Ritorna all'indice de La Voce 36 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


  La Voce 36 del (nuovo)Partito comunista italiano

Lettera al segretario del CdP NG che vale per tutti i segretari

Il funzionamento del CdP di cui sei segretario

 

La condotta tenuta dal compagno ti offre lo spunto per trattare finalmente una questione più vasta che riguarda tutto il CdP. È un’occasione. Quindi capiamola bene e vediamo come procedere.

Si tratta dello spirito con cui lavora il CdP, della concezione del partito comunista a cui il CdP NG si ispira nella realtà, (cioè nel suo comportamento reale, non nelle dichiarazioni appassionate che i suoi membri fanno quando parlano del partito): quella che vedo nella sua attività e che deduco dalla sua condotta. Cioè della posizione ideologica del collettivo, che è alla base della sua attività politica, che guida la sua attività politica.

In sostanza, se ben ho capito la situazione, voi membri del CdP siete ancora molto diplomatici e poco comunisti. Ognuno gestisce gli aspetti personali della sua vita per conto suo, come se questi (la materia) non avessero alcuna ripercussione sulla sua attività di comunista (che sarebbe puro spirito). Siete cioè metafisici, per voi la materia è una cosa e lo spirito un’altra: stanno assieme come nella filosofia tomistica (che è realismo metafisico) l’anima sta nel corpo, ma non costituiscono un’unità. Non siete ancora materialisti dialettici: materia e spirito in ogni esemplare della specie umana costituiscono due poli di una unità contraddittoria, una unità di opposti che stanno tra loro in una relazione variabile in cui lo spirito si sviluppa dalla materia ma via via nel corso dello sviluppo della specie umana sempre più ampiamente la domina. Vediamo la cosa in dettaglio, concretamente.

Le sei misure generali del GBP

1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4. Eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6. Stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

 

Voi trattate dell’attività politica (delle cose da fare) come se questa fosse una cosa del tutto spirituale e non avesse ripercussioni sugli aspetti personali della vita di ognuno di voi. E lasciate liberalisticamente andare, trascurate gli aspetti personali di ognuno di voi, come se questi non avessero ripercussioni sull’attività del compagno e del CdP. Insomma separazione tra personale e politico, tra materia e spirito. Come se voi foste persone associate per fare un affare in comune, ma che per il resto ognuno fa i fatti suoi. Come i soci di una società per azioni.

Voglio dire con questo che siete dei borghesi? Dio me ne guardi e liberi. Chi prende in questo senso le mie critiche e fa l’offeso, le vuole eludere. Entrate nel merito. Dico che non siete ancora compagni quali dovete essere per portare a termine l’impresa che stiamo compiendo: fare dell’Italia un paese socialista. Che il limite dei risultati del lavoro che svolgete sta in voi. Per migliorarlo dovete fare un passo avanti. Siete ancora troppo vicini ai limiti del vecchio movimento comunista. Il maoismo è un distintivo che portate, non la concezione che vi guida.

La relazione che ho illustrato sopra è incompatibile con una militanza comunista efficace. Accoppiare una relazione del genere (da soci di società per azioni) e la militanza comunista, una accanto all’altra ma con la riserva che ognuna resta se stessa (non si combinano tra loro a formare un’unità con contrasti tra gli elementi che la compongono), crea in realtà una finzione: una unità comunista fittizia. Perché i capitalisti che si associano in una spa, sono individui ognuno dei quali ha come obiettivo principale la valorizzazione del suo capitale. Invece ognuno di voi compagni del CdP ha come suo obiettivo principale (per cui è disposto a dare la vita), come principale scopo della sua vita, un obiettivo comune: la rivoluzione socialista. L’unità dei comunisti è diversa per natura dall’unità tra borghesi.

La relazione da soci di spa contribuisce a far sì che il CdP prende delle decisioni che poi ognuno dei suoi membri lascia in buona misura cadere; crea un’aura di ipocrisia, per cui tu parli di “cosiddetta morale rivoluzionaria” e il compagno parla (nella lettera che tu mi hai veicolato) di morale rivoluzionaria come se parlasse di una specie esotica. Nel CdP quindi convivono dogmatismo (e moralismo) e liberalismo. Quando trattate di politica siete (spesso) dogmatici (o moralisti se trattate del comportamento degli individui): non tenete il debito conto della situazione concreta e delle condizioni particolari e concrete di ogni compagno. Quando si tratta di attuare le decisioni prese, siete liberali (ognuno fa quello che crede opportuno fare). Quando gli si chiede perché non ha fatto o ha fatto male, se non è arrogante, dice “è vero, mi autocritico”. E tutto prosegue come prima, perché dire “mi autocritico” è come quando il ragazzino dice al prete “mi pento del mio peccato”: il prete lo assolve in nome di dio e poi all’occasione successiva il ragazzino pecca ancora.

 

Per portare il CdP all’altezza degli impegni e del ruolo che deve svolgere, per rendere proficuo il lavoro che fate, dovete rompere questo andazzo. Questa è una questione che va oltre il caso concreto del compagno e investe tutti i membri del CdP e ognuno in particolare. Quindi deve essere presa in mano da te, che sei il dirigente, prendendo spunto dal caso concreto. Ma non facendone un processo al compagno (che si è comportato come in più occasioni ti sei comportato anche tu: pensa alle tante cose relative alla tua vita personale o familiare che hai deciso tu per conto tuo, senza investirne il CdP benché la tua attività nel CdP ne risentisse - ed è anche il modo in cui si comporta ognuno degli altri membri del CdP). Bensì facendone lo spunto per una riflessione comune e per una trasformazione comune, che ogni membro farà in misura diversa: perché qualcuno sarà d’avanguardia e qualcuno sarà retroguardia. Se invece qualcuno dei compagni rifiutasse questo tipo di relazione nel CdP, allora si tratterebbe di una questione diversa: si tratterebbe di una concezione del partito diversa dalla nostra; in questo caso bisognerebbe discutere delle due concezioni del partito che si scontrano - escludo che si presenti questo caso, ma se si presentasse, niente di tragico: meglio affrontarlo oggi che lasciarlo vegetare nel silenzio finché ci esplode tra le mani.

La concezione del mondo, la mentalità e la personalità di un individuo non è diversa quando si occupa di casa sua e quando si occupa di una iniziativa politica, benché beninteso le condizioni in cui opera siano diverse. Per stare al tuo caso, tua moglie non è membro del Partito e ha un certo suo particolare rapporto con il Partito: quindi con lei non tratti come tratti con un membro del Partito. Inoltre con lei hai in comune un ambito di attività che è diverso da quello che hai in comune con i compagni di partito. Non puoi trattare la relazione con tua moglie con gli stessi criteri e principi con cui tratti le relazioni con i compagni del partito: infatti diciamo che “senza analisi concreta della situazione concreta, ogni principio è una frase vuota”. Ma devi trattarla con la stessa concezione del mondo: questo sì. Tu non hai in realtà due concezioni del mondo. Averne due, è avere una concezione borghese del mondo: il borghese partecipa della produzione mercantile e capitalista quando fa affari, è protagonista di rapporti primitivi quando tratta con i consanguinei e affini.

Quello che vale per te, vale anche per ognuno degli altri membri del CdP. Se trattando della politica non tenete conto delle condizioni particolari e concrete di ognuno e se parlando delle sue condizioni particolari non tenete conto della lotta politica che il CdP conduce (vuole condurre, ha assunto di condurre), i vostri discorsi diventano finzione, presa in giro, perdita di tempo. Se tu fingi con i tuoi compagni, ognuno di loro finge con te e con gli altri. Anche ognuno degli altri ha a che fare con questioni analoghe a quelle con cui hai a che fare tu. E ognuno, oltre le relazioni di Partito, ha relazioni pratiche familiari e relazioni pratiche che vanno oltre le relazioni strettamente familiari.

Un impegno come quello del Partito, ha come sede esclusiva in cui viene trattato il CdP. Questo impegno non può prescindere dalle relazioni extrapartito e dalle condizioni pratiche di ognuno dei suoi membri, come non può prescindere dalle idee, dai sentimenti e dagli istinti di ognuno dei suoi membri: dalla sua concezione del mondo, dalla sua mentalità, dalla sua personalità.

Per fare un esempio, che tu cambi o non cambi casa, che tu ti trasferisci con la tua famiglia altrove, che cambi lavoro, le altre tue “scelte di vita”, la tua salute non sono cosa indifferente per la tua attività come comunista, quindi non è cosa a cui i tuoi compagni sono (possono e devono essere) indifferenti o restare estranei. Nel collettivo comunista bisogna imparare a trattare queste cose di ogni compagno. Non solo, ma anche a trattare la sua concezione del mondo (le sue idee), i suoi sentimenti e comportamenti (la sua mentalità e la sua personalità).

Trattare queste cose obbliga a smettere di essere moralisti, dogmatici o liberali a secondo dei casi. Si impara a essere rigorosi ma tolleranti, disciplinati ma solidali, ecc. ecc. Si impara a fare l’analisi concreta di ogni situazione concreta. Si impara ad essere comunisti.

Se non si fa questo, dire che si è disposti a dare la propria vita per la causa resta una battuta retorica o un’ipocrisia. Se nel collettivo non si fa questo, impostare un’attività insieme sarà tanto meno possibile quanto più la nostra causa avanza, quanto più la rivoluzione socialista avanza, quanto più “il gioco si fa duro”.

Oggi nel CdP NG ognuno dei suoi membri rimedia alla situazione malsana in cui vivete, non adempiendo agli impegni presi. Finché non mettete fine alla situazione malsana in cui vivete, ogni proposito, anche sincero, di adempiere gli impegni, resta aria fritta. Semplicemente perché la causa del non adempimento sta a monte: nel come elaborate, decidete e prendete gli impegni. Più le cose diventano serie, meno questa via di fuga (questa valvola di sicurezza che consente di vivere la situazione malsana) è accettabile, nel senso che sempre meno funziona. Il collettivo per sforza di cose scoppia, si disgrega. Per evitare questa fine, dovete cambiare registro finché siete in tempo.

Ti è chiaro tutto questo? Se ti è chiaro, lo spieghi ai membri del CdP, prendendo spunto dal caso del compagno e lanci il processo di trasformazione: critica, autocritica, trasformazione. Se non ti è chiaro ne parliamo. Perché il Partito non può fondarsi su CdP che girano a vuoto, che non funzionano, che non sanno creare e trasformare, su finzioni.

Come passare dallo stato attuale a un collettivo veramente comunista (di livello più o meno alto a secondo di quanto bene sa trattare tutti i problemi che abbiamo visto)?

Questo è cosa su cui devi riflettere tu, devi chiedere ai tuoi compagni di riflettere, devi espormi il corso e i risultati delle vostre riflessioni. Strada facendo, ragioneremo e arriveremo a risultati migliori dello stato attuale.

Ulisse