Ritorna all'indice de La Voce 36 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


  La Voce 36 del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Creazione delle tre condizioni per costruire il GBP e accumulazione delle forze

rivoluzionarie: quale è il rapporto tra i due aspetti del nostro lavoro?

 

 Creare le tre condizioni per la costituzione del GBP e accumulare forze rivoluzionarie sono due aspetti del lavoro che il Partito conduce in questa fase. Ma a proposito della combinazione di essi esiste ancora una certa confusione nelle nostre file. Riportiamo gli estratti di due lettere pervenute al Centro che permettono di sintetizzare le due principali posizioni errate presenti in merito nel Partito e nella carovana del (n)PCI, in particolare nelle Organizzazioni Modello dei quattro fronti del nostro Piano Generale di Lavoro.

Un compagno ci ha scritto: “(…) ritengo che il GBP si farà anche senza il nostro apporto. La parte più avanzata delle OO e delle OP prima o poi arriverà, facendo il bilancio dell’esperienza, a comprendere che da sole le lotte rivendicative non bastano e che occorre prendere in mano le redini del paese, costituire un governo popolare d’emergenza (…) Quindi il nostro compito principale in questa fase deve essere quello di lavorare per raccogliere forze rivoluzionarie, di reclutare membri nelle Organizzazioni Modello della “carovana” e nel Partito, in modo da poter poi incidere in maniera determinante sulla politica del GBP una volta che questo sarà costituito e spingere affinché si proceda effettivamente nel cammino verso l’instaurazione del socialismo (…) In sintesi: il nostro compito principale oggi è reclutare, accumulare forze per far fronte alla guerra civile che prima o poi i gruppi più criminali della borghesia e del clero scateneranno”.

Un altro compagno ci ha scritto: “(…) l’obiettivo principale oggi è la costruzione del GBP (…) È principale quindi lavorare a creare le tre condizioni per la sua costituzione (…) Il lavoro per reclutare nelle Organizzazioni Modello e nel Partito oggi non è principale. Lo sarà domani, quando il GBP sarà costituito (…) In questo modo potremo avanzare verso il socialismo”. 

Quindi, per il primo compagno l’aspetto principale del nostro lavoro oggi è l’accumulazione delle forze rivoluzionarie ed egli assegna un posto secondario alla creazione delle tre condizioni per la costituzione del GBP (o addirittura la trascura del tutto). Per il secondo compagno, invece, l’aspetto principale del nostro lavoro è la creazione delle tre condizioni e il lavoro per accumulare forze rivoluzionarie è secondario (o addirittura in questa fase lo possiamo trascurare del tutto). In realtà entrambe le posizioni sono errate. Vediamo perché.

La prima posizione poggia su un errore di fondo: la non comprensione che senza la nostra azione sulle OO e sulle OP e sugli elementi avanzati delle masse popolari perché moltiplichino e rafforzino le OO e le OP (cioè sulla prima gamba del movimento per costituire il GBP), senza la nostra azione su sindacalisti come Landini, Rinaldini, Cremaschi e altri dell’Area Programmatica della CGIL, sui dirigenti dei sindacati alternativi, su personalità come Flores D’Arcais, Margherita Hack, Camilleri, Don Gallo, Beppe Grillo, Travaglio, Gino Strada, De Magistris (insomma sulla seconda gamba del movimento per costituire il GBP), nessuno oggi farebbe campagna per costituire il GBP o, comunque, verrebbero a mancare i propagandisti e gli organizzatori più decisi e lungimiranti della costituzione del GBP, quelli che lavorano a più largo raggio, che arrivano dove altri non arrivano perché unilaterali nelle loro motivazioni. Certo, via via sta crescendo nella sinistra presente nelle OO e nelle OP, tra i sindacalisti, tra gli intellettuali, ecc. la consapevolezza che la soluzione alla crisi si può trovare solo sul terreno politico e che un ruolo determinante lo devono svolgere le “forze sociali” (per dirla alla Flores D’Arcais). Ma la crescita di questa coscienza è frutto anche dell’opera che svolgiamo noi comunisti. Quindi essa crescerà tanto più velocemente e si rafforzerà tanto più quanto maggiori saranno le nostre forze. Noi siamo la parte più decisa e lungimirante del movimento per costituire il GBP. Solo la nostra azione può rafforzare questa coscienza, facendola sviluppare ulteriormente e facendole fare il salto di qualità necessario, prima che prevalga la mobilitazione reazionaria: tradursi nell’obiettivo della costruzione di un governo popolare d’emergenza. Noi infatti abbiamo una visione scientifica del capitalismo, concepiamo un mondo fuori dal capitalismo e abbiamo una concezione scientifica del mondo (la concezione comunista del mondo, sintetizzata nel Manifesto Programma del Partito). Quindi siamo ben consapevoli che costituire il GBP è sia possibile sia necessario. Per questo possiamo e dobbiamo svolgere un ruolo d’avanguardia, di orientamento per portare sia le OO e le OP, sia i sindacalisti, gli intellettuali, ecc. a far proprio questo obiettivo.

Per assurdo potremmo forse dire che se la costituzione del GBP non fosse in corsa con la mobilitazione reazionaria (cioè se la crisi di per se stessa non si aggravasse), la nostra azione non sarebbe indispensabile. Potremmo aspettare che le OO e le OP da una parte e gli intellettuali, i sindacalisti e gli uomini politici più lungimiranti dall’altra arrivino per conto loro, con i loro tempi e con il bilancio dell’esperienza, al GBP. Ma le cose non stanno così: nella realtà la crisi si aggrava e la costituzione del GBP è in corsa con la mobilitazione reazionaria. D’altra parte però se questa corsa non ci fosse, non ci sarebbero nella “società civile” molte delle spinte che ci sono ad attivarsi per far fronte alla situazione. Lo dimostrano l’appello “Applichiamo la Costituzione” contro l’instaurazione di un regime reazionario, le mobilitazioni del Popolo Viola, la consapevolezza diffusa che il piano Marchionne non è solo un piano contro la classe operaia ma indica le linee per la riorganizzazione della società in senso reazionario. Quindi dedicarsi in questa fase solo al reclutamento o comunque solo alla raccolta delle forze rivoluzionarie, significherebbe non orientare e mobilitare le forze non rivoluzionarie e quindi lasciare campo libero alla mobilitazione reazionaria: questo è l’errore strategico e tattico che contiene la prima posizione!

La seconda posizione a sua volta poggia su un altro errore: essa fondamentalmente scioglie il Partito nel lavoro per l’edificazione del GBP, trascura e quasi annulla l’aspetto del rafforzamento del Nuovo Potere, relega questo lavoro a quando il GBP sarà instaurato. In realtà, se non lavoriamo già oggi per costruire quello che domani dovremo essere, domani non avremo le basi per svolgere il ruolo che la situazione ci richiederà di svolgere per portare avanti la GPRdiLD. In sintesi, questa posizione, se prevalesse, porterebbe all’abbandono della costruzione del Partito, dello sviluppo del legame con gli operai avanzati e ci farebbe arrivare alla fase in cui sarà instaurato il GBP sguarniti, deboli, scarsamente incisivi!

Partendo da punti differenti, quindi, le due posizioni poggiano su un comune errore ideologico di fondo: l’idea che la rivoluzione socialista scoppia, mentre il bilancio dell’esperienza ci ha insegnato che la rivoluzione socialista si costruisce. Certamente i compagni che sostengono le due posizioni non si riconosceranno in questa mia affermazione, ma sfido ognuno di loro a riflettere sulle implicazioni e sulle basi della sua posizione. Sono sicuro che ognuno di loro arriverà alla mia conclusione. Partendo da punti differenti, infatti, le due posizioni sostengono che le cose si faranno “da sé” (il GBP nel primo caso, la costruzione del Nuovo Potere nel secondo), senza che occorra che noi comunisti le costruiamo passo dopo passo. Ambedue i compagni ragionano come dirigenti di battaglie o di campagne scollegate tra di loro (il reclutamento nel primo caso, il GBP nel secondo). Non ragionano come dirigenti di una guerra fatta di campagne e di battaglie concatenate l’una all’altra.

Le due posizioni sono tutte e due frutti unilaterali anche se opposti della stessa concezione sbagliata come, ad esempio, lo sono l’elettoralismo e l’astensionismo di principio. E non è da escludere che nello stesso collettivo si esprimano entrambe le posizioni, se il collettivo è attivo ma, allo stesso tempo, senza un orientamento e una direzione saldi.

Per ripulire meglio le nostre file da simili deviazioni e migliorare il nostro orientamento, serve forse vedere la cosa anche da un altro punto di vista.

Il Partito comunista esiste per instaurare il socialismo e condurre poi la transizione dal capitalismo al comunismo. La strategia per instaurare il socialismo è la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. La linea strategica di una guerra la si attua definendo di fase in fase la tattica adatta alla situazione con cui condurre la guerra. In questo periodo la nostra tattica è portare le OO e le OP a costituire il GBP. La costituzione del GBP aprirà una nuova fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata e accelererà la rinascita del movimento comunista. Chi fa parte del Partito o a qualunque titolo segue le direttive del Partito, in questo periodo lavora a creare le tre condizioni per la costituzione del GBP. I comunisti devono essere all’avanguardia nel creare le tre condizioni e, in ogni OO e OP, nel promuovere la costituzione del GBP. Tra quelli che lavorano alla costituzione del GBP, il Partito raccoglie e nei casi più favorevoli recluta gli elementi più avanzati. Nel lavoro per la creazione delle tre condizioni, il Partito raccoglie gli elementi migliori che per un qualche motivo sono in grado di andare oltre il lavoro immediato per la costituzione del GBP, di vedere più in là, di assumere un impegno di più lungo respiro.

L’orientamento che deve guidarci in questa fase è il seguente: dobbiamo operare per creare le tre condizioni per la costituzione del GBP raccogliendo quelle forze rivoluzionarie che emergono nello svolgimento di questo lavoro, prestando particolare attenzione agli operai.

In modi diversi e in direzioni opposte, ognuno dei due compagni separa tattica e strategia e le contrappone. Secondo entrambi il Partito si occupa o dell’una o dell’altra: la tattica non è una parte della strategia. Ma momento per momento, la strategia di una guerra non può essere attuata senza una tattica adatta al momento: chi non ha una tattica per oggi, oggi non attua la strategia. Rifiutare di attuare la tattica del momento significa rifiutare di condurre le campagne e di combattere le battaglie di cui la guerra consiste in questo momento. Equivale quindi a rifiutare la strategia della guerra. Anche chi si accontenta della tattica, rifiuta la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata: perché condividere la nostra tattica attuale non significa condividere la nostra strategia. Alla lotta per costituire il GBP partecipano (parteciperanno) tanti che non sono (non sono ancora) d’accordo con la nostra strategia.

Il primo compagno dice che la tattica (la costituzione del GBP) ai fini del nostro obiettivo strategico non ha importanza, tanto il GBP si farà da sé, si farà comunque anche senza il Partito: il Partito deve occuparsi di strategia, si lega alle masse popolari e alla classe operaia propagandando la sua strategia e il suo obiettivo finale. La propaganda del socialismo e la denuncia del capitalismo certo il Partito le può fare, ma di certo il Partito non fa la guerra se non ha o non attua una tattica adatta al momento attuale.

Il secondo compagno dice che la strategia non ha importanza: il Partito deve dedicarsi a realizzare l’obiettivo tattico del momento attuale, la costituzione del GBP. Della strategia il Partito si occuperà dopo, una volta costituito il GBP.

Se ci riportiamo al tempo della Resistenza contro il nazifascismo, il primo avrebbe detto che il PCI non doveva occuparsi della lotta contro il nazifascismo (è quello che dicevano allora i bordighisti): doveva pensare alla instaurazione del socialismo. Il secondo avrebbe detto che il PCI doveva pensare solo alla lotta contro il nazifascismo e rimandare la questione dell’instaurazione del socialismo a quando la lotta contro il nazifascismo sarebbe finita, a dopo la vittoria (era quello che allora diceva la destra del PCI).(1)

Analogamente in Cina durante il periodo della lotta contro l’invasione giapponese, negli anni trenta e quaranta, vi era chi diceva che il Partito comunista non doveva occuparsi della lotta contro i giapponesi (come faceva il Kuomintang che si ostinava a combattere i comunisti e aspettava che i giapponesi fossero sconfitti dagli imperialisti anglosassoni - e come nel PCC sosteneva di fatto Liu Shao-chi)(2) e vi era chi diceva che il Partito comunista doveva limitarsi alla lotta contro i giapponesi (così sostenevano i fautori della parola d’ordine “tutto attraverso il Fronte”, mutuata dalla destra del PCF che in Francia dava una interpretazione di destra della linea del Fronte popolare antifascista lanciata dalla Internazionale Comunista).

Ovviamente ognuno dei due compagni, di fronte a questi argomenti si ribellerà: e meno male! Il primo dirà che lui non sostiene che il Partito non deve occuparsi di creare le tre condizioni, sostiene solo che non è oggi  l’aspetto principale della nostra attività. Il secondo a sua volta dirà che lui non sostiene che il Partito non deve occuparsi della strategia, sostiene solo che non è oggi l’aspetto principale della nostra attività. Quindi siamo d’accordo? Evidentemente no. Dove sta l’inghippo? Consiste in questo.

Fare di ogni lotta una scuola di comunismo

Ogni lotta, ogni mobilitazione è già di per se stessa una scuola di comunismo per chi vi partecipa. Insegna a organizzarsi, a stabilire e rafforzare relazioni, a individuare i nemici, a lottare, a scoprire e arricchire i mezzi e le forme di lotta, alimenta la coscienza e la conoscenza. L’azione dei comunisti potenzia questo carattere, ne fa una scuola di comunismo di livello e di efficacia superiori. Scuola di comunismo non vuol dire solo e a volte non vuole dire del tutto reclutamento al Partito, condivisione del programma e della concezione dei comunisti, simpatia per i comunisti. Questi sono risultati che maturano in tempi e in modi diversi a secondo delle classi, degli ambienti e degli individui. Scuola di comunismo vuol dire anzitutto portare un orientamento giusto sulla lotta in corso e in ogni aspetto della vita sociale e individuale che la lotta fa emergere; in ogni scontro mobilitare la sinistra perché unisca il centro e isoli la destra; trattare, imparare e insegnare a trattare le contraddizioni in seno al popolo in modo da unire le masse e mobilitarle contro la borghesia imperialista; favorire i legami della lotta in corso con le altre lotte; allargare e mobilitare la solidarietà oltre la cerchia dei protagonisti diretti della lotta in corso; sfruttare ogni appiglio e aspetto che la lotta presenta per favorire l’elevamento della coscienza di classe; mobilitare tutti i fattori favorevoli e neutralizzare quelli sfavorevoli alla vittoria della lotta in corso; favorire la massima partecipazione possibile a ogni livello di ideazione, progettazione, direzione e bilancio; individuare gli elementi più avanzati e spingerli in avanti; favorire la crescita di ogni elemento avanzato al livello massimo che ognuno può raggiungere; far emergere il legame tra le varie lotte e i vari aspetti della lotta; insegnare il materialismo dialettico nell’azione; insegnare a diventare comunisti; ecc. ecc. In ogni organizzazione di massa già esistente si tratta di migliorare il suo orientamento, rafforzare l’autonomia dalla borghesia del suo orientamento e dei suoi obiettivi, mettere a tacere ed emarginare i dirigenti corrotti e succubi della borghesia, rafforzare l’autonomia degli altri dalla borghesia. E su questa base creare e rafforzare i rapporti del Partito con gli elementi che più avanzano, fino reclutare quelli capaci di fare un lavoro di partito.

Chi lotta per creare le tre condizioni perché le OO e le OP costituiscano il GBP, per avanzare tramite questo passaggio verso l’instaurazione del socialismo (cioè il membro del partito comunista) conduce la lotta di oggi in modo diverso da chi non ha quell’obiettivo strategico, fa anche cose che questi non fa. Il comunista conduce la lotta di oggi come scuola di comunismo e con l’eroismo e la determinazione di chi “sogna già l’avvenire”: di fronte alle difficoltà e alle delusioni del presente, non si scoraggia ma raddoppia di energia e di creatività, cerca e spinge in avanti tutti quelli che sono capaci e disposti ad andare più avanti. Ovviamente si unisce anche con chi condivide solo la lotta di oggi, ma nella lotta di oggi raccoglie e forma forze per la lotta più avanzata che inizierà una volta vinta la lotta di oggi. Vi è una differenza analoga a quella che si vede nella lotta sindacale, e in generale nella lotta rivendicativa, tra il comunista e chi è chiuso nell’ambito della lotta sindacale, è un semplice sindacalista.

Se il Partito oggi non lottasse con zelo e accanimento per creare le tre condizioni e in generale perché le OO e le OP costituiscano il GBP, se non fosse alla testa della lotta che le masse popolari e la classe operaia devono condurre oggi, perché proprio attorno al Partito si dovrebbero raccogliere le forze rivoluzionarie? Una volta costituito il GBP, il Partito si troverebbe all’inizio della sua opera, con l’handicap di aver avuto un ruolo secondario nella lotta che le masse popolari hanno condotto e vinto: altri avranno assunto la direzione delle masse popolari.

Tutto questo è così evidente, tanto convalidato dall’esperienza e dal buon senso, che l’unico motivo per cui vale la pena parlarne è obbligare i compagni ad andare più a fondo nella loro riflessione. Sono i due compagni realmente d’accordo con la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata? In particolare sono d’accordo con il suo corollario che l’instaurazione del socialismo non è il risultato di una rivolta popolare che esplode e di cui approfitta il partito comunista che si è preparato allo scopo, ma è la conclusione di una guerra: insomma con la tesi che la rivoluzione socialista si costruisce? Se andranno un po’ più a fondo nella riflessione, entrambi i compagni scopriranno che non hanno le idee chiare sulla nostra concezione della strategia della rivoluzione socialista, sul nostro bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria (ancora il Manifesto Programma!).

L’orientamento che deve guidarci in questa fase è il seguente: dobbiamo operare per creare le tre condizioni per la costituzione del GBP raccogliendo quelle forze rivoluzionarie che emergono nello svolgimento di questo lavoro, prestando particolare attenzione agli operai. Per raccolta intendiamo, come detto nell’articolo Sul lavoro operaio del Partito pubblicato su questo numero della rivista: “(…) quattro piani, distinti ma connessi tra di loro:

- reclutamento nel Partito,

- rafforzamento delle Organizzazioni Modello della “carovana” del (n)PCI,

- rafforzamento della rete di contatti e relazioni che ci circonda (simpatizzanti, collaboratori, organizzazioni a noi vicine),

- rafforzamento dell’influenza che esercitiamo indirettamente su singoli e organismi.

La costruzione del Nuovo Potere avviene attraverso lo sviluppo di questi quattro piani strettamente legati e connessi tra loro che dobbiamo sviluppare in modo armonico (“suonare il piano con dieci dita”). Sarebbe un errore strategico vedere solo il reclutamento nel Partito: non permetterebbe di dispiegare tutte le nostre potenzialità e di attingere da tutto quello a cui è possibile attingere e scadrebbe in una visione sbagliata del Partito: il Partito che fa la rivoluzione invece del Partito che dirige, organizza e mobilita la classe operaia (e il resto delle masse popolari) a fare la rivoluzione”.

E’ questo l’orientamento in campo organizzativo con cui noi operiamo in questa fase per far avanzare la GPRdiLD nel nostro paese, combinando il lavoro per creare le tre condizioni e il lavoro per costruire il Nuovo Potere.

Claudio G.

 

 

 

 

Note

1. Utile in proposito rileggere Pietro Secchia e due importanti lezioni pubblicato in La Voce n. 26 (luglio 2007).

2. La posizione di Liu Shao-chi compare in modo chiaro nel suo opuscolo Come diventare un buon comunista. Liu lo scrisse alla fine degli anni ’30, nel pieno della lotta contro i giapponesi, ma l’impegno nella lotta contro i giapponesi neanche compare tra le caratteristiche del “buon comunista”.