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  Lavoro interno

La crisi e la situazione internazionale
Bando alle illusioni. Prepariamoci a combattere!
Solo la rinascita del movimento comunista nei paesi imperialisti,
in particolare negli USA, può prevenire una guerra mondiale

La fase terminale della crisi generale del capitalismo non soltanto comporta e accelera lo sconvolgimento dei regimi politici nei singoli paesi. Essa sconvolge anche il sistema di relazioni internazionali. Per far fronte alla situazione interna ogni governo borghese pretende di più dalle sue relazioni internazionali. Le relazioni tra Stati diventano più intense e nello stesso tempo si tendono in ogni campo: relazioni diplomatiche, relazioni commerciali, pressioni sugli organismi regionali e mondiali, preparativi militari.

Per loro natura i capitalisti non possono intendersi, perché le loro relazioni sono relazioni tra briganti: uno ci guadagna quello che l’altro ci perde. Solo quando le masse popolari incutono loro una salutare paura di perdere tutti tutto, trovano un accordo, anche solo provvisorio: la Prima Guerra Mondiale ebbe fine perché la rivolta ribolliva in tutti i paesi belligeranti.

Già le operazioni coperte, le guerre di bassa intensità e le guerre per procura dilagano e si moltiplicano le operazioni criminali (omicidi e sequestri) dei servizi segreti contro esponenti politici ostili e le manovre per destabilizzare Stati e gruppi politici che non collaborano abbastanza. In questo campo primeggiano la CIA degli USA e il Mossad dei sionisti d’Israele: due bande malfamate che operano già da decenni a livello mondiale, in quasi ogni paese, esclusi solo quelli, come Cuba, Corea del Nord, Cina e pochi altri, che da decenni combattono attivamente la loro presenza sul territorio nazionale e con controinfiltrazioni.

Far conoscere alle masse popolari la rivoluzione in corso in Nepal e in India!

Diffondere informazioni sulla rinascita del movimento comunista nei paesi imperialisti!

La corsa al riarmo si accelera. La guidano gli USA e i sionisti d’Israele: sempre più armi e di qualità sempre superiore, più distruttive, con settori della ricerca scientifica (fisica, chimica e biologica) in espansione con test segreti e spesso criminali (abbattimento d’aerei, diffusione di epidemie), coperti da segreto rigoroso. Gli altri Stati seguono o come servi e alleati o costretti alla rincorsa al riarmo per tener testa agli USA e ai sionisti d’Israele. Se si riarmano gli Stati che dominano il mondo e minacciano e ricattano tutti gli altri, quelli che non vogliono sottostare ai loro voleri e cedere in ogni campo, devono correre anch’essi. Questo spiega la corsa al riarmo anche di governi che per il loro orientamento ideologico e la loro natura di classe destinerebbero diversamente le risorse di cui dispongono. Le prediche di disarmo nei loro confronti sono un’ingenuità, quando non sono un imbroglio architettato da quelli che guidano la corsa al riarmo e che li vogliono sottomettere.

Il pericolo più imminente proviene dalla pressione degli USA e dei sionisti d’Israele sulla Repubblica Islamica dell’Iran che ostacola il dominio USA-sionista nell’area. La politica di aggressione degli imperialisti si innesca sulla contraddizione che lo Stato teocratico e razzista costituito dai sionisti in Palestina alimenta nella regione. Gli imperialisti e i sionisti sono ancora allo stadio delle sanzioni perché le condizioni per un’aggressione non sono riunite. La resistenza opposta all’aggressione USA e NATO in Iraq, in Afghanistan, in Somalia e in altri paesi arabi e africani ha ritardato la guerra. La linea di cedimento e concessioni agli imperialisti USA e ai sionisti (appeasement) sempre più adottata dalla Repubblica Popolare Cinese e dalla Russia aggravano il rischio.

In termini di spreco di risorse e di inquinamento dell’ambiente, la corsa al riarmo ha un ruolo che pesa già molto e che cresce continuamente ai danni di tutta l’umanità. La denuncia dello spreco di risorse e di denaro nel riarmo e nella guerra da parte di governi che dichiarano di non avere denaro per ammortizzatori sociali e per soddisfare i diritti acquisiti delle masse popolari (pensioni, istruzione, sanità, ecc.), è importante come operazione sussidiaria di una linea rivoluzionaria, per smascherare l’ipocrisia di istituzioni come il Vaticano, la Chiesa Cattolica, alcune ONG e alcuni partiti, movimenti e personalità che non impiegano la forza politica di cui dispongono per ostacolare il riarmo e la guerra e per mobilitare le masse popolari contro i governi guerrafondai di cui in effetti sono complici sottobanco, quando non agenti. Serve per aggravare contrasti nel campo della borghesia imperialista. È invece inconsistente come linea di politica economica: il riarmo e la guerra non solo non deprimono l’attività economica dei capitalisti, ma sono i pochi campi in cui i governi borghesi possono stimolare l’attività economica senza ledere ma anzi favorendo i profitti dei capitalisti. La mobilitazione reazionaria ha nella guerra e nel riarmo una delle sue direttrici di marcia. Nell’epoca imperialista la guerra fa bene all’economia capitalista e agli affari della borghesia imperialista. Indicare il disarmo come una delle misure con cui i governi borghesi potrebbero risolvere la crisi, oltre che sbagliato favorisce l’influenza della mobilitazione reazionaria tra i lavoratori dell’industria militare e dell’indotto.

La “guerra al terrorismo” è la parola d’ordine e il programma con cui imperialisti USA e i sionisti d’Israele per mantenere il consenso di una parte delle masse popolari hanno giustificato e giustificano ricatti, interventi, aggressioni, massacri e la sistematica violazione della sovranità degli altri Stati all’estero e l’eliminazione delle libertà tradizionali e dei diritti delle masse popolari all’interno. In nome della “guerra al terrorismo” giustificano e impongono ai governi asserviti o alleati ogni intervento e ogni forma di repressione. Il numero delle basi e delle agenzie all’estero aumenta. Di fatto la maggior parte dei paesi del mondo sono sottoposti dallo Stato e dalla classe dominante USA a un regime di protettorato. L’Unione Indiana sta diventando un terreno di intense e sistematiche operazione degli imperialisti USA e dei sionisti. Qui essi combinano i loro interessi politici con gli interessi economici delle multinazionali a cui il governo indiano ha ceduto il diritto di saccheggiare parti importanti del territorio abitato dalle popolazioni tribali (una specie di “riserve indiane” sull’esempio di quella degli USA) e con la volontà delle classi reazionarie indiane di reprimere il movimento rivoluzionario guidato dal Partito Comunista Indiano (maoista). Negli ultimi anni abbiamo in tutto il mondo assistito al dilagare degli interventi USA e sionisti.

Per valutare giustamente il corso delle cose a cui dobbiamo e dovremo far fronte, vale la pena ricordare che gli imperialisti anglosassoni hanno generalizzato la forma di guerra reintrodotta in Europa dai nazisti: il massacro delle popolazioni civili come arma di guerra. Da dopo le invasioni barbariche del primo Medioevo e fino all’epoca delle Guerre Mondiali, gli Stati europei avevano usato tale forma di guerra solo in Africa, in Asia e in America Latina contro la resistenza alla colonizzazione opposta dai popoli e contro i nativi dell’Australia e dell’America del Nord. Appena con l’attacco dell’11 settembre 2001 i rivoluzionari arabi hanno usato contro gli imperialisti la stessa loro tattica di guerra, il massacro indiscriminato della popolazione civile, gli imperialisti USA e i loro accoliti hanno alzato grandi grida di indignazione e hanno fatto dell’affronto subito la fonte del diritto per ogni aggressione, massacro e repressione.

Aspettarsi ragionevolezza e moderazione dalla borghesia imperialista USA sarebbe disastroso.

Le illusioni da più parti e per motivi diversi nutrite e alimentate nella presidenza Obama sono pericolose. Solo un movimento comunista con un alto livello di assimilazione del materialismo dialettico come metodo per comprendere il mondo e trasformarlo sarebbe capace di sfruttare contro la borghesia imperialista questo e altri movimenti illusionistici a cui la borghesia USA ricorrerà. La condotta della borghesia imperialista USA non è dettata dalle intenzioni e dalle aspirazioni dell’individuo viene posto alla testa dell’Amministrazione Federale. È del tutto fuorviante discutere sulle “vere intenzioni” di Obama. Egli è il capo ufficiale dello Stato della borghesia imperialista americana. È comprendendo quali sono i contraddittori interessi di questa e le costrizioni cui essa è sottoposta che è possibile capire in che misura una personalità può servirle. Jimmy Carter, presidente tra il 1977 e il 1980, ha ben meritato dalla classe dominante del suo paese nella situazione in cui essa si trovava quando dovette subire la sconfitta del Vietnam e il movimento democratico negli USA era al massimo del suo sviluppo, pur non essendo egli e il suo gruppo adatti a gestirne con continuità gli interessi.

L’egemonia della borghesia imperialista USA sulla popolazione del suo paese dipende dallo sfruttamento a cui essa da un secolo a questa parte ha potuto sottoporre gli altri popoli. Uno dei pilastri essenziali del regime di controrivoluzione preventiva (v. MP cap. 1.3.3) che a partire da un secolo fa essa ha messo in opera con successo contro l’allora fiorente movimento socialista americano, è la sua possibilità di sfruttare il resto del mondo. Non che sia una carta vincente in assoluto. Certamente la ragione principale della debolezza del movimento comunista USA sta nei limiti di comprensione, da parte del movimento comunista americano e internazionale, delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe negli USA. Questo ci assicura che il movimento comunista può sconfiggere la borghesia imperialista USA. Ma lo sfruttamento del resto del mondo è la carta principale su cui la borghesia può giocare e dobbiamo star certi che essa ricorrerà senza limiti e senza scrupoli a tutte le sue risorse militari per conservare il suo predominio mondiale, mentre d’altra parte quanto alle relazioni internazionali la soluzione della attuale crisi generale passa inevitabilmente per la fine del predominio mondiale degli USA.

Questo predominio può quindi finire in due modi assolutamente diversi. O grazie alla rivoluzione socialista che si estende anche negli USA o con la guerra che tra gruppi e Stati imperialisti è il mezzo per decidere chi dominerà chi.

I punti deboli della borghesia imperialista USA sono visibili già ora: sono le masse popolari USA e la resistenza dei popoli oppressi.

Le manovre propagandistiche e le campagne di menzogne e disinformazione a cui la borghesia imperialista USA già oggi ricorre e il sistema di controllo e repressione che essa mette già in atto nel suo stesso paese possono certo intimidire e rendere la vita difficile, ma indubbiamente mostrano le difficoltà che essa incontra per tenere in pugno la popolazione del suo stesso paese. Più crescerà la resistenza degli altri popoli, maggiori saranno queste difficoltà. La storia mondiale è andata in maniera tale che la rivoluzione negli USA e la resistenza antimperialista nel resto del mondo sono strettamente connesse e si condizionano a vicenda. Non abbiamo alcun motivo per disperare della nostra sorte. Al contrario. Già la resistenza che oggi incontra, in Afghanistan e negli altri paesi aggrediti, obbligano Obama e i suoi generali a pietire aiuti militari alla borghesia imperialista degli altri paesi. Una situazione che sessanta anni fa non ci si sognava neanche. La borghesia imperialista USA è nelle mani delle masse popolari.

Certamente dovremo affrontare grandi sacrifici e grandi lotte. Ma la certezza della nostra vittoria sta nel disastro che la vittoria della borghesia imperialista USA rappresenterebbe per tutta l’umanità. Siamo oggi a livello mondiale in una situazione analoga a quella in cui ci trovammo all’inizio degli anni ’40 in Europa. Militarmente i nazisti avevano una sicura superiorità sugli altri paesi e avevano fautori importanti nelle classi dominanti di ogni paese imperialista, come ora gli imperialisti USA. A differenza della borghesia USA, i nazisti raccoglievano anche le simpatie della parte meno lungimirante degli esponenti dei movimenti anticolonialisti dei paesi oppressi dagli imperialisti angloamericani e francesi. Ma la sorte che la loro vittoria riservava ai popoli europei era tale che soggiacere al loro dominio era impossibile. La guerra poteva finire solo con la loro sconfitta. La borghesia imperialista USA non può uscire vincente dall’attuale congiuntura mondiale perché il sistema di vita che essa propone e impone, non è vivibile, ha già fatto prova di sé e l’attuale crisi è giustappunto la crisi di quel sistema.

Noi comunisti italiani abbiamo responsabilità particolari.

Da quando è stata instaurata la Repubblica Pontificia gli imperialisti americani usano liberamente il nostro paese come loro retrovia militare, anche con danni e rischi gravi e diretti per la popolazione del nostro paese e intervengono in modo subdolo e criminale nella lotta politica della Repubblica Pontificia di cui sono uno dei padrini irresponsabili assieme al Vaticano, alle Organizzazioni Criminali e ai gruppi sionisti.

I sionisti d’Israele usano e abusano del territorio del nostro paese per le guerre e le manovre che conducono contro i popoli dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. Nel 2005 il governo italiano ha esteso anche legalmente la collusione tra le forze armate sioniste e quelle italiane.

Lo Stato italiano collabora direttamente con gli USA e con i sionisti d’Israele nell’aggressione di vari paesi, in particolare l’Afghanistan, l’Jugoslavia e il Libano. Esso ha un ruolo di punta nella guerra dell’Unione Europea contro gli immigrati.


 

In questa situazione la nostra attività principale consiste nel condurre la rivoluzione socialista in Italia e contribuire al massimo delle nostre capacità alla rinascita del movimento comunista nel mondo.

Quindi anzitutto si tratta di migliorare l’assimilazione del materialismo dialettico nelle nostre file per rendere più efficace il nostro lavoro rivoluzionario. Il vero e principale ostacolo all’espansione del nostro lavoro è il basso livello di assimilazione del materialismo dialettico nelle nostre file. La borghesia respinge nella miseria, nella disperazione e nell’abbrutimento milioni di proletari, in particolare milioni di giovani. Noi dobbiamo mobilitarli e reclutarli: ci riusciremo senz’altro se miglioreremo il nostro metodo di lavoro.

In secondo luogo si tratta di intensificare nel movimento comunista internazionale la lotta contro il dogmatismo e l’economicismo. Il primo è più grave tra i due perché affligge gli elementi più dediti alla causa rivoluzionaria. La rinascita del MCI è la chiave della trasformazione del mondo, di cui esistono ampiamente gli elementi oggettivi. Ma solo un giusto bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria e dei primi paesi socialisti e un’analisi della situazione di più alto livello grazie all’uso del materialismo dialettico può fare del movimento comunista cosciente e organizzato l’avanguardia della trasformazione di cui il mondo ha bisogno.

In terzo luogo noi dobbiamo usare meglio l’aiuto che ci offrono i popoli rivoluzionari di molti paesi, in primo luogo del Nepal e dell’India. Fare conoscere la lotta rivoluzionaria in corso in questi paesi, ma anche quella di altri paesi come le Filippine, la Turchia, il Venezuela, Cuba, la Colombia, ecc., ci aiuterà a dissipare le tenebre della disinformazione e dell’intossicazione con cui la borghesia e il clero opprimono la mente e il cuore delle masse popolari del nostro paese: il comunismo non è morto. Al contrario, avanza, in particolare dove i comunisti usano il patrimonio del movimento comunista, il marxismo-leninismo-maoismo.

Anna M.