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 Il denaro è diventato una catena: sopprimiamolo!

 

Un lettore tra l’altro ci scrive

“... Le proposte di dare lavoro a tutti si scontrano non solo contro chi delocalizza rapinando le risorse del nostro paese, ma anche contro realtà inoppugnabili in una società di mercato. Il lavoro non si crea con una bacchetta magica e spendere col debito pubblico, per mettere sulle spalle delle nuove generazioni un peso insopportabile, non è opera di vera giustizia e di vera solidarietà. ....”

 

Caro lettore,

nel tuo messaggio dici una cosa molto giusta: “realtà inoppugnabili in una società di mercato”.

È per questo che bisogna abolire la società di mercato e togliere le aziende ai capitalisti, a quelli che delocalizzano e a quelli che producono per fare soldi, cioè a tutti i capitalisti.

La società di mercato è nata nel corso della storia: l’hanno creata gli uomini. Non è eterna: ha avuto un inizio e avrà anche una fine. Per secoli il mercato, la produzione mercantile, è stato una forma di produzione utile allo sviluppo della civiltà umana, in confronto allo schiavismo, alla servitù della gleba, all’economia patriarcale.

Nella produzione mercantile è nato il denaro. Il denaro è nato come merce universale: la merce che ognuno accettava in cambio della merce particolare che egli vendeva. Dal denaro come mezzo di scambio dei prodotti si sono sviluppate le altre funzioni del denaro. È nato il capitalismo: produrre per aumentare il proprio denaro. Il capitalismo ha trasformato ogni attività umana in produzione di merci. Ogni bene e ogni servizio è diventato una merce. È nato il sistema monetario moderno, in ogni paese e a livello internazionale. È nato il mercato finanziario.

Questo sistema economico aveva enormi vantaggi su quelli precedenti, li ha soppiantati e ha contribuito allo sviluppo della civiltà umana: beninteso era un’umanità che viveva col ferro e col fuoco ed è col ferro e col fuoco che i capitalisti l’hanno governata. Ma il bilancio era positivo, il risultato era un progresso civile, materiale e spirituale rispetto al passato. Questo corso delle cose è durato grosso modo fino alla fine del secolo XIX. Da allora il capitalismo, la produzione mercantile e il sistema monetario sono diventati una catena e una costrizione. Oggi con la speculazione i capitalisti fanno più soldi che con la produzione: ovvio che chiudono le aziende e aumentano i prezzi di quello che producono.

La produzione mercantile, il sistema monetario e il sistema finanziario che il capitalismo ha sviluppato da esso, il capitalismo non sono più utili all’umanità. Sono diventati una costrizione che porta un miliardo di uomini e donne alla fame, centinaia di milioni alla disoccupazione, alla precarietà, all’abbrutimento materiale e spirituale e che produce e alimenta il saccheggio e la devastazione senza limiti del pianeta. Quindi bisogna abolirli.

Quelli che li difendono, come il Vaticano e la sua corte di prelati, lo fanno per i loro interessi e privilegi e per la mentalità tradizionalista propria di chi è incrostato alla difesa dei propri interessi e privilegi: per lo stesso motivo nel lontano passato hanno difeso il modo di produzione feudale, hanno lanciato anatemi contro chi lo combatteva, hanno fatto bruciare chi lo denunciava e hanno mobilitato i fedeli per eliminarli.

Ora bisogna abolire mercato, denaro, produzione capitalista e debito pubblico e privato: così togliamo ogni peso dalle spalle delle nuove generazioni senza sacrificare le attuali.

È possibile? Certamente. Basta incominciare anche solo con misure d’emergenza. Decidere che le aziende sono istituzioni pubbliche (come in una certa misura già lo sono state le scuole, gli ospedali, gli enti senza scopo di lucro, gli istituti di ricerca, ecc.): non chiudono e non licenziano: anzi assumono e addestrano al lavoro i disoccupati e i senza lavoro. Decidere che lo scopo delle aziende non è più fare soldi, ma produrre beni e servizi per la popolazione. Assegnare a ogni azienda compiti di produzione ben definiti e le risorse necessarie per adempierli, secondo un piano prima nazionale e poi mondiale. Assegnare a ogni individuo una quota parte dei beni e servizi prodotti. Per i beni e i servizi che per buoni motivi non conviene assegnare gratuitamente ai singoli individui, basta distribuirli a prezzi amministrati secondo criteri ragionevoli tramite società di distribuzione (supermercati, cooperative, ecc.) in cambio di una moneta di credito che viene assegnata a ogni individuo in quantità definita: ogni individuo, nell’ambito del credito assegnatogli, potrà così decidere quali beni o servizi acquistare.

È possibile fare tutto questo? Certo che è possibile. L’unico serio ostacolo è la volontà politica. Bisogna che chi lo vuole realizzare si organizzi, tolga il potere a quelli che vogliono mantenere l’attuale sistema e metta chi si oppone in condizioni di non nuocere.

Molte cose sembrano impossibili, fino a quando non le si fa. Molte cose non osiamo farle non perché sono impossibili, ma ci sembrano impossibili perché non osiamo farle. È la mentalità conservatrice che il Vaticano, la sua Chiesa e i ricchi alimentano, diffondono e impongono.

 

Per la redazione: Ernesto V.