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Saluto al II Congresso del Partito dei CARC

 

Il (nuovo)Partito comunista italiano saluta con gioia il II Congresso del Partito dei CARC e augura che segni un nuovo passo avanti nell’opera che il vostro Partito sta conducendo per contribuire a fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Voi vi siete assunti il compito di sabotare il terzo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva. Esso consiste nell’impegno e bisogno per la borghesia di “sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti”. Il sabotaggio di questo pilastro è parte essenziale della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che il (n)PCI sta conducendo per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Le Tesi del vostro II Congresso indicano magistralmente la via che devono seguire tutte le organizzazioni impegnate nella lotta sul secondo fronte del Piano Generale di Lavoro, quello della lotta per sabotare il terzo pilastro e nella lotta per la costituzione di un governo di Blocco Popolare. Tanto magistralmente che il (n)PCI ha dato a tutti i suoi Comitati di Partito la direttiva di studiarle accuratamente.

La situazione è particolarmente favorevole alla raccolta di forze rivoluzionarie. Il vostro Partito ha assunto un ruolo importante nella lotta contro l’infezione fascista e razzista. Per questo tanta parte delle masse popolari vi guarda con simpatia. Le elezioni del prossimo marzo permetteranno al vostro Partito di estendere il suo raggio d’influenza sfruttando l’esperienza già acquistata. Il lavoro della carovana del (n)PCI di cui il Partito dei CARC è parte importante si estende su scala più larga e migliora.

 

Il primo Congresso che avete tenuto nel 2007 ha prodotto un grande rivolgimento e un notevole progresso. Con la campagna “lavoro post congressuale” avete fatto una revisione accurata del metodo di lavoro e, più a monte, della concezione del mondo che vi guida. L’assimilazione a un livello superiore del materialismo dialettico è stata una campagna che si è svolta anche nel (n)PCI e anche nelle file clandestine del nostro Partito ha prodotto un gran rivolgimento. È stato un rivolgimento salutare, strettamente necessario per far fronte ai compiti che dobbiamo svolgere. Abbiamo eliminato dalle nostre file la destra irriducibile e ora stiamo meglio.

 

Molta acqua è passata sotto i ponti nei due anni successivi al vostro I Congresso.

Il (n)PCI ha pubblicato il suo Manifesto Programma. Certamente alcuni di voi lo hanno letto, alcuni lo hanno anche studiato. La messa a punto del Manifesto Programma era uno dei due obiettivi che la Commissione Provvisoria si era data nel 1998 quando venne creata. L’altro era la formazione di organizzazioni di Partito. Molti sottovalutano il ruolo e l’importanza che ha il Manifesto Programma per il movimento comunista del nostro paese. È ovvio che sia così, vista la storia del movimento comunista del nostro paese. Si capirà la sua importanza man mano che procederemo nella nostra opera. Nonostante l’eroismo di tanti suoi membri, il primo partito comunista italiano non ha portato a compimento il suo compito, fare dell’Italia un paese socialista e marciare con gli altri paesi verso il comunismo, principalmente perché il partito nel suo insieme e particolarmente il suo gruppo dirigente non aveva una comprensione abbastanza giusta e abbastanza profonda delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe che doveva dirigere. Noi abbiamo posto fine a questa lacuna del movimento comunista del nostro paese. Siamo convinti di aver fatto un buon lavoro. La storia dei prossimi anni lo confermerà. Il (n)PCI mette il suo Manifesto Programma a disposizione del Partito dei CARC: esso vi aiuterà a svolgere a un livello più alto il lavoro che è ben delineato nelle Tesi del vostro Congresso.

La pubblicazione del Manifesto Programma apre una nuova fase anche nella vita del (n)PCI. Ora per il nostro Partito diventa prioritario tradurre nel movimento pratico delle classi oppresse la concezione e la linea che sono indicate nel Manifesto Programma. Abbiamo fatto importanti passi avanti nell’elaborare dall’esperienza passata del movimento comunista del nostro paese e internazionale e dall’analisi della situazione interna e internazionale la teoria che ci deve guidare. Questo ha ampliato il distacco tra la nostra teoria e la nostra pratica. Non c’è oggi nel nostro paese tra le organizzazioni che si dicono comuniste una in cui il distacco tra teoria e pratica è più ampio di quanto lo è nel (n)PCI. Non perché la nostra pratica è più arretrata di quella degli altri, ma perché la nostra teoria è più avanzata. Colmeremo quindi questo distacco, porteremo la nostra pratica a un livello superiore. Ci auguriamo che molti di voi parteciperanno al lavoro che ci attende, che molti di voi aderiranno all’appello del Partito e assumeranno un impegno superiore nelle sue file. La condizione oggettiva, esterna, è favorevole a un grande rivolgimento politico e sociale.

Infatti il secondo avvenimento che ha segnato i due anni trascorsi dal vostro primo Congresso è l’entrata della seconda crisi generale del capitalismo nella sua fase terminale. È un avvenimento di importanza enorme, storica e mondiale quello in cui siamo coinvolti, di cui dobbiamo approfittare per svolgere fino in fondo la nostra opera. Ci siamo immersi completamente, quindi possiamo anche non renderci conto che qui si fa la storia, qui si gioca l’avvenire dell’umanità. Come è successo nel passato a molti individui pur coinvolti in avvenimenti di importanza storica. Perché ognuno di noi, anche in questo periodo, deve come sempre far fronte anche alle piccole, quotidiane e ordinarie incombenze della sua vita: anche il cammino più glorioso e più lungo è fatto per ogni individuo di piccoli passi. Alcuni si lasciano completamente assorbire dalle piccole e indispensabili incombenze quotidiane, fino a non vedere al di là, a non vedere altro. Le classi dominanti, la borghesia, il Vaticano col suo clero spingono ogni individuo delle masse popolari in questa direzione. Lo soffocano in mille piccole quotidiane incombenze.

Per fare la nostra storia dobbiamo riuscire ad alzare la testa dal quotidiano, a guardare il cielo e le stelle, a capire ognuno di noi il senso storico e universale di quello che fa. Chi non fa questo, subisce quello che fanno gli altri. In particolare rischia di diventare massa di manovra delle classi dominanti, che hanno maggiori mezzi e una situazione sociale più forte per strumentalizzare le masse, rispetto a noi comunisti che dobbiamo svegliarle a una nuova vita, a una nuova organizzazione, a una nuova opera.

Il mondo non sarà più come prima, dopo quello che succederà in questi mesi. E quello che succederà in questi mesi, siamo noi a determinarlo. Sono gli uomini che fanno la loro storia. Ma ognuno la fa solo nella misura in cui tiene conto e fa fronte alle condizioni concrete in cui deve operare, condizioni create dalla storia che abbiamo alle spalle e dalle azioni e orientamenti del resto dell’umanità. Perché gli uomini fanno la loro storia collettivamente. Ogni individuo svolge un ruolo tanto più importante e decisivo, quanto più riesce a tener conto del ruolo che svolgono gli altri, a valorizzare e rafforzare la sinistra e a isolare e neutralizzare la destra. Perché l’umanità non ha di fronte solo una strada. Sostanzialmente e a grandi linee ne ha di fronte due. Come esattamente dicono anche le vostre Tesi. La questione in ballo è quale delle due strade seguirà: quella della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari che porta direttamente verso l’instaurazione del socialismo o quella che passa attraverso l’inferno della mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Quale delle due lo decidiamo, lo possiamo decidere noi, se anziché subire prendiamo in mano con sufficiente energia e abilità la situazione e prendiamo l’iniziativa.

Il Vaticano, la sua Chiesa, la borghesia imperialista, i gruppi imperialisti USA ed europei, i gruppi sionisti, le Organizzazioni Criminali, insomma tutti quelli che hanno finora governato, saccheggiato e rovinato il nostro paese non hanno altra via che la mobilitazione reazionaria. Mettere masse contro masse all’interno del nostro paese e usarle per partecipare all’aggressione e al saccheggio del resto del mondo. La crisi non lascia loro altra strada. E la crisi non è affatto risolta.

Chiacchiere sulla crisi se ne fanno molte e molte di più se ne possono fare e se ne faranno. Alcuni si guadagnano da vivere e sono pagati per chiacchierare e fanno a gara a chi chiacchiera di più e meglio. Ma il fenomeno che sintetizza lo stato della crisi, l’indice principale della crisi sono i posti di lavoro. Se i posti di lavoro buoni e dignitosi prendono ad aumentare stabilmente, stiamo uscendo dalla crisi. Se i posti di lavoro continuano a ridursi e a peggiorare di qualità, stiamo ancora sprofondando nella crisi. È un metro con cui ognuno di voi può giudicare.

Noi siamo i promotori di un’altra strada. Il vostro Partito nelle sue Tesi indica chiaramente un’altra strada: la strada del governo d’emergenza costituito da Organizzazioni Operaie e da Organizzazioni Popolari. la moltiplicazione di queste organizzazioni, il loro coordinamento, l’elevazione delle loro aspirazioni, ambizioni, obiettivi e capacità d’azione e di lotta fino a costituire esse il governo d’emergenza di cui ha bisogno il nostro paese per far fronte alla crisi, il Governo di Blocco Popolare.

Questa è la lotta che oggi ci unisce. Abbiamo tutto quello che ci serve per andare avanti su questa strada. Non ci resta che avanzare con determinazione, energia e coraggio.

Avanti quindi, compagni! Viva il Partito dei CARC!

 

La Delegazione                                     

del (nuovo)Partito comunista italiano

31 ottobre 2009

 

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