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Elezioni regionali 2010

 I Comitati di Partito devono iniziare da subito la costruzione di Liste di Blocco Popolare e prepararsi a condurre operazioni tattiche durante le elezioni!

 

Bando al settarismo:

“solo chi non ha fiducia in se stesso, non stringe alleanze temporanee anche con elementi incerti” (Lenin, Che fare? cap. 1c)

 

Il governo della banda Berlusconi ha annunciato che per il prossimo 28 e 29 marzo indirà le elezioni regionali (nella maggior parte delle regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria: 47 milioni di abitanti su 60), provinciali (province sarde e L’Aquila) e comunali (un migliaio di comuni tra cui Venezia). Tutte le regioni della Repubblica Pontificia saranno coinvolte in campagne elettorali di qualche tipo, anche se alcune come il Friuli solo marginalmente.

A meno che la crisi politica precipiti in modo traumatico, è probabile che le elezioni ci siano effettivamente. In ogni caso conviene che il Partito prepari da subito la campagna elettorale. Assieme alle lotte per i posti di lavoro (ad ogni adulto un lavoro dignitoso! nessuna azienda deve essere chiusa! nessun lavoratore deve essere licenziato!), alle lotte per il salario e per i contratti collettivi nazionali di lavoro, alle lotte contro lo squadrismo fascista e razzista, alle lotte per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela del territorio, alle lotte di resistenza, la preparazione della campagna elettorale diventa in ogni caso uno dei veicoli della creazione delle tre condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza popolare, un governo di Blocco Popolare, contrapposto al governo di emergenza che la fase terminale della crisi generale spinge la destra borghese a formare.

 

La borghesia e chi subisce la sua direzione ideologica userà la campagna elettorale, come oggi usa le previsioni sulla crisi economica, le discussioni sulle combinazioni politiche tra gruppi e partiti, gli scandali, l’annuncio di misure anticrisi e di ammortizzatori sociali. Le userà per impedire che l’attenzione delle masse popolari si concentri sulla crisi generale, per distrarla indirizzandola ora su questo ora su quel provvedimento di questo governo di criminali, razzisti e speculatori che tutela la Repubblica Pontificia, per deviare le attese delle masse popolari verso la composizione dei nuovi consigli regionali, provinciali o comunali. Come se da questi potesse venire una soluzione ai problemi reali. Già la borghesia batte in mille modi la gran cassa che la crisi è in via di soluzione, che la ripresa è in corso. E cita pareri di “esperti” e indici di istituti di “studio della congiuntura”. Ma basta guardarsi intorno per rendersi conto che continuano l’eliminazione di posti di lavoro, la riduzione degli orari di lavoro, la riduzione dei guadagni per i lavoratori autonomi, nei casi migliori aumentano la messa in cassa integrazione guadagni e altri “ammortizzatori sociali”: cioè strozzare la gallina senza farla gridare. I diritti, i guadagni e il potere d’acquisto, le condizioni di vita delle masse popolari (dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi) vengono ridotti in mille modi. In nome della crisi la borghesia aggrava l’inquinamento dell’ambiente, il saccheggio del territorio, il mal trattamento dei rifiuti e i rischi di “disastri naturali” (costruzione di centrali nucleari, grandi e inutili opere pubbliche) mentre il degrado idrogeologico si aggrava e le opere di protezione del territorio e di bonifica ambientale vengono ridotte. Questa è la sintesi della crisi, non il parere dei sedicenti esperti né gli indici degli “istituti di ricerca”. Le chiacchiere non cancellano i fatti: servono a confonderne la coscienza, a distrarre l’attenzione, a frenare la mobilitazione. L’utilità e la capacità di simili esperti e istituti di ricerca le abbiamo viste negli anni scorsi, quando si trattava di gettare l’allarme sul crollo economico e sul disastro ambientale in arrivo e di indicare le misure per prevenirli. Confondere le acque e distogliere l’attenzione dall’oggetto principale della lotta di classe in questa fase: ecco l’obiettivo della borghesia nella campagna elettorale. Ecco il contenuto principale che la borghesia e il Vaticano daranno alla campagna elettorale, accanto alla cronica e per questo regime naturale contesa di interessi contrastanti di individui e di gruppi per arricchirsi, per aumentare il proprio potere, per fare carriera: una contesa che la crisi generale rende più acuta e più violenta.

 

Chi subisce la direzione ideologica della borghesia e del Vaticano, gli va dietro anche nella campagna elettorale. In prima istanza è secondario quali siano le intenzioni, il ruolo e le possibilità di successo dei singoli individui e gruppi succubi della borghesia e aderenti alla Repubblica Pontificia. È il caso di gran parte della sinistra borghese, PRC e PdCI in larga misura compresi, destra dei sindacati di regime compresa. Nel migliore dei casi gente simile crede che se riuscisse con le elezioni a intrufolare propri esponenti nelle istituzioni elettive del regime, le cose cambierebbero. Da qui l’affanno per trovare la combinazione, il candidato o la parola d’ordine più allettante per gli elettori, più acchiappavoti. Da qui il politicantismo che appesta molto di quanto resta della sinistra borghese.

 

Chi si oppone al governo della banda Berlusconi e rivendica da esso misure a favore delle masse popolari, ma non è ancora impegnato nella lotta per instaurare il socialismo, chi non è ancora convinto che fare dell’Italia un nuovo paese socialista è necessario per uscire dalla crisi ed è possibile, chi in fondo è elettoralista, crede e teme che le elezioni, con la vittoria di un partito borghese piuttosto che quella di un altro, aprano realmente alla borghesia e al Vaticano una via d’uscita dalla situazione in cui si sono cacciati e ci hanno infognato; vede nelle elezioni un pericolo, il rischio di una nuova illusione e di diversione per le masse popolari; ha paura delle elezioni, delle campagne elettorali come del lavoro che i comunisti possono fare attraverso le istituzioni del regime; ha paura a irrompere nel teatrino della politica borghese; vede solo rischi nel mobilitare le masse popolari a irrompere nel teatrino e nelle lotte della politica borghese; ha paura a intervenire nella lotta politica borghese. Tende a lasciare che la borghesia faccia in pace le sue combinazioni, le sue macchinazioni, i suoi affari, le sue diversioni e operazioni dilatorie, che dispieghi in pace tutte le sue risorse per seminare illusioni e annunci e tirare avanti. Riversa tutte le sue energie nelle lotte rivendicative, nelle proteste, nelle denunce. Incurante del fatto che rivendicazioni, proteste e denunce senza uno sbocco politico realistico, cioè senza soluzione politica, prima o poi lasciano il posto allo sconforto, alla rassegnazione, all’adattamento a vivere a un livello più basso (non c’è limite al peggio!), all’abbrutimento della sopravvivenza o della carriera individuale, alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

 

Al contrario chi è decisamente convinto e nella pratica chiaramente proiettato a costruire la rivoluzione socialista mobilitando e organizzando le masse popolari nel Nuovo Potere e rompendo la coesione politica della classe dominante (rendendo impossibile la sua “coesione da famiglia rissosa al suo interno ma in definitiva unita contro le masse popolari”), usa anche le campagne elettorali e l’irruzione nella lotta politica borghese. Anche qui noi comunisti siamo e dobbiamo essere in prima fila.

In questa fase ogni campagna elettorale che la borghesia indice crea per noi comunisti un contesto favorevole per aggregare attorno all’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista una parte più vasta delle masse popolari. Questa diventa da subito la parte più attiva e più avanzata del movimento che lotta perché le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari costituiscano un loro governo d’emergenza, un governo di Blocco Popolare, l’unico che può prendere sistematicamente i provvedimenti sintetizzati nelle sei misure.

 

Questo deve essere il contenuto della nostra campagna elettorale.

Nel nostro piano di lavoro, nel piano di lavoro di ogni Comitato di Partito la campagna elettorale non è un’attività che si aggiunge alle altre. È semplicemente un altro strumento, contesto e spunto per propagandare lo stesso obiettivo (fare dell’Italia un nuovo paese socialista), per moltiplicare organizzazioni operaie e organizzazioni popolari, per mobilitarle a costituire un governo di Blocco Popolare. Perché questo obiettivo è un passaggio necessario, indispensabile per far fronte alla crisi generale, promuovere la rinascita del movimento comunista, costruire il Nuovo Potere e avanzare verso l’instaurazione del socialismo.

 

I Comitati di Partito devono quindi attivarsi fin da subito per orientare con la linea di massa:

1. le organizzazioni modello che operano sul secondo fronte del nostro Piano Generale di Lavoro affinché la loro azione di costruzione di Liste di Blocco Popolare (LBP) sia più avanzata, incisiva ed efficace, nella massima misura consentita da ogni situazione concreta. A questo fine ogni CdP deve in particolare studiare accuratamente le Tesi del II Congresso del Partito dei CARC: esse indicano la via che devono seguire tutte le organizzazioni impegnate nella lotta sul secondo fronte del Piano Generale di Lavoro e nella lotta per la costituzione di un governo di Blocco Popolare;

2. le organizzazioni di massa pubbliche su cui già hanno un intervento o che comunque possono essere coinvolte nella costruzione di LBP: comitati, associazioni, organizzazioni progressiste, collettivi e organizzazioni comuniste, sindacati alternativi, sinistra sindacale, personalità, gruppi della base rossa, parti della sinistra borghese. Lo sbandamento e il politicantismo dei capi della sinistra borghese combinati con la gravità della crisi (sintetizzata nella riduzione dei posti di lavoro) e la nostra propaganda probabilmente porteranno una parte della base rossa a essere più disponibile a usare la campagna elettorale per promuovere la rinascita del movimento comunista e a non farsi frenare dal ricatto del “voto utile” a eleggere esponenti della sinistra borghese nei consigli regionali, provinciali e comunali. Lo stesso probabilmente avverrà per un certo numero di operai avanzati e per elementi della sinistra sindacale.

Per orientare queste organizzazioni nella giusta direzione adottando la linea di massa ci sono vari modi:

1. attraverso l’azione dei membri del Partito che operano al loro interno e che con la loro azione devono orientare, sostenere e mobilitare la sinistra affinché conquisti il centro e isoli la destra;

2. attraverso comunicati, volantini, manifesti, scritte murali e striscioni del CdP che parlano alla sinistra interna a questi ambiti illustrando la necessità di LBP per alimentare l’accumulazione di forze e avanzare nella Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata e nella costruzione del Nuovo Potere;

3. attraverso azioni che minano il legalitarismo negli elementi avanzati e in particolare negli operai avanzati presenti nella zona dove interveniamo e attraverso di essi nel resto delle masse popolari. La lotta al legalitarismo (con azioni come i processi di rottura, l’organizzazione di ronde popolari antifasciste e antirazziste, la distruzione dei covi fascisti che portano l’infezione razzista e squadristica nei quartieri popolari, l’organizzazione di blocchi stradali e di occupazioni delle fabbriche e delle altre aziende, l’organizzazione della distribuzione dei beni che giacciono invenduti nei supermercati e nei depositi, l’organizzazione di irruzioni nelle assemblee elettive, la promozione del sito “Caccia allo sbirro!” e l’appello lanciato dai CdP a fotografare sbirri e fascisti, la distruzione di telecamere con comunicati del CdP che rivendicano e propagandano l’azione, ecc.) “sposta a sinistra” l’asse all’interno delle masse popolari, ne eleva la coscienza, la combattività e crea un terreno favorevole per la loro organizzazione, anche in campo elettorale.

Per quanto riguarda i CdP intermedi oltre a fare quanto appena indicato, essi devono:

1. promuovere la sinergia tra i quattro fronti del PGL nell’ottica di favorire anche la costruzione di LBP;

2. promuovere la combinazione tra il lavoro nei concentramenti di forze e il lavoro ad ampio raggio, orientando il lavoro delle organizzazioni di massa pubbliche e in particolare quelle del secondo fronte affinché sviluppino anche il lavoro ad ampio raggio per la costruzione di LBP in zone in cui non sono ancora presenti CdP di base.

 

Attraverso l’insieme di questo lavoro, i CdP orientano e potenziano la costruzione di LBP e, allo stesso tempo, creano le condizioni per reclutare nuovi membri nel Partito. Il criterio che deve guidare ogni CdP nello svolgere questo lavoro è il seguente: ogni campagna elettorale deve portare all’aumento del suo prestigio tra le masse, all’elevazione della coscienza e delle aspirazioni delle organizzazioni pubbliche di massa, all’aumento dei simpatizzanti e dei collaboratori del CdP, al rafforzamento numerico del Partito. Non possiamo più tollerare campagne elettorali che si concludono senza neanche un reclutamento da parte dei CdP!

Nella campagna elettorale dobbiamo conquistare nuove posizioni: nuove simpatie, nuove relazioni, nuove collaborazioni. Ma è ancora più importante che impariamo a usare le posizioni che conquistiamo, che consolidiamo in organizzazioni e in relazioni stabili i rapporti stabiliti nella campagna elettorale. In questo modo usiamo le elezioni per fondare e rafforzare il Nuovo Potere popolare contrapposto al potere della borghesia e del Vaticano.

Nelle ultime campagne elettorali a cui abbiamo partecipato nella scorsa primavera (6 giugno) le Liste Comuniste e le Liste di Blocco Popolare hanno ottenuto una valanga di voti. Basta ricordare i 2.400 voti nelle provinciali di Napoli, i 650 voti nelle provinciali di Latina. I nostri lettori conoscono i risultati ottenuti in ogni comune in cui si sono presentate Liste Comuniste o Liste di Blocco Popolare. Per chi è sostanzialmente elettoralista questi risultati sono ridicolmente piccoli, insignificanti, una dispersione di voti rispetto alle “liste serie” della sinistra borghese o del PD. È sostanzialmente elettoralista chi in fondo crede che le elezioni cambiano la situazione politica perché cambiano la composizione delle assemblee elettive del regime, aumentano il numero degli eletti di un partito a scapito del numero di quelli di un altro. Certo, su questo metro i nostri risultati sono nulla. Non hanno per nulla inciso sulla composizione dei nuovi consigli provinciali e comunali.

Ma noi non siamo né tanto né poco elettoralisti. Tutta la storia della lotta di classe nella società borghese ci ha insegnato che le elezioni incidono nella situazione politica, nei rapporti di forza tra le classi dominanti e le classi oppresse solo nella misura in cui aumentano la mobilitazione, la coscienza e l’organizzazione delle classi oppresse e aumentano la disgregazione e i contrasti nelle classi dominanti. I 2.400 voti dati alla Lista Comunista nelle elezioni provinciali di Napoli e i 650 voti nelle elezioni provinciali di Latina sono ancora niente solo se non li abbiamo trasformati almeno in una certa misura in nuove relazioni stabili, in nuove organizzazioni, in un nuovo rapporto organizzativo che esprime e consolida una nuova coscienza e una superiore mobilitazione, che stabilisce e rafforza il Nuovo Potere. Ma rispetto alle forze con cui abbiamo condotto le campagne elettorali sono una valanga enorme se li abbiamo trasformati in nuovo campo di lavoro organizzativo. Tanto enorme che anche dove abbiamo lavorato meglio, con l’indirizzo più avanzato e con i migliori piani di lavoro, siamo riusciti a farne rientrare nel nostro nuovo terreno di lavoro solo una piccola parte. Abbiamo consolidato solo una piccola parte delle posizioni conquistate. Ogni CdP deve fare, come parte della nuova campagna elettorale, un bilancio di quanto ha consolidato delle posizioni conquistate nelle elezioni precedenti: anche così prepara la nuova campagna elettorale secondo il Nuovo Metodo di Lavoro, come campagna della guerra popolare rivoluzionaria che il Partito conduce per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

 

Per questo dobbiamo partecipare alle campagne elettorali della prossima primavera con ardore, facendo tesoro dell’esperienza che il Partito ha accumulato in questo campo.

Dobbiamo dare un altro colpo alle tendenze astensioniste nelle nostre file e intorno a noi, ad ogni forma di settarismo. Solo chi non ha fiducia nella propria concezione non osa fare accordi con chi non è d’accordo al cento per cento con lui. Ci sono compagni che se ne stanno solitari, non osano unirsi e combinarsi con altri perché se accettano di unirsi concepiscono se stessi come ala sinistra di un movimento diretto da altri, in cui altri hanno l’egemonia. Pare loro di servire da copertura a una causa estranea. Non riescono a concepire se stessi (e in generale la sinistra) come direzione, come forza egemonica dell’intero movimento. La destra ha paura del contagio che noi portiamo tra i suoi seguaci, della nostra egemonia: non vuole unirsi con noi, formare con noi LBP, cerca di tenerci fuori e lontano. Alcuni nostri compagni, forse senza neanche rendersene conto, credendosi anzi molto “sinistri”, la favoriscono.

Perché si comportano così? Forse per timidezza e modestia personale? Spesso no. Spesso semplicemente si comportano in modo così contraddittorio perché in effetti non hanno ancora quella più avanzata comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe che conferisce ai comunisti la direzione del movimento, li rende egemoni nel movimento e rende ad essi possibile di spingerlo sempre in avanti. Ma una tale comprensione più avanzata il nostro Partito ce l’ha: essa è illustrata nel Manifesto Programma, nei comunicati CP e in La Voce. Per ogni CdP e per ogni compagno si tratta solo di imparare a “tradurre il generale nel particolare e nel concreto”.

Altri compagni sono in fondo ancora frenati dalla convinzione che i comunisti e i lavoratori avanzati se intervengono nella lotta politica borghese prima o poi si lasceranno corrompere. Sono in sostanza imbevuti di una concezione religiosa da peccato originale, secondo la quale l’uomo è incline al male, il male è più attraente del bene, l’arretrato la vince sull’avanzato. Insomma una concezione pessimista della natura umana e della storia. Ovviamente con una simile concezione non si fanno campagne elettorali da comunisti e in generale non si fa una efficace irruzione nella lotta politica borghese. Impossibile avere una tattica flessibile. Si vive di paure. Ma simile concezione è una concezione da classi oppresse, che le classi dominanti convincono che devono rassegnarsi al sacrificio per il bene delle classi dominanti e desistere dal positivo. È una concezione smentita dalla storia dell’umanità che è una storia di progresso, in cui l’avanzato prevale sull’arretrato, “le mele sane guariscono o soppiantano le mele marce”, perché gli uomini non sono mele!

 

Ogni CdP deve iniziare fin d’ora il lavoro per mobilitare organizzazioni operaie e organizzazioni popolari a costituire tra loro e con nuovi organismi che si formano proprio per partecipare alle elezioni, che sorgono proprio col pretesto delle prossime elezioni, Liste di Blocco Popolare. E ci accorgeremo che è lo stesso lavoro che già conduciamo nella campagna per i posti di lavoro, nella difesa dei diritti e delle condizioni di vita e di lavoro, nelle lotte per i contratti collettivi nazionali di lavoro, nelle iniziative per porre fine al degrado materiale, intellettuale e morale dei quartieri popolari, nelle iniziative contro lo squadrismo fascista e razzista, nelle lotte e proteste contro l’inquinamento e il saccheggio dell’ambiente. Solo che è visto e affrontato in ogni campo anche da un altro punto di vista, da un punto di vista superiore. Un punto di vista più unificante di organismi e di motivi di lotta, perché sposta ogni rivendicazione e ogni obiettivo a un livello superiore e comune, al livello della lotta per il potere, al livello della creazione nel paese del Nuovo Potere popolare contrapposto al potere della borghesia e del Vaticano, contrapposto al potere delle Organizzazioni Criminali, degli imperialisti USA, dei gruppi sionisti, dei monopoli e dei padroni.

 

Dobbiamo elevare anche il modo con cui i CdP intervengono nelle elezioni vere e proprie, oltre che nella fase di costruzione delle liste.

La CP ad ogni tornata elettorale ha prodotto già uno o più comunicati di orientamento con indicazioni di voto. Fin qui nessun CdP ha mai prodotto (e neanche la CP ha mai dato ai CdP l’indicazione di produrre) uno o più comunicati con indicazioni di voto.

Produrne rafforzerà la nostra azione. Sia dove si sono formate Liste Comuniste o Liste di Blocco Popolare, che il CdP appoggerà con energia, sia dove non si sono formate. In questo caso il CdP deve dare in ogni zona indicazioni precise di votare per una lista e per un candidato tra quelli in lizza, a ragion veduta, spiegando chiaramente e apertamente perché e incitando le organizzazioni pubbliche a partecipare attivamente alla campagna elettorale, con nostre parole d’ordine, con la nostra propaganda a favore del Governo di Blocco Popolare e dell’instaurazione del socialismo, manovrando abilmente tra le contraddizioni.

Immaginiamo cosa produrrebbe il comunicato di un CdP con l’indicazione di voto per un candidato del PRC, del PdCI, di Italia dei Valori o addirittura del PD! Sarebbe un cuneo per intervenire nelle contraddizioni interne a questi partiti, al campo borghese e, ad un altro livello, nell’orientamento delle masse popolari.

Se il candidato tal dei tali rifiuterà pubblicamente il nostro appoggio, si smaschererà davanti alla base rossa che lo sostiene e ci permetterà di unirci ancor di più ad essa. Se invece non dirà nulla e accetterà in silenzio il nostro appoggio, ci permetterà comunque di legarci alla base rossa che lo sostiene e, inoltre, contribuirà, suo malgrado, a contrastare i tentativi della borghesia imperialista di limitare l’agibilità politica dei comunisti e di criminalizzare e demonizzare il Partito clandestino! In ambedue i casi, l’indicazione di voto rafforzerà il nostro lavoro di semina e raccolta. Ma questo è solo un esempio di possibile operazione tattica in campo elettorale e vuol essere uno spunto ai CdP per aguzzare l’ingegno e applicare creativamente il principio “strategia ferma e tattica flessibile” anche in questo campo!

Se ci saranno, le elezioni di marzo saranno un passaggio importante sulla via per creare le tre condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza formato dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari. Se la crisi politica precipitasse prima, la preparazione delle elezioni sarà servita egregiamente a dare alla crisi politica lo sbocco più favorevole alle masse popolari.

 

Claudio G.

 

 

Il terzo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva

 

Sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti. La partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia è un ingrediente indispensabile della controrivoluzione preventiva. La divisione dei poteri, le assemblee rappresentative, le elezioni politiche e la lotta tra vari partiti (il pluripartitismo) sono aspetti essenziali dei regimi di controrivoluzione preventiva. La borghesia deve far percepire alle masse come loro lo Stato che in realtà è della borghesia imperialista. Tutti quelli che vogliono partecipare alla vita politica, devono poter partecipare. La borghesia però pone, e deve porre, la tacita condizione che stiano al gioco e alle regole della classe dominante: non vadano oltre il suo ordinamento sociale. Nonostante questa tacita condizione, la borghesia è comunque da subito costretta a dividere più nettamente la sua attività politica in due campi. Uno pubblico, a cui le masse popolari sono ammesse (il “teatrino della politica borghese”). Un altro segreto, riservato agli addetti ai lavori. Rispettare tacitamente questa divisione e adeguarsi ad essa diventa un requisito indispensabile di ogni uomo politico “responsabile”. Ogni tacita regola è però ovviamente un punto debole del nuovo meccanismo di potere.

(Dal Manifesto Programma, pagg. 51 e 52)

 

 

 

 

 

 

 

Quali sono le condizioni preliminari che dobbiamo creare perché si costituisca un governo di Blocco Popolare?

 

Le principali sono tre.

1. Propagandare l’obiettivo del governo di Blocco Popolare e spiegare in cosa consiste e i suoi compiti, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari e lo strumento per realizzarle.

2. Promuovere in ogni modo a ogni livello la moltiplicazione e il rafforzamento (politico e organizzativo) di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari.

3. Promuovere in ogni modo e ad ogni livello il coordinamento delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari: per questa via esse costituiranno il nuovo governo, che sembrerà ad esse, alle masse popolari e perfino a una parte della borghesia l’unica via percorribile, l’unica via di salvezza, un passaggio inevitabile nell’emergenza della crisi (passaggio verso l’instaurazione del socialismo, secondo noi comunisti; misura straordinaria e provvisoria verso il ristabilimento delle condizioni di un “sano capitalismo”, secondo la borghesia di sinistra).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo un governo di emergenza costituito dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari può prendere sistematicamente i provvedimenti particolari e concreti necessari per far fronte alla crisi del sistema capitalista.

Questi provvedimenti si riassumono nelle seguenti sei misure:

1.      assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa);

2.      distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi;

3.      assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per partecipare alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato);

4.    eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti;

5.      avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva;

6.      stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.