La Voce

Indice del La Voce n. 3

La lotta tra le due linee nella ricostruzione del partito comunista

Contro la libertà da ogni teoria,contro l’eclettismo e contro la mancanza di principi

 

La lotta nelle FSRS per definire la loro concezione del mondo e il loro metodo di conoscenza e di attività è un aspetto della lotta per la ricostruzione del partito comunista a cui non possiamo rinunciare, pena il fallimento. “Secondo Engels esistono non due forme della grande lotta comunista - come si pensa abitualmente tra noi - ma tre. Accanto alla lotta politica e alla lotta economica va messa anche la lotta teorica”. (Lenin)

Se non facciamo prevalere nelle nostre fila la concezione comunista del mondo e il metodo comunista di conoscenza e di attività, cioè il materialismo dialettico, il marxismo, detteranno legge la concezione borghese del mondo e il metodo borghese di conoscenza e di attività  “perché la questione si può porre solamente così: o concezione borghese o concezione comunista. ... ogni menomazione della teoria comunista, ogni allontanamento da essa implica necessariamente un rafforzamento della concezione borghese”. (Lenin)

La borghesia ha attaccato il marxismo fin dalla sua nascita. Non può rinunciare a stroncare il marxismo pena rinunciare a difendere i suoi interessi. Nell’epoca imperialista il partito comunista è diventato il fattore decisivo della vittoria della classe operaia, l’indispensabile ingrediente soggettivo di una rivoluzione per cui la società è oggettivamente matura. Da quando siamo entrati nell’epoca delle rivoluzioni proletarie la borghesia ha costantemente portato il suo attacco anche dall’interno degli stessi partiti comunisti. Nel capitolo 1 del Che fare? (1902) Lenin ha brillantemente illustrato la seconda grande lotta tra le due linee che si è svolta nel movimento comunista internazionale alla fine del secolo scorso, alla vigilia della prima ondata della rivoluzione proletaria. Egli ha indicato che la borghesia era la fonte della linea nera. “Ma poiché già da tempo si muoveva contro il marxismo questa critica dall’alto della tribuna politica e della cattedra universitaria, in innumerevoli opuscoli e in una serie di dotti trattati, poiché da decine di anni tutta la gioventù delle classi colte è stata educata a questa critica, non è sorprendente che la “nuova” tendenza “critica” della socialdemocrazia (così allora si chiamava il partito comunista, ndr) sia sorta di colpo in una forma definitiva”.

Nel Che fare? Lenin ha caratterizzato analiticamente il primo revisionismo, quello a cui E. Bernstein (1850-1932)  ha dato il suo nome (questi pubblicò esattamente 100 anni fa il suo manifesto del revisionismo: I fondamenti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia).

Vediamo come Lenin caratterizzava il primo revisionismo e quali sono le posizioni di alcune FSRS italiane attuali sulle questioni indicate da Lenin.

1. Il revisionismo nega la possibilità di dare un fondamento scientifico al comunismo e di provare, dal punto di vista della concezione materialista della storia, che esso è necessario e inevitabile.

Il futuro, di fatto la rivista teorica del MPA, nega che il comunismo è inevitabile, sostiene che “esistono più marxismi”, proclama il superamento degli “ismi”, cioè di una unica teoria coerente e sistematica della realtà. Altre FSRS implicitamente indicano il comunismo come frutto della sensibilità morale, del senso di giustizia e della buona volontà dei comunisti. La riscossa (Iniziativa Comunista) impreca contro le ”teorie fine a se stesse” e contro gli intellettuali, in un momento in cui il nostro problema è la mancanza di teoria rivoluzionaria e di intellettuali comunisti.

2. Il revisionismo nega il fatto della miseria crescente, della proletarizzazione, dell’inasprimento delle contraddizioni capitaliste.

Nel periodo 1945-1975 le masse popolari dei paesi imperialisti sull’onda della prima ondata della rivoluzione proletaria hanno strappato alla borghesia imperialista con dure lotte grandi miglioramenti delle loro condizioni di vita e di lavoro. Scuola di Francoforte, keynesiani, operaisti, Autonomia, ecc. sostengono che questi miglioramenti sono state innovazioni, iniziative, concessioni della borghesia imperialista per integrare la classe operaia nel sistema, per crearsi un mercato, per corrompere le masse, ecc. (compromesso fordista, Stato sociale, piano del capitale, governo dell’economia e governo del conflitto di classe, ecc.). Alcune FSRS condividono queste concezioni e negano che il capitalismo, se non è efficacemente contrastato dalla lotta della classe operaia e delle masse popolari, aumenta la miseria materiale e spirituale delle masse, in termini assoluti oltre che in termini relativi alla ricchezza prodotta. In particolare le “nuove” BR-PCC nel loro recente Comunicato sostengono che la borghesia soddisferebbe gli interessi immediati e particolari del proletariato per fregarlo sugli interessi generali e storici.

Quanto alla proletarizzazione crescente, quasi tutte le FSRS la condividono a parole. Però non fanno l’analisi delle classi della società italiana e la loro o resta una presa di posizione vuota di conseguenze politiche oppure serve a nascondere i confini che separano tra loro le varie classi che compongono le masse popolari e quindi a oscurare il ruolo speciale della classe operaia.

Le “nuove” BR-PCC nel recente Comunicato del 20 maggio 1999 sostengono esplicitamente, come le vecchie BR, che le contraddizione tra gruppi e Stati imperialisti o non esistono o sono contraddizioni non antagoniste.

Contropiano (n. 3 anno 7 del giugno ‘99, Anatomia di una guerra), sostiene che le contraddizioni attuali tra USA da una parte e Germania (e UE) dall’altra sono generate non dalla natura imperialista di questi paesi, ma dalla ... geopolitica. Perché non dalla idropolitica? Anche i mari e le risorse idriche hanno una grande importanza nella vita degli uomini, dei popoli e degli Stati.

Altre FSRS sostengono che l’unica o la principale contraddizione che determina il movimento politico internazionale è la contraddizione Nord-Sud del mondo.

3. Il revisionismo dichiara inconsistente il concetto stesso di “scopo finale” e respinge categoricamente l’idea della dittatura del proletariato.

I movimentisti e gli spontaneisti concepiscono il partito comunista come un’organizzazione di lotta, sostengono la linea “la lotta per la lotta” e “la lotta è l’unica alternativa al capitalismo” anziché “la lotta per un obiettivo”, trascurano o non si occupano affatto degli obiettivi per cui lotta la classe operaia.

MPA e altri nascondono alle masse e sostengono che si deve nascondere alle masse lo scopo finale, il comunismo, perché le masse non lo capirebbero.

CCA, Rete dei Comunisti e altre FSRS hanno una posizione reticente o negativa circa la necessità di instaurare la dittatura del proletariato, come Stato della fase socialista (della fase di transizione dal capitalismo al comunismo) della società. Essi e altre FSRS riducono la lotta della classe operaia in campo politico a lotta per una “vera democrazia” o per una “maggiore democrazia” e trascurano sia la lotta per instaurare la dittatura del proletariato sia la lotta per l’estinzione dello Stato in generale.

4. Il revisionismo nega l’opposizione di principio tra liberalismo e comunismo.

Varie FSRS nella loro propaganda riducono la lotta della classe operaia in campo economico a una lotta per una distribuzione più equa (egualitaria, giusta) del reddito, deformano completamente gli obiettivi della classe operaia in campo economico che consistono nella trasformazione di tutti i rapporti di produzione: abolizione della proprietà privata di tutte le forze produttive (compresa la proprietà privata della forza-lavoro), trasformazione dei rapporti tra gli uomini nell’attività economica (abolizione delle divisioni sociali del lavoro), trasformazione dei rapporti di distribuzione (“a ognuno secondo il suo lavoro” per arrivare a “a ognuno secondo i suoi bisogni”).

5. Il revisionismo nega la teoria della lotta di classe, sostiene che essa è inapplicabile in una società rigorosamente democratica, amministrata secondo la volontà della maggioranza.

Tutte le FSRS rendono omaggio alla teoria della lotta di classe ma si tratta di parole vuote. Esse infatti non indicano quali sono le classi in cui è divisa la società italiana e quali relazioni esistono tra di loro. Come si può dirigere la lotta di classe degli operai senza sapere chi sono gli operai e quali sono le altre classi? Eppure il passaggio del capitalismo alla fase imperialista e la finanziarizzazione dell’economia ha grandemente semplificato la composizione di classe della società ed enormemente facilitato il compito dell’analisi di classe (vedasi Progetto di Manifesto Programma, pag. 89 e segg.).

Lenin, parlando degli opportunisti e dei revisionisti dell’inizio del secolo scorso, diceva che in Italia “gli opportunisti, sdegnosi della teoria, fanno praticamente la politica dei radicalsocialisti”. Cosa direbbe di alcune FSRS alla fine di questo secolo?

Tonia N.

Materiali di studio:

Lenin, Che fare?, cap.1, (1902).

Lenin, Marxismo e revisionismo, (1908).