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  Lavoro interno

Il nuovo PCI è un Partito di tipo nuovo
che raccoglie l’eredità del primo PCI e delle Brigate Rosse

In che senso il nuovo Partito comunista è un Partito di tipo nuovo?

 

“Le espressioni principali del Partito di tipo nuovo sono il Manifesto Programma e l’unità ideologica del Partito sul Manifesto Programma, lo Statuto del Partito e il ruolo dato in esso alla lotta tra le due linee, il carattere clandestino del Partito.

Il (n)PCI è Partito di tipo nuovo per la concezione del mondo che lo guida, per la strategia che pratica per costruire la rivoluzione socialista e per lo Statuto che ne regola l’esistenza. In questo senso il (n)PCI innova nella storia della lotta di classe del nostro paese e nel panorama dei partiti comunisti dei paesi imperialisti. È un’innovazione che ci è stata dettata dal bilancio dell’esperienza del movimento comunista del nostro paese e dell’esperienza del movimento comunista internazionale, di cui il (n)PCI si considera reparto, per ora solo idealmente, in attesa che si creino le condizioni per una unità anche organizzativa.

È importante rilevare che nello Statuto del Partito la lotta tra le due linee è posta come principio organizzativo del Partito, sullo stesso piano del centralismo democratico.

La clandestinità del Partito non è solo uno strumento indispensabile per far fronte alla repressione, ma è anzitutto strumento indispensabile per promuovere e dirigere la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, quindi per adottare effettivamente la strategia che il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione socialista nel nostro paese e nel mondo ha dimostrato essere la strategia universale della rivoluzione socialista.”

(dall’articolo del Segretario Generale del (n)PCI - La Voce n. 34)

 

O Lenin e Stalin avevano torto a ritenere che nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria la rivoluzione socialista in Europa era possibile e che il suo compimento dipendeva dalla strategia, dal metodo di lavoro e dalla concezione guida del movimento comunista, o la rivoluzione era possibile: in questo caso non averla fatta è dovuto a limiti soggettivi (di concezione del mondo, di analisi della situazione, di linea e di metodo di lavoro) del movimento comunista dei paesi imperialisti. Per dirigere con successo la seconda ondata della rivoluzione proletaria i partiti comunisti devono individuare e superare questi limiti.

Noi riteniamo che fosse possibile. Essa non è stata fatta per i limiti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, che si sono combinati con i limiti dei partiti comunisti dei primi paesi socialisti e li hanno resi decisivi per l’esito della prima ondata della rivoluzione proletaria. È a causa di questi limiti che nel movimento comunista la destra (i revisionisti moderni) sono riusciti a prendere il sopravvento. Per rompere con il revisionismo non basta ristabilire i principi del marxismo-leninismo che i revisionisti moderni hanno ripudiato. Occorre individuare e superare i limiti che hanno reso possibile la sconfitta della sinistra e la vittoria della destra nel MCI.

Quali sono stati questi limiti?

Nella concezione del mondo: la rivoluzione socialista non scoppia, la sua strategia è la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

Nell’analisi della situazione: crisi generale per sovrapproduzione di capitale, regime di controrivoluzione preventiva.

Nel metodo di lavoro: linea di massa, lotta tra le due linee nel partito comunista.

I limiti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti si sono combinati con i limiti dei partiti dei primi paesi socialisti: sulla natura della borghesia specifica dei primi paesi socialisti e sul regime politico dei primi paesi socialisti.

Noi non dobbiamo seguire la strada dei vecchi partiti comunisti, per grande che sia la nostra ammirazione per l’eroismo che hanno dispiegato e per il livello a cui hanno condotto la prima ondata della rivoluzione proletaria. Noi dobbiamo completare l’opera che loro hanno lasciato incompiuta. Dobbiamo quindi andare oltre i loro limiti.