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Problemi di metodo

Sulla direzione di dettaglio

Nel Partito comunista la direzione di dettaglio è composta da due aspetti:

1. seguire gli sviluppi della situazione, seguire con puntualità il lavoro che viene svolto dai compagni diretti, non lasciar correre (insomma essere “martellanti”);

2. curare la formazione dei compagni, aiutarli a capire cosa non va e indicar loro la linea da seguire, unendo però la teoria con la pratica, senza cadere quindi nell’errore della formazione accademica, fatta solo di teoria o di appelli generali.

Se uno di questi due aspetti viene a mancare, non c’è direzione di dettaglio.

Senza il secondo, il primo aspetto porta al burocratismo, al far leva principalmente sulla disciplina.

Senza il primo, il secondo aspetto porta a muoversi solo per appelli generali: dare indicazioni, orientamento, ecc. senza seguire poi gli sviluppi del lavoro.

In altre parole, la direzione di dettaglio consiste nel seguire (prima parte) e nel determinare (seconda parte) gli eventi, attraverso una linea di intervento ricavata dall’analisi concreta della situazione concreta.

 

Un criterio che deve guidare un dirigente comunista nel suo lavoro è “se i compagni non fanno, devo capire perché e tracciare una linea per ribaltare la situazione”. Quindi un dirigente deve stare attento a non cadere nell’errore di dire “i compagni non fanno, ma dovrebbero fare”. Sono due impostazioni ideologiche diverse. La prima è dialettica: partire dall’analisi della realtà per trasformarla. La seconda è idealista e quindi unilaterale: partire da come a nostro avviso dovrebbe essere la realtà e “pestare i piedi per terra” perché essa non è come a nostro avviso dovrebbe essere.

 

Essere comunista è già svolgere un lavoro di direzione verso le masse e le organizzazioni di massa. Quindi è per sua natura uno stato di ribellione all’ordinamento sociale: esso infatti riserva la direzione sulle masse alla borghesia, al clero e alle altre classi dirigenti. Il comunista svolge un lavoro di direzione per il quale l’ordinamento sociale non prevede alcuna scuola e alcuna formazione, anzi un lavoro che l’ordinamento sociale scoraggia e reprime in mille modi. Il regime di controrivoluzione preventiva lo fa con particolare impegno, scienza e successo.

Essere dirigenti nel Partito comunista è come essere comunisti a una potenza superiore. Per sua natura la condizione di dirigente comunista è una violazione dell’ordinamento sociale a una potenza superiore di quanto già lo sia l’essere comunista. Richiede quindi un impegno e una formazione ideologica, politica e professionale particolare, che nessuna scuola del regime fornisce. Sta al Partito formare e selezionare i propri dirigenti, come sta al Partito formare e selezionare i suoi membri.

Formare e selezionare i propri dirigenti è un aspetto del lavoro del Partito che è per sua natura particolarmente difficile da imparare. È un campo di lavoro in cui noi ereditiamo poco o nulla dal vecchio movimento comunista data la rottura di continuità causata dai revisionisti moderni. È un campo di lavoro in cui il nostro Partito è ancora arretrato. Dobbiamo accumulare esperienza, fare il bilancio del lavoro che facciamo e dei suoi risultati, fissare linee, principi, criteri e regole, verificarli nella pratica, riesaminare la nuova esperienza ed elaborare linee, principi, criteri e regole di livello superiore, senza mai lasciarci scoraggiare da rovesci e dai nostri errori.

La direzione di dettaglio è uno dei principi del lavoro di direzione. Esso ovviamente va combinato con altri, altrimenti darebbe luogo a uno stile di lavoro unilaterale, sbagliato, inefficace.

Nell’analizzare il lavoro svolto dal collettivo e dai singoli compagni che egli dirige, in prima istanza un dirigente comunista deve partire da se stesso. Quando coloro che dirige non svolgono un lavoro di qualità, la responsabilità è principalmente sua, dipende da come dirige. Quando analizza il lavoro di chi egli dirige, di regola il dirigente comunista deve “partire dalla testa” e non scaricare sui compagni diretti la responsabilità delle qualità scadente o addirittura insufficiente del loro lavoro.

Ovviamente un dirigente comunista deve però anche domandarsi se il compagno diretto ha la capacità e la formazione necessari per svolgere il lavoro che gli è assegnato, se il compagno ha la dedizione necessaria per imparare a svolgere il lavoro che gli è assegnato o per essere membro dell’istanza del Partito, se il collettivo ha la composizione adeguata al suo compito, se la divisione del lavoro nel collettivo è la migliore. Il dirigente deve anche riunire le condizioni per dirigere con i migliori risultati: non deve chiedere a se stesso l’impossibile.

In definitiva ogni dirigente comunista deve assolvere al compito che gli è assegnato con i compagni che compongono l’istanza di Partito o la commissione di lavoro che dirige. Ma deve anche esaminare se non è il caso di cambiare la composizione della commissione, di cambiare la divisione del lavoro nella commissione o di radiare dall’istanza del Partito un membro perché non ha le caratteristiche necessarie per farne parte e la sua presenza è più di danno che di beneficio.

Quanto ai compagni diretti, non è accettabile che un compagno giustifichi la qualità scadente del suo lavoro o i suoi errori addossando la responsabilità a chi lo ha diretto o agli altri compagni. In definitiva, ogni comunista e ogni istanza del Partito deve “basarsi sulle sue forze”. Ogni compagno e istanza del Partito è responsabile dello svolgimento del lavoro assegnatogli e del risultato. In particolare lo è se non ha fatto presente a tempo debito gli ostacoli che gli impedivano di svolgere il lavoro assegnatogli oppure se comunque il lavoro gli è stato confermato.

Riassumendo: nel Partito ogni dirigente è responsabile che il collettivo che egli dirige svolga bene il suo lavoro. Per raggiungere il risultato deve curare la direzione del collettivo nel lavoro (e la direzione di dettaglio è un aspetto), deve curare la formazione ideologica (ivi compresi il morale, lo stato d’animo e la combattività), politica e professionale del collettivo e dei singoli, deve preoccuparsi che la composizione del collettivo corrisponda ai compiti che deve svolgere, deve riunire le migliori condizioni possibili perché la sua direzione sia fruttuosa.

 

Antonio L.