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  La Voce 36 del (nuovo)Partito comunista italiano

Il sesto anniversario della fondazione del nuovo Partito comunista italiano

L’obiettivo finale e il cammino per raggiungerlo

 

La lotta per la costituzione del Governo di Blocco Popolare è la prima operazione su grande scala e di massa che il (n)PCI lancia nell’ambito della strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che conduce per arrivare a instaurare il socialismo nel nostro paese, a realizzare l’obiettivo che abbiamo indicato con la parola d’ordine “Fare dell’Italia un nuovo paese socialista”. Per la prima volta nell’ambito di questa strategia il (n)PCI, nonostante le sue deboli forze ma dopo un attento e articolato esame delle caratteristiche della situazione rivoluzionaria in sviluppo nazionale e internazionale e delle possibilità d’azione del Partito, delle forze di cui può disporre già oggi, di quelle ausiliarie e d’occasione che può mobilitare per compiti specifici e di quelle che può raccogliere strada facendo, si è proposto di far fare alle masse popolari del nostro paese un ben definito passo in avanti: portare le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari a costituire un governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare.

Per il Partito e per la sua opera è contemporaneamente

- il primo tratto del cammino reale che ci porterà all’obiettivo, una guerra a grandezza naturale, su scala reale, non una “simulata” né una operazione preparatoria. Noi lanciamo un’operazione di trasformazione politica su scala naturale, che per la natura stessa delle cose si concluderà nel giro di pochi anni con la vittoria o con la sconfitta (la vittoria è possibile ma non assicurata). Se avrà successo, la lotta di classe proseguirà da condizioni profondamente mutate rispetto alle condizioni attuali,

- una scuola per noi (e per chi altri vorrà trarne insegnamenti) di guerra su scala reale nel nostro paese, uno dei maggiori paesi imperialisti (principi, criteri, metodi, ecc.). Si tratta di scoprire, inventare, verificare quello che in larga misura useremo anche nel seguito della nostra opera. Dovremo quindi avere un atteggiamento molto sperimentale, consapevoli che molte cose le dobbiamo imparare provando e riprovando, avere spirito sperimentale. Fermi nella strategia ma flessibili nella tattica.

 

È con la coscienza piena dell’iniziativa in cui è impegnato che il Partito celebra il sesto anniversario della sua fondazione, decisa formalmente il 3 ottobre 2004 e rivolgendosi all’indietro contempla con soddisfazione il cammino percorso nei sei anni che sono passati e fa il punto della situazione.`

È infatti al presente e al che fare che va principalmente l’attenzione di ognuno di noi. Anche il bilancio del passato che compiamo è finalizzato a questo.

Ognuno di noi deve affrontare ogni aspetto dell’attività sua personale, dell’attività di cui è responsabile e dell’attività che deve semplicemente valutare, alla luce dell’operazione in cui il Partito è impegnato: portare le OO e le OP a costituire il GBP. Chi non si pone in questa ottica, troverà strana la condotta del Partito, irragionevole quello che gli viene chiesto, prima o poi giudicherà intollerabile la situazione in cui si trova. 

Chi vuole valutare l’attività generale e le singole attività e operazioni del Partito, soprattutto se vuole trattare con noi e capire la logica della nostra condotta, deve valutarle alla luce dell’operazione in cui il Partito è impegnato: portare le OO e le OP a costituire il GBP. Se non si mette in questa ottica, la condotta del Partito gli risulterà incomprensibile (non si riesce a capire perché il (n)PCI fa questo o quello, anziché la condotta del (n)PCI è giusta perché o è sbagliata perché).

 

Che relazione c’è tra la costituzione del GBP e il nostro obiettivo che è instaurare il socialismo?

La relazione tra i due è la nostra strategia. Costituire il GBP è la nostra linea tattica in questi pochi anni della fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo. È la linea tattica con cui nella fase terminale attuiamo la nostra strategia. Ci siamo proposti di raggiungere la cima di questa montagna. Abbiamo definito il cammino che percorreremo per arrivarci (da quale versante, ecc.): la linea generale che seguiremo, la nostra strategia. Il primo tratto del cammino è quello che facciamo in questi anni: la nostra tattica di questo periodo. Il periodo successivo inizierà quando le OO e le OP avranno costituito il GBP oppure sarà prevalsa la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. In entrambi i casi si aprirà una nuova fase del nostro cammino. La sua linea, la tattica della nuova fase, dipenderà dal risultato della fase attuale.

 

 Il problema della definizione della linea generale nella rivoluzione consiste

- nella definizione dell’obiettivo su cui deve concentrarsi la volontà e la coscienza del Partito che la dirige e su cui il Partito deve convogliare le attese e le aspirazioni della parte più avanzata delle masse: nel nostro caso l’obiettivo è l’instaurazione del socialismo per iniziare la trasformazione del sistema dei rapporti sociali, il passaggio dal capitalismo al comunismo - questo è l’aspetto dirigente dell’attività del Partito;

- nella scoperta delle forme di avvicinamento attraverso cui si trasformano le coscienze, i sentimenti, le aspirazioni e le relazioni pratiche tra classi, gruppi e individui. La costituzione del GBP è la forma di avvicinamento che promuoviamo in questa fase. Siamo convinti che le condizioni oggettive e soggettive siano tali da consentire al Partito di indurre le OO e le OP a costituirlo.

 

Una volta definito l’obiettivo della rivoluzione, il Partito deve tracciare la strada per raggiungerlo. Deve essere una strada tale che il Partito possa indurre le masse popolari e in primo luogo la classe operaia, che è la loro classe dirigente, la classe che trascina le altre classi delle masse popolari, a percorrerla, anche se il grosso di esse non ha coscienza dell’obiettivo finale della rivoluzione socialista né quindi la volontà di raggiungerlo. Coscienza e volontà si formeranno tappa per tappa. Le masse formano la propria coscienza principalmente per esperienza diretta. Anche questo principio tuttavia va visto concretamente: si applica diversamente da paese a paese, a seguito della sua storia e dell’evoluzione che il singolo paese ha alle spalle (in Italia diversamente che negli USA o in Francia). In particolare è diverso tra i paesi imperialisti e i paesi oppressi, tanto più quanto più in essi sopravvivono relazioni feudali e semifeudali, patriarcali o ancora più primitive. La coscienza si forma gradualmente. La coscienza e la sua formazione dipendono in parte da ogni individuo, sono un percorso individuale; in parte dipendono dalla collettività di cui l’individuo fa parte, dall’ambiente in cui è formato e in cui vive. La prima ondata della rivoluzione proletaria e le sue vicende hanno prodotto una profonda trasformazione nella coscienza umana, nelle idee e nei sentimenti, che riguarda gran parte dell’umanità. La coscienza e l’azione (la condotta) sono connesse, ma non in modo uniforme. Vi sono relazioni generali (universali) e relazioni particolari e concrete. Noi dobbiamo valorizzare tutti i livelli di coscienza che concretamente esistono tra le masse che vogliamo mobilitare: in particolare i livelli più elevati. Ma dobbiamo tener conto anche dei livelli più arretrati.

Se il Partito propone alle masse popolari e alla classe operaia direttamente e immediatamente di lottare per l’obiettivo finale, il Partito non mobiliterà le masse, dato che l’obiettivo della lotta che propone è al di là delle aspirazioni e della coscienza che il grosso di queste classi già possiede, in cui ravvisa la soluzione dei propri problemi, su cui guida le sue azioni. Il Partito non diventerà lo Stato Maggiore della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari, la direzione della loro attività pratica.

Se il Partito abbandona l’obiettivo finale, se trascura nella formazione dei suoi membri e nella sua propaganda l’obiettivo finale, se questo non resta costantemente il punto di riferimento e il metro di misura del cammino che nell’immediato il Partito fa compiere alla classe operaia e al resto delle masse popolari, il Partito con tutta probabilità si perderà per strada, diventerà un partito opportunista, prima o poi si troverà in un vicolo cieco.

L’obiettivo finale è la meta da raggiungere, la cima della montagna che vogliamo raggiungere. Una volta definita la meta e in termini generale il cammino (da quale versante, con quali mezzi - ad es. in elicottero o marciando), il percorso da compiere deve essere definito tappa per tappa, passo per passo. Bisogna tradurre il generale nei particolari relativi giorno dopo giorno al cammino che concretamente bisogna compiere.

È perché operiamo in questa maniera che noi possiamo e dobbiamo valorizzare e valorizziamo anche le azioni che i fautori di riforme e i fautori di forme di produzione di distribuzione alternative (alla economia capitalista) promuovono unilateralmente. Ogni giorno, per il tratto di strada che dobbiamo compiere quel giorno, le loro iniziative coincidono con quello che noi dobbiamo fare, con una parte di quello che noi dobbiamo fare, con una parte di quello che noi dobbiamo dirigere le masse a fare. Le masse che essi mobilitano alimentano il nostro cammino di quel giorno. Proprio l’esperienza del cammino che compiono quel giorno combinata con la propaganda e l’azione organizzativa del Partito, renderà quelle stesse masse e con ogni probabilità (e comunque spesso) persino tutti o gran parte dei fautori delle riforme e delle forme alternative di produzione e distribuzione, capaci di concepire e di compiere anche il cammino del giorno successivo.

 

La questione del nostro rapporto con le masse popolari e della direzione nella loro lotta per instaurare il socialismo e nel socialismo è una questione importante. Noi abbiamo fatto un bilancio e tratto lezioni dall’esperienza del movimento comunista e dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (le lezioni sono sinteticamente esposte nel Manifesto Programma del Partito). Come tutti i comunisti a partire dai tempi della prima Internazionale (1864-1872), noi ci distinguiamo nettamente dagli anarchici e dagli pseudo democratici borghesi. Noi comunisti sosteniamo che le masse popolari possono arrivare a dirigersi e arriveranno a dirigersi: in questo ci distinguiamo nettamente dai reazionari e dai preti che dicono che l’uomo è cattivo per natura, un essere per natura “imperfetto” e che per questo ha avuto bisogno e avrà sempre bisogno della direzione di dio, dei preti e dei padroni. Ma sosteniamo anche che a questo risultato (che coincide in altri termini con l’estinzione dello Stato, con la fine dello Stato e con il comunismo) arriveremo alla conclusione del socialismo.

La lotta per instaurare il socialismo inizia in condizioni sociali in cui le masse popolari sono dirette o dall’avanguardia della classe operaia, il Partito comunista, o dalla borghesia e dal clero. Noi lottiamo per affermare la direzione del Partito comunista.

La direzione del Partito comunista da una parte è ancora una direzione (ci sono corpi particolari - partito e organizzazioni di massa - distinti dalla massa e composti da individui che sulla base di certi criteri ideologici, politici e organizzativi elaborano le linee d’azione; questi corpi hanno con il grosso della massa relazioni tali che la massa assimila e attua le loro decisioni, le linee d’azione che essi hanno elaborato). Dall’altra è una direzione di tipo diverso dalle direzioni che nel corso della plurimillenaria evoluzione della specie umana le masse hanno finora subito: essa opera per portare le masse a non aver più bisogno di una direzione, è selezionata in base alla sua comprensione di questo obiettivo e della sua dedizione a realizzarlo, elabora le linee d’azione seguendo la linea di massa (intesa nel senso che i maoisti danno a questa espressione - Manifesto Programma pag. 296). Non creare una direzione comunista (la direzione del partito comunista) vuol dire lasciare campo libero alla direzione della borghesia e del clero: quindi è fallimentare, rinunciatario. Fingere che non ci sia una direzione, fingere che i comunisti non dirigano, che “siamo tutti eguali” quando in realtà non lo siamo ancora (la democrazia borghese, “il Partito e lo Stato di tutto il popolo” di quell’imbroglione di Kruscev), è molto pericoloso: se questa finzione diventa generale (si estende all’insieme degli affari del paese) e si protrae a lungo, porta a una direzione arbitraria (non più responsabile verso la massa) e quindi a una direzione nella sostanza dello stesso tipo di quella della borghesia e del clero, a una direzione che ha come criterio guida i suoi propri interessi particolari e non l’emancipazione delle masse. Prima o poi porta il movimento comunista al fallimento e al sopravvento della borghesia.

Noi siamo fautori della direzione comunista, di una direzione che promuove l’emancipazione delle masse popolari, il comunismo.

 

Infine una questione che alcuni compagni si pongono. La fase attuale della lotta, la fase della lotta perché le OO e le OP costituiscano il GBP, è una fase di lotta armata?

Il (n)PCI non ha abbandonato la concezione comunista che i capitalisti posso essere estromessi dal potere solo con la violenza rivoluzionaria. Prima o poi i gruppi più criminali della borghesia e del clero scateneranno la guerra civile. Difficilmente potremo prevenire la loro azione, stroncarli prima e impedire che scatenino la guerra civile. Noi comunisti dobbiamo essere pronti e preparare la masse popolari a combatterla  e a vincerla. È anche il modo migliore per prevenire quei gruppi criminali, per impedire che scatenino la guerra, se mai c’è un modo per prevenirli. Quindi strategicamente noi siamo favorevoli alla violenza rivoluzionaria.

Una volta che le OO e le OP avranno costituito il GBP, la guerra civile diventerà una minaccia concreta. I gruppi più criminali della borghesia e del clero cercheranno di raggruppare in misura decisiva la borghesia e il clero attorno a loro e sulla loro linea, man mano che diventerà evidente che il GBP si consolida e che un nuovo sistema di relazioni sociali va affermandosi. Infatti i provvedimenti d’emergenza presi dal GBP, moltiplicandosi spingeranno per la forza stessa delle cose a ordinare l’insieme delle relazioni sociali che essi producono in un sistema di relazioni sempre meglio combinate e congruenti. La trasformazione dell’emergenza in “ordinaria amministrazione”, la stabilizzazione dei provvedimenti d’emergenza e la correzione degli scompensi e inconvenienti cui ognuno di essi darà luogo, l’adattamento di una situazione all’altra, l’adozione universale delle procedure che si dimostreranno più efficaci e fruttuose, la repressione sempre più efficace di ogni attività di boicottaggio e di sabotaggio, di ogni percorso di elusione ed evasione, l’eliminazione crescente di ogni ostacolo all’universalizzazione delle relazioni sociali che la pratica dimostrerà più adatte e superiori, la moltiplicazione e il rafforzamento qualitativo delle OO e delle OP, comporteranno l’instaurazione del socialismo: cioè l’instaurazione di un nuovo sistema politico (costituito dalle organizzazioni territoriali e aziendali degli operai (OO) e delle masse popolari (OP) e dagli organismi superiori formati dai loro delegati), di una nuova legalità e di un nuovo sistema di relazioni sociali. A questo corso delle cose i gruppi più criminali della borghesia e del clero cercheranno di opporsi con la guerra civile. Allora o riusciremo a prevenirli e neutralizzarli prima che passino all’azione o dovremo combattere e vincere.

Certamente nel contesto creato dalla costituzione del GBP e dall’azione delle OO e delle OP con il GBP, la rinascita del movimento comunista si svilupperà rigogliosamente, fioriranno la fiducia delle masse in se stesse e la loro capacità di governare. Si creeranno quindi le condizioni più favorevoli anche per dissuadere le borghesia e il clero dal ricorrere alla guerra civile e isolare i loro gruppi più criminali fautori della guerra civile oppure per vincerla se nonostante tutto vi ricorreranno.

Questo però e il futuro che ci attende, sarà il nostro compito di domani.

In questa fase, nella fase la cui sostanza in campo politico è che le OO e le OP costituiscano il GBP, noi riteniamo che la classe dominante, la borghesia imperialista e il clero, quindi il Vaticano, la Confindustria, le Organizzazioni Criminali, le Forze Armate e di polizia e i loro padrini e soci stranieri (gli imperialisti USA, i gruppi sionisti, i gruppi imperialisti europei) non sono pronti a scatenare la guerra civile e non la scateneranno. Gruppi criminali fautori già oggi della guerra civile, di reprimere nel sangue delle masse la resistenza agli effetti della crisi mobilitando le forze armate, le polizie e le squadre paramilitari di cui la borghesia e il clero dispongono, ne esistono sia nella borghesia sia nel clero. Ma nonostante l’appoggio che la banda Berlusconi ha loro offerto e offre, questi gruppi criminali oggi, per ragioni interne alla nostra società e per ragioni internazionali, non riuniscono ancora attorno a sé la classe dominante in misura decisiva, tale che la loro linea diventi la linea della classe dominante. Gran parte della borghesia e del clero oggi esita a prendere la strada della mobilitazione reazionaria, memore della lezione del passato, di come finì l’avventura fascista: mai l’Italia fu così vicina a diventare un paese socialista come alla vittoria della Resistenza antifascista.

Se noi comunisti elaboreremo ad un livello adeguato la concezione comunista del mondo e svilupperemo nel nostro seno un’adeguata dedizione alla causa (ma questa è un altro punto debole dei dirigenti comunisti che per loro natura sono molto influenzati e ricattati dalla borghesia), sfrutteremo a nostro vantaggio anche i traffici e le manovre della borghesia e del clero, in particolare i traffici e le manovre della parte più reazionaria e più criminale della borghesia e del clero che è già oggi decisa a imporre misure d’emergenza, ma né ha già un unico centro riconosciuto (da qui le prove di fascismo) né gode di una autorità e un prestigio sufficiente presso tutti o almeno gran parte dei gruppi della classe dominante.

In caso contrario, se noi comunisti non saremo all’altezza dei nostri compiti, sarà questa parte più reazionaria e più criminale della borghesia e del clero che sfrutterà a suo vantaggio il nostro lavoro.

 

Quindi la costituzione del GBP avverrà in forma sostanzialmente pacifica, senza guerra civile. La classe dominante accetterà la costituzione del GBP come male minore, come misura provvisoria per guadagnare tempo e contando sul suo fallimento per riprendere in mano la situazione. Invece già in questa fase vi saranno probabilmente iniziative da strategia della tensione. Per questo bisogna essere vigilanti: rafforzare nel Partito la vigilanza rivoluzionaria e promuovere la vigilanza tra le masse, in modo da prevenire o stroncare queste iniziative (come già più volte fatto durante il regime DC) e anche per questa via prepararci al futuro.

 

Questa è a grandi linee la relazione tra la nostra strategia e la tattica di questa fase, il contesto in cui abbiamo celebrato il sesto anniversario della fondazione del Partito e intensifichiamo la lotta per la costituzione del GBP e il rafforzamento nel corso di essa e tramite essa del Nuovo Potere.

Ernesto V.