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Sulla ronda proletaria antifascista e antirazzista di Massa

 

Cari compagni,

vi scrivo per dare un contributo alla discussione in corso sulla mobilitazione contro le ronde fasciste e razziste già in auge da diverso tempo nel nostro Paese e che la banda Berlusconi ha formalizzato con la legge 94 dello scorso luglio, varata con il solito “democratico” voto di fiducia.

In particolare voglio intervenire sulla risposta tempestiva che è stata data a questa ennesima infame legge dei padroni e della Repubblica Pontificia che si scaglia contro gli immigrati e non solo. Essa ha, di fatto, l’unico scopo di far montare ancor di più la mobilitazione reazionaria già in atto nel nostro Paese e rendere ancora più difficile la coesione delle masse popolari che, dal canto loro e in qualche modo, cercano di fare fronte alla crisi e al degrado materiale e morale in cui l’ordinamento borghese decadente le sta gettando giorno dopo giorno.

Ho avuto modo di vivere da vicino l’esperienza della ronda proletaria antifascista e antirazzista che il 25 luglio scorso ha sfilato per le vie della località Partaccia a Marina di Massa. Lo scopo di essa era di farla finita con la ronda SSS (Servizio Soccorso Sociale) ideata e diretta dal noto fascista Stefano Benedetti e composta da fascisti e da ex sbirri. Da settimane questa squadraccia scorrazzava impunemente infestando quel quartiere, con una certa tolleranza e indifferenza della maggior parte della sinistra borghese e delle forze democratiche locali e nazionali, che oggi appaiono quasi narcotizzate dall’attacco della destra borghese.

L’ASP, i CARC e gli antifascisti di Massa promuovendo e organizzando la manifestazione antironda hanno preso la decisione più giusta per togliere agibilità politica alla ronda SSS: un esempio di come toglierla in generale a tutte quelle che gironzolano nei quartieri proletari di alcune nostre città. Questi compagni e in particolare quelli dell’ASP hanno lanciato concretamente la “contro ronda” in quel territorio, partendo della loro prima festa nazionale. Sono così entrati nel vivo di un tema politico estremamente attuale come l’ondata razzista che attraversa l’Italia da nord a sud con una sfilza di episodi violenti, di pestaggi, aggressioni, ferimenti contro immigrati, omosessuali, compagni e le persone più deboli. Questi compagni hanno positivamente messo in pratica l’appello lanciato dal (n)PCI con il Comunicato dell’11 marzo di quest’anno che si intitolava: “Per creare le condizioni di una vita dignitosa in un ambiente sicuro e pulito, contro le ronde dei fascisti, dei razzisti della Lega Nord e degli sbirri, sostenere, promuovere e organizzare ronde popolari!”.

Posso elencare alcuni aspetti interessanti di questa esperienza portata avanti essenzialmente dalla carovana del (n)PCI.

La ronda proletaria antifascista e antirazzista non ha fatto altro che rafforzare il campo delle masse popolari nel suo processo di coesione.

Essa, nel suo piccolo, ha anche dato impulso alla rinascita del movimento comunista e concretamente ha rafforzato il (n)PCI e la sua carovana.

Dall’altro lato l’operazione della controronda messa in atto dai compagni ha contribuito ad indebolire il campo della borghesia imperialista. Si è incuneata nel suo corpo politico pieno di contraddizioni e ha messo in luce l’evoluzione in corso nel regime di controrivoluzione preventiva. Sotto l’incalzare della fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo, si sgretolano pilastri del regime essenziali per il controllo della classe dominante sulle masse popolari: a) l’inganno e l’intossicazione delle coscienze, b) la sottomissione culturale e ideologica delle masse, c) la corruzione delle rappresentanze sociali e politiche delle masse, d) il coinvolgimento delle masse popolari in rapporto di sudditanza nel teatrino della politica borghese. Man mano che questi pilastri cedono sotto l’urto delle contraddizioni materiali sempre più acute tra la classe dominante e le masse popolari, il regime di controrivoluzione si sposta verso l’ultimo dei suoi pilastri, quello che si basa essenzialmente sui metodi repressivi. La mobilitazione reazionaria nel suo complesso, il razzismo e lo sdoganamento del fascismo sono il clima più propizio per questi.

Con la ronda proletaria antirazzista e antifascista a Massa, i compagni della carovana hanno usato con sapienza il concentramento di forze creato in quel momento dalle due feste, quella di Resistenza e in particolare quella dell’ASP: hanno quindi sfruttato la sinergia tra le due organizzazioni modello della carovana e facendo leva su queste hanno mobilitato le forze antifasciste locali.

Grazie a tale operazione soggettiva e allo scontro con i fascisti delle SSS, è stato possibile accendere i riflettori dei media borghesi su una operazione politica di stampo profondamente reazionario portata in porto, ancora una volta, dalla banda Berlusconi e in particolare dai suoi ministri addetti agli apparati repressivi, Maroni e Alfano. Il clamore dell’iniziativa antirazzista e antifascista promossa con l’operazione tattica della carovana, ha fatto riaccendere i contrasti tra le forze borghesi che si sono espresse attraverso i loro rappresentanti politici di destra e di sinistra e tramite i loro rispettivi giornali e le loro televisioni.

Il clamore sollevato è stato ancora più vasto quando alla controronda sono seguiti i fermi e gli arresti di quattro compagni, due dei quali rilasciati dopo una notte in Questura, mentre gli altri due sono stati trattenuti agli arresti per 48 ore. Questa circostanza inattesa, non propriamente calcolata dai promotori della ronda proletaria, è stata però sapientemente affrontata, facendo ricadere pesantemente l’azione repressiva degli sbirri sulle autorità borghesi che invece di applicare la legge contro i fascisti che violano la Costituzione nata con la vittoria della Resistenza sul nazifascismo e tutt’oggi in vigore, perseguitano chi la difende, i comunisti e gli antifascisti.

Nelle intenzioni delle autorità borghesi la repressione doveva essere un monito per coloro che si contrappongono al disegno della destra borghese che vuole fomentare ancora di più la mobilitazione reazionaria, incrementare la disgregazione delle masse e accentuare le contrapposizione nel loro seno.

 

Stroncare le prove di fascismo!

 

Il fascismo non è un’opinione!

Il fascismo è utilizzo di mezzi criminali per terrorizzare gli oppositori e portare la guerra all’estero!

 

In Italia il fascismo non è solo illegittimo, è anche illegale!

Le Autorità che tollerano il fascismo sono fuorilegge: omissione di atti d’ufficio!

 

Impedire la propagazione dell’infezione fascista e razzista facendo fronte alla crisi!

Nessuna azienda deve essere chiusa!

Nessun lavoratore deve essere licenziato!

A ogni adulto un lavoro dignitoso!

Ma questa aperta intimidazione nei confronti dei compagni che hanno promosso la ronda proletaria antifascista e antirazzista, si è scontrata non solo con la tenace resistenza dei fermati e degli arrestati, ma anche con una dura risposta dei protagonisti della ronda. Questi infatti hanno messo in piedi una lotta ancora più accesa e dura, che ha trasformato ancora di più il problema delle ronde razziste e fasciste in un problema politico nazionale e di ordine pubblico. Contro i fermi e gli arresti dei compagni le mobilitazioni sono continuate con ancora maggiore fermezza e determinazione: l’assedio notturno della Questura di Massa, il blocco stradale e quello ferroviario, le assemblee, le conferenze stampa, i comunicati, ecc. A questo si è associato sin da subito anche il concentramento di forze dalla carovana a Napoli che in quel momento stava realizzando la festa di Resistenza. In solidarietà con gli arrestati di Massa, questi compagni hanno a loro volta assediato il Commissariato di polizia del quartiere di Fuorigrotta

 e hanno occupato la stazione ferroviaria e metropolitana locale.

I compagni della ronda di Massa hanno poi mobilitato ancora più ampiamente le masse popolari suscitando numerosi attestati di solidarietà sia a livello locale e nazionale, sia a livello internazionale. In base al principio della mobilitazione su due gambe, essi hanno saputo agire anche sulle contraddizioni della sinistra

borghese e sulle forze democratiche che infine hanno preso posizioni nette contro le ronde di Maroni. In particolare hanno costretto il sindaco PD, Pucci, a dichiarare che le ronde razziste e fasciste alla SSS nel comune di Massa sono vietate.

Con la ronda antifascista e antirazzista di Massa, i compagni hanno sollevato un’ondata di opinione pubblica contro la legge razzista della banda Berlusconi e contro il tentativo della borghesia di aumentare la disgregazione sociale aizzando le masse autoctone contro gli immigrati e di camuffare la causa reale del malessere sociale.

L’operazione ronda proletaria ha infine suscitato attenzione e interesse politico verso i compagni della carovana del (n)PCI da parte di numerosi altri compagni sia localmente che a livello nazionale. L’operazione tattica di attacco condotta a Massa ha quindi prodotto un processo di accumulazione di nuove forze che si sono avvicinate alla carovana in termini di militanza, di simpatie e di collaborazioni.

Anche se tutta questa operazione ha comportato l’ennesima azione repressiva e il sacrificio di due compagni sottoposti ad un procedimento giudiziario e a misure restrittive della libertà personale, i risultati e gli insegnamenti conseguiti sono stati di gran lunga positivi per la causa per cui stiamo combattendo. Come dice il (n)PCI nel suo comunicato 17/09 del 27 luglio all’indomani dei fatti di Massa, “le ronde proletarie antifasciste e antirazziste sono un ottimo strumento di organizzazione delle masse popolari!”. Esse sono un aspetto dello sviluppo dell’autorganizzazione più generale delle masse che le avvicina all’obiettivo di costituire un governo di emergenza e di blocco popolare, necessario alla loro liberazione dall’oppressione borghese e dal suo ordinamento.

Con questo vi saluto e vi auguro un proficuo lavoro per il rafforzamento del nostro (n)PCI.

10, 100. 1000 ronde popolari antifasciste e antirazziste!

Lucia (Arezzo)