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  Lavoro esterno

Crisi ambientale e lotta per instaurare il socialismo

Difendere il Pianeta dal capitalismo e migliorare l’ambiente

La Conferenza di Copenaghen (7-18 dicembre 2009) ha mostrato che la borghesia e le autorità borghesi non pongono limiti alla distruzione dell’ambiente e al saccheggio del Pianeta. Ma da questa Conferenza possiamo e dobbiamo tirare alcuni altri insegnamenti.

Anzitutto essa ha confermato che l’umanità dispone delle conoscenze e dei mezzi per fermare l’inquinamento e il saccheggio del Pianeta. L’unico ostacolo è il sistema di relazioni sociali mercantili e capitaliste che regola le nostre azioni e i nostri comportamenti. Ne segue che chi è determinato a rendere realmente ecocompatibile il comportamento di noi uomini e donne, per perseguire con scienza e coscienza questo obiettivo deve anzitutto rimuovere quel sistema sociale. Deve lottare per instaurare il socialismo.

Chi rifiuta questo obiettivo o lo pone in secondo piano, non ha una posizione d’avanguardia nella lotta generale, conclusiva ed efficace contro l’inquinamento dell’ambiente e il saccheggio del Pianeta. Se il movimento comunista è debole, una persona di questo genere sbanda facilmente ora a destra ora a sinistra. Ma se il movimento comunista è forte, anche una persona di questo genere può invece avere un ruolo ausiliario nella lotta generale o persino avere un ruolo d’avanguardia in singoli campi. Sta a noi comunisti, che grazie alla concezione comunista del mondo possiamo e dobbiamo avere un ruolo d’avanguardia anche su questo terreno, cavarne il meglio possibile per la lotta generale. La lotta contro la crisi ambientale è un aspetto essenziale del ruolo dirigente che la classe operaia, per emancipare se stessa dalla borghesia, deve assumere nei confronti del resto dell’umanità.

La Conferenza di Copenaghen ha inoltre mostrato che i gruppi e ambienti più reazionari della borghesia imperialista, in particolare e più di tutti la borghesia imperialista americana e i gruppi sionisti, usano la devastazione dell’ambiente e il saccheggio del Pianeta come arma di guerra. La usano come argomento per mobilitare l’opinione pubblica contro i propri concorrenti, come strumento per preparare l’opinione pubblica alla guerra e ricattare, intimidire, minacciare i propri concorrenti. Chi considera la propaganda e le manovre diplomatiche del governo di Washington, dei suoi servi più sottomessi e dei suoi alleati più stretti contro il governo di Pechino, se ne rende ben conto. Le loro manovre però confermano anche che il loro punto debole e il loro tallone d’Achille è l’appoggio delle masse popolari. Questo è il fattore decisivo.

 

Salviamo il Pianeta dal capitalismo!

Conduciamo l’umanità fuori dal marasma culturale e morale, dalla crisi economica e politica e dal disastro ambientale in cui la borghesia e il clero l’hanno impantanata!

Comunicato CP 27/09
3 dicembre 2009

reperibile in

www.nuovopci.it

 

 

In questo contesto è importante per noi comunisti, ai fini della nostra attività politica, della definizione delle parole d’ordine da lanciare e della propaganda da condurre, delle relazioni da tessere, porci alcune domande e darci risposte basate sull’analisi materialista dialettica della situazione. Chi non vuole ragionare, chi per fatica o per dogmatismo vuole formule semplici e universali, applicabili dovunque, in ogni circostanza e senza fatica, “senza se e senza ma”, è inevitabile che finisca col servire ora una causa ora la causa opposta. Non possiamo prescindere dall’analisi concreta della situazione concreta.

 

Abbiamo già detto: è del tutto possibile porre fine all’inquinamento dell’ambiente e al saccheggio del Pianeta, ciò è reso impossibile solo dalla persistenza del sistema di relazioni mercantili e capitaliste a cui dobbiamo porre fine. In questo senso la crisi ambientale confluisce con la crisi economica verso uno stesso obiettivo: l’instaurazione del socialismo.

Non solo possiamo porre fine al saccheggio del Pianeta e all’inquinamento dell’ambiente. Noi possiamo riprendere su scala maggiore a “migliorare l’ambiente e il Pianeta”. Pur con forze e conoscenze minori di quelle di cui dispone oggi, la specie umana ha fortemente migliorato il Pianeta fin dai tempi antichi, prima che sopravvenisse l’epoca imperialista, il periodo distruttivo e decadente del capitalismo. Ha posto limiti alle frane, alle alluvioni, agli incendi. Ha coltivato e rimboschito i terreni. Ha creato nuove specie animali e vegetali. Con i mezzi e le conoscenze di cui dispone oggi, può migliorare su una scala molto più grande l’ambiente del Pianeta e anche far fronte a cambiamenti derivanti da eventi che finora, nella sua storia, l’umanità non ha ancora conosciuto e affrontato: glaciazioni, grandi cambiamenti climatici derivanti dall’evoluzione del sistema planetario di cui in definitiva conosciamo ancora ben poco, salvo che le tracce di accadimenti del genere nel lontano passato, impatto di asteroidi, ecc. Tutto questo può fare, se non ne fosse impedita dai rapporti di produzione capitalisti che sottopongono il Pianeta al saccheggio e alla devastazione.

La parola d’ordine “migliorare l’ambiente” contrasta con la concezione malthusiana (anche con quella moderata), che considera la presenza dell’uomo come fondamentalmente negativa: con effetti comunque negativi sul Pianeta che nel migliore dei casi si potrebbero limitare. La concezione malthusiana rispecchia la posizione sociale, lo stato d’animo e il punto di vista delle classi sfruttatrici che sono al tramonto, che di positivo non possono fare più di quello che hanno già fatto: il loro tempo è scaduto.

La parola d’ordine “migliorare l’ambiente” è particolarmente importante per le masse popolari italiane. Per natura il territorio dell’Italia è esposto a frane, terremoti, erosione e inondazioni. Quindi dobbiamo dedicarvi una cura particolare a conservarlo e migliorarlo. La Repubblica Pontificia, prima col regime DC poi con il governo della Criminalità Organizzata capeggiata dalla banda Berlusconi, ha superato ogni precedente per incuria e saccheggio del territorio. Il Vaticano in Italia è il più grande proprietario di terreni e di edifici e uno dei grandi proprietari di patrimoni finanziari e di istituzioni finanziarie. Quindi è direttamente interessato al saccheggio del territorio e ad attività che sono inquinanti.

Sono particolarmente numerosi gli organismi popolari che sono sorti e sorgono per fronteggiare la crisi ambientale: NO TAV, NO Ponte, No Dal Molin, contro le opere faraoniche promosse dagli speculatori e dalle Organizzazioni Criminali, contro i rifiuti, contro le fonti inquinanti d’energia, contro il piano nucleare della banda Berlusconi, per l’acqua come bene pubblico, contro la militarizzazione del paese, contro le basi militari e le servitù militari, contro il riarmo e il segreto di Stato, contro i “Grandi Eventi” di Bertolaso e del Vaticano, ecc. Questi organismi e le loro reti sono importanti forze ausiliarie della rivoluzione socialista. I comunisti possono e devono orientarli, mobilitarli, coordinarli e dirigerli perché i comunisti sono portatori della ragione universale di cui ogni organismo rispecchia un aspetto particolare. Ogni organismo particolare può allargare il proprio orizzonte e assurgere alla ragione universale che ci muove. Il comunismo non è esclusivo, non è proprietà privata, non è un brevetto. È la causa della specie umana di cui la classe operaia è promotrice particolarmente determinata e lungimirante solo per la posizione particolare in cui la società borghese la colloca.

È grazie a questa posizione particolare e come portavoce di questa posizione particolare che noi comunisti dobbiamo anche smascherare le deviazioni in cui la borghesia cerca di disperdere la marea montante di quelli che lottano per eliminare il sistema di relazioni sociali di cui è fruitrice e dirigente.

 

L’economia verde

Il capitalismo verde (green economy) mette in fila belle idee. Quindi conferma che esistono conoscenze, risorse e mezzi per ovviare alla crisi ambientale senza ricorrere alla decrescita. Ma la borghesia imperialista non può attuare quelle belle idee. Esse sono inattuabili nell’ambito dell’ordinamento attuale. La società borghese è per sua natura basata su interessi contrapposti. Ogni trasformazione che fa l’interesse di alcuni, lede gli interessi di altri che quindi la ostacola e vi si oppone. La composizione armonica dei contrapposti interessi è un’utopia: con la mentalità propria della società borghese e il sistema di relazioni che la genera, un interesse può imporsi all’altro solo tramite la sopraffazione e, in ultima istanza, la guerra. Quindi la borghesia agita le belle idee dell’economia verde principalmente per distogliere l’attenzione delle masse popolari dal corso reale delle cose e dall’azione che le masse popolari devono compiere per farle andare come alle masse conviene.

Ma le OO e le OP possono approfittare di queste belle idee e metterle in pratica nell’ambito delle misure generali di un loro governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi generale, il Governo di Blocco Popolare. Quello che la borghesia agita per distogliere l’attenzione, le OO e le OP devono tradurlo in iniziative pratiche, in provvedimenti particolari e concreti con il GBP.

La borghesia e il Vaticano saranno messi a dura prova dalle iniziative delle OO e delle OP. Esse sconvolgeranno il loro sistema di relazioni e di interessi. In generale, in astratto certo il “capitalismo verde” è possibile, come lo era il “superimperialismo” (un mondo unificato e razionalmente pianificato dalla stessa borghesia imperialista) propagandato da Kautsky e dai suoi seguaci e imitatori durante la prima crisi generale del capitalismo, nel pieno delle guerre mondiali. Ma l’ordinamento sociale attuale non è l’ordinamento borghese in generale, in astratto. È un determinato, particolare ordinamento borghese: quello che la borghesia imperialista USA ha imposto a sua immagine e sulla base dei suoi particolari interessi (la storia delle trattative di Bretton Woods nel 1944 tra i nuovi briganti USA e i vecchi briganti britannici lo mostra con estrema chiarezza) dopo la sua vittoria nelle guerre della prima crisi generale del capitalismo (in sintesi Prima e Seconda guerra mondiale).

È possibile un diverso ordinamento sociale borghese? È possibile un diverso assetto delle relazioni internazionali, una diversa versione del sistema imperialista mondiale? Certamente è possibile. Se ne possono immaginare varie del tutto “ragionevoli”, compatibili con la sostanza del capitalismo e dell’imperialismo (la fase della decadenza del capitalismo). Ma il particolare ordinamento attuale è tenacemente difeso dagli interessi costituiti che ne sono le strutture portanti. Basta considerare gli investimenti che le maggiori concentrazioni finanziarie del Pianeta fanno per trovare e accaparrarsi giacimenti di petrolio in ogni angolo del mondo, all’energia con cui i proprietari di brevetti verdi (che sono le stesse grandi concentrazioni finanziarie) difendono i loro diritti dalle richieste dei possibili promotori di soluzioni verdi (lo si è visto anche nelle cucine della Conferenza di Copenaghen), ecc., per capire quali interessi costituiti si oppongono e rendono impossibile una radicale trasformazione pacifica dell’attuale ordinamento sociale e del connesso sistema di relazioni internazionali. Una diversa versione dell’ordinamento sociale borghese soppianterà l’attuale solo attraverso la guerra, che tra briganti e sfruttatori resta l’unico modo per risolvere questo tipo di contrasti. Lo conferma la forsennata corsa al riarmo e il ricorso sempre più vasto al segreto militare e di Stato proprio da parte dello Stato USA, lo Stato militarmente più potente del mondo, il solo che potrebbe senza pericolo dare a tutti gli altri l’esempio del disarmo e della rinuncia al segreto e alle armi atomiche ed invece è il più impegnato nella messa a punto di nuove armi.

Quando noi comunisti diciamo che la mobilitazione rivoluzionaria, la rivoluzione socialista e l’instaurazione del socialismo sono possibili e che sono l’unica soluzione positiva per le masse popolari e definitiva della seconda crisi generale del capitalismo, non diciamo che questa è l’unica soluzione dell’attuale crisi generale. Al contrario, diciamo che la nostra soluzione è in corsa con la mobilitazione reazionaria e la guerra imperialista. Queste costituiscono un’altra soluzione della crisi generale: certo una soluzione temporanea, fino alla terza crisi generale, ma pur sempre una soluzione possibile, se proprio la crisi ambientale (che nella storia dell’umanità si presenta per la prima volta) non fosse venuta a sconvolgerà la nostra idea che riflette il corso che la storia della specie umana ha finora avuto. Oggi possiamo affermare con certezza, proprio a causa della crisi ambientale, che se nell’immediato nei paesi imperialisti la mobilitazione rivoluzionaria delle masse non riuscirà a tagliare la strada alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari e quindi questa nell’immediato prevarrà nei paesi imperialisti, l’umanità andrà egualmente verso il socialismo, solo che ci andrà seguendo una strada più lunga, più tormentosa, più distruttrice di uomini, cose e relazioni di quella che percorrerà se nell’immediato prevarrà la mobilitazione rivoluzionaria.

 

La decrescita

Come l’economia verde trova i suoi cultori e cantori anche tra la borghesia, anche la “decrescita” li trova. La fortuna di autori come Serge Latouche tra la sinistra borghese lo conferma e ne mostra anche la natura (L’invenzione dell’economia - La scommessa della decrescita, - Breve trattato sulla decrescita serena). Ma le chiacchiere e la predicazione dell’economia della decrescita non è altro che l’espressione della repulsione della sinistra borghese dal socialismo. Il capitale per sua natura deve crescere continuamente e non può crescere solo nella veste immaginaria di denaro, deve crescere anche nella veste di merci. Il capitalismo è incompatibile con la crescita zero: figuriamoci un capitalismo della decrescita! Oltre le chiacchiere, la decrescita che la borghesia imperialista attua consiste nell’impedire al grosso della popolazione dei paesi che, nell’ambito dell’attuale assetto del sistema imperialista mondiale, costituiscono il mare dei paesi oppressi dove vive la maggioranza dell’umanità, l’accesso a beni e servizi il cui uso costituisce la civiltà moderna quale la borghesia l’ha creata, indicare come nemici dell’umanità i governi di questi paesi che non accettano l’imposizione, rigettare nella miseria le classi lavoratrici dei paesi imperialisti e mobilitarne la parte maggiore possibile per minacciare la guerra a quei governi e ai loro paesi e per condurla in guerra se la minaccia non bastasse.

Proprio considerando le teorie sulla decrescita si comprende meglio la differenza tra la mentalità piccolo-borghese e la mentalità proletaria che la concezione comunista del mondo esprime nella sua forma compiuta. Il piccolo borghese vede e sente la rovina che incombe, che la vita diventa sempre più difficile, che la lotta per l’esistenza diventa sempre più spietata, che la situazione sua e della sua famiglia diventa sempre più senza via d’uscita. E come reagisce? Protesta. Protesta come una classe che non ha futuro, che non ha prospettive, cerca di trovare qualche riparo, di attenuare o rallentare la rovina. Non va più in là.

Al contrario l’operaio cosciente, e la concezione comunista del mondo è l’espressione consapevole e articolata della sua posizione sociale, sa che l’umanità ha di fronte a sé prospettive che le si presentano per la prima volta nella sua storia, è abituato a vedere all’opera le potenti forze produttive del lavoro umano di cui l’umanità oggi dispone e vede bene che si tratta solo di metterle al servizio degli uomini invece che del profitto dei capitalisti, ha imparato a lottare per sagomare il futuro secondo la concezione comunista del mondo, nonostante le difficoltà e le sconfitte attraverso cui il movimento comunista si è fatto strada. L’operaio cosciente sa che quello che non riuscirà a lui, riuscirà ai suoi figli. Per questo non si rassegna, non china la testa, non si affida alla comprensione e alla buona volontà della borghesia imperialista e dei preti.

Queste due opposte mentalità, concezioni e comportamenti si manifestano anche di fronte alla crisi ambientale, come si manifestano di fronte alla crisi economica. Esse si scontrano oggi anche tra gli operai, perché rinascita del movimento comunista vuol dire essenzialmente nuova espansione della concezione comunista del mondo proprio tra gli operai, dove essa è stata indebolita, ridotta e in parte cacciata dal lungo inverno revisionista.

Anna M.