immobiliari, le banche, ecc.) e tutelare invece gli interessi degli strati proprietari delle masse popolari (piccoli bottegai, artigiani, piccoli proprietari di case, coltivatori e allevatori, ecc.);

3. se combineremo sistematicamente ogni azione di insubordinazione, ogni esproprio, ogni occupazione, ecc. anche le più elementari e primitive, quelle meno organizzate, quelle più istintive e individuali, con la propaganda e con l’opera di organizzazione volte a costituire il GBP e ad attuare il suo programma in sei misure: unica via per uscire dal marasma attuale e creare un ordinamento sociale in cui c’è posto per tutti.

 

Proprio perché la borghesia non può dare soluzione alla crisi attuale nell’ambito del sistema di relazioni sociali di cui è espressione, può solo tirare in lungo portando da un disastro a un disastro peggiore (e la mobilitazione reazionaria delle masse popolari è il contesto di questo peggioramento), la specie umana imboccherà la nostra via d’uscita dalla crisi, se i comunisti sapranno indicarla con convinzione e intelligenza e sapranno portare le masse popolari verso di essa adattando sempre meglio le loro attività, le loro iniziative e le loro parole alle condizioni particolari e concrete delle masse a cui, caso per caso, si rivolgono.

Le forze produttive di cui l’umanità dispone e il patrimonio di conoscenze, di idee e di sentimenti che la specie umana ha elaborato, permettono di far sì che ogni individuo disponga tranquillamente, con sicurezza, universalmente delle condizioni necessarie alla sua dignitosa sopravvivenza e gli consentono di accedere sempre più a quelle attività specificamente umane (in proposito vedasi nota 2 pag. 249 del Manifesto Programma) da cui le classi dominanti in ogni paese hanno escluso la massa della popolazione, da quando l’umanità si è divisa in classi sociali di sfruttati e di sfruttatori, di oppressi e oppressori. Ce n’è per tutti, è solo l’antiquato sistema borghese di relazioni sociali che impedisce di produrre beni e servizi per tutti: questa è la premessa su cui si svolge la lotta in corso. Il comunismo è materialmente possibile. Il comunismo di cui noi siamo fautori non ha nulla in comune con il comunismo primitivo della preistoria, se non il nome con cui chiamiamo i due stadi lontani dell’evoluzione plurimillenaria della specie umana. Il comunismo attuale nasce sulla base dei progressi che l’umanità ha compiuto nel capitalismo. Si giova delle conquiste intellettuali e morali che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha diffuso nel mondo.

Tanto più è possibile che l’umanità abbracci la soluzione che noi promuoviamo perché una parte di essa, la parte già oggi egemone sul resto delle masse popolari ogni volta che si mobilita su vasta scala, la classe operaia, ha in sé, per come è stata formata dal capitalismo, le premesse per la società futura, la società comunista. Ha in sé la capacità di esercitare quella soluzione: in qualche misura già la conosce, potrei dire. Queste premesse sono l’attitudine e persino l’abitudine a fare la produzione secondo un piano, sulla base della divisione organizzata del lavoro dell’intera società, con il concorso di ogni membro della società secondo le sue capacità: ogni individuo lavora come parte di un collettivo; ogni reparto produce per rifornire un altro reparto; la produzione è progettata per creare le condizioni di una vita dignitosa per ogni uomo e ogni donna, senza distinzione di razza, di nazionalità, di sesso, di età, di opinione e di religione.

Il cammino di cui parlo non è automatico, non sarà né imboccato né percorso dall’umanità (quindi neanche in Italia) per un qualche determinismo storico, insito nelle cose, nella “natura umana”, nel “destino” o nella “Storia”. Ma è possibile. Con esso realizziamo il punto di arrivo di un percorso di progresso, di adattamento e di presa di possesso del Pianeta, compiuto per lenti svolgimenti quantitativi e con balzi qualitativi, che la specie umana ha compiuto nel corso dei millenni, in uno sviluppo diseguale da zona a zona (sviluppo che Marx ha ben messo in luce con la sua teoria del materialismo storico). Esso sarà il punto di partenza per una nuova fase della storia della specie umana. Noi comunisti ne siamo i fautori: propagandisti, promotori, organizzatori e dirigenti.

 

Per trattare correttamente le contraddizioni in seno al popolo, bisogna sempre più e sempre meglio usare il materialismo dialettico come metodo per comprendere e come metodo per trasformare e in ogni particolare mirare al generale, orientarsi in ogni particolare e in ogni caso concreto grazie al generale, ma partire costantemente dal particolare e dal concreto.

Lo stesso atto fatto da persone diverse o in contesti diversi, può avere un significato e ruolo reale completamente diverso, anche opposto. Per gestire efficacemente la situazione bisogna capire il significato reale. Altrimenti si confondono le pallottole zuccherate, le buone maniere e i sorrisi dei nemici per segni d’amicizia, e i gesti burberi e le parole d’ira di un compagno esasperato o stanco per segni di ostilità.

La base per trattare correttamente le contraddizioni in seno al popolo è l’organizzazione delle masse popolari. È grazie all’organizzazione che si capiscono gli interessi delle varie parti, si trovano le soluzioni che soddisfano gli interessi reali delle varie parti. Cosa possibile proprio perché gli interessi non sono antagonisti, ma sono causati dalle restrizioni pratiche imposte dalla borghesia o da pratiche e procedure arretrate che derivano dalla abitudini e della concezioni che le classi dominanti impongono alle masse popolari.

L’organizzazione che i comunisti devono promuovere è scuola di comunismo. È l’ideologia del Nuovo Potere.

4. La nuova morale

La borghesia e il clero impongono e promuovono una morale e regole di condotta primitive, dettate da condizioni di altri tempi. Per questo esistono precetti morali decantati e ufficiali, ma in realtà non praticati. La morale è l’insieme dei principi di condotta individuale e aiuta a vivere solo se corrisponde alle condizioni reali in cui gli individui vivono. Il contesto in cui noi viviamo è la lotta per eliminare il sistema di relazioni sociali borghesi sostenute dal clero e instaurare il comunismo. Noi comunisti dobbiamo propagandare e promuovere comportamenti individuali consoni alle condizioni attuali.

1. In questa fase della nostra storia, il più antisociale, cioè il più contrario, il più nocivo alla salute e al progresso della società e degli individui, tra i comportamenti individuali è la rassegnazione e la sottomissione ai padroni, al clero e alle autorità da questi costituite. Dobbiamo additare come esempio chi non si sottomette, non ingigantire i suoi limiti, che invece dobbiamo lavorare con forza perché siano superati. La ribellione individuale e spontanea è, possiamo e dobbiamo fare in modo che sia, dobbiamo imparare a fare sempre meglio e su scala sempre più vasta in modo che sia il punto di partenza per sviluppare la ribellione collettiva e organizzata. Ma deve essere a noi comunisti chiaro che dove vi è un ordinamento sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per stabilire un ordinamento sociale giusto, superiore. Ricordiamo come Lenin derideva la mentalità e il comportamento dei socialdemocratici tedeschi di destra: “La loro mentalità è tale che se devono occupare una stazione ferroviaria, pagano disciplinatamente il biglietto di ingresso, esigono che chi va ad occuparla paghi il biglietto d’ingresso!”. Nell’atteggiamo individuale di rivolta e insubordinazione la componente principale oggi, in questo contesto sociale, è positiva, da valorizzare.

2. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo quello indicato viene il trattamento antagonista delle contraddizioni in seno alle masse popolari. Noi comunisti dobbiamo dispiegare il massimo sforzo perché la violenza, il furto, le vie di fatto, ecc. non solo siano esercitate in modo collettivo e non individuale, organizzato e non istintivo, pianificato e non estemporaneo, ma anche perché siano esercitate con criteri di classe: non nei rapporti in seno alle masse popolari, ma contro i nemici di classe, contro i membri e le istituzioni della borghesia imperialista e del clero, contro quelli tra la borghesia e il clero che si oppongono alla rivoluzione e alla soddisfazione dei bisogni delle masse popolari; siano esercitate contro le autorità costituite dalla borghesia e dal clero, non contro le autorità che le masse popolari si danno e che esse costituiscono per condurre la rivoluzione e regolare le contraddizioni in seno al popolo.

3. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo i due indicati viene il disinteressarsi delle sorti del proprio paese e dell’umanità. Riservare il proprio interesse e la mobilitazione delle proprie energie alla conservazione e riproduzione di se stesso, ai propri consanguinei e ai propri vicini, grosso modo come facevano gli uomini primitivi e come continuano a fare gli animali delle specie superiori. È l’ambito in cui la borghesia imperialista e il clero hanno cercato con un certo successo di circoscrivere l’interesse dei membri delle masse popolari quando, nel periodo del capitalismo dal volto umano, sono stati costretti dal movimento comunista a concedere sostanziali miglioramenti alle masse popolari dei paesi imperialisti in termini di quantità di beni e di servizi disponibili come condizioni della propria vita e perciò entrati a far parte delle condizioni socialmente necessarie della propria esistenza.

Questi tre “comandamenti” costituiscono il “decalogo” fondamentale che dobbiamo diffondere tra le masse popolari, la morale oggi necessaria, che dobbiamo proclamare e promuovere ad ogni livello.

In questo consiste rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini. Oggi essere comunisti significa portare le OO e le OP sempre più numerose su questa strada.

Rosa L.