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I Comitati di Partito (CdP)

 

Campagna d’organizzazione e di reclutamento: conduciamo un’articolata attività di cura e formazione degli uomini per promuovere l’assimilazione e l’adozione del Nuovo Metodo di Lavoro e avanzare nel consolidamento e rafforzamento della rete dei Comitati di Partito!

 

Comitati di Partito e Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata

La Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata è la via per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Essa avanza con la costruzione nel paese di un Nuovo Potere popolare, contrapposto al potere della borghesia, alla Repubblica Pontificia. Cioè con la costituzione del Partito comunista come centro del Nuovo Potere popolare della classe operaia; con la mobilitazione e l’aggregazione crescenti di tutte le forze rivoluzionarie della società attorno al Partito comunista; con l’elevazione del livello delle forze rivoluzionarie (formazione all’attività politica rivoluzionaria e aggregazione attorno e nel Partito); con la loro utilizzazione secondo un piano per sviluppare una successione di iniziative che pongono lo scontro di classe al centro della vita politica del paese in modo da reclutare nuove forze, indebolire il potere della borghesia imperialista e rafforzare il Nuovo Potere, arrivare a costituire le forze armate della rivoluzione e a dirigere tutte le forze rivoluzionarie nella guerra contro la borghesia fino a rovesciare i rapporti di forza, eliminare lo Stato della borghesia imperialista e instaurare lo Stato della dittatura del proletariato.

Il Partito comunista è il centro propulsore del Nuovo Potere la cui costruzione è l’essenza della GPRdiLD. Esso sarà l’effettivo Stato Maggiore della classe operaia che lotta contro la borghesia imperialista quando sarà in grado di orientare e dirigere il movimento pratico della classe operaia.(1) A questo fine almeno una parte importante degli operai avanzati dovranno essere membri di un Comitato di Partito (CdP). Senza una salda rete di CdP costituita dagli operai avanzati e dagli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari che animi e orienti tutta l’attività della massa più o meno organizzata di milioni di operai e di elementi delle altre classi delle masse popolari, non sarebbe infatti possibile farla finita con il capitalismo e instaurare il socialismo. Per questo oggi è possibile costituire un governo di Blocco Popolare, ma non è attuale, come parola d'ordine per l'azione, l'instaurazione del socialismo. Questa oggi è una parola d'ordine di propaganda, lanciata per formare la coscienza necessaria per l'azione di oggi e di domani.

La costruzione di una fitta rete di CdP è il cuore della rinascita del movimento comunista e della creazione del Nuovo Potere. Moltiplicare il numero dei CdP e migliorare il lavoro dei CdP già esistenti è la via per forzare il principale “collo di bottiglia” che abbiamo di fronte per avanzare nella GPRdiLD.(2) Questa è l’opera che ci attende.

Stante l’importanza che ricopre la creazione della rete di CdP, non è un caso che questo è stato uno dei terreni principali di scontro tra sinistra e destra nella terza Lotta Ideologica Attiva che ha attraversato il (n)PCI, come indicato nel Comunicato della CP 12/09 datato 8 maggio 2009 (a cui rimandiamo). Gli esponenti maggiori della destra irriducibile da tempo proponevano e riproponevano tesi che confondevano organizzazioni clandestine (di Partito) e organizzazioni pubbliche, che nella loro concezione risultavano le une bruttacopia o bellacopia delle altre.

La direzione di questo lavoro è stato l’ambito in cui nel (n)PCI si è evidenziata maggiormente la contraddizione tra la teoria avanzata e la pratica arretrata e quindi dove più si imponeva la necessità di fare un salto di qualità. Più precisamente nella direzione occorreva superare il dogmatismo e l’empirismo che l’allora commissario politico aveva fatto valere nella direzione dei CdP e affermare una concezione più avanzata, che:

1. poggiasse realmente su una concezione leninista del rapporto tra Partito clandestino e organizzazioni pubbliche: il Partito clandestino orienta l’attività delle organizzazioni di massa pubbliche e ne eleva la qualità. Non è una sorta di “braccio segreto” per realizzare attività che esse non possono fare - una loro appendice, come sostengono i militaristi, nè una “struttura parallela” a cui ricorrere quanto il nemico metterà fuorilegge i comunisti - come sosteneva la prima Internazionale Comunista;

2. applicasse il Nuovo Metodo di Lavoro nel rafforzamento dei CdP esistenti e nella costruzione di nuovi.

Senza questo salto di qualità nella direzione della rete dei CdP, parlare di applicazione nella pratica dei criteri e principi elaborati in dieci anni dal (n)PCI in questo campo restava una mera dichiarazione di intenti. Con la campagna per una superiore assimilazione del Materialismo Dialettico e con la terza LIA che ne è seguita abbiamo iniziato a mettere mano al problema: abbiamo individuato i nodi da sciogliere e le concezioni da contrastare. In questo articolo indichiamo la strada da percorrere per avanzare nel loro superamento, nel quadro della campagna d’organizzazione e di reclutamento nei CdP lanciata dalla CP con il n. 32 di La Voce.

 

Compiti e potenzialità dei CdP

I CdP sono organismi che hanno il compito di tradurre in pratica la strategia, la linea e la tattica del Partito ognuno nella zona e nel contesto particolare in cui opera: esso può essere un aggregato sociale (fabbrica, quartiere, organismo locale di organizzazione di massa, ecc.) nel caso del CdP di base o un territorio più vasto (città, provincia, regione, ecc.) o una grande organizzazione di massa per un CdP intermedio.

Con la loro azione di propaganda e di organizzazione i CdP promuovono l’orientamento comunista tra gli operai e i lavoratori avanzati e attraverso di essi nel resto delle masse popolari, rafforzano la sinistra presente nelle organizzazioni operaie e popolari pubbliche, reclutano gli elementi migliori, traducono nel particolare le campagna nazionali lanciate dal partito, dirigono la loro attuazione a livello locale, elaborano e dirigono campagne locali.

In sintesi: i CdP sono le mani con cui il Partito tesse le fila del Nuovo Potere e costruisce saldi e profondi legami con la classe operaia e il resto delle masse popolari e dirige alla lotta le forze che già seguono le sue direttive.

 

L’esperienza che abbiamo fatto in questi anni nell’attività clandestina è stata molto ricca e articolata, sia a livello centrale che a livello di CdP. Questo è un prezioso patrimonio da cui dobbiamo attingere, unico nell’attuale movimento comunista del nostro paese e per molti versi anche del resto dei paesi imperialisti. Il nostro percorso di costruzione del Partito comunista partendo dalla clandestinità e perseguendo coscientemente la strategia della GPRdiLD costituisce infatti una novità che la Commissione Preparatoria ha esposto nel n. 1 di La Voce (marzo 1999)!

L’analisi di questa esperienza fa emergere chiaramente che i CdP, in particolare quelli intermedi, adottando il Nuovo Metodo di Lavoro possono svolgere un ruolo centrale nello sviluppo dell’accumulazione di forze. Con la loro azione, essi infatti possono:

1. migliorare l’orientamento delle organizzazioni di massa pubbliche presenti sul territorio;

2. promuovere la sinergia tra i fronti di lotta indicati nel Piano Generale di Lavoro;

3. dirigere la dislocazione razionale delle forze disponibili sul territorio.

E’ opportuno inoltre sottolineare un altro aspetto: fin quando la borghesia eserciterà il suo potere tramite il regime di controrivoluzione preventiva, l’esistenza del Partito clandestino con la sua rete di CdP creerà delle contraddizioni all’interno del campo borghese rispetto all’utilizzo della repressione contro le organizzazioni di massa pubbliche. Il nemico di classe infatti sarà sempre diviso tra coloro che ritengono utile adottare la “linea dura” della repressione dispiegata per contrastare la rinascita del movimento comunista e coloro che invece ritengono che conviene temporeggiare, fare interventi repressivi mirati e senza troppo clamore per timore che la “linea dura” rafforzi l’organizzazione clandestina. L’esistenza e l’azione di un Partito clandestino con la sua rete di CdP è quindi uno scudo di protezione per le organizzazioni di massa pubbliche. Dobbiamo imparare a sfruttare meglio queste contraddizioni nel campo della borghesia per condurre il lavoro di accumulazione di forze. In primo luogo dobbiamo imparare ad illustrare meglio questo aspetto agli elementi avanzati che ci circondano, per rafforzare il legame con loro, elevare il loro orientamento e la loro collaborazione, reclutare i migliori tra essi.

 

 

Concatenazione e sinergia

La GPRdiLD è la rivoluzione che il Partito costruisce, fa attraverso un susseguirsi di campagne, ognuna composta di battaglie e operazioni tattiche, la riuscita delle quali crea le condizioni (un’influenza a più largo raggio del Partito e un’infiltrazione più ramificata in ogni ambito della società, più larghe masse popolari organizzate attorno al partito, un orientamento superiore, maggiore esperienza) per lanciare campagne di livello superiore (concatenazione). Questa è la traduzione in termini di metodo di lavoro del principio “far montare la maionese”.

La concatenazione si distingue dalla sinergia perché essa si sviluppa “in verticale” (ossia le varie campagne, battaglie e operazioni tattiche si susseguono in maniera cronologica, l’una crea le condizioni per condurre l’altra) e non, come nel caso della sinergia, in maniera “orizzontale” (ossia le varie campagne, battaglie e operazioni tattiche si sviluppano simultaneamente, alimentandosi l’un l’altra e convergendo verso un unico obiettivo). La sinergia è un metodi di lavoro funzionale alla concatenazione e ha una sua effettiva valenza solo se finalizzata alla concatenazione. Quest’ultima, come la sinergia, avviene già in misura “spontanea” nella realtà. Come ci insegna il Materialismo Dialettico, nella realtà ogni cosa è in relazione con le altre, ogni cosa si trasforma sulla base dei presupposti della sua trasformazione. Rendere la concatenazione e la sinergia coscienti e organizzate (ossia pianificarle) ne eleva la qualità, le fa sviluppare in maniera più efficace e finalizzata, funzionale alla GPRdiLD.

 

Per tradurre in pratica quanto detto nei tre punti indicati nel capitolo precedente rispetto a cosa possono fare i CdP, bisogna elaborare e attuare piani di lavoro che poggino sul principio della concatenazione e che su questa base impostino anche il lavoro di sinergia. In altre parole, piani che:

1. siano circoscritti in un lasso di tempo determinato e che abbiano un obiettivo principale da raggiungere ben definito, il raggiungimento del quale permette di rilanciare il lavoro ad un livello superiore;

2. siano divisi in fasi, ognuna con un suo obiettivo specifico il cui raggiungimento permetterà di passare alla fase successiva fino a raggiungere l’obiettivo principale dell’insieme del piano;

3. indichino le campagne e, nel limite del possibile, anche le battaglie e le operazioni tattiche da effettuare fase per fase per raggiungere l’obiettivo specifico della fase e quello principale dell’insieme del piano.

 

I due limiti principali nell’attività dei CdP

Nel comunicato della CP datato 8 maggio 2009 abbiamo indicato i limiti ideologici che erano presenti nella direzione della costruzione dei CdP (dogmatismo ed empirismo). Analizziamo ora i limiti principali che sono presenti nel nostro Partito per quanto riguarda l’attività dei CdP.

Essi sono di due tipi:

1. lo spontaneismo, ossia il “navigare a vista”, senza un piano di lavoro, senza l’utilizzo di strumenti adeguati per analizzare il contesto in cui si opera (Profili), senza l’utilizzo dello strumento del bilancio per studiare il lavoro svolto, individuare gli aspetti positivi e quelli negativi ed elaborare superiori linee di intervento;

2. il legalitarismo, ossia l’errata comprensione del rapporto che deve esistere tra il Partito clandestino e le organizzazioni legali. Questo limite porta a mettere al centro il lavoro pubblico anziché quello clandestino e a non applicare il principio leninista “il lavoro clandestino si adatta alle forme legali, ma vi immette i suoi contenuti, il suo orientamento”. Questo errore indebolisce sia il lavoro clandestino che quello pubblico: quest’ultimo si può infatti sviluppare in maniera adeguata e avanzata solo se il lavoro clandestino viene condotto nel giusto modo. Inoltre, il legalitarismo apre le porte al liberalismo e produce errori di violazione del fondamentale principio della compartimentazione.

 

Appiattimento sulle organizzazioni modello, gradualismo e “interferenze”

Connessi al legalitarismo ci sono tre errori che sono più o meno ricorrenti nell’attività dei CdP. Analizziamoli.

 

1. Appiattire l’attività di orientamento del CdP nei confronti delle organizzazioni di massa pubbliche al solo intervento sulle organizzazioni modello, tralasciando le altre organizzazioni. Questo indebolisce il lavoro di costruzione dell’unità delle forze sane del nostro paese e non permette di estendere quanto potremmo il Nuovo Potere popolare. Su ognuno dei 4 fronti del PGL le organizzazioni modello sono un elemento importante, un punto di forza per la nostra azione, ma assolutamente non sono l’unico e non sempre né ovunque sono il principale strumento dell’azione dei CdP su quel fronte.

Per contrastare questo errore e inquadrare le cose con un orientamento più avanzato, è opportuno sottolineare che i membri dei CdP non si dividono (e non devono dividersi) solo in due categorie:

1. chi opera in un’organizzazione modello;

2. chi non svolge affatto un lavoro pubblico, ma si occupa unicamente di attività clandestine.

C’è infatti anche una terza categoria: quei compagni che operano in organizzazioni di massa pubbliche che non sono legate alla “carovana” (dai sindacati ai partiti della sinistra borghese, dall’ANPI all’Arcigay, dai collettivi studenteschi alle associazioni cattoliche: in prospettiva in ogni organizzazione in cui vi sono masse popolari, qualunque  sia l'orientamento della direzione).

Per avanzare dobbiamo migliorare (elevare di qualità) l’attività dei compagni della prima categoria e sviluppare quella dei compagni della terza, che oggi è abbastanza ridotta a dimostrazione dei passi in avanti che dobbiamo compiere nello sviluppare il nostro legame con le masse popolari.

Con l’avanzamento della nostra attività si creerà anche una quarta categoria: quei compagni dei CdP che operano come infiltrati in organizzazioni della destra borghese, nella Lega, nei gruppi fascisti, nelle Forze Armate, in ogni istituzione statale e in ogni ambiente delle classi dominanti. Per far sì che questo avvenga, il Partito nei prossimi mesi dovrà selezionare e formare compagni e cercare di impostare alcune esperienze tipo da studiare per ricavare criteri e principi per poi generalizzarli. Il problema connesso allo sviluppo di questa quarta categoria è quello di avere compagni che non sono già schedati (cosa abbastanza difficile in un regime di controrivoluzione preventiva). Lo sviluppo di questo lavoro va quindi di pari passo con lo sviluppo dell’accumulazione di forze rivoluzionarie. Avere chiaro dove si vuol arrivare, aiuta però a creare le condizioni per arrivarci.

 

2. Il gradualismo nel campo del reclutamento. Connesso all’errore appena visto, c’è la concezione errata secondo cui un compagno per entrare nel Partito deve per forza aver militato prima in un’organizzazione modello. Questo errore nasce dall’appiattimento analizzato nel punto precedente. Come abbiamo già affermato in diverse occasioni, un membro del Partito può provenire anche dal PRC, PdCI, Verdi, sindacati di base o sindacati di regime, FSRS, associazioni ambientaliste, comitati di lotta, comitati di resistenza, ecc. Chi proviene da simili organizzazioni e ambiti per noi è una ricchezza maggiore: dobbiamo far si che egli continui a militarvi, sotto la direzione del CdP, per orientarle, con la linea di massa, in funzione degli obiettivi tattici e strategici del Partito.

 

3. Può un CdP discutere di quello che avviene in un’organizzazione di massa pubblica (sia essa un’organizzazione modello o no) e tracciare una linea di intervento per orientare, con la linea di massa, la sinistra in essa presente in modo che questa con la sua mobilitazione faccia sviluppare l’organizzazione nella direzione che il CdP ritiene più positiva e funzionale alla GPRdiLD?

Alcuni compagni sicuramente risponderanno senza esitare “si” a questa domanda e si meraviglieranno per il fatto che l’abbiamo posta. In realtà lo facciamo a ragion veduta: per molti membri del Partito questo concetto ancora non è patrimonio acquisito e rientra nella contraddizione teoria-pratica.

Facciamo alcuni esempi. In questo periodo ci sono stati i congressi di sezione e di federazione del Partito dei CARC. Quanti CdP hanno discusso su come orientare, con la linea di massa, questi congressi in modo da far affermare una linea più avanzata ed eleggere un gruppo dirigente all’altezza della situazione, fissando obiettivi, linea di intervento e misure concrete con cui tradurla in pratica (facendo cioè un piano di lavoro)? Nessun CdP ha effettuato questo lavoro e alcuni compagni del Partito hanno ritenuto che questa sarebbe stata un’“intromissione” nella vita del Partito dei CARC.

Lo stesso errore che è emerso, ad esempio, anche durante la terza LIA: quasi nessun CdP ha discusso di quello che stava avvenendo nel Partito e nelle organizzazioni della “carovana” elaborando una linea da seguire, oppure chiedendo al Centro orientamento e direttive.

Comportamenti analoghi ci sono stati in occasione dei congressi delle Rappresentanze di Base, dello Slai Cobas, ecc.

Quanti CdP si sono già mobilitati per esercitare tutta l’influenza possibile nella campagna congressuale della CGIL già in corso?

Questa concezione errata poggia sulla non adeguata comprensione del fatto che il Partito clandestino deve orientare le organizzazioni di massa pubbliche e sulla tendenza a mettere l’attività del Partito sullo stesso piano dell’attività delle organizzazioni di massa pubbliche, se non addirittura in secondo piano.

 

Linee di sviluppo

Per avanzare nella costruzione della rete dei CdP, rafforzare quelli esistenti, crearne di nuovi, sviluppare il reclutamento, il (n)PCI ha tracciato le seguenti linee di sviluppo che costituiscono le direttrici della campagna d’organizzazione e di reclutamento nei CdP.

 

1. L’aspetto centrale su cui far leva è la formazione da parte del Centro dei segretari dei CdP, in particolare di quelli intermedi. Una formazione: 1. che promuova una superiore assimilazione della settima discriminante (clandestinità), contrastando il legalitarismo; 2. che sviluppi nei compagni la capacità di orientarsi da soli in ogni situazione, di fare analisi concreta della situazione concreta, di elaborare linee di intervento e di ricavare dall’esperienza insegnamenti utili per lo sviluppo del Partito.

Questa formazione non deve essere astratta: né di tipo dogmatico, né di tipo eclettico (sofistico, falsamente dialettico: considerare molti aspetti ma non vederne e tanto meno farne valere le relazioni, non fissare quale è dirigente e quale è principale, considerarli unilateralmente e come fissi).

La nostra formazione deve poggiare sulla dialettica teoria/pratica, sullo studio e sulla messa in pratica della strategia, della linea e della tattica del Partito.(3) Essa deve fornire ai segretari dei CdP intermedi la preparazione per diventare a loro volta formatori dei segretari dei CdP di base, secondo il principio “formare i formatori”.

Un prezioso strumento da utilizzare nel lavoro di cura e formazione degli uomini è la Scheda di Autovalutazione. L’esperienza fatta dal Partito in questi mesi dimostra infatti che questo strumento permette di innescare processi positivi di trasformazione. Promuove la mobilitazione dei compagni nell’analisi di se stessi: del proprio ruolo nella società, della propria concezione del mondo, della propria mentalità e della propria personalità, della loro origine, degli elementi contraddittori che le compongono e del percorso da fare per trasformarle e diventare comunisti. I comunisti, primi di diventare costruttori di una nuova società, sono il prodotto della società attuale e delle sue contraddizioni, sono espressione della scissione in due che vi è in essa e che deve essere portata a compimento con il prevalere del proletariato e l’eliminazione della borghesia.

 

2. Il secondo aspetto da sviluppare è la pianificazione del lavoro da parte dei CdP.

Il Centro deve sviluppare una direzione di dettaglio sui CdP affinché elaborino piani di lavoro, superando la tendenza a “navigare a vista” che esiste oggi nelle nostre fila. I piani dovranno poggiare sui seguenti criteri:

1. il lavoro interno è in funzione del lavoro esterno;

2. la pianificazione dovrà essere fatta nell’ottica della concatenazione, secondo i criteri sopra indicati.

La pianificazione dipende dalla formazione e, allo stesso tempo, è un aspetto (una parte) importante della formazione. Formiamo i nostri quadri dirigenti dirigendoli a elaborare piani e ad attuarli.

 

3. Il terzo aspetto da sviluppare è l’analisi dei compagni che circondano il CdP, il territorio in cui esso opera e gli organismi e le forze politiche in esso presenti, l’analisi di classe della popolazione. Solo sulla base di questo lavoro di analisi, da fare attraverso l’utilizzo dello strumento dei Profili, è possibile elaborare campagne, battaglie e operazioni tattiche da condurre per accumulare forze e indebolire l’egemonia della classe dominante. Come i piani, anche i Profili dipendono dalla formazione e, allo stesso tempo, sono un aspetto (parte) importante della formazione.

 

4. Il quarto aspetto da sviluppare è il rafforzamento del rapporto dei CdP con il Centro del Partito.

Bisogna promuovere una superiore mobilitazione da parte dei CdP nell’elaborare e centralizzare rapporti, resoconti, bilanci dell’esperienza, contribuiti alla rivista La Voce (articoli, lettere alla redazione, note di lettura, proposte di articoli, ecc.). Attraverso di essi i CdP analizzano la propria esperienza, contrastando anche da questo lato la tendenza a “navigare a vista” e, inoltre, alimentano il Centro e lo mettono nella condizione di elaborare superiori criteri e principi per rafforzare l’azione dell’insieme dei CdP, di generalizzare le esperienze più avanzate, ecc.

 

5. Il quinto aspetto da sviluppare è l’intervento nelle lotte e nelle mobilitazioni territoriali.

I CdP devono condurre anche operazioni dirette (in prima persona, a proprio nome, benché sempre clandestine) di propaganda e di agitazione (con volantini, comunicati, scritte murali, ecc.) per orientare le masse popolari, e in particolare gli operai avanzati, sulle mosse tattiche da fare per vincere la lotta in corso, rendere la stessa una scuola di comunismo e creare il terreno fertile per la raccolta di forze. A questo fine è utile creino indirizzi e.mail e siti internet, usando sistemi come TOR per non essere reperibili e propagandandone l'uso tra i possibili corrispondenti. Allo stato attuale l’azione di propaganda dei CdP si concentra principalmente ancora sulla diffusione della rivista La Voce e dei comunicati della CP. Lo sviluppo dell’agitazione, oltre che della propaganda, rafforza l’influenza e i legami del CdP con le masse popolari della zona e potenzia il lavoro di reclutamento. 

 

6. Il sesto aspetto da sviluppare è la programmazione e lo sviluppo da parte dei CdP dell’attività economica e del contributo al Centro. Bisogna affermare anche in questo ambito una concezione di sviluppo, superando la tendenza a limitare l’attività economica alle spese che il CdP deve sostenere per la sua attività corrente.

 

7. Il settimo aspetto è la promozione della vigilanza rivoluzionaria e della lotta contro spie, infiltrati, provocatori. Bisogna operare sia per quanto riguarda la raccolta di informazione sui compagni che si vuole reclutare (secondo quanto indicato nella Procedura in quattro fasi per il reclutamento di nuovi membri del CdP), sia per quanto riguarda lo sviluppo di un orientamento nelle organizzazioni di masse legali presenti sul territorio, con operazioni sul modello del sito “Caccia allo sbirro!” (vedere Comunicati CP 05/09 e 06/09).

 

8. L’ottavo aspetto da sviluppare è migliorare nei concentramenti di forze l’azione di direzione e orientamento svolta dai CdP, in particolare di quelli intermedi per rendere più incisiva la loro azione.

 

Conclusioni

Con la campagna d’organizzazione e di reclutamento nei CdP puntiamo ad elevare la qualità dei CdP già esistenti e ad estendere la rete di CdP, creandone di nuovi. Il Nuovo Metodo di Lavoro frutto della terza LIA ci mette nella condizione di forzare questo “collo di bottiglia” per cui passa lo sviluppo della GPRdiLD. L’aspetto chiave è la cura e formazione degli uomini, a partire dai segretari dei CdP intermedi. Rendere il Partito clandestino una ricca scuola quadri: questo è il passaggio da fare per avanzare nella costruzione dello Stato Maggiore che guiderà la classe operaia e tramite essa il resto delle masse popolari verso l’instaurazione del socialismo!

 

Antonio G.

 

 

Note

 

1. In Italia gli operai, intesi nel senso indicato nel capitolo 2.2.2 del Manifesto Programma (pag. 169), sono circa 7 milioni. Per orientare, organizzare e dirigere 7 milioni di operai occorrono dai 70 ai 300 mila comunisti. Il resto delle masse popolari (circa 7 milioni di proletari non operai, 8 milioni di lavoratori autonomi e svariati milioni di studenti, casalinghe e pensionati) il partito comunista li orienterà,organizzerà e dirigerà principalmente attraverso la classe operaia, il suo esempio e le sue organizzazioni di massa. Basta studiare l’una o l’altra delle lotte rivendicative della classe operaia per constatare e confermare questo ruolo della classe operaia nei confronti del resto delle masse popolari. Quindi un corpo di comunisti, un minimo compreso tra 70 e 300 mila, di cui una buona parte operai in forza nelle aziende capitaliste: ecco le dimensioni con cui il nostro attuale Partito deve confrontarsi. E’ questo che ci porta a dire che noi oggi siamo l’embrione del futuro partito comunista.

 

2. Nell’articolo Moltiplicare i Comitati di Partito e migliorare il loro livello di La Voce n. 31 sono indicati principi e criteri del lavoro e i compiti dei CdP.

Vedere a pag. 43 dello stesso numero gli articoli principali che La Voce ha dedicato alla costruzione della rete dei CdP.

 

3. In proposito vedere in questo numero della rivista Note di lettura.