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  Lavoro interno

Analisi dello stadio di sviluppo dei Comitati di Partito partendo
dal bilancio del lavoro elettorale svolto e orientamento per rafforzare la loro azione

Nell’ultima campagna elettorale (regionali e amministrative di marzo) alcuni CdP sono intervenuti attraverso indicazioni di voto e, in alcuni casi, anche con un’azione di orientamento sulle Organizzazioni Modello (OM) della “carovana” del (n)PCI e su altri organismi. E’ la prima volta che questo succede ed è indice dei passi in avanti che stiamo facendo con la campagna d’organizzazione e reclutamento in corso nel Partito al fine di far diventare ogni CdP lo Stato Maggiore che orienta e dirige la GPRdiLD nel territorio di sua competenza. L’intervento in questa campagna elettorale costituisce quindi un’esperienza-tipo, un’“esperienza da laboratorio”. Dobbiamo studiarla con attenzione e scienza per approfondire l’analisi dello stadio di sviluppo dei CdP e per tracciare linee per avanzare nel consolidamento e rafforzamento del Partito.

 

I principali limiti emersi

Di solito affermiamo che occorre partire dagli aspetti positivi quando si fa un bilancio dell’esperienza. Questo principio però, come tutti i principi, non è qualcosa di astratto. Non va preso unilateralmente; deve essere sottoposto all’analisi concreta della situazione concreta e agli obiettivi che ci prefissiamo. In altre parole, il suo utilizzo dipende da dove vogliamo arrivare. In questo caso abbiamo deciso di partire dal negativo (dai limiti) al fine di evidenziare il contrasto tra il lavoro svolto e il lavoro che dobbiamo arrivare a svolgere e “mettere sul piatto” gli aspetti principali da trattare per procedere in questa direzione.

Ci sono due modi opposti di concepire i limiti: vederli come un ostacolo allo sviluppo della nostra attività oppure concepire il loro superamento come il contenuto della nostra azione (trasformare il negativo in positivo). Da queste due differenti concezioni discendono due linee differenti e due opposti stati d’animo.

La prima concezione porta all’insofferenza (verso se stessi, il proprio collettivo, i compagni che si dirigono, le masse) e, se non trattata adeguatamente, apre le porte allo sviluppo della sfiducia verso la nostra causa.

La seconda porta invece a vivere la nostra impresa con serenità d’animo, mobilitandosi con slancio, entusiasmo e tenacia per individuare e “prendere per le corna” i limiti da superare per avanzare.

E’ con questa seconda concezione che andiamo a trattare i limiti principali emersi dall’azione dei CdP in questa campagna elettorale.

 

1. In alcuni casi il limite principale che è emerso nell’azione di orientamento svolta dai CdP è stato il movimentismo, ossia attivismo senza obiettivi ben definiti, non finalizzato/funzionale alla raccolta, fine a se stesso (questo ad es. vale per il CdP Cassinera e il CdP N. Bethune).

In questo caso l’aspetto positivo sta nell’aver compreso (anche se in forma ancora elementare) che il CdP deve orientare le OM e che, quindi, deve elaborare mosse tattiche e agire con la linea di massa e il sistema di leve per organizzare e mobilitare il maggior numero di forze possibili al fine di incidere positivamente sui rapporti di forza tra le classi nella zona di propria competenza.

La concezione movimentista non permette però di raggiungere risultati stabili e duraturi: ogni volta è come se si dovesse ricominciare daccapo. In sostanza: questi comitati operano come dirigenti di singole battaglie e non come dirigenti della guerra.

Se analizziamo il lavoro che è stato svolto durante la campagna elettorale sotto la spinta di questi CdP, vediamo che gli aspetti positivi e negativi appena evidenziati acquistano una loro “concretezza”.

La Ronda Popolare di Via Padova - MI, fatta a seguito dell’appello lanciato dal CdP Cassinera e all’azione di orientamento che ne è seguita, ha portato alla cacciata di Forza Nuova da Piazzale Loreto e ha aperto la strada alla “Passeggiata liberatoria” contro il coprifuoco organizzata di lì a poco dalle associazioni progressiste della zona. A questi risultati non è seguito però un lavoro di raccolta.

Lo stesso problema emerge dall’analisi della battaglia contro il decreto salva-liste Formigoni/Polverini che il Cassinera ha contribuito a far partire a MI, attraverso un sistema di leve che ha portato la Federazione della Sinistra e il PD a fare presidi davanti alla prefettura e a superare l’iniziale linea “nessuna mobilitazione, tenere bassi i toni”.

Una dinamica analoga emerge anche dall’azione svolta dal Comitato Blocco Popolare di Massa, un comitato elettorale a sostegno dei candidati del PRC alle regionali, nato grazie all’azione di orientamento del CdP N. Bethune. Si è trattato di un’esperienza innovativa su come intervenire alle elezioni pur non avendo candidati.

Il CBP ha vivacizzato la campagna elettorale, ha messo al centro della propaganda elettorale il Governo di Blocco Popolare, ha orientato e mobilitato i militanti della Federazione della Sinistra (che non stavano facendo campagna elettorale) oltre che i compagni del P.CARC e dell’ASP, ha aperto contraddizioni all’interno della stessa FdS. Anche qui, però, il CdP non ha fatto seguire un lavoro di raccolta e non ha dato continuità all’azione del CBP, magari facendolo operare come un Comitato Popolare di Controllo sulle Autorità e la Pubblica Amministrazione. Alla prossima battaglia, si dovrà ricominciare di nuovo daccapo.

 

2. In altri casi il limite principale che è emerso è stata la scarsa azione di orientamento svolta sulle OM per il lavoro elettorale, sia qualitativamente che quantitativamente. È stato il caso, ad esempio, del CdP Mara Cagol. Il CdP non ha svolto un’adeguata azione di orientamento né rispetto alla costruzione della Lista BP per le elezioni regionali della Campania e il lavoro di raccolta firme, né per l’azione da svolgere durante la campagna elettorale una volta che non era stato raggiunto l’obiettivo della presentazione della lista. Il CdP si è limitato a tracciare un orientamento generale su cosa fare, senza mettere mano e ragionare (tracciare una linea) su come trattare i problemi ideologici che frenano la nostra azione e l’azione delle OM in questo campo (elettoralismo e astensionismo di principio). Quindi il CdP non ha applicato il principale insegnamento della Terza LIA (“partire sempre dall’aspetto ideologico nell’affrontare i problemi”) e non ha creato le condizioni per svolgere un proficuo lavoro. Questi limiti ideologici hanno infatti ostacolato il dispiegarsi dell’azione del CdP e di quella più complessiva della “carovana” (scarsa mobilitazione per il lavoro elettorale e scarso entusiasmo). Inoltre, il CdP non ha seguito con attenzione lo svolgimento del lavoro, trattando le contraddizioni che stavano emergendo, in particolare nella fase di raccolta firme: come se la questione fosse “una cosa di competenza del P.CARC”.

La stessa considerazione vale per il lavoro che il CdP ha svolto una volta che l’obiettivo della presentazione della lista non venne raggiunto (e difficilmente poteva essere raggiunto stante questa impostazione del lavoro).

A differenza di quanto avvenuto per il CdP Cassinera e il CdP N. Bethune, le esperienze positive che la carovana ha fatto nella zona in questa seconda fase della campagna elettorale (combinazione dell’irruzione nelle elezioni con la lotta contro la compravendita di voti, raccolta di forze fuori Napoli, assemblee promosse dall’SLL con i candidati dei grillini, tentativo di legare l’irruzione nelle elezioni di Ercolano con la costruzione di un Comitato Popolare di Controllo) sono state realizzate sulla spinta del P.CARC e non del CdP. Nei fatti, il CdP è stato alla coda delle iniziative, anziché esserne il centro propulsore (Stato Maggiore) in termini di linea, orientamento, ecc.

A Ercolano il P.CARC ha partecipato alle elezioni comunali con una lista unitaria con la Federazione della Sinistra. Il CdP si è occupato dell’operazione “a cose fatte”.

Possiamo affermare, quindi, che il CdP ha svolto più il ruolo di spalla del P.CARC che il ruolo di Stato Maggiore che conduce la GPRdiLD e spinge in avanti anche il P.CARC. A differenza dei CdP Cassinera e del CdP N. Bethune, il CdP Mara Cagol si è comportato come un CdP che non solo non dirige la guerra, ma spesso non dirige neanche le singole battaglie. A conferma di questo carattere del CdP, oltre a quanto detto fin qui, sta anche il fatto che molte delle decisioni che il CdP ha preso durante le riunioni non sono diventate poi operative, incidendo sulla realtà. Nota positiva di questa campagna elettorale è stata l’operazione fatta dal CdP con l’indicazione di voto a seguito dell’orientamento ricevuto dal Centro (cosa che vedremo più avanti).

 

3. In altri casi c’è stata l’assenza completa di lavoro di orientamento del CdP sulle OM. Di fronte alle elezioni, il CdP si è limitato a produrre un comunicato con le indicazioni di voto a seguito dell’orientamento ricevuto dal Centro. È il caso del CdP A.M. Mantini. Questo limite nasce dalla concezione errata che porta il CdP a mettere al centro la manifestazione della propria identità anziché l’intervento nella lotta di classe per orientarla positivamente, tenendo conto degli obiettivi che il Partito si pone (trasformazione delle realtà).

Nei fatti il CdP A.M. Mantini si è comportato come un CdP che concepisce la GPRdiLD come un parlare della guerra, un illustrare la guerra, anziché fare la guerra (condurre campagne, battaglie, operazioni tattiche concatenate e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi della fase). Non è un caso che questo CdP cura poco le reazioni della sinistra presente negli ambiti in cui interviene (ad esempio attraverso il comunicato sulle elezioni) e, a volte, ritiene principale (sbagliando) smascherare la destra, far emergere la destra anziché individuare e mobilitare la sinistra. Una deviazione che, ad esempio, viene messa in evidenza nel bilancio fatto dal CdP dell’azione che ha svolto con il comunicato in solidarietà con Alessandro Della Malva (v. VO 34, pag.67, colonna di sinistra). Il comunicato che il CdP A.M. Mantini ha diffuso il 2 maggio ‘10 mostra però primi passi in avanti verso il superamento di questo limite. Con questo comunicato-flash il CdP cerca infatti di interagire (si pone l’obiettivo di interagire) con la sinistra presente nei due ambiti di cui tratta nello scritto, ossia tra gli organizzatori del 25 aprile in Piazza Santo Spirito di FI e quelli del Primo Maggio al Fondo Comunista. Per confermare i passi ci resta da verificare quali azioni il CdP ha fatto per far giungere il comunicato a questi due referenti, se ha raccolto le reazioni della sinistra presente in questi due ambiti (inchiesta), quali mosse ha messo in campo per dare continuità all’intervento su di essa.

 

4. Infine ci sono stati CdP che non hanno proprio partecipato alla campagna elettorale che si svolgeva nel territorio di loro competenza, non a ragion veduta ma per problemi di direzione sia da parte dell’istanza superiore (il CdP intermedio che li segue), sia da parte dei segretari degli stessi organismi. Questo vale ad es. per i CdP Onda Rossa, Quattro Giornate, Che Guevara.

 

Le indicazioni di voto differenti rispetto alle OM

L’esperienza più innovativa che alcuni CdP hanno fatto durante questa campagna elettorale sono state le indicazioni di voto differenti rispetto a quelle date dalle OM. Analizzarla ci permette di comprendere meglio l’ottica con cui un CdP deve mettersi per agire da Stato Maggiore e spingere in avanti la lotta di classe nel territorio di sua competenza.

1. In Lombardia il CdP Cassinera ha dato l’indicazione votare Luciano Muhlbauer (“buon candidato progressista” della Federazione della Sinistra), mentre il P.CARC dava l’indicazione di votare nella circoscrizione di Milano Luciana Pellegreffi (indipendente della FdS) e nelle altre circoscrizioni lombarde Vito Crimi (candidato presidente del Movimento Cinque Stelle).

2. In Campania il CdP Mara Cagol ha dato l’indicazione di votare Sandro Fucito (“buon candidato progressista” della FdS), mentre il P.CARC e l’SLL davano indicazione di votare Ciro Brescia (candidato del Movimento Cinque Stelle).

L’obiettivo che il Centro si prefiggeva nel dare ai due CdP l’indicazione di mettere in campo questa operazione era il seguente: intervenire in più ambiti, muovere più leve, convogliando tutto verso il GBP. L’indicazione di voto dei CdP era differente da quella delle OM, non era in contrapposizione con l’azione delle OM: al contrario era in sinergia con esse. Le OM intervenivano sui grillini e, in Lombardia, anche su una certa fascia della FdS (quella orientata da Luciana Pellegreffi, che in realtà è più vicina all’area dei grillini e dei sinceri democratici che alla base rossa della FdS) sfruttando il lavoro elettorale per fare un’azione di propaganda del GBP e per allacciare rapporti. I CdP con le loro indicazioni di voto entravano in un altro ambito (base rossa della FdS) che restava “sguarnito” dall’azione delle OM, orientandolo verso il GBP. Come due battaglioni che si mettono in punti diversi della montagna, sparano da postazioni diverse e su obiettivi diversi per orientare tutti nella stessa direzione: farli passare tutti sullo stesso ponte. Il contrasto tra le diverse indicazioni di voto esiste se si ragiona con una logica elettoralista e non si mettono al centro il lavoro per la creazione delle tre condizioni per l’edificazione del GBP e il lavoro per l’accumulazione di forze rivoluzionarie. Gli eventi successivi alla campagna elettorale hanno confermato la bontà di questa linea: De Magistris, esponente della sinistra di Italia dei Valori, ha lanciato l’appello ai grillini e alle altre forze della sinistra per sviluppare un lavoro comune, anche sul terreno elettorale. L’indicazione di voto dei CdP, in sostanza, ha precorso i tempi, lavorando per unire quanto diviso, nell’ottica della costruzione del GBP. Con questo non vogliamo dire che De Magistris ha lanciato il suo appello per via della nostra azione (anche perché, come vedremo più avanti, essa ha presentato una serie di limiti), ma affermiamo che la nostra indicazione di voto poggiava su una giusta analisi della realtà e su una giusta concezione e per questo è stata in grado di rafforzare lo sviluppo positivo degli eventi.

Sono emerse altre domande rispetto a questa operazione, oltre a quella della contrapposizione tre le due indicazioni di voto.

1. “Ma un compagno di un CdP che fa parte anche di una OM, quale indicazione di voto deve seguire?”

Anzitutto un comunista fa propaganda per indirizzare i destinatari di essa a fare quello che è utile che essi facciano. Non fa propaganda per far sapere quello che lui individualmente fa, né deve “per coerenza” fare quello che dice a qualcuno che bisogna fare. Capita che persone diverse devono fare cose diverse, pur avendo lo stesso obiettivo. Per raggiungere lo stesso obiettivo, la stessa persona deve fare cose diverse se le circostanze sono diverse. Quindi come un compagno vota individualmente, dipende dall’analisi concreta della situazione e dagli obiettivi che il CdP si prefigge (bisogna sempre partire dagli obiettivi). Ad esempio a Napoli i compagni dei CdP avrebbero dovuto votare per Ciro Brescia (Movimento Cinque Stelle) e non per Sandro Fucito (anche se l’indicazione di voto del CdP era per lui). Perché? Rafforzare la posizione dei grillini in termini di sostegno (e quindi anche in termini di voti, che sono una delle forme di sostegno) alimenta lo spostamento a sinistra dell’asse nelle masse popolari e crea più contraddizioni nel “teatrino”, poiché potenzia la spinta verso l’autorganizzazione popolare. L’indicazione di voto per Sandro Fucito, invece, serviva “unicamente” per spingere lui e orientare la sua base verso il GBP: non per rafforzare la FdS o lui in termini di sostegno tra le masse popolari. E’ lui che doveva usare il suo ruolo e le sue relazioni per rafforzare l’autorganizzazione popolare. Sono, quindi, due dinamiche diverse anche se, grazie a noi, convergenti.

2. “Ma come si fa ad utilizzare l’indicazione di voto del CdP per aprire contraddizioni? I membri del CdP non possono mica portare l’indicazione di voto del CdP nelle assemblee e fare altre forme di propaganda pubblica a nome del CdP.”

La linea che è stata elaborata è stata la seguente:

- mandare (usando TOR) il comunicato del CdP al candidato che il CdP sostiene e alla stampa

- mandare (usando TOR) il comunicato del CdP alle sezioni del PRC (e/o singoli del PRC) che ci interessano

- pubblicare il comunicato del CdP su Indymedia

- attacchinare il comunicato del CdP vicino alle sezioni del PRC che ci interessano

- inviare via Facebook (usando TOR) il comunicato del CdP alle sezioni del PRC che ci interessano

- dopo le elezioni dare continuità al lavoro continuando a curare le sezioni e i singoli su cui si è intervenuti, per sviluppare un lavoro finalizzato alla raccolta.

Questo lavoro è stato fatto parzialmente dai due CdP. Il CdP Cassinera ha fatto un lavoro abbastanza articolato (producendo diversi comunicati, oltre quello con l’indicazione di voto, in cui diceva a Muhlbauer - e quindi orientava la sinistra della sua base - cosa doveva fare su questa o quella questione, ponendo sistematicamente la questione del GBP) e partendo con un certo anticipo rispetto alle elezioni (anche se non ha affisso il comunicato vicino alle sedi del PRC e non ha sviluppato un lavoro di raccolta, per via di limiti di movimentismo ed elettoralismo). Il CdP Mara Cagol, invece, ha diffuso, attraverso la rete, il comunicato ad una settimana dalle elezioni (e non ci risulta che ci sia stato poi un lavoro di raccolta).

3. “Stante questi limiti del CdP Mara Cagol rispetto all’indicazione di voto, che non ha permesso di incidere sui rapporti di forza, non era meglio non darla o dare la stessa indicazione delle OM?”.

Questa domanda non è dialettica e nasconde una concezione elettoralista (quello che importa è quanti voti il candidato prede), e non solo perché è stata posta anche da compagni del CdP Mara Cagol che non erano d’accordo a dare indicazioni di voto divergenti. Viene prima l’uovo o la gallina? Si nasce già grandi o lo si diventa? Il CdP Mara Cagol non poteva fare diversamente (muoversi prima) perché quello era il suo livello ideologico. Questa esperienza ha fatto fare al CdP un passo in avanti in termini di concezione. Se usata bene (ossia spiegata, discussa, usata per fare formazione), farà fare un passo in avanti anche a chi circonda il CdP. Quindi sì: è stato giusto fare questa operazione, anche se ha avuto principalmente effetti interni. Ma questo è il primo passo per rilanciare ad un livello superiore l’azione esterna! Per il CdP Mara Cagol questa esperienza costituisce un prezioso bagaglio da cui attingere per superare i limiti indicati rispetto alla “scarsa direzione” e alla tendenza a fare da spalla alle OM anziché operare come Stato Maggiore. In questa occasione il CdP Mara Cagol ha spinto in avanti tutto il resto (anche se principalmente in termini di concezione e non di ricadute a livello di raccolta di forze e di creazione delle tre condizioni per l’edificazione del GBP, per i motivi appena visti). Si è mosso nell’ottica di Stato Maggiore.

 

Ogni CdP ha una sua concezione della GPRdiLD: l’importanza della formazione

Dall’analisi del lavoro elettorale svolto emerge che ci sono quattro livelli differenti, in termini ideologici, nei CdP e che esistono quattro differenti concezioni rispetto alla GPRdiLD e all’azione che deve svolgere il Partito attraverso le sue articolazioni. Anche i CdP più avanzati concepiscono la GPRdiLD come un’insieme disordinato (non collegato) di battaglie e l’azione dello Stato Maggiore viene ridotta alla direzione delle singole battaglie (e non dell’insieme della guerra). Questo spiega perché il nostro lavoro dà ancora risultati modesti, nonostante le grandi possibilità di reclutamento, di orientamento e di mobilitazione che la situazione presenta per noi.

L’aspetto principale a cui il Centro deve mettere mano per avanzare nel consolidamento e rafforzamento del Partito è costituito quindi dal promuovere nei CdP una superiore assimilazione della nostra concezione del mondo, a partire dalla concezione del tipo di guerra che stiamo facendo.

Innanzitutto occorre che il Centro faccia un passo in avanti in termini di direzione, superando sia la tendenza a “navigare a vista” sia la tendenza a mettere al centro la stesura di piani di lavoro, anziché curare la formazione ideologica dei membri dei CdP. Il Centro deve fare il profilo di ogni CdP e tracciare linee specifiche di intervento che poggino su una triplice azione:

1. programmare e dirigere percorsi di studio mirati, individuali e/o di gruppo, sul Manifesto Programma, La Voce, i comunicati del Partito;

2. guidare i CdP a fare l’analisi concreta del contesto in cui operano;

3. impostare esperienze-tipo di campagne specifiche per ogni CdP al fine di guidarlo nella traduzione del generale nel particolare e nel concreto in cui esso opera (un determinato ambito d’intervento, una determinata campagna, ecc.) e guidarlo nella fase di bilancio (sia intermedio che finale).

Occorre inoltre mettere mano alla tendenza che porta a non selezionare in maniera adeguata i compagni da fare entrare nel Partito, ponendo la quantità al di sopra della qualità. Il Centro dovrà valutare il livello dei vari CdP (e dei singoli membri che li compongono) studiando caso per caso se è opportuno mantenerli oppure scioglierli. Nel corso di questi anni e anche durante l’attuale campagna d’organizzazione e reclutamento dei CdP sono stati fatti entrare nel Partito (oppure si sono avviate candidature con) compagni/e che non sono adeguati a ricoprire il ruolo di Stato Maggiore: questo crea situazioni di impasse del lavoro e, anche, di frustrazione nei compagni stessi. E’ meglio un compagno che opera bene in un’OM o in un’Organizzazione Operaia o Popolare, anziché un compagno che fa parte di un CdP ma non ha le caratteristiche per svolgere un lavoro da Stato Maggiore (elaborare e dirigere campagne, battaglie e operazioni tattiche, studiarne i risultati, rilanciare ad un livello superiore). Il numero dei CdP e dei membri del Partito non aumenta abbassando il livello dei membri (concezione del CdP come “doppione”, “brutta copia” delle OM), ma, al contrario, elevando la concezione dei membri dei CdP e selezionando bene chi deve farne parte.

 

Antonio G.